Famiglia : Dryophthoridae
Testo © Prof. Giancarlo Castello
L’ormai tristemente noto Punteruolo rosso delle palme (Rhynchophorus ferrugineus) Olivier (1790) è un insetto appartenente all’ordine Coleoptera, alla superfamiglia Curculionoidea ed alla famiglia Dryophthoridae, Carl Johann Schönherr (1772-1848), che comprende cinque sottofamiglie.
Il nome del genere Rhynchophorus deriva dal greco “rynchos” becco e “fòros” portare, mentre quello della specie ferrugineus significa in latino color ruggine.
Zoogeografia
La prima volta che il Punteruolo rosso delle palme seppe attirare l’attenzione di qualcuno, fu per motivi puramente scientifici. In seguito, nei primi mesi del 1891, fu pubblicata una relazione a cura di Indian Museum Notes.
L’interesse crebbe a causa degli ingenti danni nei confronti della palma da cocco (Cocos nucifera) e nel 1906 il Lefroy approfondì la questione, tanto da definirlo parassita mortale di tutte le palme da cocco dell’India.
La sua inarrestabile espansione ebbe presumibilmente origine in quelle calde regioni della Terra, vale a dire l’India sud orientale e la Melanesia.
I mutamenti climatici, ma anche la poca accortezza umana, sono spesso origine più o meno durevole di molti squilibri naturali.
Certi discorsi riguardo il comportamento del Punteruolo rosso non dovrebbero riferirsi soltanto a un dato territorio, bensì alle abitudini reali del parassita, evidenziate in molteplici occasioni.
Mentre in India il danno fu subìto quasi esclusivamente dalla palma da cocco, in Europa l’insetto ha trovato ben altre fonti di cibo, molto più vulnerabili e appetibili.
Ed è così che la Palma delle Canarie (Phoenix canariensis), specie prediletta del nostro paesaggio, ma anche del Punteruolo rosso, ha cominciato la sua triste parabola finale.
Sarebbe un fatale errore limitarsi a combattere il fenomeno localmente, fingendo di ignorare che la definizione precisa dell’insetto sia: Punteruolo rosso delle palme, non di una certa palma. La sequenza distruttiva che seguì lo dimostra. Nel 1920, in Iraq, a essere annientata fu la Palma da dattero (Phoenix dactylifera), così nel 1985, negli Emirati Arabi, dove furono compromesse tutte le coltivazioni.
Dal 1992 in poi ha invaso al completo i territori, a partire dal Marocco, quindi l’Algeria, la Libia, poi Israele, la Giordania, fino alla Siria. In queste zone ha cominciato a espandere i suoi gusti verso diverse entità ornamentali.
Subito dopo ha raggiunto l’Europa, inizialmente nelle Canarie (1993), dove ha incontrato una specie più debole, nonché gradita, cioè, appunto, la Palma delle Canarie (Phoenix canariensis). Lo dimostra, forse, l’insolito arresto di alcuni anni dopo la sua comparsa in Spagna (1994).
L’invasione finale dei territori dell’area mediterranea ha avuto luogo a partire dal 2004 con una presenza rivelatasi subdola e disastrosa, quasi nello stesso momento in Portogallo, in Francia (compresa la Corsica) e in Italia, dove dal 2005 al 2012, l’invasione è riuscita ad attraversare tutta la penisola, a partire dalla Sicilia, risalendo poi dalla Campania fino alla Liguria, e un po’ a macchia di leopardo in Puglia, Calabria e Sardegna, poi Basilicata, Veneto e Toscana, con più di un migliaio di Comuni coinvolti.
Ma non solo. Il parassita si è spinto anche più lontano, fino in Grecia e in Turchia, perfino Malta e Cipro. Si può ormai affermare che tutte le zone del mondo, dove i vari tipi di palma si sono diffusi, siano state definitivamente raggiunte.
Ecologia-Habitat
Vive a spese delle palme. In pratica sono state attaccate tutte le specie alimentari e ornamentali delle Arecaceae più conosciute, tra le quali: Areca catechu L. – Arenga pinnata (Wurmb.) Merrill – Bismarckia nobilis Hildebr. & H.Wendl. – Brahea armata S.Watson – Brahea edulis H.Wendl. ex S.Watson – Borassus flabellifer L. – Caryota cumingii Lodd. ex Mart. – Caryota maxima Blume – Caryota urens L. – Chamaerops humilis L. – Cocos nucifera L. – Corypha utan Lam. – Elaeis guineensis Jacq. – Jubaea chilensis (Molina) Baill. – Livistona decora (W.Bull) Dowe – Metroxylon sagu Rottb. – Phoenix canariensis H.Wildpret – Phoenix dactylifera L. – Phoenix roebelenii O’Brien – Phoenix sylvestris (L.) Roxb. – Ravenea rivularis Jum. & H.Perrier – Roystonea regia (Kunth) O.F.Cook – Sabal palmetto (Walter) Lodd. ex Schult. & Schult.f. – Trachycarpus fortunei (Hook.) H.Wendl. – Washingtonia filifera (Rafarin) H.Wendl. ex de Bary e Washingtonia robusta H.Wendl..
L’apparente stato di benessere di esemplari, in realtà aggrediti da tempo, ha sempre tratto in inganno importatori poco accorti, provocando spostamenti verso nuovi territori.
Riconoscere una palma infestata risulta infatti difficilissimo, prima che si manifestino alcuni sintomi importanti ci vogliono alcuni mesi. Dapprima l’ingiallimento delle foglie soprattutto apicali a cui segue la loro perdita di assetto, finché, prima del disseccamento finale, che conferisce loro un aspetto collassato, simile a un parrucchino, i rami più bassi iniziano a inclinarsi verso il tronco. La fase terminale è tristemente visibile, quando la sommità, praticamente capitozzata, presenta una corona secca di rami in fase di distacco.
Da quel momento la palma diventa una sorta di vivaio, da cui partiranno, nottetempo, centinaia d’insetti alla ricerca di esemplari più deboli ove riprodursi, ma non disdegnando quelli più tenaci.
La vita di un insetto adulto, in media di sei mesi, non può considerarsi breve. E non è affatto da sottovalutare la sua potenza e la resistenza di volo, in grado di coprire alcuni chilometri di distanza senza posarsi.
Dopo che il parassita si è insediato stabilmente nella pianta, non esistono cure veramente efficaci, e quando si parla di usare tecniche promettenti si ragiona solo per disperazione. L’uso recente del fungo endofita Beauveria bassiana (Bals. Criv.) Vuill, o similari, e di trappole ai feromoni ha dato risultati non del tutto soddisfacenti, più costosi che utili.
Morfofisiologia
Nelle nostre latitudini le dimensioni degli adulti vanno nel maschio da 3 cm di lunghezza per uno di larghezza; un po’ di più nella femmina: circa 3,4 cm per 1,3.
Generalmente il colore di base è rosso ruggine o marrone rossiccio con macchioline nere sul pronoto, stesso colore delle zampe. Caratteristica della famiglia è la presenza del “curculio”, organo che prolunga il capo a formare una sorta di becco appuntito, su cui si trovano anche le antenne. Tale rostro ha la funzione di penetrare nelle sostanze legnose e il suo apice costituisce l’apparato masticatore.
Sul rostro del maschio si nota la presenza di una fitta serie di setole, tale da apparire più scuro sulla punta, peluria osservabile anche sulle tibie anteriori, particolarità mancanti nella femmina.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Premesso che il Punteruolo rosso non segue un preciso ritmo stagionale, ma si riproduce a ciclo continuo, compatibilmente con una temperatura accettabile, completa il suo sviluppo dallo stato di uovo a quello di adulto in tre o quattro mesi.
Il fatto che le femmine siano poligame non fa che aumentarne la prolificità. Esse depongono mediamente 300 uova, inserendole negli interstizi del tronco o nelle parti cedevoli, relative al taglio delle foglie.
In soli 4-5 giorni le piccole larve sono già al mondo, per diventare dei perfetti minatori affamati. Gallerie e ampi spazi si intersecano profondamente nel tronco, intrecciando percorsi di moltissime larve, fino a raggiungere il colletto della palma.
Dopo tre mesi al massimo le larve si rivestono di una camera pupale resistente, fatta di fibre. La lunghezza di questi oggetti può raggiungere i 6 cm, per 2,5 di larghezza. La pupa all’interno, abbozzo dell’insetto finale, è di colore marroncino giallognolo. Per diventare adulto dovranno trascorrere all’incirca trenta giorni.
Per sfruttare fino in fondo il banchetto fa la sua comparsa una sostanza aggregante prodotta dal maschio, il “ferrugineolo”, che induce gli individui ancora isolati a raggiungere la nuova colonia. Molti individui dei due sessi, raggruppandosi, migliorano le prestazioni e perfino la durata della vita.
Le specie di Washingtonia, per un po’ di tempo considerate immuni, si sono rivelate a loro volta vulnerabili. L’apparente difficoltà di aggressione non dipende, come si era ipotizzato, da speciali sostanze difensive, ma più probabilmente dal rivestimento fogliare, che non favorisce l’accesso dell’insetto.
Altre preferenze particolari riguardano la Phoenix canariensis, il cui maschio viene aggredito almeno un anno prima della femmina e in genere gli esemplari invasi dal punteruolo rosso devono essere alti almeno sette metri.
La pulitura e i tagli periodici della Phoenix canariensis producono emissione di sostanze attrattive che hanno reso maggiormente appetibile la specie. Si può aggiungere che la presenza del ratto nero (Rattus rattus), con erosioni alle fronde dove nidifica, può favorire sensibilmente l’infestazione.
È utile ricordare che esistono anche altre specie, parenti del Rhynchophorus ferrugineus, che potrebbero espandersi allo stesso modo, con altre modalità nefaste.
Ad esempio l’insetto americano Rhynchophorus palmarum, anche vettore di nematodi molto dannosi. Ciò dovrebbe suscitare maggior interesse verso la prevenzione. Al di là di alcune speculazioni ancora in atto, sarebbe stato determinante un preciso piano preventivo, almeno un anno prima dell’arrivo del nostro predatore di palme. Preparando le piante con adeguate sostanze a lungo rilascio iniettate nel tronco, molte palme sarebbero ora ancora in vita.
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