Famiglia : Balistidae
Testo © Giuseppe Mazza
Il Rhinecanthus assasi (Forsskål, 1775), noto come Pesce balestra Picasso arabico, per distinguerlo dall’analogo Rhinecanthus aculeatus detto Pesce balestra Picasso, appartiene alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, ed alla famiglia dei Balistidae, i così detti pesci balestra o pesci grilletto, inserita nel multiforme ordine dei Tetraodontiformes, lo stesso dei pesci palla e dei Pesci scatola, specie con squame spesso trasformate in corazze irte di spine e con 4 caratteristiche placche dentarie che formano una sorta di becco per spezzare carapaci e conchiglie o sbriciolare madrepore. Specie di piccole dimensioni come il Canthigaster jactator che non supera i 9 cm o gigantesche, come il Pesce luna (Mola mola) che con oltre 3 m di lunghezza è il più grande pesce osseo esistente.
Il nome del genere Rhinecanthus viene dal greco “ῥιvός” (rhinos) = naso, e da “ἄκανθα” (akantha) = spina, con riferimento al muso, decisamente allungato per un pesce balestra, ed alla caratteristica spina dorsale dei pesci grilletto. Il nome specifico assasi deriva, latinizzato, dal nome arabo “Azzazi”, localmente dato alla specie.
Zoogeografia
Il Pesce balestra Picasso arabico, strettamente localizzato nell’Oceano Indiano occidentale, è presente solo nel Mar Rosso, il Golfo di Aden, con tutta la costa somala e l’isola di Socotra, il Golfo Persico e il Golfo di Oman.
Ecologia-Habitat
Nuota generalmente in acque basse, di rado sotto i 10 m di profondità, fra formazioni madreporiche o su fondali sabbiosi fra le macerie di reef. Luoghi con tane sicure per passare la notte e rifugiarsi in caso di pericolo.
I giovani, che vivono inizialmente in branchi lungo le spiagge, crescono poi spesso al riparo di madrepore appartenenti ai generi Acropora, Pocillopora o Stylophora e non è raro trovarli nascosti nelle grandi conchiglie vuote che giacciono sul fondo.
Morfofisiologia
Il Rhinecanthus assasi può raggiungere i 30 cm. Il corpo è piatto e il capo, massiccio, occupa quasi un terzo della lunghezza, con gli occhi posti in alto, lontani dalle spine dei ricci di mare di cui vanno ghiotti. Si muovono indipendenti, come quelli dei camaleonti, per una visione ampia e perfetta dell’ambiente circostante. Le labbra sono carnose con 2 solidi denti per mascella, come tipico dei Tetraodontiformes, cui si aggiungono, sulla superiore, 6 denti faringei piatti con funzione triturante.
Il dorso reca il caratteristico grilletto erettile, formato da tre spine che il pesce può bloccare verticalmente per difesa. La prima, solida e affilata come uno stiletto, è chiara, enfatizzata dal nero della pinna, e resta in posizione anche quando l’animale è morto. Serve a scoraggiare gli aggressori che associano la caratteristica sgargiante livrea e la spina a dolorose ulcere allo stomaco.
Le labbra sono gialle ed il tratto nero da Picasso, a “V”, che parte dalla base delle pinne pettorali verso il muso e gli occhi, come in Rhinecanthus aculeatus e Rhinecanthus verrucosus, è qui decisamente più marcato. Un elegante colpo di pennello nero che, scavalcando il capo, si divide in 3 fasce accentuate, come un logo, dal bordo blu e dagli occhi rosso-arancio.
Come nel Rhinecanthus verrucosus, immediatamente distinguibile per la grande macchia scura che interessa la parte inferiore del corpo dall’inizio della pinna caudale, la parte finale del corpo e il peduncolo caudale recano 3 linee spinose carenate: un altro ammonimento per gli importuni, facile da memorizzare per i tratti neri affiancati da luminosi tratti bianchi. Da notare infine una zona arancio alla base della prima pinna dorsale ed un’altra analoga, con macchia nera al centro, nella zona anale.
Le pinne ventrali sono ridotte ad uno spuntone spinoso, apice inferiore del trapezio che aumenta le dimensioni del corpo quando il pesce distende minaccioso, col grilletto, anche la zona ventrale per sembrare più grande. La seconda pinna dorsale conta 22-25 raggi inermi, come la simmetrica anale con 20-22 raggi molli. La pinna caudale è arrotondata nei giovani e quasi troncata negli adulti. Il corpo è protetto, come tutti i pesci balestra, da una solida armatura a maglia di squame ossee.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Il Rhinecanthus assasi si nutre in pratica di tutto quello che trova sui fondali: echinodermi, granchi, gamberetti, ascidie, anellidi e uova d’altri pesci. Perfora senza difficoltà i gusci dei bivalvi e dei gasteropodi sbriciolando come niente i rami delle madrepore alla ricerca di polipi gustosi. Attacca i pesciolini e non disdegna pesci moribondi, cadaveri, alghe, foraminiferi e detriti.
Per scovare i vermetti rimuove la sabbia con getti d’acqua e per rendere inoffensivi i ricci di mare li afferra e li getta a più riprese sulle rocce.
Con una tale dieta è evidente che ha tutte le carte in regola per la vita d’acquario, anche se, date le dimensioni, è idoneo solo alle grandi vasche degli acquari pubblici, tanto più che è territoriale e oltre a problemi d’incompatibilità coi consimili, divorerà crostacei, coralli e pesci di piccola taglia.
Di notte, in natura, sceglie tane dalla porta stretta, dove si entra solo col grilletto abbassato, per poi armarlo e dormire sonni tranquilli, sicuro di non essere trascinato fuori dalle correnti. Quando si sente in pericolo può emettere suoni: grugniti e schiocchi, ottenuti digrignando e battendo i denti, o con vibrazioni della vescica natatoria. Serve per sorprendere l’importuno e a trovare il tempo per la fuga.
Vive generalmente solo e non si hanno dati precisi sulla riproduzione, ma pare che le uova vengano deposte, come in specie analoghe, in un nido scavato nella sabbia e sorvegliate fino alla schiusa.
Le popolazioni possono raddoppiare in 1,4-4,4 anni e l’indice di vulnerabilità è attualmente (2020) modesto, segnando 30 su una scala di 100.
Sinonimi
Balistes assasi Forsskål, 1775.