Famiglia : Sphyrnidae
Testo © Giuseppe Mazza
Noto per le dimensioni come Grande squalo martello o per la forma squadrata del capo come Pesce stampella, Sphyrna mokarran (Rüppell, 1837) appartiene alla classe dei Chondrichthyes, i pesci cartilaginei, all’ordine dei Carcharhiniformes, che vanta oltre 270 specie di squali, ed alla famiglia dei Sphyrnidae che raggruppa 10 specie, dette pesci martello per la testa piatta e allargata sui lati, ricca di sensori, con occhi e narici all’estremità del muso.
Il nome del genere Sphyrna nasce dal greco antico “σφῦρα” (sphyrna) = martello, mentre il termine specifico mokarran, che significa grande in arabo, ci ricorda che è la specie più grande del genere.
Zoogeografia
Presente anche nel Mediterraneo come lo Squalo martello smerlato (Sphyrna lewini), circola in pratica nelle acque dei mari tropicali e temperati caldi di tutto il mondo.
Le coste più frequentate nell’Atlantico orientale vanno dal Marocco alla Guinea-Bissau, mentre sull’altra sponda atlantica nuota lungo quelle della Carolina del Nord, dei Caraibi, del Brasile e dell’Uruguay.
Si trova nel Mar Rosso ed è frequente nell’Indopacifico dall’Africa all’India e Sri Lanka e poi fino alla Australia, Malesia, Filippine, Taiwan, Cina, Giappone, Micronesia, Nuova Caledonia, Hawaii, Tahiti, e la Polinesia francese per toccare infine la Bassa California e tutte le coste dell’America centrale fino al Perù.
Ecologia-Habitat
Sphyrna mokarran è una specie migratrice semi-oceanica che può scendere fin verso i 300 m di profondità, ma s’incontra in genere lungo le coste in acque basse, fra 1 e 100 m, mentre caccia sui fondali sabbiosi che fiancheggiano le formazioni madreporiche.
A differenza di Sphyrna lewini, che si muove spesso in folti gruppi, è un pesce solitario ed anche durante l’estate, nel periodo migratorio, il trasferimento in acque più fresche lo fa da solo, al più in compagnia dei pesci pilota e dalle remore, con lunghi percorsi che possono superare i 1000 km.
Morfofisiologia
Il Grande squalo martello può vivere 44 anni e raggiungere i 6 m di lunghezza con un peso massimo accertato di 449,5 kg, ma la taglia corrente si aggira sui 3,7 m.
Le grandi narici sono in grado di percepire una goccia di sangue a enormi distanze, e gli occhi, protetti da una membrana nittitante, permettono una perfetta visione a 360°.
Contrariamente a Sphyrna lewini, il profilo anteriore della testa è quasi rettilineo, con solo una tacca al centro e due fossette appena accennate sui lati, più evidenti nei giovani.
Anche qui abbondano le ampolle di Lorenzini, visibili all’esterno come pori, che rilevano con estrema precisione anche il campo magnetico emesso dalle prede nascoste sotto la sabbia e memorizzano i luoghi, tramite il campo magnetico terrestre, per ritrovarli poi quando serve. Un organo di senso prezioso, presente in altri squali ma enfatizzato qui dalla forma larga e piatta del muso con cui scandaglia i fondali.
Manca lo spiracolo e la bocca, molto arcuata, reca denti triangolari aguzzi ma seghettati sui lati: 28-30 sopra, inclinati verso l’interno con 1-2 file funzionanti e due piccoli denti al centro, e 25-32 sotto, quasi verticali, posti sfalsati su 2-3 file attive e un piccolo dente al centro.
La prima pinna dorsale, molto alta e falcata, è caratteristica, mentre la seconda, l’anale e le pelviche, accanto ai pterigopodi copulatori nei maschi, sono di taglia relativamente modesta.
Le aperture branchiali sono cinque, la quarta e la quinta all’attacco delle grandi pinne pettorali, di dimensioni analoghe alla dorsale. La caudale è eterocerca, fortemente asimmetrica. Il lobo superiore è lunghissimo con un dentello sub apicale pronunciato e l’inferiore ben sviluppato con il bordo posteriore molto aperto, quasi perpendicolare al pesce.
Il Grande squalo martello nuota spesso inclinato su un fianco, nella postura detta rotolata, con la grande pinna dorsale all’orizzontale che consente un risparmio energetico.
La pelle è protetta da scaglie a forma di diamante. Hanno 3-5 creste carenate nei giovani e 5-6 negli adulti e servono a ridurre l’attrito con l’acqua.
La parte superiore del corpo è grigio chiaro o marrone grigiastro, e come di consueto il lato ventrale è chiaro, in modo di non farsi notare dall’alto, perché imita i fondali, e dal basso perché la sua sagoma si confonde con la luminosità del mare.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Il Grande squalo martello caccia per lo più all’alba o al tramonto, nutrendosi principalmente di razze, anche di grossa taglia come Aetobatus ocellatus.
Le scopre mentre riposano coperte di sabbia sul fondale e con un rapido movimento del capo mozza loro anzitutto le pinne per impedirne la fuga e nutrirsi poi con calma mentre l’animale muore dissanguato. Oppure, quando le trova in nuoto non lontane dal fondo, le sorprende atterrandole con un potente colpo dall’alto e le paralizza subito, come da copione, col morso alle pinne.
È immune alle punture delle spine caudali avvelenate di alcune razze e persino alla tetrodotossina dei pesci palla, tipo Diodon hystrix, o dei pesci scatola, e caccia in maniera opportunistica tutto quello che trova sui fondali: cernie e pesci ossei d’ogni sorta, giovani squali, inclusi quelli della sua specie, calamari, aragoste e granchi.
A sua volta il Grande squalo martello è predato in gioventù dai grossi squali come lo Squalo tigre (Galeocerdo cuvier) e il Grande squalo bianco (Carcharodon carcharias) mentre gli adulti hanno come nemico solo l’Orca (Orcinus orca) e l’uomo.
Anche se potenzialmente pericoloso, Sphyrna mokarran non attacca in genere i subacquei, mentre l’uomo l’ha troppo pescato e lo pesca ancora troppo per sport, causalmente, o senza ritegno per la zuppa di pinne di squalo particolarmente richieste dalla Cina. Stragi che hanno visto le popolazioni ridursi drasticamente in tutti i mari ed hanno portato la specie nella categoria “Critically Endangered” della IUCN, l’ultima casella prima dell’estinzione.
Oggi, nel 2022, l’indice di vulnerabilità alla pesca è altissimo, segnando 86 su una scala di 100, e ciò in presenza di una resilienza bassa, dato che il tempo minimo per il raddoppio delle popolazioni è di 4,5-14 anni.
La maturità sessuale del Grande squalo martello viene infatti raggiunta tardi, verso i 5-8 anni, quando i maschi superano i 2,25 m di lunghezza e le femmine si avvicinano ai 3 m.
Si è osservato che l’accoppiamento di questa specie avviene, a differenza d’altri squali, in superficie con la tecnica consueta: il maschio afferra coi denti una pettorale della femmina per nuotare insieme pochi minuti, il tempo d’introdurre uno dei suoi due perigopodi nella cloaca della compagna e veicolare lo sperma.
Lo sviluppo degli embrioni avviene nel grembo materno, ma quando questi hanno esaurito le riserve del sacco vitellino non si nutrono delle uova non fecondate, come Carcharodon carcharias, o degli altri embrioni come Carcharias taurus, dove quello più forte mangia tutti gli altri, ma si collegano come Sphyrna lewini ai vasi sanguigni materni tramite una sorta di placenta.
Si tratta dunque di una specie vivipara e questo permette di partorire, dopo circa 11 mesi di gestazione, 13-42 piccoli che alla nascita misurano 50-70 cm. È un numero elevato rispetto agli altri squali, ma nei primi tempi la mortalità è molto alta e le femmine, spossate dalla gravidanza, si riproducono solo ogni due anni.
Sphyrna mokarran appare nella Lista Rossa delle specie in pericolo come “Critically Endangered”, cioè a grande rischio.
Sinonimi
Zygaena mokarran Rüppell, 1837; Zygaena dissimilis Murray, 1887; Sphyrna ligo Fraser-Brunner, 1950.
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