Famiglia : Viduidae
Testo © Dr. Gianfranco Colombo
Si prova una forte delusione nell’osservare un uccellino così bello ed appariscente, così vivo e vivace, così allegro e gentile quando corteggia la sua femmina e sapere poi che questa se ne vada a deporre le uova nel nido di un altro uccello non curandosi della propria prole.
Eppure le vedove, uccellini eccezionalmente appariscenti durante la stagione degli amori, si comportano come i cuculi ed in barba al tanto decantato amore per i propri piccoli e per la propria progenie, approfittano della bontà e della disattenzione di sconosciuti parenti per dar prosecuzione alla propria specie.
L’Africa è il continente della Vedova coda a spillo (Vidua macroura Pallas, 1764) e di diversi altri congeneri caratterizzati quasi tutti da un maschio che durante il periodo nuziale si dota di una lunghissima coda da parata, talmente lunga da superare diverse volte la lunghezza del suo corpo.
Queste vedove appartengono all’ordine dei Passeriformes ed alla famiglia dei Viduidae che comprende una decina di specie proprie del continente africano.
Il nome comune di vedova è stato mutuato dalla lunga coda abitualmente nera di questi uccelli che ricorda quelle che adornavano i cappelli delle vedove quando seguivano il funerale del marito defunto. Alcuni nomi volgari europei sono: in inglese Pin-tailed Whydah, in tedesco Dominikanerwitwe, in spagnolo Viuda Colicinta, in francese Veuve dominicaine, in portoghese Viuvinha ed in afrikaans un nobile Koningrooibekkie (= Re dal becco rosso).
Il fatto che in alcuni nomi figuri il termine Dominica, deriva dal fatto che una volta si pensava che questi uccelli provenissero da quella parte del mondo, dove d’altra parte sono stati più tardi introdotti con successo dall’uomo, in particolare a Portorico.
L’etimologia del nome specifico ha una prima versione accettata da tutto il mondo scientifico che indica l’origine dal latino “vidua” = vedova, mentre un’altra indicata da Edwards suggerisce che il nome derivi dalla storpiatura di Whidah il nome di un vecchio forte africano, attorno al quale questo uccello era molto comune.
La specie macroura dal greco makros = lunga e ourus = coda.
Zoogeografia
La vedova coda a spillo è originaria del continente africano e vive in tutta l’area a sud della fascia sahariana.
È ben diffuso in tutto il territorio dalla Mauritania all’Etiopia ed a sud fino al Sudafrica con popolazioni più o meno numerose in rapporto con gli ambienti occupati.
Per la sua bellezza vi sono stati nell’ultimo secolo molti tentativi di introduzione in aree similari poste in altri continenti ma per la sua specifica specializzazione nel parassitismo di alcune specie ben definite di ospiti, non sempre il risultato ha avuto successo. Oggi risulta presente a Portorico, in alcune aree caraibiche ed alle Hawaii.
Ecologia Habitat
Questa vedova ama vivere in zone più o meno boscose sia in ambiente umido che secco, savane erbose, rade foreste d’acacie e degli alberi a foglia di farfalla, i Mopane (Colophospermum mopane), e nel Sudafrica nel tipico bushveld.
Ama anche zone coltivate, parchi e giardini e vegetazione costiera di fiumi e laghi. Nutrendosi principalmente di semi è strettamente legata a zone ricche di vegetazione erbosa e di cereali selvatici dove trova il suo alimento principale.
Le densità di queste popolazioni sono direttamente proporzionali alla disponibilità di cibo per cui in alcune aree ricche di queste essenze il loro numero risulta elevato mentre in altre più povere si dirada progressivamente. Naturalmente il tutto è condizionato dalla presenza delle specie da parassitare mancando le quali non hanno possibilità di riproduzione.
Morfofisiologia
Visto nella stagione riproduttiva il maschio ha una livrea assolutamente inconfondibile e a dir poco spettacolare.
Il dorso è nero corvino con copritrici alari bianche e la testa porta un cappuccio nero ben definito limitato alla linea degli occhi, anch’essi neri, che termina sulla nuca. Il petto è completamente bianco candido.
Spettacolare la lunga coda nera lunga fino a 22 cm che porta la lunghezza totale di questo uccelletto a circa 33 cm, formata dall’allungamento delle quattro penne centrali che si allargano nella parte mediana fino a formare un sensibile rigonfiamento. Il becco, corto e massiccio, è rosso corallo brillante.
La femmina è invece completamente diversa tanto da sembrare un’altra specie di uccello. È di tonalità marrone più o meno screziata, con il petto color crema e la testa attraversata longitudinalmente da due strisce sul vertice e da una fascia molto accentuata che si allunga dall’occhio fino alla nuca. Il becco è grigio carnicino.
Naturalmente la coda è normale tanto che la lunghezza della femmina non supera i 12-13 cm.
Terminata la stagione nuziale, che dura pochissime settimane il maschio perde la coda e muta la livrea trasformandosi in un normale uccellino molto simile alla sua femmina e fino all’anno successivo vivrà con questa livrea.
La vedova coda a spillo ha un peso di circa 12-18 g ed un’apertura alare di 20 cm.
I piccoli che come vedremo nascono in altro nido sono molto simili ai genitori quando in fase criptica con coda ridottissima e linea boccale giallastra.
Etologia-Biologia riproduttiva
Il parassitismo di cova adottato dalla vedova coda a spillo differisce fonda- mentalmente da quello effettuato dal nostro Cuculo (Cuculus canorus) ma anche da quello messo in pratica dai suoi stessi congeneri.
È diverso da quello del cuculo in quanto la sua opera si limita ad aggiungere una o due uova nel nido scelto, senza abitualmente prelevarne o distruggerne alcuno.
Diverso dai suoi simili in quanto questa vedova non ha una specializzazione nella scelta del parassitato.
Mentre le altre vedove parassitano una sola specie, la nostra ha un range di almeno 10 diverse specie anche se la preferita rimane in assoluto quella del Bengalino comune (Estrilda astrild).
Sebbene molte delle altre, dal Bengalino petto arancione (Sporaeginthus subflavus), al Coda cremisi (Estrilda rhodopygia), dal Coda nera (Estrilda troglodytes) al Petto ambrato (Estrilda paludicola), dal Guance arancioni (Estrilda melpoda) al Beccorosso (Lagonosticta senegala) ed il Manikino bronzato (Spermestes cucullatus), appartengano sempre alla famiglia degli Estrildidae, la vedova coda a spillo ha allargato il suo parassitismo anche a esemplari al di fuori di questa famiglia scegliendo tra specie che nulla hanno di attinenza con i caratteri della sua specie.
Così si è notato casi di parassitismo con il Beccamoschino capofulvo (Cisticola fulvicapilla) e la Prinia fianchifulvi (Prinia subflava) due cisticolidi africani peraltro specie prettamente insettivore.
Il maschio della vedova coda a spillo è poliginico e raduna nel suo territorio un harem di diverse femmine che difende ferocemente da ogni intruso.
Spettacolare la sua danza aerea di fronte alla femmina da conquistare, con prolungati voli a “Spirito Santo” od a farfalla, durante i quali la lunghissima coda viene continuamente sbandierata disordinatamente di fronte alla femmina che ne rimane estasiata.
La femmina depone da 1 a 4 uova nei nidi prescelti per poi riprendere con un altro nido sempre all’interno del suo territorio finchè ha esaurita la sua tipica covata di una decina di uova. Da verificare alcune osservazioni che parlano di una quantità totale per femmina che può superare anche le 20 uova.
La deposizione deve essere sincrona con la specie parassitata per evitare disparità di età all’interno della covata.
Le uova schiudono dopo 11 giorni ed i piccoli rimangono nel nido, insieme ai fratellastri per altri 15-20 giorni.
Anche dopo involati rimangono per una settimana con i genitori adottivi poi all’improvviso, senza alcun motivo evidente, abbandonano gradualmente la famiglia ospite e si aggregano a gruppi della stessa specie. Non ha particolari nemici che possano compromettere il suo status. Si sono viste predazioni del nido da parte del Nibbio ali bianche (Elanus caeruleus) ma l’attacco era certamente diretto alla specie parassitata. Non è quindi inclusa nelle specie considerate a rischio.
La vedova coda a spillo è un uccello molto ambito negli allevamenti di uccelli esotici e spesso compare fra le specie allevate nel mondo amatoriale per il mercato dei pet animals. Anche gli zoo spesso mostrano esemplari di questa specie anche se non per scopi di riproduzione. Infatti la nidificazione in gabbia delle vedove, incontra spesso difficoltà per la forte competitività che mostrano verso i propri simili rinchiusi nel medesimo ambiente ed anche con gli stessi passeriformi che poi parassiterà. Naturalmente si parla del solo maschio che adotta in natura una forma di diffusa poliginia raggruppando attorno a sé un harem di femmine dalle quali dipenderà la sua progenie.
Sinonimi
Fringilla macroura Pallas, 1764.
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