Famiglia : Sphyrnidae
Testo © Giuseppe Mazza
Noto come Squalo martello smerlato o Testa di martello smerlata, Sphyrna lewini (Griffith & Smith, 1834) appartiene alla classe dei Chondrichthyes, i pesci cartilaginei, all’ordine dei Carcharhiniformes, il più ricco nel mondo degli squali con oltre 270 specie, ed alla famiglia dei Sphyrnidae che raggruppa 10 pesci con la testa allargata sui lati a mo’ di martello per aumentare le capacità sensoriali.
Il nome del genere Sphyrna nasce quindi, non a caso, dal greco antico “σφῦρα” (sphyrna) = martello, mentre il termine specifico lewini, di Lewin in latino, ricorda il pittore naturalistico inglese John William Lewin (1771-1819) che si trasferì in Australia nel 1800 per documentare con i suoi acquarelli la flora e la fauna locale.
Il termine comune smerlato, fa invece riferimento al profilo del muso con sporgenze e rientranze alternate.
Zoogeografia
Sphyrna lewini nuota nelle acque tropicali e temperate calde di tutto il mondo, incluso il Mediterraneo. Nell’emisfero boreale raggiunge le Bermude, gli USA, le coste francesi e il Giappone, mentre nell’emisfero australe arriva fino all’Uruguay, l’Argentina, il Sudafrica e l’Australia. Dato l’enorme areale sono localmente nate, come per esempio sulle due sponde dell’Atlantico, delle forme dette “criptiche” apparentemente identiche, ma con patrimonio genetico diverso.
Ecologia-Habitat
Lo Squalo martello smerlato nuota in genere lungo le coste cacciando spesso in gruppi molto numerosi fra la superficie e 25 m di profondità, anche se è stato filmato intorno ai 500 m e sembra possa scendere fino a 1000 m.
Ama i reef e le baie ma entra spesso anche nelle acque salmastre degli estuari.
Alcune popolazioni sono residenti stabili delle piattaforme continentali o insulari, altre compiono migrazioni di massa. Le femmine nuotano spesso in gruppo e i maschi, talora solitari, si aggregano per la riproduzione. Si nota un comportamento sociale nei branchi con soggetti dominanti e una gerarchia basata su un linguaggio complesso basato su contatti capo a capo, movimenti della bocca e accelerazioni improvvise.
Morfofisiologia
Vi è un record documentato di 4,3 m di lunghezza e 152,4 kg, ma la taglia abituale si aggira sui 3,6 m. Il corpo è moderatamente snello e la caratteristica testa piatta, allargata sui lati, mostra un margine anteriore smerlato da una rientranza centrale marcata ed altre due sui lati. All’apice vi sono gli occhi, muniti di una solida membrana nittitante per proteggerli dalle reazioni delle vittime, e grandi narici precedute da un solco che dirige l’acqua alle cellule olfattive, tanto sensibili da percepire diluizioni fino a un milionesimo del sangue presente nell’acqua.
La vista è ottima. Si pensava che in quella posizione gli occhi non avessero una buona visione bioculare, ma test recenti hanno mostrato che il loro campo visivo è al contrario eccellente in ogni direzione con una visione globale stereoscopica che permette di valutare bene le distanze per attacchi mirati.
Ma gli organi di senso di questa specie che caccia spesso di notte non si fermano alla vista e all’olfatto, perché le ampolle di Lorenzini, visibili all’esterno come pori sul capo, rilevano con estrema precisione il campo magnetico emesso dalle prede nascoste e memorizzano i luoghi dove nuotano tramite il campo magnetico terrestre per ritrovarli poi, quando serve, con la precisione di un GPS. Quest’organo di senso è presente anche in altri squali ma qui la forma piatta del muso, a mo’ di radar, l’enfatizza con risultati sorprendenti.
La bocca è arcuata con 15-16 denti triangolari lisci o leggermente seghettati su ciascun lato delle mascelle. Quelli inferiori sono inclinati verso l’interno per trattenere la preda.
Le aperture branchiali sono cinque, la quarta e la quinta all’attacco delle pinne pettorali che si presentano larghe e relativamente corte con una vistosa macchia nera all’apice sul lato inferiore.
La prima pinna dorsale è alta e larga. La seconda, più piccola dell’anale, presenta una curiosa appendice posteriore appuntita, più lunga della base della pinna. Le ventrali, poste accanto ai pterigopodi copulatori nei maschi, sono modeste. La pinna caudale è asimmetrica per il lobo superiore molto lungo con un dentello sub apicale pronunciato. È la forza motrice del pesce che può avanzare anche “a cavatappi” con un insolito nuoto avvitato.
La pelle è protetta da minuscole squame carenate per ridurre l’attrito con l’acqua. La parte superiore del corpo è grigio chiaro o marrone grigiastro e come di consueto il lato ventrale è biancastro, per sfuggire alla vista delle prede sia dall’alto, perché imita i fondali, sia dal basso perché si confonde con la luminosità del mare.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Sphyrna lewini si nutre principalmente di pesci ossei, come sardine, aringhe e sgombri, ma anche prede più grosse tipo i barracuda e le cernie. Fra i pesci cartilaginei ha una predilezione per le razze ma attacca anche piccoli squali e nel suo menù entrano spesso calamari, polpi e aragoste, cui si aggiungono, specie in gioventù, gamberetti e granchi.
Anche se potenzialmente pericoloso lo Squalo martello smerlato in genere non aggredisce l’uomo. Dalle statistiche di “Shark Attack File” in Florida gli attacchi non provocati sono decisamente pochi e i decessi rarissimi.
Le femmine dello Squalo martello smerlato raggiungono la maturità sessuale a partire dei 2 m di lunghezza e i maschi un po’ prima, talora già a 1,4 m. L’accoppiamento, preceduto da un nuoto rituale del maschio, avviene, come generalmente accade negli squali, afferrando coi denti le pettorali della femmina durante la fecondazione.
L’incubazione avviene nel grembo materno. Le larve crescono consumando il sacco vitellino dell’uovo ma poi questo si trasforma in placenta veicolando il sangue della madre. Si tratta dunque di una specie vivipara.
Per partorire, dopo 9-10 mesi di gestazione, le femmine si dirigono in acque basse, spesso verso le formazioni di mangrovie dove il cibo è abbondante ed i giovani possono crescere fra le radici al sicuro dai grandi predatori. Danno per lo più alla luce 15-31 piccoli, un numero elevato rispetto agli altri squali perché nei primi tempi la mortalità di questa specie è molto elevata.
Alla nascita sono lunghi circa 40-55 cm e poi la loro pelle scurisce per mimetizzarsi e proteggersi dal sole. Dopo i tre anni, hanno una speranza di vita di circa 30 anni.
Il tentativo d’ambientarli nelle vasche oceaniche dei grandi acquari pubblici non ha avuto un grande successo: gli adulti muoiono rapidamente e i giovani non sopravvivono a lungo.
Anche se la carne è impropria al consumo per l’accumulo dei veleni presenti nelle prede, lo Squalo martello è minacciato dalla pesca industriale per le cartilagini ricche di calcio e la squalamina presente nel fegato, una molecola usata per prodotti farmaceutici integrativi per varie patologie con proprietà antitumorali. La carcassa diventa farina di pesce. Quando incappano nelle reti, ai pescatori locali interessano solo le pinne che hanno un certo valore economico, e per non ingombrare la barca molti esemplari vengono rigettati in mare vivi dopo questa crudele mutilazione.
Oggi, nel 2022, la resilienza di Sphyrna lewini è bassa visto che occorrono oltre 4,5-14 anni per raddoppiare le popolazioni decimate dagli eventi, e l’indice di vulnerabilità alla pesca, molto alto, segna già 78 su una scala di 100. Lo Squalo martello smerlato figura così nella Lista Rossa delle specie in pericolo come “Critically Endangered”, cioè a grande rischio. È questa la voce che precede la casella “estinta”.
Sinonimi
Zygaena lewini Griffith & Smith, 1834; Zygaena indica van Hasselt, 1823; Cestracion leeuwenii Day, 1865; Zygaena erythraea Klunzinger, 1871; Cestracion oceanica Garman, 1913; Sphyrna diplana Springer, 1941.
→ Per nozioni generali sui PESCI cliccare qui.
→ Per nozioni generali sui Chondrichthyes, i PESCI CARTILAGINEI, cliccare qui.