Trachinus draco

Famiglia : Trachinidae

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Testo © Giuseppe Mazza

 

Frequente nel Mediterraneo, Mar Nero e Atlantico orientale, Trachinus draco fa parte dei pesci ragno caratterizzati dai raggi veleniferi della prima pinna dorsale.

Frequente nel Mediterraneo, Mar Nero e Atlantico orientale, Trachinus draco fa parte dei pesci ragno caratterizzati dai raggi veleniferi della prima pinna dorsale © Gianfrs

La Tracina maggiore (Trachinus draco Linnaeus, 1758) appartiene alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, all’ordine dei Perciformes ed alla famiglia degli Trachinidae, quella dei pesci ragno che circolavano già nell’Eocene inferiore, presenti oggi solo con 2 generi: Echiichthys e Trachinus che conta 8 specie.

Il genere Trachinus deriva da “dracoena”, drago, antico termine greco di cui parla anche Aristotele.

Il termine specifico draco ribadisce a sua volta, in latino, questo nome.

Un pericolo per i bagnanti, perché d’estate Trachinus draco riposa spesso durante il giorno nascosto dalla sabbia in acque basse lasciando affiorare solo gli occhi e il muso.

Un pericolo per i bagnanti, perché d’estate riposa spesso durante il giorno nascosto dalla sabbia in acque basse lasciando affiorare solo gli occhi e il muso © Frédéric ANDRE

Zoogeografia

Trachinus draco è frequente nel Mediterraneo e il Mar Nero, ma anche nell’Atlantico orientale dalle coste meridionali della Norvegia al Marocco, Madera e le Isole Canarie con qualche segnalazione in Mauritania.

Ecologia-Habitat

È un pesce demersale che scende fino a 150 m di profondità ma vive in genere fra 1 e 30 m. Nuota non lontano dai fondali e caccia spesso d’agguato, nascosto dalla sabbia, pronto a guizzare fulmineo sulle prede di passaggio.

Qui, più visibile, ha adocchiato una preda e aspetta il momento opportuno per attaccarla fulmineo.

Qui, più visibile, ha adocchiato una preda e aspetta il momento opportuno per attaccarla fulmineo © Frédéric ANDRE

Morfofisiologia

La Tracina maggiore può raggiungere i 53 cm di lunghezza con un peso massimo pubblicato di 1,9 kg, ma la lunghezza corrente si aggira sui 25 cm.

Il corpo, protetto da scaglie cicloidi, è lungo oltre 6 volte l’altezza.

La livrea è beige nelle parti superiori con fianchi più chiari e striature oblique parallele blu e giallastre. Il ventre è perlaceo.

Eccolo allo scoperto nella sua elegante livrea. La pinna difensiva con raggi veleniferi è evidenziata da un profondo nero aposematico.

Eccolo allo scoperto nella sua elegante livrea. La pinna difensiva con raggi veleniferi è evidenziata da un profondo nero aposematico © Sylvain Le Bris

Gli occhi, ravvicinati, sono sopra al capo accanto alla grande bocca inclinata verso l’alto. Si notano due piccole spine, tra gli occhi e il labbro superiore, e sull’opercolo una più grande rivolta all’indietro.

Vi sono due pinne dorsali. La prima, con raggi veleniferi, è triangolare, corta e nera, la seconda, simmetrica all’anale, è lunga con raggi inermi.

Le pinne pelviche precedono di poco le pettorali ampie e trapezioidali, e la caudale è troncata.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Di notte Trachinus draco nuota spesso anche lontano dal fondo marino in cerca di prede.

Di notte Trachinus draco nuota spesso anche lontano dal fondo marino in cerca di prede © Chicco Caroli

Trachinus draco riposa durante il giorno più o meno sepolto sui fondali lasciando affiorare gli occhi e la punta della prima pinna dorsale.

Attacca, guizzando veloce, i pesci e i piccoli crostacei che passano nei dintorni, ma caccia principalmente di notte nuotando anche in acque pelagiche lontane dal fondo. Il potente veleno delle spine dorsali, che agisce sul sistema nervoso e circolatorio, serve invece per difesa.

Nel Mediterraneo la riproduzione avviene in primavera-estate secondo le regioni, e dove l’acqua è più fredda, come nella Manica, fra giugno e agosto.

Ma questo Trachinus draco, probabilmente giovane o maldestro, è finito fra i tentacoli di una seppia esperta che sa evitare i raggi avvelenati.

Ma questo, probabilmente giovane o maldestro, è finito fra i tentacoli di una seppia esperta che sa evitare i raggi avvelenati © Dennis Rabeling

Le femmine, più longeve di circa un anno e quindi più numerose dei maschi, raggiungono la maturità sessuale verso i 12 cm.

Le uova e le larve sono planctoniche.

La resilienza della specie è mediocre con un tempo minimo per il raddoppio delle popolazioni di 1,4 – 4,4 anni.

La vulnerabilità alla pesca, moderatamente alta, segna 52 su una scala di 100, e nella Lista Rossa IUCN delle specie in pericolo Trachinus draco figura “Least Concern” cioè a basso rischio.

La carne di Trachinus draco è ottima. Gli esemplari più grandi, che possono eccezionalmente raggiungere i 53 cm di lunghezza con un peso massimo di 1,9 kg, finiscono generalmente fritti, bolliti o al forno, mentre i più piccoli sono fra gli ingredienti della bouillabaisse, la famosa zuppa con pezzi di pesce e patate, emblema di Marsiglia.

La carne di Trachinus draco è ottima. Gli esemplari più grandi, che possono eccezionalmente raggiungere i 53 cm di lunghezza con un peso massimo di 1,9 kg, finiscono generalmente fritti, bolliti o al forno, mentre i più piccoli sono fra gli ingredienti della bouillabaisse, la famosa zuppa con pezzi di pesce e patate, emblema di Marsiglia © whodden

La carne della Tracina maggiore è ottima e viene spesso usata per la bouillabaisse, una zuppa con pezzi di pesce e patate, emblema di Marsiglia, accompagnata da crostini di pane strofinati con aglio e spalmati con la “rouille”, una salsa color ruggine a base di pomodoro e fegato di Rana pescatrice (Lophius piscatorius).

Catturato da pescherecci con reti a strascico che operano a profondità per lo più inferiori a 20 m, può inoltre essere consumato fritto, bollito o cotto al forno. Occorre però fare attenzione in cucina alle sue spine velenose attive anche da morto.

Attenzione: anche da morto, in cucina, le punture di questo pesce sono pericolose e ancora più in spiaggia se viene calpestato. Possono provocare vertigini, paralisi e talora gravi reazioni allergiche anafilattiche. Il primo soccorso consiste nell’immergere la parte colpita in acqua calda, perché il veleno è termolabile a 40-50 °C .

Attenzione: anche da morto, in cucina, le punture di questo pesce sono pericolose e ancora più in spiaggia se viene calpestato. Possono provocare vertigini, paralisi e talora gravi reazioni allergiche anafilattiche. Il primo soccorso consiste nell’immergere la parte colpita in acqua calda, perché il veleno è termolabile a 40-50 °C © Sylvain Le Bris

Le punture, dolorosissime, possono provocare vertigini, paralisi e talora reazioni allergiche anafilattiche.

Naturalmente il veleno è più attivo e pericoloso in mare: i bagnanti rischiano infatti di calpestarlo quando durante l’estate riposa in acque basse ed i pescatori maldestri di pungersi le mani mentre lo tolgono dalla rete o lo staccano dall’amo.

In questi casi il primo soccorso consiste nell’immergere la parte colpita in acqua calda, dato che il veleno è termolabile a 40-50 °C.

Sinonimi

Trachinus lineatus Bloch & Schneider, 1801.

 

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