Famiglia : Lymantriidae
Testo © Prof. Santi Longo
La Sesia maggiore del pioppo o Tarlo calabrone, Sesia apiformis (Clerk, 1759) è una delle circa mille specie di Lepidotteri della famiglia Sesiidae o Aegeridae che, per alcune caratteristiche morfologiche, sono considerate fra le più primitive dell’ordine.
La caratteristica morfologica più evidente è rappresentata dalla forma stretta e allungata delle ali che mettono a nudo le nervature e sono in buona parte trasparenti per l’assenza delle squame di rivestimento. Inoltre, le vistose colorazioni a fasce gialle o rosse dell’addome, ricoperto di squame, fanno somigliare gli adulti a Imenotteri Aculeati, come il Calabrone (Vespa crabro) o Ditteri Tabanidi.
Questo mimetismo è definito di tipo pseudoaposematico, poiché gli adulti, inermi, imitano insetti dotati di pungiglione o di apparato boccale pungente, riproducendone anche il caratteristico ronzio durante il volo. Il corpo di alcune specie ha infine un sapore sgradevole o risulta tossico per i predatori che li evitano dopo un’esperienza negativa; pertanto, il mimetismo viene definito aposematico di “avvertimento”.
Nella parte terminale dell’addome è presente un vistoso ciuffo di peli squamosi.
Le larve, eruciformi, sono di colore biancastro, e dotate di robuste mandibole con le quali rodono la corteccia o il legno delle piante ospiti. Sul tegumento sono presenti pochi peli. Il capo e la placca protoracica e anale sono più scure.
Le crisalidi hanno la parte posteriore mobile munita di corone di spine. Di norma le eopupe si portano nell’ultimo tratto delle gallerie dove, incrisalidano dopo aver praticato il foro di sfarfallamento.
I Sesidi di maggiore interesse applicato sono Synanthedon myopaeformis e Synanthedon typhiaeformis, che allo stato larvale causano danni al melo, e Synanthedon tipuliformis con bruchi polifagi.
Il nome del genere Sesia deriva dal greco antico “σής” (sés), tarma, tignola, mentre il termine apiformis, a forma di ape in latino, fa riferimento alla somiglianza degli adulti con gli Imenotteri Apoidei.
Zoogeografia
La Sesia maggiore del pioppo è comune in tutta l’Europa e in alcune aree dell’Asia centrale, della Siberia e del Medio Oriente. È stata accidentalmente introdotta in Nord America dove si è acclimatata.
Ecologia-Habitat
Sesia apiformis trova condizioni ottimali di sviluppo in ambienti paludosi o umidi, dove le larve scavano gallerie nel soprattutto legno di pioppi e salici, e più raramente di betulle o tigli.
I danni maggiori sono causati alle giovani piante nei pioppeti industriali e nei vivai spesso insieme alle larve del Paranthrene tabaniformis, un altro Seside. Le piante intaccate, compromesse nella loro vitalità e crescita, possono infatti stroncarsi per azione del vento.
Nelle zone infestate i tessuti legnosi diventano ipertrofici con conseguente caratteristico ingrossamento nella parte basale della pianta.
La galleria, scavata verticalmente dalla larva, ha forma cilindrica, ed è lunga circa 10 cm se scavata nelle piante giovani; mentre negli alberi di grandi dimensioni, che possono ospitare più larve, le gallerie raggiungono anche 60 cm di lunghezza.
La diffusione della cultura del Pioppo del Canada (Populus × canadensis), apprezzato per il legno chiaro che brucia lentamente, e particolarmente adatto alla fabbricazione dei fiammiferi, ha esaltato il potenziale biotico del lepidottero che ha trovato nei pioppeti specializzati condizioni ottimali di sviluppo e ha causato seri danni.
Morfofisiologia
Gli adulti hanno il corpo di colore fondamentalmente giallo con parti fulvo-brunastre e con ampie fasce brune. Le femmine sono lunghe da 18 a 24 mm. I maschi di norma non superano i 20 mm.
Il capo è superiormente giallo e inferiormente bruno rugginoso. Le antenne, di colore nero, sono appiattite e leggermente ingrossate verso la parte distale, simili a quelle degli imenotteri aculeati che imitano. La spiritromba è breve, atta a suggere nettare e altri umori. Gli occhi composti sono di media grandezza e gli ocelli relativamente grandi.
Il torace è bruno nerastro con una fascia azzurra anteriore e due grandi macchie gialle di forma trapezoidale ai lati anteriori.
Le ali sono in gran parte trasparenti col margine anteriore rugginoso; le nervature e la frangia marginale di peli sono rossicce.
Nella parte basale delle ali anteriori è presente una piccola macchia gialla.
L’apertura alare varia da 35 a 45 mm.
I femori delle zampe sono gialli mentre le tibie e i tarsi sono giallo rugginoso. Il primo e il quarto segmento dell’addome sono neri mentre i rimanenti sono gialli, con la parte apicale nera.
L’uovo è bruno giallastro o rossastro, di forma ellissoidale, lungo poco meno di un millimetro, con corion robusto.
La larva ha il corpo biancastro, con radi peli sparsi; il capo è bruno rossiccio; lo scudo toracico e la placca anale sono di colore giallastro rossiccio.
Sul dorso del corpo è presente una linea mediana longitudinale più scura; lateralmente sono presenti gli stigmi respiratori di colore scuro.
La larva matura misura da 3,5 a 4,5 mm.
L’eopupa, in prossimità del foro d’uscita della galleria, realizza un bozzolo allungato con fili sericei che inglobano rosume.
La crisalide, che misura circa 3 cm, è di colore bruno rossiccio o giallastro, ed è munita di una doppia serie di spine sui segmenti addominali.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Nelle zone meridionali di diffusione del Lepidottero, i primi adulti sfarfallano a fine maggio, ma il massimo dei voli si verifica dalla metà di giugno agli inizi del mese di agosto.
Gli adulti sono attivi anche durante il giorno; il loro volo è rapido, in linea retta o attorno alla base delle piante dove, dopo l’accoppiamento, le femmine ovidepongono.
Entrambi i sessi sono attratti da alcune sostanze quale il fosfato biammonico. Durante la notte, sono attratti dalle luci (fototropismo positivo). Trappole chemio attrattive e luminose sono state utilizzate in passato per catturare il maggior numero possibile di esemplari di Sesiidi, ai fini della lotta.
È stato sintetizzato il feromone sessuale con il quale le femmine attirano i maschi che, seguendo le scie odorose, riescono a raggiungerle anche da notevoli distanze. Tale attrattivo, posto all’interno di apposite trappole, viene utilizzato per monitorare le popolazioni in un determinato territorio.
Le femmine fecondate, depongono fino a un migliaio di uova isolate che fissano nelle screpolature della corteccia o sulle parti esposte delle radici di grandi dimensioni. Appena sgusciate dall’uovo le larve, dotate di un robusto apparato boccale masticatore, iniziano a scavare gallerie sottocorticali e penetrano nella regione midollare dove svernano.
Nella primavera successiva riprendono la loro attività trofica e scavano tortuose gallerie nel legno dirette verso il basso fino a raggiungere le radici.
Nel corso dell’autunno diventano mature e costruiscono il bozzolo entro il quale trascorreranno il secondo inverno. In primavera riprendono l’attività e praticano un foro d’uscita nei cui pressi incrisalidano e a partire dal mese di maggio o giugno iniziano gli sfarfallamenti degli adulti.
Dai fori delle gallerie larvali fuoriesce abbondante rosume che, nelle piante giovani, insieme all’ingrossamento del tronco denunzia la presenza delle larve.
La crisalide può compiere piccoli spostamenti grazie ai quali raggiunge e sporge la parte anteriore del corpo al di fuori del foro della galleria larvale. Tale posizione favorisce lo sfarfallamento dell’adulto senza danni al corpo.
Lo sviluppo da uovo a adulto, di norma, si completa in due anni ma, se le condizioni ambientali sono avverse, può protrarsi anche più a lungo e in tal caso, il terzo periodo invernale viene superato dalla crisalide protetta dal bozzolo sericeo secreto dall’eopupa.
La vistosa livrea di avvertimento degli adulti è inefficace nei confronti di uccelli insettivori che si alimentano anche di api e vespe, quale il Gruccione (Merops apiaster).
Le larve dei Sesiidi vengono parassitizzate da Imenotteri, sia Icneumonidi (Amblyteles funereus, Cryptus pseudomymus e Menicus setosus) che Braconidi come Bracon mediator.
Sinonimi
Sfinge apiformis Clerck, 1759; Sfinge apiformis Linneo, 1761; Sfinge crabroniformis Denis & Schiffermüller, 1775; Sphinx sireciformis Esper, 1782; Sphinx tenebrioniformis Esper, 1782; Sfinge Vespa Retzius, 1783; Trochilum [sic] apiforme ab. brunnea Caflisch, 1890; Trochilium apiformis ab. Caflischii Standfuss, 1892; Trochilium apiformis ab. Brunneipes Turati, 1913; Aegeria apiformis ab. Rodani Mouterde, 1955.
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