Family : Crassulaceae
Testo © Prof. Pietro Pavone
Umbilicus rupestris (Salisb.) Dandy è una specie della famiglia Crassulaceae inclusa nell’ordine Saxifragales.
Si riscontra in Albania, Algeria, Arabia Saudita, Azzorre, Baleari, Bulgaria, Cipro, Corsica, Francia, Gran Bretagna, Grecia, India, Irlanda, Italia, Creta, Libano-Siria, Libia, Madera, Marocco, Portogallo, Sinai, Spagna, Tunisia, Turchia, Yugoslavia. È una geofita tuberosa succulenta e cresce principalmente nel bioma temperato su rupi ombrose e umide, sui vecchi muri, in ambienti con suoli sassosi/ghiaiosi, fino a 1200 (2000) m sul livello del mare.
Inizialmente fu chiamata Cotyledon rupestris da Ricardo Antonio Salisbury (1761-1829) in Prodr. Stirp. Chap. Allerton: 307 (1796), ma si deve a James Edgar Dandy (1903-1976) ad assegnarle il nome attualmente accettato in Fl. Gloucestershire 611 (1948). L’epiteto generico deriva dal latino “umbilicus”, ombelico, con riferimento alla depressione che si rinviene al centro delle foglie. L’epiteto specifico, “rupestris” deriva dal latino “rupes”, rupe, dirupo, per riferimento ai luoghi di crescita.
Il suo nome comune è Ombelico di Venere comune, Ombelico di Venere rupestre.
È una pianta alta da 20 a 50 cm, con rizoma tuberoso e fusto eretto, glabro, che produce i fiori su più della metà della sua lunghezza.
Le foglie sono carnose, le basali con la lamina circolare, peltata (diametro di 2-5 cm), crenata e con un lungo picciolo (4-20 cm).
Quelle sul fusto si riducono progressivamente fino a squame di forma lanceolata.
I fiori, leggermente penduli, sono raggruppati in un’infiorescenza a racemo di norma lineare, alta 25 cm o più, spesso unilaterale.
I peduncoli fiorali sono lunghi 3-9 mm, più corti delle brattee. Il calice ha 5 sepali saldati alla base e liberi in alto. La corolla è tubuloso-campanulata con cinque denti di 1,5-2 mm, giallo-verdastra talora un po’ arrossata, lunga 7-10 mm.
L’arrossamento può interessare tutta l’infiorescenza e talora anche le foglie. Gli stami sono 10 saldati al tubo corollino e il gineceo è formato da 5 carpelli liberi.
Le piante più vecchie possono produrre diversi steli fiorali. La fioritura avviene tra (marzo) aprile e luglio (agosto).
Il frutto è un polifollicolo o folliceto cioè un aggregato di follicoli, in genere composto da 5 follicoli, 5-7 mm, con numerosi semi (0,5-0,7 mm), ovoidi o ellittici, di colore bruno scuro.
Per la limitata disponibilità di suolo nei suoi habitat, può essere esposta a periodi di siccità intermittenti che le causano uno stress idrico.
In questa evenienza Umbilicus rupestris ha la capacità di passare dalla fotosintesi tipo C3 al metabolismo acido delle crassulacee (CAM), adattamento che si riscontra in un’ampia gamma di piante succulente. Questo tipo di metabolismo consente alla pianta di tenere chiusi gli stomi durante il giorno e aprirli di notte, riducendo così la perdita di acqua sotto forma di vapore.
In passato questa specie era utilizzata, assieme ad altre erbe selvatiche, per l’alimentazione umana, in particolare nel ripieno delle torte salate, ma anche cruda, in insalata, per la consistenza carnosa e croccante delle sue foglie.
Le foglie vanno consumate quando sono ancora giovani, perché se mature, sono amare e dal sapore poco gradevole.
In alcune popolazioni dell’area mediterranea questa specie era utilizzata, nella medicina tradizionale, contro l’infiammazione e l’irritazione della pelle, per trattare i foruncoli, come disinfettante delle ferite e per curare le ustioni. L’uso prevedeva l’applicazione diretta delle foglie come impiastro o triturate con aggiunta di panna o grasso, come unguento.
Anche l’infuso preparato con le foglie si utilizzava per le proprietà diuretiche e come disinfettante oftalmico.
Un recente studio (Food Chemistry, Vol. 295, 341-349, 2019) ha messo in evidenza la composizione nutrizionale delle foglie di Umbilicus rupestris, indicando che questa pianta può essere inclusa nella dieta umana in grado di fornire nutrienti e composti bioattivi, come acidi grassi omega 3, acidi organici, tocoferoli (vitamina E) e composti fenolici, principalmente flavonoidi.
È stata anche testata la guarigione dall’ulcera e l’attività gastroprotettiva degli estratti metanolici di foglie di Umbilicus rupestris nelle lesioni gastriche causate dall’etanolo nei ratti (Glob J Res Rev. 4:1 (2017). Questa guarigione è dovuta ai numerosi metaboliti secondari presenti nelle foglie quali: flavonoidi, saponine e tannini. In particolare i flavonoidi sono antiossidanti e potenti sequestratori dei radicali liberi che prevengono le ulcerazioni e le lesioni ossidative cellulari.
Questi studi confermano le proprietà medicinali che le popolazioni tradizionalmente attribuivano a questa pianta.
Sinonimi: Cotyledon rupestris Salisb.; Cotyledon gredense Pau; Cotyledon neglecta Cout. ; Cotyledon ombilicus Lam.; Cotyledon pendulina (DC.) Vierh.; Cotyledon tuberosa Halácsy; Cotyledon umbilicata Lam.; Cotyledon umbilicifolia Stokes; Cotyledon umbilicus-veneris L. ; Cotyledon umbilicus-veneris var. deflexa (Pomel) Maire; Cotyledon umbilicus-veneris var. gredense (Pau) Pau; Cotyledon umbilicus-veneris var. marianica Pau; Cotyledon umbilicus-veneris var. patula (Pomel) Maire; Cotyledon umbilicus-veneris subsp. pendulina (DC.) H.Lindb.; Cotyledon umbilicus-veneris var. pendulina (DC.) Batt.; Cotyledon umbilicus-veneris subsp. pendulina (DC.) Batt.; Cotyledon umbilicus-veneris var. tuberosa L.; Cotyliphyllum erectum Link; Cotyliphyllum umbilicus Link; Umbilicus aetneus Tornab.; Umbilicus deflexus Pomel; Umbilicus neglectus (Cout.) Rothm. & P.Silva; Umbilicus patulus Pomel; Umbilicus pendulinus DC.; Umbilicus pendulinus var. punctatus Gray; Umbilicus pendulinus var. truncatus Wolley-Dod; Umbilicus pendulinus var. velenovskyi Röhl. ex Jacobs; Umbilicus rupestris var. truncatus (Wolley-Dod) Rowley; Umbilicus rupestris var. velenovskyi (Röhl. ex Jacobs) Rowley; Umbilicus simplex K.Koch; Umbilicus umbilicatus (Lam.) Breistr.; Umbilicus vulgaris Batt. & Trab.; Umbilicus vulgaris subsp. pendulinus (DC.) Batt. & Trab.