Famiglia : Sylviidae
Testo © Dr. Gianfranco Colombo
Tra tutti gli uccellini che frequentano i nostri giardini e le nostre campagne, la Capinera è di certo fra i più comuni e conosciuti.
Non c’è tradizione che non la nomini, folclore che non la ricordi, racconti che non la citino e musiche che non la imitino.
Nei millenni, da quando lo scibile umano ha avuto il sopravvento sulla nostra primordiale ignoranza, questo piccolo volatile insieme ad altri che mostravano caratteristiche più interessanti di altri, ha saputo attrarre la curiosità del genere umano.
Forse la popolarità è dovuta alla sua presenza ubiquitaria oppure alla coincidenza del suo vociare con l’arrivo della bella stagione od ancora per la sua confidenzialità ma senza alcun dubbio la motivazione che ha colpito più di ogni altra, è stata la sua voce stentorea e flautata.
Ma anche in questo caso si va incontro ad una forte contraddizione, in quanto anziché addossarle un nome appropriato per questo suo canto piacevole, la si è voluta chiamare semplicemente Capinera, prendendo spunto da questo unico particolare della sua livrea.
In effetti questo uccellino non evidenzia quelle caratteristiche morfologiche tali da essere ricordato per la sua bellezza o per le particolari forme del suo corpo ma semplicemente per l’unico piccolo segno nero che appare sulla sua insignificante livrea.
In aggiunta, forse macchiandosi inconsapevolmente di maschilismo, le è stato affibbiato un nome di genere femminile ma facendo riferimento ad una caratteristica maschile, quando invece si sarebbe potuto usare il nome capirossa, visto che la femmina ha il cappuccio di questo colore.
Peraltro in tutte le lingue euroasiatiche, fatte pochissime eccezioni, il nome comune riflette la medesima caratteristica indicata dal nome scientifico, facendo sopravvalere il colore nero del maschio a quello nocciola della femmina.
La Capinera (Sylvia atricapilla (Linnaeus, 1758)) appartiene all’ordine dei Passeriformes ed alla famiglia dei Sylviidae anche se nei tempi passati si è spesso voluto indicarla come appartenente a quella dei Turdidae e dei Muscicapidae.
Il binomio scientifico trae origine per entrambi i nomi, dal latino: Sylvia da “sylvia” = piccolo folletto dei boschi ed atricapilla da “ater” = nero e “capillum” = capello.
I nomi comuni internazionali sono in inglese Blackcap, in tedesco Mönchsgrasmücke, in spagnolo Curruca Capirotada, in francese Fauvette à tête noire, in portoghese Toutinegra de barrette preto ed in giapponese un divertente Zuguromushikui.
Zoogeografia
La Capinera ha un areale esteso e vario che include quasi totalmente l’Europa, con eccezione delle aree più settentrionali, l’Asia fino alla Siberia sud occidentale, a sud dalla Turchia fino al Caucaso, in tutto il bacino mediterraneo dalle coste africane fino al Medio Oriente e nelle isole atlantiche della Macaronesia e seguendo la costa occidentale atlantica dell’Africa, fino a Capo Verde.
È specie stanziale o parzialmente residente nei settori meridionali del suo areale mentre è migratrice per le popolazioni che vivono più a nord.
L’area mediterranea e l’Africa sud sahariana è interessata dalle migrazioni di queste popolazioni che vi si concentrano nella cattiva stagione per evitare i rigori stagionali delle alte latitudini. Le popolazioni centroasiatiche raggiungono i paesi dell’Africa orientale fino alla Tanzania.
Anche per la Capinera come avviene per altre specie migratorie tipo la Cicogna bianca, esiste una linea immaginaria che attraversa l’Europa continentale e che divide l’onda migratoria occidentale che interesserà la penisola iberica, da quella orientale diretta verso il Bosforo.
Una linea longitudinale che attraversa il continente europeo approssimativamente dalla Danimarca al lago di Garda.
Spesso in Europa si assiste ad una permanenza più insistente durante l’inverno, sfruttando i cambiamenti climatici che, nelle ultime decadi, stanno interessando i nostri climi temperati.
Alcune popolazioni centro europee e della penisola scandinava, forti della capacità di questa specie di diversificare totalmente l’alimentazione da insettivora a frugivora, scelgono sempre più spesso come quartieri invernali le isole britanniche, vivendo praticamente nei giardini e nei parchi cittadini, dove trovano bacche ed alimentazione sufficiente a superare questo periodo. Le Capinere soggette a migrazione, abbandonano i quartieri di nidificazione già nel mese di agosto ed inizio settembre ma sono altrettanto sollecite ad intraprendere il viaggio di ritorno già alla fine di marzo.
La popolazione mondiale è molto consistente ed è stimata attorno ai 150 milioni di individui (BirdLifeInternational).
Ecologia ed Habitat
Come tutti i silvidi anche la Capinera ha un’innata predisposizione ad accettare ambienti tra i più diversi.
È atavicamente uccello di sottobosco e di aree arbustive, di rovi e di alberelli densi con ramificazioni che raggiungono il suolo ma non disdegnano ripe di fossati in aree densamente coltivate, aste di risorgive e grovigli di sambuchi addossati a vecchie abitazioni rurali.
Non di meno la si trova spesso in giardini cittadini anche di ridotte dimensioni ma forniti di pianticelle ed arbusti che le permettono di nascondersi durante il giorno e trovare il luogo dove porre il nido.
D’autunno e d’inverno è attirata da bacche e frutti di ogni sorta, dai sambuchi alle fitolacche, dai fichi ai kaki, senza lesinare qualche briciola di dolce od assaggi di mela, visitando le mangiatoie poste nei giardini per sfamare altri uccelletti.
Morfofisiologia
La Capinera non ha una livrea particolarmente varia e colorata, anzi è piuttosto dimessa ed uniforme se non fosse per il cappuccio nero del maschio e color nocciola per la femmina. La livrea di entrambi i generi è grigiastra sul dorso e sulle remiganti, con la parte inferiore del corpo più chiara e tendente al cenerino.
I giovani, nella livrea da immaturi, hanno il capo sempre color ambrato anche se da un esame molto attento effettuabile solo con l’esemplare in mano, si possono rilevare al di sotto del colore nocciola del cappuccio i primi segni delle future piume color nero.
La Capinera è un silvide di forte costituzione anche se la lunga coda, le gambe snelle e l’inarrestabile frenesia del movimento, le danno una parvenza di naturale leggerezza e snellezza.
Questa sua capacità è ben espressa quando saltella nei più spessi roveti schivando con assoluta destrezza, spine e grovigli di rametti che rendono quasi impenetrabile i cespugli.
Il becco di color grigiastro, è robusto ma al tempo stesso fine ed appuntito, tipico degli uccelli insettivori ma capace di trasformarsi nell’autunno, in un maneggevole attrezzo capace di staccare ed ingollare le grosse bacche di fitolacca.
Seppure sia fra i più grossi dei silvidi, la Capinera ha dimensioni alquanto ridotte: è lunga solo 15 cm, un peso di 20 g ed un’apertura alare di circa 25 cm.
Avendo un territorio alquanto vasto, anche per questo uccello sono state individuate alcune sottospecie specifiche di alcune aree ben definite e con sfumature nel piumaggio leggermente diverse dall’olotipo sebbene difficilmente riscontrabili sul campo. Sylvia atricapilla atricapilla, tipica dell’Europa continentale e della fascia settentrionale asiatica, Sylvia atricapilla dammholzi della fascia meridionale asiatica, Sylvia atricapilla gularis delle Azzorre e Capo Verde, Sylvia atricapilla heineken Canarie, Madeira e coste occidentali africane, Sylvia atricapilla pauluccii, dell’area mediterranea.
Etologia e Biologia riproduttiva
Il maschio della Capinera anticipa di alcuni giorni l’arrivo e l’insediamento della femmina nel territorio di nidificazione, giusto il tempo di conquistare un’area disponibile ed adatta alle sue esigenze, dopo avere segnalato a gran voce la sua presenza ed allontanato i numerosi contendenti.
Il territorio conquistato è comunque molto ridotto ed a volte si trova a poche decine di metri da quello dell’avversario che, come il suo vicino di casa, continua imperterrito a gridare ai quattro venti il possesso della sua area.
Durante la stagione primaverile ed estiva tutti i boschetti risuonano delle continue melodie di questi uccelletti che instancabilmente e per tutto il giorno, segnalano e difendono la propria casa con una serie di gorgheggi, chiacchiericci, vocalizzazioni, rantolii ed acuti che ne fanno uno degli uccelli più melodiosi dei nostri boschi.
Un canto della medesima tonalità di quello del famoso Usignolo (Luscinia megarhynchos), molto simile a quello del Beccafico (Sylvia borin), confondibile con quello della Sterpazzola (Sylvia communis) ma unico nella sua frequenza e perseveranza.
Caratteristico il tac tac concitato e sommesso di allarme, emesso dal folto di bassi cespugli, quando un predatore si introduce nel suo territorio.
La Capinera è molto discreta ma socievole e coraggiosa, si avvicina a pochi metri a chiunque le si avvicini ma nel contempo sta sempre al coperto e si rende praticamente invisibile.
Il nido viene posto in bassi cespugli, in densi roveti o ben occultato in un rampicante a poca altezza dal terreno. Il maschio, monogamo per la singola stagione, sin dalla prima occupazione del territorio, costruisce diversi nidi in attesa che la femmina scelga quello adatto per deporvi le uova, completandolo con soffice materiale e piccole radicette.
Una piattaforma all’apparenza sconnessa e malfatta però ben intessuta con fili di erba secca legati ai rametti sui quali è appoggiato che lo rendono instabile e traballante ma al tempo stesso sicuro e flessibile.
Al centro viene formata una coppa soffice, ben definita anche se non estremamente profonda.
Verranno deposte 4-5 uova di colore crema, spesso soffuse di rosa, punteggiate fortemente e su tutto il guscio, di macchie rossastre ed a volte grigiastre, molto simili a quelle del Pettirosso (Erithacus rubecula) ed anche del Pigliamosche (Muscicapa striata).
La cova è effettuata principalmente dalla femmina per circa 15 giorni mentre la prole è seguita equamente da entrambi i genitori per 10 giorni fino all’involo e per un altro breve periodo fino alla definitiva indipendenza.
La maturità avviene dopo il primo anno.
Vengono d’abitudine deposte due nidiate annuali che terminano alla metà del mese di luglio, lasciando a tutti il tempo necessario per prepararsi per la migrazione autunnale.
Come già detto, la Capinera è insettivora durante l’estate ed il periodo di nidificazione mentre diventa prettamente frugivora e durante l’autunno e l’inverno.
Il suo canto melodioso è stato considerato nella letteratura classica come un dolce lamento amoroso emesso da un uccello in gabbia che morirà d’inedia piuttosto che perdere la libertà, tanto che Giovanni Verga nel suo “Storia di una Capinera” lo ripropone adattandolo alla vita di una monaca costretta al ritiro dalla vita privata.
Sebbene frequenti ambienti riservati e nascosti, anche la Capinera ha i suoi predatori.
Lo Sparviere (Accipiter nisus) con la sua caccia subdola e repentina è il suo maggior predatore ma anche i gatti domestici fanno i loro danni nei giardini frequentati da questi uccelletti.
Anche i corvidi fanno spesso visita ai loro nidi, asportandone le uova e spesso anche i nidiacei ma ancora più durante la migrazione autunnale, quando nel lungo viaggio verso i lidi africani, vengono immancabilmente accompagnati da una innumerevole schiera di rapaci.
Non ultimo, sulle coste orientali del Mediterraneo dal Libano fino alla Libia, questo uccelletto è oggetto nel tardo autunno, di una caccia spietata che falcidia milioni di esemplari ogni anno in nome di una tradizione difficile da estirpare.
Pur tuttavia la specie non è soggetta a rischi e mantiene una popolazione globale più che stabile.
Sinonimi
Motacilla atricapilla Linnaeus, 1758.
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