Famiglia : Fabaceae
Testo © Pietro Puccio
Ampiamente coltivata ai tropici, l’esatto luogo di origine non è noto, si ipotizza l’Indonesia e la Malaysia.
Il nome del genere deriva dal nome arabo “saisabān” di una specie appartenente al genere (Sesbania sesban (L.) Merr., 1912); il nome specifico è la combinazione dell’aggettivo latino “grandis, e” = grande e del sostantivo “flos, -oris” = fiore, con ovvio riferimento.
Nomi comuni: agati sesbania, corkwood tree, hummingbird tree, scarlet wistaria-tree, vegetable-hummingbird, West Indian-pea (inglese); agati, bak (bengalese); da hua tian jing (cinese); colibri végétal, fagotier, fleur papillon, pois valier (francese); shiro gocho (giapponese); agasti, agasati, basna, hatiya (hindi); kembang turi, toroy, tuwi (indonesiano); agasti (nepalese); agasto, sesbania (portoghese); agasti, agati, varnari (sanscrito); báculo, cresta de gallo, gallito, pico de flamenco, sesbania agata (spagnolo); agathi, agatti (tamil); khae baan, khae daeng (thailandese); so đũa (vietnamita).
La Sesbania grandiflora (L.) Pers. (1807) è un piccolo albero sempreverde alto fino a 12 m con tronco cilindrico eretto, di 10-30 cm di diametro, dalla corteccia grigiastra, fessurata, dalle cui ferite essuda una resina rossiccia utilizzabile in sostituzione della gomma arabica; l’apparato radicale è capace di fissare l’azoto atmosferico arricchendone in maniera sensibile il suolo. Le foglie sono paripennate, alterne, lunghe 15-35 cm, con 10-30 coppie di foglioline opposte o subopposte oblunghe con apice ottuso, lunghe 1,8-4 cm e larghe 0,6-1,5 cm.
Infiorescenze racemose pendenti all’ascella delle foglie, lunghe 4-7 cm, portanti 2-4 fiori papilionacei su un pedicello pubescente lungo 1-2 cm. Calice campanulato di colore verde, lungo 1,8-2,5 cm, corolla di colore rosa, rosso o bianco con vessillo ovato-oblungo, di 5-10 cm di lunghezza e 3-6 cm di larghezza, ali falcate ovate, lunghe 5-10 cm e larghe 2-3 cm, carena lunga 5-8 cm e larga 3-4,5 cm, e 10 stami ricurvi, di cui 9 con i filamenti saldati tra loro ed uno libero (diadelfi), di circa 10 cm di lunghezza.
Il frutto è un legume deiscente lineare leggermente ricurvo, lungo 30-60 cm e largo 0,8 cm, contenente 20-40 semi ellittici, compressi, di circa 0,6 cm di lunghezza e 0,4 cm di larghezza, di colore bruno. Si riproduce facilmente per seme, che non necessita di particolari pretrattamenti, in terriccio drenante mantenuto umido alla temperatura di 24-26 °C, con tempi di germinazione di 10-20 giorni e prima fioritura entro un anno; si propaga anche per talea e margotta.
Specie di crescita particolarmente veloce, potendo raggiungere nel primo anno, con buona disponibilità di acqua, una altezza di 4-5 m, ma poco longeva, coltivabile esclusivamente nelle zone a clima tropicale e subtropicale umido, non sopportando abbassamenti di temperatura prossimi a 0 °C e lunghi periodi con valori intono a 10 °C. Richiede una esposizione in pieno sole, anche se sopporta una leggera ombreggiatura, e non è esigente riguardo al suolo, anche povero e leggermente salino, acido o alcalino. Tollera i ristagni idrici e le periodiche inondazioni, sviluppando in tal caso radici galleggianti avventizie e pneumatofore (radici che emergono dall’acqua o dal fango che consentono l’afflusso di ossigeno agli organi sommersi).
Per la sua versatilità si è diffusa in diversi paesi tropicali e subtropicali dove viene coltivata principalmente per le sue caratteristiche ornamentali, come esemplare isolato o nelle alberature stradali, e per le foglie, ricche di proteine, vitamine e minerali, utilizzate nella alimentazione umana, come foraggio per i ruminanti e nella concimazione verde, a tale scopo viene spesso piantata ai bordi delle risaie.
Viene anche impiegata per formare barriere frangivento nelle piantagioni di caffè, agrumi e banani, come supporto per le piante di Pepe (Piper nigrum L.) e Betel (Piper betle L.), e nella riforestazione; il legno, leggero, viene utilizzato nell’industria della carta e localmente come combustibile.
Oltre alle foglie giovani, cotte e aggiunte in varie pietanze caratteristiche della cucina del sudest asiatico, vengono consumati anche i fiori, preferibilmente quelli di colore bianco, privati degli stami dal sapore amaro, crudi o cotti al vapore e aggiunti a minestre e insalate. Tutte le parti della pianta sono utilizzate da tempi remoti nella medicina tradizionale per un ampio spettro di patologie.
Sinonimi: Robinia grandiflora L. (1753); Aeschynomene grandiflora (L.) L (1763); Dolichos arboreus Forssk. (1775); Aeschynomene coccinea L. f. (1781); Coronilla coccinea (L. f.) Willd. (1802); Coronilla grandiflora (L.) Willd. (1802); Sesban coccinea (L. f.) Poir. (1806); Sesban grandiflorus (L.) Poir. (1806); Sesbania coccinea (L. f.) Pers. (1807); Agati coccinea (L. f.) Desv. (1813); Agati grandiflora (L.) Desv. (1813); Dolichos arborescens G. Don (1832); Agati grandiflora var. coccinea (L. f.) Wight & Arn. (1834); Resupinaria grandiflora (L.) Raf. (1838); Emerus grandiflorus (L.) Kuntze (1891).
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