Famiglia : Troglodytidae
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Testo © Dr. Gianfranco Colombo
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Lo scricciolo (Troglodytes troglodytes ) è il più piccolo volatile europeo dopo il regolo (Regulus regulus ) © Alvaro Dellera
Nelle isole britanniche, in particolare in Irlanda, nel giorno di Santo Stefano era antica tradizione che tutti i giovani del villaggio, col viso sporco di fuliggine, si aggirassero per le campagne battendo siepi e cespugli con bastoni, alla caccia di questo piccolissimo uccello per ucciderlo e sotterrarlo successivamente con una pittoresca funzione.
Quando catturato, veniva poi appeso ad un rametto di agrifoglio e portato in processione attraverso il villaggio e mostrato a tutti gli abitanti.
Sembra poi strano che una tradizione locale così antica e relegata in luoghi così lontani dai più nobili centri di cultura greco-romanica, finisca poi per assomigliare esattamente ad altre, sorte a migliaia di chilometri di distanza.
Se questa viene classificata come un’arcaica tradizione megalitico celtica, altrettanto lo è l’antichissimo rito greco del Kelidonismos dell’isola di Rodi, forse coevo, due tradizioni così distanti ma con un’attinenza così stretta da risultare praticamente simili.
Entrambe poi riguardano uccelli piccoli ed inermi ma fortemente rappresentativi dell’alternarsi delle stagioni e metaforicamente, della rigenerazione annuale della terra.
Se nel Kelidonismos si parlava di Rondini (Hirundo rustica) nel La An Droilin si parlava di scriccioli.
Se nel primo i ragazzi passavano casa per casa a raccogliere doni in favore delle rondini, nel secondo gli stessi passavano per elemosinare piccole offerte per celebrare il funerale del povero scricciolo.
Ben facile poi collegare entrambi al moderno Halloween del “dolcetto-scherzetto”.
Minuto come uno scricciolo, sei proprio uno scricciolo ! Quante volte si è usato questo termine per indicare un bambino indifeso od un piccolo animale bisognoso di affetto. Chissà quante persone hanno usato questo termine senza aver mai visto dal vivo questo piccolo uccellino? In effetti è forse più facile sentire il suo vibrante canto che non osservarlo nel suo ambiente.
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Pesa meno di 10 g e non supera i 10 cm di lunghezza con un’apertura alare di circa 12 cm © Alvaro Dellera
Considerato che è il secondo volatile più piccolo d’Europa, il primo premio è vinto per pochissimo dal Regolo (Regulus regulus), se aggiungiamo gli ambienti che frequenta ed il colore della sua livrea, abbiamo tutte le condizioni per concedergli il privilegio di passare facilmente inosservato.
Già il suo nome scientifico Troglodytes che trae origine dall’antico greco “troglo” = caverna e “dutes” = abitante, termine facilmente traducibile nelle lingue moderne in cavernicolo o troglodita, dà l’idea di come abbia una vita riservata e nascosta. In effetti non è che trascorra la sua giornata in caverne ma gli angoli bui, le forre e le cavità del terreno e dei tronchi sono i suoi luoghi preferiti.
Purtroppo questa sua abitudine ipogea sommata a superstizioni che mai hanno lasciato in pace l’animo umano, hanno reso la vita dura a questo piccolo uccello.
L’essere umano ha sempre avuto una stretta relazione con il mondo degli uccelli visto che anch’essi danzano, cantano, costruiscono abitazioni ed hanno due zampe come l’umano e sempre li ha imitati. Tuttavia allo stesso tempo ha avuto verso questi stessi animali un timore ancestrale che l’ha portato ad abbracciare ciecamente superstizioni e malaugurate interpretazioni nelle quali lo stesso amato uccellino veniva poi sacrificato per altri scopi.
Immolare un pollo nelle tradizioni Voodoo, leggere gli intestini da parte degli aruspici etruschi, impiccare un corvo per difendere il raccolto, mangiare il cuore di un gufo per combattere la cecità, non c’è quindi da meravigliarsi se il nostro povero scricciolo insieme all’innocuo Pettirosso (Erithacus rubecula) risultasse spesso vittima dei minatori che vedevano la presenza di questi uccelli nelle miniere, come segno premonitore di vicine tragedie.
Infine, sempre nelle antiche tradizioni, ancora dal tempo di Esopo e Plutarco, lo scricciolo o Jenny Wren (al femminile ma usato per entrambi i sessi) come spesso viene chiamato, è considerato il re di tutti gli uccelli, dimostrando che quello che gli manca in dimensioni lo ha invece in intelligenza.
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Specie nel periodo riproduttivo, si aggira in boschi umidi e ombrosi, con sottobosco ricco di rocce e tronchi affioranti ricoperti da felci e licheni © Agostino Codazzi
In Italia lo scricciolo ha un numero incredibile di nomignoli regionali quali bucafratte, forasiepe, foramacchie, trentapesi, picialì, uccellino del freddo, mentre in diverse nazioni il nome volgare riprende la sua collocazione regale. In Germania è chiamato Zaunkönig (re delle siepi) oppure Schneekönig (re della neve), in Olanda Winterkoning (re dell’inverno), in Giappone Re dei venti, mentre in Spagna è Chochin, in Francia Troglodyte mignon ed in Inghilterra Wren.
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Ecco la sua casa: un buchetto quasi invisibile, ben mimetizzato fra i sassi, da cui entra ed esce all'improvviso, rapido come un topolino. Una vita, in sostanza, da cavernicolo, come sottolineano con insistenza il nome del genere e della specie, dal greco greco “troglo” = caverna e “dutes” = abitante © Gianfranco Colombo
Zoogeografia
Lo scricciolo è presente in tutta l’Europa, nel Nord Africa ed in Asia nella fascia fresco temperata fino al Giappone.
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Pur essendo minuto, ha un canto forte e squillante: un trillo inimmaginabile, melodioso ed improvviso © Gianfranco Colombo
Come è tipico per quegli uccelli che hanno un’areale molto vasto, anche per lo scricciolo sono state determinate un notevole numero di sottospecie.
Ne sono state classificate circa una quarantina per lo più legate a territori insulari isolati o ad aree particolarmente remote del pianeta.
Solo in Europa ed a dimostrazione della varietà riscontrata, abbiamo il Troglodytes troglodytes islandicus proprio dell’Islanda, il Troglodytes troglodytes borealis delle isole Faroer, il Troglodytes troglodytes zetlandicus delle isole Shetland, il Troglodytes troglodytes fridariensis sempre delle Shetland ma relegato a Fair island, il Troglodytes troglodytes hirtensis endemico della sperduta isola di Santa Kilda nelle Ebridi, il Troglodytes troglodytes hebridensis delle Ebridi esterne, il Troglodytes troglodytes indigenus della Gran Bretagna ed Irlanda ed infine il Troglodytes troglodytes troglodytes dell’Europa continentale.
Lo scricciolo è stanziale nei suoi areali temperati mentre è parzialmente erratico nei territori più freddi.
Morfofisiologia
La livrea dello scricciolo è totalmente marrone castana, con una leggera e fitta macchiettatura nerastra che sulla coda assume l’aspetto di una fine barratura. Il petto è leggermente più chiaro, con una colorazione compatta di color crema e quasi totalmente priva di striature se non sui fianchi.
Sul capo mostra una marcata linea sopraccigliare biancastra che si interrompe in prossimità della nuca.
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Non sta mai fermo, sempre di ronda alla ricerca dei piccoli insetti di cui si nutre, in una danza saltellante e frenetica con la coda in verticale, tipicamente ritta fin quasi a toccare la nuca © Gianfranco Colombo
Caratteristica di questo uccello, è la posizione che abitualmente assume durante i suoi incessanti movimenti nervosi ed agitati. Come si suol dire, non sta fermo un attimo!
Sempre ben ritto sulle zampe, quasi volesse apparire più alto di quanto lo sia in realtà, tiene perennemente la coda ritta in verticale, enfatizzando, con l’abituale movimento da esagitato del suo corpo, il nervosismo che lo pervade.
Considerata poi l’abitudine a rimanere quasi sempre sul terreno e l’atavica mania ad entrare ed uscire da ogni pertugio, con una rapidità da ratto, non è difficile scambiarlo proprio per un topolino.
Poi, terminata per un attimo la spasmodica e genetica frenesia, eccolo saltare su un supporto elevato anche di pochi decimetri da terra, sempre con la coda tesa talmente all’insù da toccarsi la nuca, emettere il suo canto squillante tanto forte ed improbabile per un essere “piccolo come uno scricciolo”. Un trillo inimmaginabile, piacevole, melodioso ed improvviso.
Eppure questo uccellino pesa meno di 10 g, ha una lunghezza totale di meno di 10 cm ed un’apertura alare di circa 12 cm. La cassa armonica, l’avesse, è sicuramente il suo organo più sviluppato !
Ecologia-Habitat
Durante il periodo di nidificazione, lo scricciolo vive in luoghi umidi, ombrosi, con abbondanza di sottobosco, di rocce affioranti ricoperte da licheni, da felci, di alberi con edere selvatiche abbarbicate sul tronco, luoghi abitualmente attraversati da piccoli corsi d’acqua gorgoglianti.
In questo ambiente riesce a dare sfogo alla sua innata passione di ispezionare ogni piccolo antro alla ricerca di insetti ed anche del luogo dove porre il suo nido.
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Piccoli affamati con la madre. Il maschio dello scricciolo è poligamo. Abbozza contemporaneamente più nidi, ammassando, in fessure da lui ritenute idonee fra rocce e sterpi, muschi, erbe e licheni. La femmina di turno li addobba deponendo 5-8 uova che cova per 2 settimane occupandosi poi dei piccoli © Museo Civico Lentate sul Seveso
Il nido è generalmente posto in buchi su rocce, o tronchi d’albero, in cespugli bassi e molto densi addossati a pareti od alberi od ancora nelle radici di un tronco rovesciato.
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Eccone uno appena uscito dal nido dove rientra coi fratelli la sera per passare la notte © Agostino Codazzi
Non è mai posto in posizione alta ma piuttosto a livello del terreno se non addirittura direttamente a terra.
Vi depone da 5 a 8 ed a volte fino a 10 uova, di colore bianco crema, finemente punteggiate di rossastro e che vengono covate dalla femmina per circa due settimane. Negli areali meridionali può nidificare una seconda volta.
I piccoli nascono nudi e ciechi e solo dopo alcuni giorni si ricoprono di un fine piumino che si trasforma via via in un piumaggio giovanile, peraltro molto simile a quello degli adulti.
I nidiacei rimangono nel nido per diverso tempo anche se già in grado di involarsi e ritornano anche successivamente al nido per settimane per passarci la notte.
Questa abitudine è molto praticata durante l’inverno quando la temperatura notturna scende sotto lo zero. Lo scricciolo riesce a trascorrere l’inverno anche in luoghi molto freddi ed umidi, passando le giornate lungo le ripe dei piccoli corsi d’acqua che intersecano i boschi, infrattandosi nelle cavità alla ricerca dei pochi insetti rimasti e passando la notte raggruppati all’inverosimile in questi piccoli nidi per mantenere la temperatura corporea sufficientemente alta per superare il rigore delle notti invernali.
Questo minuto uccellino è soggetto anche a brevi migrazioni verticali per cui durante l’inverno scende volentieri a fondo valle o nelle pianure vicine per passare la cattiva stagione nei nostri giardini, rimediando cibo e ricovero.
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Come vari uccelli anche gli scriccioli amano scaldarsi e disinfettarsi al sole con le ali aperte al suolo © Alvaro Dellera
Due piccoli aneddoti.
In Gran Bretagna lo scricciolo gode di una notorietà pari a quella del pettirosso (Erithacus rubecula) ed è stato rappresentato in una vecchia moneta in vigore alcuni decenni orsono, il farthing, un quarto di penny.
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Col suo vastissimo areale nelle zone temperate del Nord America, Magreb ed Eurasia fino al Giappone, pochi predatori ed anche due riproduzioni all’anno, il Troglodytes troglodytes non è una specie in pericolo. Le popolazioni montane migrano d’inverno a valle e per combattere il freddo spesso più scriccioli si pigiano nella stessa tana © Gianfranco Colombo
Sinonimi
Motacilla troglodytes Linnaeus, 1758.
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