Famiglia : Columbidae
Testo © Dr. Gianfranco Colombo
Povera tortorella! Un uccello così dolce e discreto e così malamente perseguitato dal genere umano! Infatti questo uccello è fra i più cacciati nel nostro paleartico, con campagne venatorie al limite della vessazione ma ancor più praticamente inseguito dagli stessi cacciatori europei fin nei loro quartieri invernali, dove gli abbattimenti avvengono ancor più numerosi. Italia, Francia, Spagna, Malta, Marocco e giù fino al Senegal, eccellono in questa attività ma pure nel Medio Oriente con Cipro, Turchia ed ancor più Libano ed Egitto, la falcidie è incredibilmente elevata.
Si riteneva che le modifiche ai calendari venatori che hanno previsto tempi di apertura posticipati dopo la metà di settembre, fossero sufficiente a far sì che il flusso migratorio di questo uccello fosse in gran parte transitato e quindi messo in salvo ma gli intrighi legislativi di leggi poco chiare, hanno permesso a molte regioni del sud mediterraneo, di anticipare di alcune settimane questi termini, tagliando praticamente la via di fuga a questi poveri volatili.
Non si conosce con esattezza quante tortore vengano abbattute durante la migrazione autunnale ma sicuramente il numero è molto prossimo a quello corrispondente alle generazioni dei giovani nati nella stessa annata. Anzi c’è solo da sperare che durante lo stazionamento nei quartieri invernali africani non intervengano altri fattori naturali che ne possano diminuire ancor più il numero, intaccando in questo caso l’entità complessiva delle popolazioni.
La Tortora comune o selvatica, Streptopelia turtur (Linnaeus, 1758) appartiene all’ordine dei Columbiformes ed alla famiglia dei Columbidae ed è in Europa l’unico uccello migratore appartenente a questa famiglia.
È anche uno dei più belli e eleganti columbidi presenti sul nostro territorio, con una livrea alquanto colorata ed un portamento più snello di ogni suo consimile.
Già i colombi e le tortore hanno una morfologia con forme molto delicate e ben equilibrate, non hanno corpi goffi o voluminosi oppure becchi pronunciati, code fuori misura o zampe di lunghezza anomala.
Hanno inoltre un comportamento molto affettuoso ed assai apprezzato dall’uomo, visto che spesso usiamo antropomorfizzare i loro comportamenti adattandoli al nostro modo di agire.
Si dice dolce come una colomba, tubare come un colombo, la colomba della pace, la usiamo come rappresentazione dello Spirito Santo e così via.
La stessa Bibbia ricorda che Noè inviò una colomba, o Tortora che sia, a verificare se la terra fosse riemersa dopo il Diluvio e questa tornò con un ulivo in bocca.
Ebbene questa gentilezza, familiarità e bellezza, insite in questa famiglia di uccelli, sono ben superate dalla nostra tortorella selvatica.
L’etimologia del binomio scientifico trae origine per il genere Streptopelia dal greco “streptos”, collare e “peleia”, tortora, quindi una tortora dal collare mentre la specie turtur dall’omonimo termine latino con significato anch’esso di Tortora ma di origine onomatopeica.
In Europa viene comunemente chiamata European Turtle-Dove in inglese, Turteltaube in tedesco, Tórtola Europea in spagnolo, Tourterelle des bois in francese e Rola comum in portoghese.
Zoogeografia
La tortora selvatica è specie paleartica ed occupa quasi totalmente l’Europa e proseguendo in Asia, in un‘ampia fascia delimitata a nord all’incirca dal 60mo parallelo fino a raggiungere la Mongolia ed a sud dalle Repubbliche Centro asiatiche fino ad includere il Medio Oriente.
È presenza fissa anche in Africa nord occidentale e saltuariamente sulle coste libiche ed egiziane, nel sud dell’Algeria, in tutte le oasi del Sahara e nella valle del Nilo. Tutte le popolazioni paleartiche, con eccezione parziale di quelle residenti nell’Africa sahariana, migrano a sud di questo continente, nella fascia subsahariana che corre dal Senegal fino al Corno d’Africa, limitandosi al territorio arido del Sahel.
In Europa manca a nord delle coste del Baltico, penisola Scandinava, Finlandia, Repubbliche Baltiche e Danimarca. È presente in Inghilterra ma manca in Scozia ed Irlanda e così pure in Islanda.
La Tortora è fortemente migratrice ed arriva nei quartieri di nidificazione nella tarda primavera, con allungamenti fino alla prima decade di giugno. È uno degli uccelli che formano le ultime ondate migratorie primaverili.
Il ritorno autunnale è molto più precoce ed inizia sin dal mese di luglio, con un picco in agosto ed un prolungamento sempre più diradato fino alla prima metà di settembre.
Tuttavia nel periodo migratorio, specialmente nel mese di agosto, periodo dei primi sconvolgimento metereologici autunnali in Europa, la permanenza della Tortora è condizionata proprio dalle condizioni atmosferiche.
Ben sanno i cacciatori che i primi temporali di questo mese mettono rapidamente in fuga questi uccelli.
Nei quartieri invernali, al contrario dell’abituale comportamento schivo e riservato che la Tortora mantiene nelle aree di nidificazione, la Tortora si riunisce in stormi a volte enormi, in particolare nei luoghi di assembramento notturno ed anche nei siti di alimentazione.
Habitat
Il genere Streptopelia è tipico delle aree aride, di ambienti secchi a volte anche predesertici. Purtuttavia in Europa questa Tortora si è adattata facilmente all’agricoltura anche intensiva, per cui è presente numerosa nelle aree coltivate, nei campi e nelle stoppie, in tutte le campagne, nei frutteti e vigneti ed in ambienti collinari con altitudine non superiore ai 500 m.
È un uccello granivoro che non disdegna i piccoli frutti maturi. Ama climi caldi e non umidi, con una quantità ridotta di pioggia e poco ventose. Aree anche parzialmente boscose con alti alberi dove trascorrere riposando, parte della giornata, sponde ripariali di corsi d‘acqua con fitto sottobosco di sambuchi, di rovi, di bassi cespugli ma che abbiano nel contempo ampie aree spoglie tutte attorno dove poter liberamente pasturare.
La Tortora ama molto rimanere imboscata in questi cespugli prospicienti i corsi d‘acqua, durante le caldi estati, come se volesse godere del fresco delle acque sottostanti ma anche perché questi luoghi sono i preferiti per la nidificazione.
Inoltre i frutti del sambuco, quando maturano, rappresentano per la tortora una delle leccornie più ambite prima delle migrazioni, in quanto l‘aiuta ad accumulare il grasso necessario per il lungo tragitto verso l’Africa.
Ama moltissimo anche i semi della Feccia (Fumaria officinalis) anch’essa in maturazione nel medesimo periodo ma anche ogni altra essenza che produca semi edibili come frumento e ravizzone, ravanello e finocchio, grano saraceno e cardo.
Morfofisiologia
Streptopelia turtur ha una colorazione molto più accentuata di altre tortore presenti nei nostri territori.
Le sue congeneri europee si limitano alla Tortora del collare orientale (Streptopelia decaocto) e quella dal collare africana (Streptopelia risoria) entrambe con una livrea alquanto dimessa, con un piumaggio uniforme dal cosiddetto color tortora e con un collare nero più o meno accentuato. Quindi facilmente distinguibili dalla più bella Tortora selvatica.
Inoltre la selvatica è notevolmente più piccola e snella, con movimenti del corpo molto più nervosi e con un volo assai più veloce e brioso dato da ali più strette e falcate, tipica dei migratori.
La livrea è quindi inconfondibile quando osservata nelle aree di nidificazione europee.
Il colore del corpo è uniformemente rosato con le parti inferiori leggermente più chiare. Le spalle sono ricoperte da copritrici a forma di scaglia di diversa misura e di colore nero, con bordatura marroncino nocciola molto evidente durante il periodo riproduttivo e secondo l’età del soggetto.
Sul collo, nella parte posteriore, è presente un semicollare di discrete dimensioni, di colore nero con striature bianche ben visibili e determinanti per la classificazione sul campo della specie.
La coda, pronunciata e tenuta sempre ben protesa, è nerastra con ampia bordatura nella parte terminale delle 10 penne remiganti laterali mancando invece sulle due centrali che rimangono totalmente nere.
Il medesimo disegno è riproposto sulla faccia inferiore della coda, in contrasto con il biancore candido del sottocoda.
Gli occhi sono circondati da una bordatura di pelle nuda rosso cupo come le zampe. Il becco è invece grigio perlaceo.
Non vi è distinzione fra i sessi. I giovani sono invece totalmente grigiastri e mancano di tutti i particolari presenti negli adulti: dovranno attendere la muta del secondo anno per assumere la medesima livrea.
La Tortora misura circa 30 cm di lunghezza, i 150/200 g di peso ed un’apertura alare di circa 50 cm.
Sono state classificate alcune sottospecie legate principalmente a dei particolari territori: la Streptopelia turtur turtur, la specie nominale europea, la Streptopelia turtur rufescens propria della valle del Nilo, la Streptopelia turtur hoggara, dell’Hoggar e delle oasi sud sahariane e la Streptopelia turtur arenicola della parte asiatica.
Etologia e Biologia riproduttiva
La Tortora selvatica ha un carattere realmente ed esplicitamente selvatico e al contrario della ormai onnipresente Tortora dal collare orientale che ci ritroviamo perennemente tra i piedi, non ama convivere a diretto contatto con il genere umano.
Pur abitando campagne coltivate, evita in assoluto approcci o vicinanza con chi ci opera.
È quindi un soggetto che ama nidificare in aperta campagna, in luoghi isolati e non frequentati dove si nasconde con facilità vivendo la sua vita di coppia in assoluto isolamento.
Un esempio esplicito di quanto sia forte la sua ritrosia ed il forte timore verso di noi, è durante la nidificazione.
Purtroppo e molto spesso, è sufficiente passare inavvertitamente vicino al suo nido mentre è in cova, per farle abbandonare definitivamente il nido senza alcuna ragione.
È accaduto anche di nidi abbandonati con piccoli appena nati, dettato forse dal timore di essere stata scoperta, aggiunto alla necessità di salvaguardare loro stessi, anche a costo di perdere la figliolanza.Solo la Ghiandaia (Garrulus glandarius) riesce a fare così tanto!
Il nido della Tortora è alquanto mal fatto e debole, come d’altra parte fanno tutti i columbidi.
Viene posto su un ramo orizzontale ad altezze di pochissimi metri ed a volte, quando costruito su rami incipienti corsi d’acqua, da risultare sotto il livello delle sue sponde.
Pochi rametti secchi fino a formare una piattaforma pressoché piatta nella quale deporre le due uniche uova bianchissime della covata: il nido è talmente semplice e ridotto da far trasparire le uova se visto da sotto.
La cova è effettuata da entrambi i partner per circa due settimane che si prendono poi cura dei piccoli per altre due/tre settimane fino all’involo.
Come tutti i columbidi anche le tortore nutrono i piccoli nei primi giorni di vita con il latte di piccione, un liquido predigerito rigurgitato direttamente nel gozzo dei nidiacei, per poi passare ad una normale alimentazione a base di semi.
Effettuano d’abitudine due nidiate all’anno.
Il canto della Tortora selvatica differisce sensibilmente dal canto di altri componenti la famiglia, pur mantenendo quella costanza e lagnanza del verso tipica di questi uccelli. Un continuo e vibrante “trrrr trrrr trrrr” con durata a volte esasperante, emesso da posti invisibili nel folto di boschetti. Tuttavia è leggermente più gentile e meno cupo del solito colombaccio o dell’ubiquitario Piccione torraiolo né tantomeno dalla terzina “cu cùuu cu” di quella dal collare, tanto che Vivaldi ne volle riproporre il canto nell’Estate delle sue Quattro stagioni.
Streptopelia turtur, in declino in varie aree, figura oggi purtroppo come “VU Vulnerable” nella Lista Rossa IUCN delle specie in pericolo.
In Ungheria ed in altre poche regioni europee la specie è protetta e ne è vietata la caccia, sostituendola nei calendari venatori, con la più invadente Tortora dal collare ormai divenuta superiore nel numero.
Sinonimi
Columba turtur Linnaeus, 1758; Turtur turtur Boddaert, 1783.
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