Famiglia : Fabaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria dell’Africa (Angola, Benin, Burkina Faso, Burundi, Camerun, Capo Verde, Ciad, Costa d’Avorio, Etiopia, Ghana, Guinea-Bissau, Kenia, Liberia, Madagascar, Malawi, Mali, Mozambico, Niger, Nigeria, Repubblica Democratica del Congo, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Repubblica Centrale Africana, Tanzania, Togo, Uganda, Zambia e Zimbabwe) e della Penisola Arabica (Yemen).
Cresce nelle savane semiaride ed anche nelle zone a clima tropicale umido, ma con una prolungata stagione secca, necessaria per la fruttificazione.
Il nome del genere deriva dall’arabo “tamar hindi” = dattero dell’India; il nome specifico latino “indica” = dell’India, fa riferimento al supposto luogo di origine.
Nomi comuni: indian date, indian tamarind, kilytree, tamarind (inglese); tamarindo (italiano); tamarin, tamarindier, tamarinier, tamarinier des Indes (francese); tâmara-da-Índia, tamarinda, tamarindeiro, tamarindo, tamarindo-do-Egito, tamarino (portoghese); tamarindo (spagnolo); mkwaju, msisi, ukwaju (swahili); tamarinde, tamarindenbaum (tedesco).
La Tamarindus indica L. (1753) è un albero sempreverde, semideciduo nei climi o stagioni particolarmente aridi, molto ramificato, alto fino a 25 m negli esemplari più vecchi, dal tronco corto e massiccio con un diametro che raggiunge solitamente 50 cm, ma che può superare anche 1 m, con corteccia grigio-scura fessurata longitudinalmente; dai rami e dalla corteccia, quando vengono intaccati o danneggiati, essuda una gomma di colore rosso sangue.
Le foglie di colore verde chiaro sono alterne, paripennate, con 10-20 foglioline oblunghe di 1-2,5 cm di lunghezza e 0,5-1 cm di larghezza che si richiudono nelle ore notturne. Le infiorescenze sono racemi terminali o ascellari lunghi 5-12 cm, con 10-15 fiori con quattro sepali (cinque, di cui due fusi insieme) prima rosati poi bianchi, retroflessi dopo l’apertura, tre petali superiori obovati, lunghi 1-1,5 cm, di colore giallastro con venature rosso porpora, e 2 inferiori ridotti a scaglie.
Il frutto è un legume brunastro leggermente compresso, a volte arcuato, lungo 5-18 cm e largo 2-2,5 cm, contenente fino a 12 semi, pressoché quadrangolari, di colore da bruno scuro a nerastro lucido.
La polpa intorno ai semi, di colore bruno, ha un sapore acidulo per la presenza di acido tartarico (8-10 %) e acido citrico.Si riproduce solitamente per seme, tenuto preventivamente in acqua per 48 ore, che germina in una, due settimane; può essere riprodotto anche per talea e margotta, in particolare quando si vuole mantenere una particolare varietà.
Albero di grande importanza economica, per le proprietà nutritive delle foglie e dei frutti, ed ecologica, ampiamente diffuso nelle regioni tropicali e subtropicali semiaride o umide, ma con spiccata stagionalità, richiedendo per la fruttifica- zione 4-5 mesi di secco.
A parte tutti gli altri usi, ha anche un notevole valore ornamentale sia per il fogliame che per la fioritura, viene per questo utilizzato come albero da ombra in parchi e grandi giardini e come alberatura stradale. Richiede pieno sole e si adatta ad un’ampia varietà di suoli, purché ben drenati, resiste inoltre abbastanza bene alla salsedine e può essere quindi coltivato lungo le coste. Piante giovani possono essere danneggiate da temperature intorno a 0 °C, piante adulte hanno resistito fino a quasi -4 °C per breve periodo.
Resiste al vento, grazie ad un forte e profondo apparato radicale, ai robusti rami ed al fitto fogliame, viene quindi utilizzato per realizzare efficaci barriere frangivento.
È utilizzabile contro l’erosione e per combattere la desertificazione, infine essendo capace, come le altre leguminose, di fissare l’azoto atmosferico, arricchendone il suolo, contribuisce alla sua fertilità. I semi contengono circa il 3% di proteine e possono rappresentare quindi un contributo disponibile e a basso costo per diminuire la malnutrizione nei paesi in via di sviluppo.L’olio estratto dai frutti e dai semi è commestibile e variamente utilizzato, i frutti e le giovani foglie vengono aggiunti in molte pietanze, in particolare nella cucina indiana e del sudest asiatico.
La polpa acidula, ricca di vitamina C (44 mg per 100 g), e per questo utilizzata in passato come antiscorbuto, può essere consumata fresca, con aggiunta di zucchero, o usata come additivo nei cibi, cui conferisce un particolare gusto, o per preparare sciroppi, conserve e bevande rinfrescanti. Le varie parti della pianta sono ampiamente utilizzate nella medicina tradizionale per innumerevoli applicazioni, ma anche dalla industria farmaceutica.
Il legno, molto duro, di colore giallo pallido, è utilizzato nelle costruzioni e per realizzare attrezzature e manufatti vari, localmente come combustibile. Le foglie ed i fiori sono impiegati nell’industria tessile per fissare i colori; infine le foglie sono utilizzate come foraggio per il bestiame e per il baco da seta.
Sinonimi: Tamarindus occidentalis Gaertn. (1791); Tamarindus umbrosa Salisb. (1796); Tamarindus officinalis Hook. (1851).
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