Famiglia : Lythraceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria dell’Africa: (Kenia, Madagascar, Mozambico, Seychelles, Somalia e Tanzania), Asia (Cina nel Guangdong, Filippine, Giappone nelle Isole Ryukyu, India, Indonesia, Isole Andamane e Nicobare, Malaysia, Myanmar, Papua Nuova Guinea, Tailandia e Vietnam), Australia e Isole del Pacifico (Isole Salomone, Micronesia, Nuova Caledonia e Vanuatu), dove cresce lungo le coste e gli estuari sommersi giornalmente dalle maree, prevalentemente nella parte marginale a più elevata salinità (anche in acqua 100% marina), delle formazioni a mangrovie.
Il genere è dedicato al naturalista ed esploratore francese Pierre Sonnerat (1748-1814).
Il nome latino della specie “alba” = bianca, fa riferimento al colore dei petali e degli stami.
Nomi comuni: apple mangrove (inglese); mlilana, mpia, mpira (swahili); apfel-mangrove (tedesco).
La Sonneratia alba Sm. (1816) è un albero sempreverde dalla chioma espansa, alto 3-15 m con tronco di 30-40 cm di diametro, dalla corteccia bruna, fessurata verticalmente e orizzontalmente, ricoperta da un sottile strato ceroso.
Le foglie, su un corto picciolo, sono semplici, opposte, piuttosto spesse, di colore verde chiaro, di forma da ellittica a ovata a obovata, lunghe 5-12 cm e larghe 4-8 cm, con apice arrotondato e mucronato (provvisto di una punta rigida, prolungamento della nervatura centrale).
I fiori bisessuali sono terminali, di 4-6 cm di diametro, dall’odore di latte acido, solitari o in gruppi di tre, raramente cinque, che si aprono all’imbrunire e durano una sola notte.
I fiori sono costituiti da 5-8 sepali ovato-triangolari eretti, poi ricurvi in frutto, lunghi 1,5-2 cm, di colore verde esteriormente, rosso internamente, 5-8 petali bianchi lineari, della stessa lunghezza dei sepali, larghi 1-2 mm, e stami bianchi lunghi 4-6 cm.
I frutti sono bacche globoso-depresse, di colore verde, circondate dai sepali persistenti, di 2-5 cm di diametro, contenenti una moltitudine, fino a 200, di piccoli semi bianchi, piatti, falcati e galleggianti, ciò che ne favorisce la dispersione. L’impollinazione di questa specie è effettuata da insetti notturni e pipistrelli, principalmente Eonycteris spelaea e Macroglossus minimus.
L’albero è circondato da una moltitudine di radici pneumatofore (radici che emergono dall’acqua o dal fango provviste di un tessuto aerifero (aerenchima) che consente l’afflusso di ossigeno agli organi sommersi), lunghe 25-35 cm in piante di medie dimensioni, di forma conica con base fino a 6 cm di diametro ed apice smussato, ma che in qualche caso possono raggiungere e superare il metro di altezza.
La Sonneratia alba è la più diffusa del genere, di notevole importanza per l’ ecosistema costiero dell’area indo-pacifica, predominante in alcune zone, come le coste nordorientali dell’Australia, dove contribuisce a prevenire l’erosione e offrire riparo e cibo per una moltitudine di specie viventi.
È una specie pioniera che preferisce elevata salinità e che contribuisce, con i suoi fitti pneumatofori, a stabilizzare il suolo fangoso e permettere quindi la crescita di altre specie.
La pianta ha anche una notevole importanza nella vita delle popolazioni locali, il legno, per la sua resistenza al marciume e agli insetti litofagi, viene impiegato nella costruzione di imbarcazioni, per realizzare palificazioni per ponti e abitazioni e per infissi, dove, per la presenza di tracce di sale nel legno vengono utilizzati chiodi e viti di materiale resistente alla corrosione.
Il legno è pure utilizzato come combustibile, anche se di bassa qualità. Le radici pneumatofore vengono utilizzate come galleggianti per le reti da pesca.
Le foglie sono eduli. Vengono consumate localmente crude o cotte o utilizzate come foraggio per il bestiame. Parti della pianta sono utilizzate nella medicina tradizionale; studi di laboratorio hanno confermato la presenza nell’estratto delle foglie di un polisaccaride con proprietà antidiabetiche.
Poco coltivata al di fuori del suo ambiente naturale essendo difficile ricreare le condizioni necessarie per la sua sopravvivenza, è anche insofferente dell’acqua dolce, che col tempo ne provoca la morte, solo qualche esemplare è presente in orti botanici.
Sinonimi: Chiratia leucantha Montr. (1860); Sonneratia mossambicensis Klotzsch ex Peters (1862); Sonneratia acida Benth. (1867); Sonneratia iriomotensis Masam. (1936).
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