Syzygium jambos

Famiglia : Myrtaceae


Testo © Pietro Puccio

 

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I frutti del Syzygium jambos sono commestibili e profumano di rosa © Giuseppe Mazza

La specie, ampiamente coltivata e naturalizzata in molti paesi tropicali, si suppone originaria del sud est asiatico (Borneo, Cina meridionale, Himalaya orientale, Malesia, Myanmar, Nepal, Thailandia e Vietnam).

Il nome del genere è la combinazione dei termini greci “sys” = insieme e “zygon” = giogo, con riferimento ai petali uniti in alcune specie; il nome specifico deriva da quello malese.

Nomi comuni: jambos, Malabar plum, rose apple, water apple (inglese); pu tao (cinese); jambosier, pomme-rose (francese); jambu air mawar, jambu ayer mawar, jambu kelampok, jambu kelampol (malese); jambo amarelo, jambo branco, jambo rosa, jambeiro (portoghese); manzana rosa, pomarrosa, yambo (spagnolo); rosenapfel, rosenapfelbaum (tedesco).

Il Syzygium jambos (L.) Alston (1931) è un albero sempreverde alto fino a circa 12 m dalla corteccia di colore bruno chiaro e chioma ampia e densa. Le foglie, su corto picciolo (5-10 mm), sono semplici, opposte, di forma lanceolata, lineare od oblunga con apice acuto, lunghe 10-24 cm e larghe 2-6 cm, piuttosto coriacee, di colore verde intenso lucido, tranne quelle giovani che sono rosate. Infiorescenze in cime terminali portanti 2-8 fiori ermafroditi, profumati, con 4 petali ovati e concavi, lunghi circa 1,5 cm, e una moltitudine di stami lunghi 1,5-4 cm, di colore bianco crema; raramente all’ascella delle foglie possono presentarsi fiori solitari. I fiori sono impollinati da uccelli nettarivori e da insetti, in particolare api, che producono un miele dal particolare sapore.

I frutti sono bacche generalmente globose, a volte leggermente piriformi, di 2,5-5 cm di diametro, a maturità di colore bianco o giallo pallido, a volte con sfumature rosa, dalla polpa spessa 1-1,5 cm, giallastra, dolce, dal leggero profumo di rosa. Il frutto presenta una cavità centrale contenente un seme, di 1-1,5 cm di diametro, poliembrionico (fino a quattro embrioni). Si riproduce per seme, che per la breve durata di germinabilità deve essere messo a dimora prima possibile, su terriccio sabbioso, mantenuto umido, in posizione ombrosa; la germinazione avviene in 1-4 mesi, la fruttificazione dal quarto anno di età; si può riprodurre anche per talea semilegnosa, con basse percentuali di successo, e margotta.

I fiori, con 4 petali ovati e concavi, recano una moltitudine di stami © Giuseppe Mazza

I fiori, con 4 petali ovati e concavi, recano una moltitudine di stami © Giuseppe Mazza

Si autodissemina facilmente, tanto da diventare invasiva in alcune zone, in particolare quelle umide, e lungo i corsi d’acqua, soppiantando la vegetazione locale.

Specie da clima tropicale e subtropicale umido, anche se da adulta resiste a brevi periodi di secco, se ne può tentare la coltivazione anche in zone temperato calde, potendo resistere fino a circa -4 °C per brevissimo periodo, ma dove la temperatura può scendere frequentemente sotto 0 °C, anche di poco, generalmente non fruttifica.

L’esposizione ottimale è in pieno sole, tranne nella fase giovanile, quando è preferibile una leggera ombreggiatura, e riguardo al suolo non è particolarmente esigente, purché ben drenante.

Oltre che per i suoi frutti, è ampiamente coltivata come ornamentale per la fitta chioma ed i vistosi fiori, prodotti più volte durante l’anno nelle zone tropicali, che spiccano sul fogliame verde scuro e lucido. Ottimo albero da ombra e frangivento, viene spesso utilizzato nelle piantagioni di caffè e cacao.

I frutti freschi, che sono velocemente deperibili e quindi consumati solo localmente, si utilizzano principalmente per confezionare marmellate; in alcuni paesi vengono anche canditi o sciroppati. Dalla distillazione dei frutti si ottiene una soluzione acquosa non distinguibile da quella ottenuta dai petali di rosa.

L’albero fornisce inoltre un buon legno, duro e denso, adatto per mobili e strumenti musicali, usato localmente anche come combustibile e per produrre carbone. Infine la corteccia ed i frutti vengono variamente utilizzati nella medicina tradizionale, in particolare in Asia ed Africa.

Sinonimi: Eugenia jambos L. (1753); Eugenia jambosa Crantz (1766); Eugenia decora Salisb. (1796); Myrtus jambos (L.) Kunth (1823); Jambosa vulgaris DC. (1828); Eugenia malaccensis Blanco (1837); Eugenia jamboides Wender. (1831); Jambosa palembanica Blume (1850); Eugenia vulgaris Baill. (1876); Jambos jambos (L.) Millsp (1900); Plinia jambos (L.) M.Gómez (1914); Eugenia monantha Merr. (1918); Syzygium monanthum (Merr.) Merr. & L.M.Perry (1939); Syzygium merrillii Masam. (1942).

 

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