Rose note, ma coltivate in un modo nuovo, senza porta innesto. Vivono sui loro piedi. Non c’è più il problema dei “succhioni”, ed hanno un portamento migliore.
Testo © Giuseppe Mazza
La maggior parte delle rose reperibili nei garden sono “innestate” e a “radice nuda”. La NINO SANREMO fa esattamente il contrario.
Forte dell’esperienza accumulata con Meillandina e Multirose, ha isolato, in collaborazione con la Meilland, una vasta gamma di varietà disponibili tutto l’anno in vaso, che non hanno bisogno del porta innesto.
Si chiamano “Garden Rose”, e vantano ibridi di Tea famosi, come ‘Yves Piaget’, ‘Princesse de Monaco’, ‘Catherine Deneuve’, ‘Rendez-vous’, ‘Louis de Funes’, ‘Jardins de Bagatelle’, ‘Papa Meilland’, o ‘Baronne Edmond de Rotschild’; arbusti insoliti, tipo ‘Decor Arlequin’; e 12 forme sarmentose, fra cui ‘Pierre de Ronsard’, una “rosa antica moderna”, ricostruita a tavolino per unire la rifiorenza e la robustezza dei rosai attuali a un look antico, ‘Rimosa’, la rampicante gialla più fiorifera del mondo, ‘Fandango’, interminabile cascata di corolle rosa, ‘Iskra’, una classica floribunda fiammeggiante, ‘Clair Matin’, anche lei “a mazzi”, con petali cangianti rosa pastello, e ‘Cocktail’, con fiori semplici rosso geranio a cuore giallo, coltivabile anche a cespuglio.
Qual’è la filosofia del gruppo ?
La vivacità dei colori, la fragranza, la rifiorenza, la lunga vita come fiore reciso, ma soprattutto la “semplicità colturale”.
I rosai comuni, a radice nuda, si mettono infatti a dimora solo nel periodo di riposo, fra novembre e marzo, e vanno idratati e coccolati per settimane, perché si riprendano dal trauma della drastica potatura al fusto e alle radici; mentre questi, coltivati in vaso, si possono piantare tutto l’anno, con un immediato effetto decorativo ed una ripresa rapidissima, visto che le radici sono intatte nel loro pane di terra, piene di riserve, e con una gran voglia di crescere.
In più le “Garden Rose” non sono innestate, e la differenza è “radicale”.
Fino a poco tempo fa’ le stesse varietà erano reperibili solo su recalcitranti rosai “porta innesto”, dai fiori insignificanti, ma con buone radici, adatte, per la loro morfologia, a terreni specifici.
Oggi, raccogliendo da piante madri selezionate piccole talee apicali, con una gemma a 3-4 giorni di vita, la NINO SANREMO, ha ottenuto una “nuova versione” delle “regine della Meilland”, premiate in vari concorsi internazionali. I giovani tessuti, forzati a radicare con bagni d’ormoni e nebulizzazioni frequenti in serre computerizzate a “letto caldo”, oltre ad essere esenti da malattie, creano infatti un apparato radicale autonomo e vigoroso, in grado di adattarsi a vari suoli, con uno sviluppo “fittonante” nei terreni sabbiosi, per cercar l’acqua in profondità, ed una crescita “orizzontale” in quelli argillosi e poco arieggiati.
E ben alimentati, questi rosai sono ovviamente più robusti, più resistenti al freddo e alle malattie, più tolleranti dei suoli troppo acidi o alcalini, per non parlare del loro portamento tondeggiante, più armonioso e naturale.
Qui non serve far la “guerra ai succhioni”, gli insidiosi rami del porta innesto che sbucano improvvisamente dal nulla, e tolgono energie alla pianta trasformandola in un antiestetico miscuglio di foglie e fiori diversi; e se a causa di un incendio, di una gelata eccezionale, o di un incidente si salvano solo le radici, in primavera le “Garden Rose” rispuntano belle e rigogliose come niente fosse.
POTATURE
Le potature precoci, eseguite a ottobre-novembre, non sono convenienti perché stimolano l’emissione “contro natura” di nuove gemme, turbando il riposo della pianta.
Per le forme arbustive basta un sol taglio, a fine febbraio, senza esagerare con le forbici. Se c’è un buon impianto d’irrigazione, la “potatura verde”, estiva, è infatti sconsigliabile, perché fino all’autunno inoltrato, questi rosai sono quasi sempre in boccio; e al più, per motivi estetici, si possono recidere gli steli al termine della fioritura, lasciando almeno 3-5 foglie composte a ramo.
Il taglio delle varietà sarmentose è più complesso. Dato che fioriscono solo sui “rami vecchi”, con almeno un anno di vita, nei primi tempi non si toccano, ma a partire dal quarto anno conviene rimuovere le parti ormai stanche, privilegiando i nuovi getti.
Questi all’inizio sono fragili, e per una crescita vigorosa, senza rotture, conviene legarli in posizione verticale e curvarli solo a fine autunno, quando al massimo del loro sviluppo, hanno ormai una consistenza legnosa.
FIORI RECISI
Gli steli si recidono in genere a 1/4 dalla base; non conviene tagliar gambi troppo corti, perché specie quando sono sottili, i “moncherini” si piegheranno sotto il peso della rimonta.
Per una buona durata dei fiori recisi, i fusti devono pescare per almeno un terzo nell’acqua; e non conviene rimuovere le foglie sommerse, che aiutano il gambo pompando acqua con gli stomi. Si potrà così compensare al meglio l’intensa traspirazione del fiore e delle parti emerse, accentuata in genere dall’alta temperatura e dalla bassa umidità relativa degli ambienti domestici.
GARDENIA – 1996
→ Storia della Rosa : dalle Rose Botaniche verso una rosa perfetta.