Famiglia : Taxaceae
Testo © Eugenio Zanotti
Il genere Taxus comprende una decina di specie (per alcuni autori considerate razze geografiche) di alberi ed arbusti dell’Emisfero settentrionale.
Il Tasso (Taxus baccata L. 1753) ha una distribuzione Paleotemperata (Areale Eurasiatico in senso lato ed il Nord Africa); comprende gran parte dell’Europa escluso l’estremo nord, a sud l’Algeria e, a oriente, fino all’Iran.
Il suo areale si è molto ridotto nei secoli a causa degli intensi tagli eseguiti in passato per il legno pregiato molto elastico e resistente, adatto a costruire archi e frecce, ma anche per la sua tossicità, grave pericolo per gli animali al pascolo, in particolare bovini e cavalli e per i cervidi. I cavalli possono morire rapidamente dopo un’ingestione di 100-200 grammi di foglie fresche di tasso.
L’etimologia del nome del genere Taxus è ancora controversa: per alcuni deriva dal greco “taxon” che significa “freccia avvelenata”, e l’appellativo di albero della morte nasce proprio dal suo impiego nella fabbricazione di dardi velenosi e dalla sua notevole tossicità, oltre al fatto che era utilizzato nelle alberature dei cimiteri; per altri dal greco “toxon”, velenoso; altri ancora affermano che sia riferito al greco “taxis”, ovvero fila, per la disposizione regolare delle foglie sui rami a mo’ di doppio pettine.
Lo specifico baccata significa “fatto di perle, di bacche”, per i numerosissimi frutti che producono gli esemplari femminili. Il tasso, o albero della morte, è un albero sempreverde, non resinifero, assai longevo (fino a 2100 anni di età) a lentissimo accrescimento, di terza grandezza, alto mediamente 10-15 metri, talora sino a 20 (<22) metri che sviluppa diametri del tronco notevoli.
È un albero spesso policormico, con più tronchi cioè che spuntano dalla base, e a portamento cespuglioso, con lunghi rami principali divaricati ed alterni, formanti un’ampia e diffusa chioma di forma ovato-piramidale. Il tronco, spesso irregolare e costolato, ha la corteccia da rosso-bruna a grigio-nerastra, dapprima liscia ma che con l’età si desquama in placche sottili ed irregolarmente poligonali o a strisce più o meno patenti od arricciate. Ha un sistema radicale robusto, espanso, ma non molto profondo.
L’esemplare più longevo in Italia si trova in Sardegna, in località Martari a Urzulei in provincia di Nuoro, per il quale è stata stimata l’età di 2000 anni, è alto 15 m ed una circonferenza del tronco di oltre 5 m.
È una pianta dioica con foglie disposte in due ranghi opposti, su rametti irregolarmente alterni, di sopra colore verde-scuro, più chiare di sotto, verdi-giallastre, per due fasce di stomi, con lamina non rigida, appiattita, lineare o un po’ falcata, di 2 x 15-25 (35) mm, a margini ripiegati di sotto, lucida superiormente, acuta ma non pungente.
In marzo-aprile (maggio) le piante maschio emettono nuvole di polline che viene affidato al vento (impollinazione anemofila). Gli organi maschili sono numerosissimi, formati da piccoli amenti ascellari, globosi, gialli, con 5-8 squame peltate; quelli femminili, solitari od appaiati, gemmiformi, con un ovulo seminudo, posti al di sotto dei rametti, con frutti che maturano in un anno, sono arilli di 6-7 mm, con un unico seme, ovoidale, duro, da bruno giallastro a verde-bruno scuro, velenoso; la polpa mucillaginosa (urcéolo) è rosso scarlatta (gialla nella varietà lutea) ha forma di coppa, è l’unica parte dell’albero priva di sostanze velenose ed ha un sapore appena dolciastro.
In natura il tasso abita, spesso insieme all’agrifoglio, le faggete e le abetine ombrose, preferibilmente su suolo calcareo, da (300) 800 a 1600 (1800) m di quota. Specie mesofila, indifferente alla luce (da eliofila a sciafila), che esige un’alta umidità atmosferica e suoli freschi, anche calcarei e superficiali. È un albero spesso coltivato nei parchi, giardini e cimiteri. Diverse specie di uccelli sono ghiotte delle sue bacche e provvedono alla disseminazione.
Numerose cultivar di Taxus baccata differiscono per habitat, caratteri fogliari e colore della polpa delle bacche. Data la compattezza del fogliame, la longevità, la resistenza alle malattie, all’inquinamento ed alle ripetute potature è largamente coltivato nei grandi parchi e nei giardini all’italiana dove, attraverso l’arte topiaria, viene costretto in forme le più diverse.
Sono talora state introdotte in Europa anche entità esotiche come Taxus brevifolia (Tasso del Pacifico), Taxus canadensis (Tasso del Canada), Taxus chinensis (Tasso cinese), Taxus cuspidata (Tasso Giapponese), Taxus floridana (Tasso della Florida), Taxus globosa (Tasso messicano), Taxus sumatrana (Tasso di Sumatra) e Taxus wallichiana (Tasso dell’ Himalaya).
Il tasso era molto diffuso nelle epoche preistoriche, viene considerato una specie relitta della flora preesistente delle glaciazioni del Quaternario (relitto arctoterziario), in seguito regredita per il peggioramento delle condizioni climati- che. Nell’Europa centrale e settentrionale esso è diffuso nella vegetazione planiziale, mentre nelle zone meridionali tende a ritirarsi in montagna prediligendo forre, gole di torrenti, pareti ripide di valloni ombreggiati, segnatamente su substrati carbonatici. La riproduzione si può fare per seme (che nasce solo nel secondo anno dalla semina) oppure, per le varietà, tramite talee o margotte. Per arrivare al suo completo sviluppo impiega 200 anni.
Il legno del tasso, ha alburno sottile, bianco-giallognolo e durame di colore variabile dal bruno-arancione al rosso-porporino, con anelli annuali sottili e ben distinti; è pesante (densità 760 kg per metro cubo) durissimo, omogeneo e di grana assai fine, talora marezzato, tenace ed elastico, resistente, durevole e perciò è molto ricercato per lavori al tornio ed in ebanisteria; se trattato con sali di ferro diviene nero come l’ebano.
Gli uomini primitivi usavano questo legname per costruire palafitte, oltre che picche, lance, archi e frecce (l’arco della famosa mummia di Similaun ed il manico dell’ascia erano tratti proprio da un ramo di tasso). I lunghi e famosi archi inglesi usati anche nella battaglia di Azincourt, che segnarono la fine della cavalleria feudale francese erano costruiti con legno di tasso. Gli antichi Egizi ne traevano tavole per realizzare i loro sarcofaghi. Nella Roma antica si sacrificavano a Ecate, dea degli inferi, tori neri inghirlandati con rami fogliosi di tasso, albero al lei consacrato.
La pianta è legata al simbolismo degli inferi e ciò testimoniato da Ovidio, secondo il quale la strada che porta al mondo dei morti è ombreggiata da tassi. L’associazione con la morte trova ispirazione nel colore verde cupo delle foglie, dalla corteccia e dal legno rossastro e soprattutto dalla velenosità. Per la chioma sempreverde e la longevità questo albero (così come il cipresso) è assurto a simbolo dell’immortalità.
Tutte le parti della pianta, ad eccezione della polpa del frutto, contengono l’alcaloide terpenico tossico taxina (o tassina) ad azione anestetico-narcotica in grado di provocare asfissia e paralisi cardiaca, oltre ai glucosidi taxicantina e taxifillina, gli alcaloidi milossina ed efedrina, i biflavonoidi ginkgetina e sciadopitisina.
In passato suoi preparati furono usati come cardiotonici, antiepilettici, antiasmatici, antireumatici, purgativi, emmenagoghi ed abortivi ma per la forte tossicità l’impiego è stato abbandonato. L’avvelenamento causa vomito e diarrea coleriforme, alterazioni nervose come midriasi e visus, depressione, dispnea, ipotensione, brachicardia e, infine, convulsione, collasso cardiovascolare e coma.
Nonostante la sua fortissima velenosità il taxolo, estratto dalla corteccia del Taxus brevifolia, si è dimostrato efficace per curare vari tipi di carcinoma (mammario, polmonare, ovarico, melanoma e leucemia) per inibizione della divisione cellulare (mitosi). Ispirandosi alla struttura chimica del taxolo (o tassolo), potente antitumorale ma difficile da ottenere, i ricercatori stanno tentando di produrre una famiglia di farmaci sintetici di pari efficacia. Utilizzato per trattare anche pazienti con carcinomi della regione testa-collo, della prostata, delle forme avanzate del sarcoma di Kaposi, il taxolo oggi è utilizzato anche per prevenire la restenosi (restringimento dell’arteria coronarica). Il preparato commerciale (Palitaxel) è stato recentemente sostituito con il Docetaxel, semisintetico, estratto dalle foglie di Taxus baccata e particolarmente efficace nella cura del cancro mammario metastatizzato resistente alle antracicline.
La polpa dell’arillo (accuratamente privata del seme e da eventuali residui di foglie e di altre parti verdi) ricca di sostanze mucillaginose, è impiegata nella medicina popolare come risolvente nelle affezioni bronchiali.
Sinonimi: Taxus baccata var. variegata Weston (1770); Taxus baccata Thunb. (1784); Taxus nucifera Wall. (1824-26); Taxus fastigiata Lindl. (1829); Taxus baccata var. erecta Loudon (1838); Taxus baccata var. dovastoniana Leight. (1841); Cephalotaxus tardiva Siebold ex Endl. (1847); Taxus baccata var. lutea Endl. (1847); Taxus baccata var. elegantissima C. Lawson (1851); Taxus baccata var. pyramidalis C. Lawson (1851); Taxus parvifolia Wender. (1851); Taxus recurvata C. Lawson (1851); Taxus tardiva (Siebold ex Endl.) C. Lawson (1851); Taxus adpressa Carrière (1855); Taxus baccata f. expansa (Carrière) Rehder (1855); Taxus disticha Wender. ex Henkel & Hochst. (1865); Taxus communis var. pyramidalis (hort. ex Ravenscr., C. Lawson & et al.) Nelson (1866); Taxus baccata f. xanthocarpa Kuntze (1867); Taxus nepalensis Jacquem. ex Parl.(1868); Verataxus adpressa (Carrière) Carrière (1867); Taxus baccata var. Dovastonii-aurea Sénécl. (1868); Taxus columnaris K.Koch (1873); Taxus expansa K.Koch (1873); Taxus jacksonii K.Koch (1873); Taxus baccata var. dovastonii-variegata Gordon (1875); Taxus empetrifolia Gordon (1875); Taxus baccata Erecta Boiss. (1878); Taxus baccata f. elegantissima (C.Lawson) Beissn. (1887); Taxus baccata f. pyramidalis (C. Lawson) Beissn. (1887); Taxus baccata Dovastonii Stev. (1887); Taxus baccata ‘Dovastoniana’ Stev. (1887); Taxus baccata ‘Dovastonii Aureo-variegata’ Stev. (1887); Taxus baccata fo. pendula-graciosa (Overeynder) Beissn. (1891); Cephalotaxus adpressa Beissn. (1891); Taxus baccata var. dovastonii-aureovariegata Beissn. (1891); Cephalotaxus brevifolia Beissn. (1891); Taxus elvastonensis Beissn.(1891); Taxus baccata ‘Ceshuntensis’ Nutt. Ex Torr. & A. Gray (1895); Taxus baccifera Theophr. ex Bubani (1897); Taxus baccata ‘Lutea’ A.W. Wood (1897); Taxus baccata fo. aurea (J.Nelson) Pilg. (1903); Taxus baccata fo. erecta (Loudon) Pilg. (1903); Taxus baccata fo. glauca (Jacques ex Carrière) Beissn. (1903); Taxus aurea K.Koch (1906); Taxus baccata var. prostrata Bean (1916); Taxus baccata fo. ericoides (Carrière) Pilg.(1916) pubbl. (1917); Taxus baccata var. macrocarpa Lavallée (1916) pubbl. (1917); Taxus pyramidalis (hort. ex Ravenscr., C. Lawson & et al.) Severin (1926); Taxus baccata var. pendula-overeynderi Fitschen (1930); Taxus baccata var. cavendishii Hornibr. (1932); Taxus baccata ‘Adpressa Striata’ Pursh (1939); Taxus baccata fo. dovastoniana (Leight.) Rehder (1945); Taxus baccata fo. lutea Rehder (1949); Taxus baccata fo. repandens (Parsons) Rehder (1949); Taxus baccata fo. semperaurea (Dallim.) Rehder (1949); Taxus baccata fo. stricta (C.Lawson) Rehder (1949); Taxus baccata ‘Procumbens’ J. W. Moore (1959); Taxus baccata ‘Fastigiata Variegata’ Steyerm. (1965).
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