Famiglia : Lamiaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria dell’Afganistan, Australia, Bangladesh, Cina (Anhui, Fujian, Guangdong, Guangxi, Hebei, Jiangsu, Jiangxi, Liaoning, Shandong, Yunnan e Zhejiang), Filippine, Giappone (Honshu, Isole Ryukyu, Kyushu e Shikoku), India (Assam, Bengala Occidentale, Gujarat, Haryana, Isole Andamane, Isole Nicobare, Karnataka, Kerala, Maharashtra, Punjab e Tamil Nadu), Indonesia (Giava, Kalimantan, Molucche, Piccole Isole della Sonda, Sulawesi e Sumatra), Iran, Malaysia, Myanmar, Nuova Guinea, Sri Lanka, Taiwan e Thailandia dove vive lungo le coste sulle dune e nell’entroterra nelle foreste e praterie, prevalentemente su suoli sabbiosi o rocciosi, fino a circa 1000 m di altitudine.
Il nome del genere è quello latino dato da Plinio all’agnocasto (Vitex agnus-castus L.), derivato dal verbo latino “vieo” = legare, annodare, con riferimento all’uso dei rami per la fabbricazione di canestri; il nome specifico è la combinazione dell’aggettivo numerale latino “tres” = tre e del sostantivo “ folium, ii” = foglia.
Nomi comuni: hand-of-Mary, Indian lilac, Indian-privet, Indian three-leaf vitex, Indian wild pepper, simpleleaf chastetree, three-leaved chaste tree (inglese); man jing, san ye man jing (Cina); dangla, lagunding-dagat (Filippine); asla, chiruvavili, karunocci, neerinochi, nirgundi, schiru-vavili, surasa, vaavili (India); galumi, legundi (Indonesia); mitsu-ba-hama-go (Giappone); lagundi, lemuning, lenggundi (Malaysia); pitipitikoto (Papua Nuova Guinea); khon dinso, phee suea noi (Thailandia).
La Vitex trifolia L. (1753) è un arbusto o piccolo albero sempreverde o brevemente deciduo, molto ramificato, alto 2-5 m, con corteccia di colore da grigio a bruno; i rami giovani sono tomentosi. Le foglie, su un picciolo lungo 1-3 cm, sono opposte, (1-)3(-5)-fogliate con foglioline sessili da obovate a lanceolate con apice ottuso e margine intero, fogliolina centrale lunga 3-9 cm e larga 1,5-3 cm, le laterali più piccole, di colore verde e lucide superiormente, ricoperte da un fitto tomento biancastro inferiormente, aromatiche. Infiorescenze terminali a pannocchia, lunghe 3-18 cm, con peduncolo e rachide tomentosi, portanti numerosi fiori con calice campanulato, lungo 0,5 cm, esternamente pubescente e con 5 minuscoli denti sul bordo, corolla a cinque lobi, lunga 1-1,2 cm, esternamente bianca, internamente di colore blu o lavanda, il lobo centrale, più grande, ha una macchia bianca alla base, e 4 stami prominenti. I frutti sono drupe subglobose con calice persistente, di 0,5 cm di diametro, di colore nero a maturità, contenenti 4 semi neri.
Si riproduce per seme, che ha una breve durata di germinabilità, in terriccio sabbioso mantenuto umido alla temperatura di 24-26 °C, e per talea di punta.
Ampiamente coltivata come ornamentale nelle zone a clima tropicale, subtropicale e marginalmente temperato caldo, dove piante adulte possono sopportare per tempi brevi temperature intorno a -3 °C, valori di poco inferiori possono distruggere la parte aerea, ma con ricrescita dalla base in primavera.
Richiede pieno sole, per un portamento compatto e abbondante fioritura, e suoli preferibilmente sabbiosi e fertili, sopporta la salsedine e, ben radicata, periodi di siccità, utilizzabile come esemplare isolato o per siepi e bordure; molto apprezzate le varietà con foglie variegate di bianco e quelle con tomento di colore porpora. Il contatto prolungato con le foglie può provocare reazioni allergiche negli individui più sensibili. La specie e le sue varietà si adattano bene alla coltivazione in vaso utilizzando un terriccio particolarmente drenante ricco di sostanza organica; le innaffiature devono essere regolari, ma senza ristagni.
Parti della pianta, in particolare il frutto maturo essiccato, sono utilizzati da tempi remoti nella medicina tradizionale delle popolazioni dei luoghi di origine per diverse patologie, come emicrania, malattie da raffreddamento, mal di denti, vertigini, congiuntiviti, reumatismi e contusioni; studi di laboratorio hanno evidenziato negli estratti proprietà antinfiammatorie e analgesiche. Localmente le foglie vengono bruciate per allontanare gli insetti, ed in effetti l’olio essenziale estratto dalle foglie presenta una elevata attività insetticida.
Sinonimi: Vitex indica Mill. (1768); Vitex integerrima Mill. (1768); Vitex paniculata Lam. (1788); Vitis triphylla Noronha (1790); Vitex variifolia Salisb. (1796); Vitex bicolor Willd. (1809); Vitex triphylla Royle (1836); Vitex trifolia var. acutifolia Benth. (1870); Vitex trifolia var. parviflora Benth. (1870); Vitex agnus-castus var. trifolia (L.) Kurz (1877); Vitex agnus-castus var. javanica Kuntze (1891); Vitex agnus-castus var. subtrisecta Kuntze (1891); Vitex langundi W.G.Maxwell (1906); Vitex neocaledonica Gand. (1918); Vitex negundo var. bicolor (Willd.) H.J.Lam (1919); Vitex benthamiana Domin (1928); Vitex petiolaris Domin (1928); Vitex iriomotensis Ohwi (1938); Vitex rotundifolia var. heterophylla Mak. (1940); Vitex trifolia subsp. trifolia (1941); Vitex trifolia var. bicolor (Willd.) Moldenke (1942); Vitex rotundifolia var. heterophylla Makino ex H.Hara (1948); Vitex trifolia var. heterophylla (Makino ex H.Hara) Moldenke (1949); Vitex trifolia f. albiflora Moldenke (1961); Vitex trifolia var. subtrisecta (Kuntze) Moldenke (1961); Vitex rotundifolia f. heterophylla (Makino ex H.Hara) Kitam. (1972); Vitex negundo var. philippinensis Moldenke (1978).
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