Famiglia : Araceae
Testo © Pietro Puccio
La Zantedeschia aethiopica (L.) Spreng. (1826) è originaria delle zone umide del Lesotho, Sudafrica e Swaziland dove colonizza ampi spazi.
Il genere è dedicato al medico e botanico italiano Giovanni Zantedeschi (1773-1846); il termine specifico latino “aethiopica” = dell’Etiopia, deriva dal fatto che al tempo di Linneo, che la descrisse col nome di Calla aethiopica, con tale termine si indicava tutta la regione dell’Africa centromeridionale.
Nomi comuni: “calla” (italiano); “arum lily”, “arum-lily”, “calla lily”, “calla-lily”, “common calla”, “common calla-lily”, “lily of the Nile“, “pig-lily”, “trumpet-lily” (inglese); “arum d’Ethiopie”, “arum des fleuristes”, “calla”, “florist calla” (francese); “copo-de-leite”, “lírio-do-nilo”, “cala-branca”, “jarra”, “jarro”, “serpentina-brava” (portoghese); “alcatraz”, “aro de Etiopía”, “cala”, “cala de Etiopía”, “cartucho”, “flor del jarro”, “lirio cala”, “lirio de agua”, “pato” (spagnolo); “calla”, “äthiopische calla”, “zimmercalla” (tedesco).
Erbacea perenne rizomatosa semipalustre, sempreverde o semidecidua, con foglie sagittate di colore verde scuro lucido lunghe 20-40 cm e larghe 10-20 cm su piccioli carnosi lunghi 0.6-1 m, ed anche oltre nel suo ambiente naturale, direttamente dai rizomi.
Le infiorescenze, di lunga durata, sono costituite da uno spadice giallo, lungo 6-10 cm, racchiuso da una spata bianca imbutiforme lunga 10-20 cm dai bordi ricurvi, esternamente sfumata di verde alla base; i fiori sono unisessuali, quelli maschili occupano la parte superiore dello spadice, quelli femminili sono raggruppati nella parte inferiore per circa un quinto della lunghezza, ma l’autofecondazione è impedita per i tempi di maturazione diversi, espediente che favorisce la fecondazione incrociata.
I frutti sono bacche globose di circa 1 cm di diametro di colore giallastro contenenti numerosi semi. Si riproduce generalmente per divisione, da seme impiega da tre a cinque anni per la prima fioritura.
Nelle zone a clima tropicale e subtropicale umido si comporta da sempreverde, mentre nei climi a spiccata stagionalità si comporta da semidecidua andando in riposo e perdendo le foglie per un breve periodo durante la stagione secca.
Coltivata all’aperto, richiede una posizione preferibilmente in pieno sole, in terreni porosi e drenanti ricchi di sostanza organica e mantenuti costantemente umidi, può essere coltivata anche in vasche o laghetti con la base sommersa da qualche centimetro d’acqua; nelle zone a clima piuttosto secco è preferibile una posizione semiombreggiata.
Le foglie si danneggiano già a temperature intorno a 0°C o poco sotto, ma i rizomi possono rimanere interrati anche nelle zone dove sono possibili temperature fino a circa -8°C purché ben pacciamati, altrimenti può essere coltivata in vaso per essere riparata in ambiente protetto o coltivata come decidua facendo asciugare il substrato in modo da far seccare le foglie e conservare i rizomi in luogo asciutto e ventilato per reinterrarli quando le temperature lo consentono.
La pianta è coltivata spesso in serra per la produzione del fiore reciso ed anche le foglie sono sovente utilizzate nelle composizioni floreali.
In terreni troppo compatti e poco aerati è facilmente soggetta ad infezioni fungine e batteriche, in particolare da Erwinia carotovora, che possono essere letali.
Tutte le parti della pianta contengono sostanze tossiche, in particolare ossalato di calcio, che possono provocare reazioni, anche gravi, se masticate ed ingerite.
Sinonimi: Calla aethiopica L. (1753); Calla moschata Moench (1794); Colocasia aethiopica (L.) Link (1795); Calla ambigua Salisb. (1796); Richardia africana Kunth (1818); Richardia aethiopica (L.) Spreng. (1826); Otosma aethiopica (L.) Raf. (1837); Arodes aethiopicum (L.) Kuntze (1891); Pseudohomalomena pastoensis A.D.Hawkes (1951).