Famiglia : Phidoloporidae
Testo © Prof. Angelo Messina
Reteporella grimaldii (Jullien, 1903) è un genere di piccoli invertebrati acquatici del phylum dei Briozoi (Bryozoa) dell’ordine dei Cheilostomatidi, diffuso con circa 150 specie praticamente in tutti i mari del Pianeta, compresi quelli polari. Nelle acque del Mediterraneo e dell’Atlantico orientale Reteporella è presente con diverse specie, tra cui Reteporella grimaldii, ritenuto il briozoo più bello ma anche il più fragile del Mediterraneo.
A questo proposito, va subito precisato che la storia tassonomica di questa specie, come quella del genere di appartenenza, si presenta alquanto travagliata in considerazione del fatto che, a causa di evidenti incertezze di carattere diagnostico, in passato sono state descritte come specie distinte diverse forme, quali Reteporella septentrionalis, Retepora cellulosa, Sertella beaniana e Sertella septentrionalis, in seguito rivelatesi prive di validità specifica e attualmente considerate sinonimi di Reteporella grimaldii.
Forma sciafila ed esclusivamente coloniale come altre specie congeneri, Reteporella grimaldii vive tra i 15 ed i 60 m di profondità fissata su fondali duri, frequentemente su coralligeno. Predilige gli ambienti con poca luce e al riparo dalle correnti, quali anfratti o zone in ombra di grandi rocce sommerse o all’interno di grotte. Costituisce fragili colonie a “merletto”, solitamente alte 10-20 cm, di colore variabile dal salmone al rosato e che assumono l’aspetto di una sorta di rosa composta da fini lamelle ondulate e reticolate che richiamano un vero e proprio delicato merletto ricamato dalla trama finissima. Per tale motivo la specie, molto nota ai subacquei che vengono attratti dalla sua bellezza, viene comunemente indicata con vari nomi, tra cui Trina di mare, Merletto o Rosa di Nettuno.
La fragilità della colonia di Reteporella grimaldii ne sconsiglia la sua raccolta poiché all’aria rapidamente scolora, e solo maneggiandola con estrema attenzione si può evitare di danneggiarla, preservandone l’eccezionale bellezza. Influenze sfavorevoli, quali variazioni della disponibilità di cibo, del contenuto salino dell’acqua e della temperatura possono alterare la forma della colonia.
I singoli individui della colonia, detti zoidi, misurano appena mezzo millimetro e sono tutti originati per riproduzione asessuale a partire da una larva fondatrice della colonia stessa. Gli zoidi vivono fissati attraverso la loro parte basale (cistide) ad una teca calcarea di forma allungata, chiamata zooecio, che svolge funzione protettiva. Il cistide rappresenta la parte fondamentale dell’animale in quanto, oltre a secernere lo zooecio, ha la funzione di rigenerare l’intero animale se necessario. Oltre al cistide, che rimane permanentemente all’interno la teca, lo zoide è formato anche da una porzione anteriore che ne fuoriesce, il polipide; questo costituisce la parte mobile dell’animale in quanto, se disturbato può essere velocemente retratto all’interno dello zooecio grazie ad un muscolo retrattore e può essere successivamente estroflesso a seguito dell’azione di muscoli parietali. Ciascun polipide contiene i visceri ed è dotato di una tipica struttura, il lofoforo, che tutti i Briozoi condividono con altri phyla di invertebrati (Foronidei e Brachiopodi) che per questo motivo vengono riuniti nel gruppo detto dei Lofoforati o Tentacolati.
In Reteporella ed in altri Briozoi marini, il lofoforo è una cresta rilevata di forma anulare che circonda l’apertura buccale del polipide sulla quale si impianta una corona di piccoli tentacoli, muniti di ciglia sulle loro superfici laterali.
I tentacoli svolgono diverse funzioni, da quello dell’alimentazione a quello della respirazione, a quello sensoriale di percezione degli stimoli esterni. Le colonie di Reteporella sono polimorfe con zoidi variamente modificati, tra i quali sono da ricordare le avicularie, dalla caratteristica forma a becco di uccello, e le vibracularie, con l’opercolo allungato in una sorta di frusta.
Entrambi questi tipi di zoidi, che hanno perso il polipide e modificato l’opercolo, svolgono la funzione di mantenere pulita la superficie della colonia ed impedire che altri organismi vi si impiantino sopra.
Animali detritivori e microfagi al pari degli altri rappresentanti del phylum, le Reteporella si nutrono di particelle organiche in sospensione e di plancton, in particolare batteri, alghe unicellulari (Diatomee), ed anche di microscopici animali, quali Rotiferi e larve di crostacei.
Grazie alle ciglia dei tentacoli del lofoforo, gli zoidi filtrano l’acqua trasportata dalla corrente e catturano le particelle organiche e I microrganismi predati agglutinandoli in un lungo cordone di muco che viene indirizzato verso la bocca; da questa, il cordone con le microscopiche prede catturate passa in una corta faringe, quindi nell’esofago per arrivare attraverso una valvola nello stomaco ripiegato ad U; dallo stomaco il cibo perviene nell’intestino che risale verso l’alto per aprirsi superiormente con l’ano, posto in prossimità della bocca stessa, fuori della corona dei tentacoli.
Per questa caratteristica gli autori anglosassoni preferiscono indicare i Briozoi con il nome di Ectoprocti. La digestione è in parte intracellulare e avviene all’interno di vacuoli alimentari delle cellule del tubo digerente.
A seguito delle loro microscopiche dimensioni, la respirazione di questi minuscoli animali avviene attraverso la superficie del corpo, in special modo quella del lofoforo.
Al pari degli altri Briozoi, i rappresentanti di Reteporella sono privi anche di apparato circolatorio ma sono provvisti di un semplice sistema nervoso; questo è rappresentato da un cingolo nervoso periesofageo situato sotto il lofoforo, tra bocca ed ano; sul cingolo è inserito un ganglio cerebroide dal quale si dipartono le innervazioni che raggiungono i tentacoli e le altre parti del corpo.
In relazione alle loro piccole dimensioni, questi animali mancano anche di nefridi e la funzione di escrezione si attua mediante l’accumulo di granuli di cataboliti di colore scuro sulla parete dello stomaco a cui segue la periodica degenerazione del polipide e la formazione di un piccolo e caratteristico ammasso irregolare di colore scuro detto “corpo bruno”. Il processo, che va inteso come una risposta fisiologica dell’animale all’accumulo di sostanze di rifiuto, si completa con la rigenerazione da parte del cistide di un nuovo polipide; a sua volta questo espelle il corpo bruno eliminando così i cataboliti in precedenza accumulati.
La colonia (zoario) delle Reteporella è ermafrodita con individui di sesso maschile o femminile che mancano delle vie genitali. Dalla fecondazione, che avviene all’interno della cavità del corpo, si sviluppa una larva natante (cifonauta), di forma conica e protetta da una specie di sottile rivestimento o conchiglia.
Dopo aver condotto vita libera, il cifonauta si fissa su un substrato e, attraverso una complessa metamorfosi, si trasforma nel primo individuo della colonia, ancestrula, da cui, a seguito di ripetute riproduzioni asessuali per gemmazione, si formerà una nuova colonia.