Vincetoxicum hirundinaria

Famiglia : Apocynaceae


Testo © Prof. Salvatore Cambria

 

Introdotto nel Nord America, Vincetoxicum hirundinaria è nativo nell’Eurasia continentale, dalle coste atlantiche europee sino a Russia e Giappone, e sui rilievi nordafricani.

Introdotto nel Nord America, Vincetoxicum hirundinaria è nativo nell’Eurasia continentale, dalle coste atlantiche europee sino a Russia e Giappone, e sui rilievi nordafricani © Giuseppe Mazza

Vincetoxicum hirundinaria è una specie appartenente alla famiglia delle Apocynaceae, descritta dal botanico e fisico tedesco Friedrich Kasimir Medikus (1736-1808) nella sua opera “Historia et Commentationes Academiae Electoralis Scientiarum et Elegantiorum Litterarum Theodoro-Palatinae. Mannheim”, pubblicata nel 1790.

Il genere Vincetoxicum deriva dal verbo latino “vinco” vincere e da “toxicum” veleno e quindi significa letteralmente “vince il veleno” con riferimento all’uso delle specie di questo genere come emetici nella cura degli avvelenamenti.

L’epiteto specifico hirundinaria deriva da “hirundo” rondine, in riferimento alla forma a coda di rondine del follicolo maturo o meno probabilmente della radice.

I fiori di Vincetoxicum hirundinaria appaiono da giugno a fine luglio. Sono peduncolati e raccolti in cime corimbose all’ascella delle foglie opposte e lanceolate con un corto picciolo. È una pianta velenosa tradizionalmente usata nella medicina popolare.

I fiori appaiono da giugno a fine luglio. Sono peduncolati e raccolti in cime corimbose all’ascella delle foglie © Giuseppe Mazza

La specie è nota con vari nomi comuni nelle diverse zone del suo areale. Ad esempio in Germania è nota come “Schwalbenwurz”, “Dompte-venin officinal” in francese, “Vincetossico comune” in italiano, “White swallow-wort” in inglese e “Vencetósigo” in spagnolo.

Si tratta di una pianta erbacea perenne alta sino a 1 m, munita di un rizoma strisciante.

I fusti sono eretti, striati, con 2 linee di peli, talvolta leggermente ritorti, lignificati alla base.

Le foglie hanno un breve picciolo, sono opposte, lanceolate con apice acuminato, la pagina superiore di colore verde scuro, quella inferiore reticolata verde più chiaro.

I fiori appaiono da giugno a fine luglio e sono peduncolati e raccolti in cime corimbose all’ascella delle foglie.

Il calice ha 5 sepali lineari, fusi tra loro e acuminati all’apice. La corolla è bianco-crema con 5 lobi distanziati, ma parzialmente fusi fra loro, da una membrana lunga 1/2 di essi. Gli stami sono giallo-verdastri. L’impollinazione è entomogama.

I frutti sono follicoli fusiformi su peduncoli riflessi lunghi sino a circa 5 cm, con numerosi semi ovoidi, compressi, alati, brunastri, piumosi per peli bianchi e quindi facilmente dispersi dal vento.

Dal punto di vista ecologico, questa specie predilige rupi, pendii aridi, soprattutto su substrati di natura calcarea, ma talvolta si rinviene anche in boschi diradati e macchie aperte, dal livello del mare sino a 1700 m.

Il suo areale nativo include vaste aree dell’Eurasia continentale dalle coste atlantiche dell’Europa sino alla Russia e al Giappone. Inoltre, è presente sui rilievi del Nordafrica e sono presenti delle popolazioni introdotte nel Nord America (Ontario, Michigan e New York).

Vincetoxicum hirundinaria è spesso assente in ambienti insulari, infatti manca in Gran Bretagna e nel Regno Unito e nella maggior parte delle isole del Mediterraneo. La specie presenta una significativa variabilità morfologica che ha portato alla descrizione di numerose sottospecie (circa 10-11), il cui rango non viene sempre accettato da tutti gli autori. In Italia viene riconosciuta la presenza di quattro sottospecie. Infatti, oltra la sottospecie tipica, sono presenti Vincetoxicum hirundinaria subsp. contiguum (W.D.J.Koch) Markgr., Vincetoxicum hirundinaria subsp. laxum (Bartl.) Poldini e Vincetoxicum hirundinaria subsp. luteolum (Jord. & Fourr.) La Valva, Moraldo & Caputo.

Il calice ha 5 sepali lineari, fusi tra loro e acuminati all’apice. La corolla è bianco-crema con 5 lobi distanziati ma parzialmente uniti da una membrana. Gli stami sono giallo-verdastri e l’impollinazione è entomogama. Tutte le parti della pianta sono velenose, ma un tempo Vincetoxicum hirundinaria veniva usato per il morso dei serpenti ed altre presunte virtù medicinali.

Il calice ha 5 sepali lineari, fusi tra loro e acuminati all’apice. La corolla è bianco-crema con 5 lobi distanziati ma parzialmente uniti da una membrana. Gli stami sono giallo-verdastri e l’impollinazione è entomogama. Tutte le parti della pianta sono velenose, ma un tempo veniva usata contro il morso dei serpenti e per presunte virtù medicinali © Giuseppe Mazza

Dal punto di vista etnobotanico, Vincetoxicum hirundinaria è una pianta velenosa tradizionalmente utilizzata nella cura delle malattie e nelle pratiche magiche. Infatti, nella medicina popolare veniva usata come antidoto contro i morsi dei serpenti e per le sue presunte proprietà diuretiche, depurative e sudorifere.

La pianta viene menzionata da Dioscoride come pianta tradizionale utilizzata dai Daci e conosciuta come “l’erba degli animali”, che si credeva aprisse qualsiasi porta chiusa a chiave. I principali composti chimici presenti in questa specie sono vari glicosidi, vincetossina, vincetossicosidi A e B, alcaloidi, mentre solo nei semi è presente un principio cardiologicamente attivo.

Il frutto è un follicolo fusiforme lungo anche 5 cm, con numerosi semi ovoidi brunastri e compressi con peli bianchi piumosi che li disperdono al vento.

Il frutto è un follicolo fusiforme lungo anche 5 cm, con numerosi semi ovoidi brunastri e compressi con peli bianchi piumosi che li disperdono al vento © Krylenko VV

La vincetossina ha un’azione simile a quella dell’aconitina e provoca abbondante salivazione, vomito, diarrea, dolori intestinali, crampi e paralisi.

La specie presenta una stretta relazione con un fungo chiamato Cronartium flaccidum (Alb. et Schw.) Wint, agente della ruggine vescicolosa della corteccia dei pini a 2 aghi, che per completare il suo ciclo vitale, si serve del Vincetossico quale ospite intermedio.

Sinonimi: Asclepias vincetoxicum L. (1753), Asclepias alba Lam. (1779), Vincetoxicum officinale Moench (1794), Asclepias toxicaria Salisb. (1794), Cynanchum vincetoxicum Pers. (1805), Vincetoxicum ochroleucum Jord. & Fourr. (1866), Antitoxicum laxum (Bartl.) Pobed (1952), Antitoxicum officinale Pobed (1973).

 

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