Famiglia : Scombridae
Testo © Giuseppe Mazza
Il Tonno o Tonno rosso (Thunnus thynnus Linnaeus, 1758), così detto per il colore sanguineo della carne, appartiene alla classe Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, all’ordine Perciformes ed alla famiglia Scombridae, che conta 15 generi e 54 specie.
Il nome originale dato da Linneo era Thynnus thynnus, dal greco “thynnos” tonno, ma nel 1816 Cuvier lo mutò in Thunnus perché Thynnus era già stato usato nel 1775 da Fabricius per un imenottero.
Anche il nome volgare è mutato. Oggi, per essere precisi, questo pesce, considerato un tempo cosmopolita, andrebbe chiamato Tonno rosso dell’Atlantico per distinguerlo dall’analogo Tonno rosso del Pacifico (Thunnus orientalis) recentemente distinto come specie da Collette nel 1999.
Zoogeografia
Thunnus thynnus vive dunque sui due lati dell’Atlantico.
Su quello orientale è presente dalle Isole Lofoten, al largo della Norvegia, alle Canarie, il Mediterraneo e la parte meridionale del Mar Nero. È segnalato infine in Mauritania e Sud Africa.
Sulla sponda americana si trova dal Canada al Golfo del Messico, poi nei Caraibi, lungo le coste del Venezuela ed al largo del Brasile, dove però, per la pesca eccessiva, è quasi scomparso.
Ecologia-Habitat
Thunnus thynnus è un pesce subtropicale pelagico-oceanico, che accetta temperature comprese fra 3 e 30 °C e si sposta su enormi distanze, percorrendo anche 200 km al giorno, in banchi che avanzano a 6-20 km/h, con punte di 90, in cerca di prede o per raggiungere ogni anno, con lo stesso percorso, i luoghi scelti da secoli per la riproduzione.
In genere nuotano fra la superfice e 100 m di profondità, scendendo eccezionalmente fin verso i 1.000 m.
Morfofisiologia
Anche se la taglia normale si aggira sui 2 m, il Tonno rosso può raggiungere i 458 cm di lunghezza ed un peso massimo pubblicato di 684 kg.
Il corpo tozzo, fusiforme, più allungato nei giovani, è panciuto negli adulti col massimo dell’altezza verso la metà della prima pinna dorsale.
La pelle, robustissima, è formata da 6 strati di tessuto connettivo con fibre poste alternativamente perpendicolari allo strato precedente. L’opercolo è nudo e le scaglie sono molto piccole e lisce.
La livrea è blu acciaio scuro sul dorso, talora quasi nero, bluastra sui fianchi e bianco argenteo verso il ventre.
I giovani sono caratterizzati da striature verticali chiare sui fianchi che si attenuano con la crescita lasciando il posto ad un tratteggio a macchie, ben visibile negli adulti appena pescati ma che scompare con la morte.
Vi sono 2 pinne dorsali ravvicinate che recano complessivamente 12-14 raggi spinosi e 13-15 molli.
La prima può piegarsi all’indietro e sparire completamente in un apposito solco. La seconda, seguita da 8-10 pinnule triangolari, è simile alla pinna anale, affiancata anche lei da 7-9 pinnule.
Le pelviche, poste sotto le pettorali, sono corte con 6 raggi ed un breve processo osseo biforcuto.
Il peduncolo caudale, robusto e sottile, reca negli adulti una grande carena centrale nera ed altre due più piccole alla base della coda. La pinna caudale, profondamente biforcuta come si addice ai pesci dal nuoto veloce, è il potente organo di propulsione.
Le pettorali, relativamente corte, meno dell’80% della lunghezza del capo, possiedono come la prima dorsale un alloggiamento per ripiegarsi durante il nuoto veloce assicurando così un profilo perfettamente idrodinamico.
La bocca, terminale, è relativamente modesta con una sola fila di piccoli denti conici appuntiti leggermente ricurvi coadiuvati da altri analoghi sul vomere e i palatini.
Come accade in genere per gli Scombridae, non vi è un evidente dimorfismo sessuale.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Nei primi tempi i giovani di Thunnus thynnus si nutrono principalmente di zooplancton e piccoli pesci pelagici costieri. I subadulti crescono cacciando pesci pelagici più grandi, gamberi e cefalopodi che costituiscono il piatto forte degli adulti insieme agli Sgombri (Scomber scombrus), all’Aringa atlantica (Clupea harengus) e al Calamaro volante europeo (Todarodes sagittatus), ma nello stomaco dei tonni rossi si sono trovati i resti di 36 specie diverse secondo i luoghi in cui vivono.
Vi sono infatti due popolazioni di Thunnus thynnus che mostrano oggi anche qualche differenza genetica: quella dell’Atlantico orientale che migra per riprodursi dal Nord Europa al Mediterraneo attraverso lo Stretto di Gibilterra, e quella dell’Atlantico occidentale, con biomassa inferiore, che si riproduce principalmente nel Golfo del Messico.
Pesci braccati nel loro percorsi come nel Mediterraneo con la tradizionale mattanza nelle tonnare e soprattutto con moderne reti da circuizione e sciabiche galleggianti che compiono vere e proprie stragi uccidendo i riproduttori all’andata, quando la loro carne è grassa e gustosa, mentre nell’ondata di ritorno ha un valore alimentare e commerciale nettamente inferiore perché i tonni cessano di nutrirsi nel periodo della riproduzione.
Queste pratiche hanno messo in serio pericolo la specie con una domanda in crescita nel dopoguerra del mercato giapponese pronto a pagare qualunque prezzo per preparare sashimi e sushi.
Basta pensare all’asta del 5 gennaio del 2011, quando un tonno rosso di 432 kg fu aggiudicato in Giappone all’incredibile cifra di 300.000 euro.
Fin dalla sua creazione, la Fondazione Principe Alberto II di Monaco ha lavorato per la salvaguardia del Thunnus thynnus, e Monaco fu il primo Stato a mobilitarsi per la protezione internazionale della specie.
Così nel 2010, insieme alla Francia, propose l’iscrizione di Thunnus thynnus nell’appendice I della CITES che, se adottata, ne avrebbe vietato il commercio internazionale.
Per gli appoggi di cui godeva il Giappone che importa l’80% del pescato, per non parlare degli interessi dei pescatori, la richiesta fu purtroppo respinta, ma sensibilizzò l’opinione pubblica mondiale contribuendo alla riduzione delle quote di pesca fissate dall’ICCAT, la Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell’Atlantico.
Anche oggi, benché la situazione sia migliorata al punto che nella Lista rossa IUCN Thunnus thynnus figura con esagerato ottimismo come “Least Concern”, non bisogna abbassare la guardia e per meglio conoscere e proteggere i luoghi di riproduzione della specie il Principato di Monaco ha messo in atto un programma di marcatura del Tonno rosso con radiofari satellitari nel “Santuario Pelagos”, una vasta zona del Mediterraneo per la protezione dei cetacei.
Un quadrilatero che partendo dal Golfo di Genova ingloba la Corsica fino a Capo Falcone e Capo Ferro in Sardegna, toccando Fosso Chiarone in Toscana e sul lato opposto la penisola di Giens in Francia.
Si sa che il Tonno rosso raggiunge la maturità sessuale a 4 anni nell’Atlantico orientale e verso gli 8 anni nell’Atlantico occidentale dove in varie località è in forte diminuzione o scomparso.
In natura è predato dall’Orca (Orcinus orca), dallo Squalo mako (Isurus oxyrinchus) e la Balena pilota (Globicephala melas) ma potrebbe vivere, non pescato, fra 20 e 50 anni.
Nel Mediterraneo la deposizione avviene fra giugno e agosto alle Isole Baleari, nel Tirreno meridionale e nelle acque maltesi, più la Sicilia orientale.
Le uova fecondate galleggiano, perché contengono, come accade per molte specie, una bollicina oleosa che le porta subito in superficie affidandole alle correnti.
Le larve schiudono dopo due giorni, lo stadio larvale planctonico dura circa un mese e nei primi tempi si notano lunghe spine sull’opercolo branchiale.
L’accrescimento è rapidissimo, e ad un anno dalla nascita il pesce misura già 70 cm con un peso di 3-5 kg.
La resilienza è media, con un tempo minimo per il raddoppio delle popolazioni di 1,4-4,4 anni, ma la vulnerabilità alla pesca, ancora elevatissima, segna 82 su una scala di 100.
Si stima che le femmine di 2 m abbiano una fecondità di 30-60 milioni di uova a stagione nell’Atlantico occidentale e 13-15 milioni in quello orientale e si è allora pensato anche all’allevamento in piscicoltura, ma per aumentare di 1 kg un tonno in cattività dovrebbe mangiare 10 kg di pesce, e oltre al costo la qualità della carne potrebbe essere inferiore a quella del tonno selvatico.
Meglio quindi approfondire le conoscenze sulla specie proteggendo i loro spostamenti riproduttivi, fissare quote di pesca sostenibili e lottare contro il bracconaggio.
Sinonimi
Scomber glauciscus Pallas, 1814; Scomber vernalis Mitchill, 1815; Scomber vulgaris Fleming, 1828; Scomber vulgaris Wood, 1837; Scomber scriptus Couch, 1863.