Famiglia : Brassicaceae
Testo © Prof. Pietro Pavone
Raphanus sativus L., comunemente chiamato ravanello comune, ravanello, rafano, ramolaccio, è un’importante specie coltivata nella maggior parte delle regioni temperate del mondo.
Secondo la classificazione APG appartiene all’ordine Brassicales, famiglia Brassicaceae, tribù Brassiceae.
Tuttavia il suo corretto inquadramento sistematico è controverso. Secondo alcuni autori è da ritenesi una sottospecie di Raphanus raphanistrum L. e quindi la sua nomenclatura sarebbe Raphanus raphanistrum subsp. sativus (L.) Schmalh.
Secondo altri autori Raphanus sativus L., nominata da Linneo in Species Plantarum (1753), è una specie valida e accettata.
Lo conferma lo studio finanziato dalla fondazione tedesca DFG (German Research Foundation), a seguito del programma prioritario SPP 1529 “Adaptomics − Evolutionary plant solutions to ecological challenges / Molecular mechanisms underlying adaptive traits in the Brassicaceae s.l. (2011-2018)” che ha prodotto il database online BrassiBase al quale ci siamo attenuti.
Raphanus deriva dal greco “ῥάφᾰνος” (ráphanos) rafano, ravanello, da “ῥα” (rha), contrazione di “ῥίζα” (rhiza), radice, e dal verbo “φαίνω” (phaíno) apparire, cioè avente radice ben visibile.
Secondo un’altra interpretazione “phaíno” potrebbe alludere alla crescita veloce della pianta.
L’epiteto specifico sativus deriva dal latino “satum”, participio passato di “sero”, seminare, quindi seminato, piantato cioè una pianta destinata alla coltivazione.
L’origine di Raphanus sativus non è certa.
Si suppone che questa specie possa essersi originata in Europa e Asia e, forse, anche nell’area mediterranea.
È plausibile che essa si sia formata per domesticazione di specie selvatiche a essa strettamente affini come Raphanus raphanistrum L. presente nel Mediterraneo, nell’Asia occidentale e in Europa; Raphanus raphanistrum subsp. landra (Moretti ex DC.) Bonnier & Layens diffuso lungo le coste europee dell’Oceano Atlantico, nel Mar Mediterraneo e nel Mar Nero oppure Raphanus raphanistrum subsp. rostratus (DC.) Thell., distribuito dalla Grecia verso est fino al Mar Caspio.
Alcuni dati molecolari indicano che l’origine evolutiva di Raphanus sativus possa derivare dalla divergenza simultanea del genere Raphanus e Brassica nigra da un antenato comune esaploide e la divergenza sia stata causata da un evento di triplicazione dell’intero genoma.
Inoltre, altri studi molecolari indicano l’Europa come centro di origine di domesticazione e l’Asia meridionale e l’Asia orientale, ove sono presenti molte altre forme, come altri centri indipendenti.
Questa ipotesi è anche avvalorata dalla presenza in Asia di popolazioni selvatiche di ravanelli. Inoltre, con l’aumentare dei campioni sequenziati delle diverse cultivar di Raphanus sativus è possibile ricostruire meglio la sua origine e le sue migrazioni.
Infatti, un recente studio molecolare (2020) su 510 cultivar di Raphanus sativus ha evidenziato ben 4 gruppi di ravanelli geneticamente omogenei. Si suppone che il gruppo originario dell’Eurasia occidentale (Mediterraneo – Mar Nero) sarebbe migrato verso il sud-est asiatico e, in seguito, spostatosi più a est, avrebbe dato origine a un altro gruppo che a sua volta avrebbe generato altri due gruppi, uno in Cina e Corea e l’altro in Giappone. Ciò porta a dedurre che le forme attuali di ravanelli coltivati si sono formate indipendentemente in ciascuna di queste quattro aree con poche introgressioni.
L’origine della sua domesticazione si ritiene possa risalire a più di 5.000 anni fa. Secondo Erodoto (484 a.C.- circa 425 a.C.) agli operai che costruivano la piramide di Cheope, faraone egiziano della IV dinastia (2589-2566 a.C. circa), era data una razione giornaliera di ravanelli perché ritenuti avere un’elevata energia per il loro sapore speziato e caldo. Generalmente i ravanelli erano consumati la sera, assieme ad altre verdure, con carne e frutta.
Questa è la dimostrazione che già a quell’epoca, nell’antico Egitto, si conoscevano queste piante.
Tuttavia, probabilmente, venivano consumate solo le foglie mentre le radici erano utilizzate principalmente in medicina per trattare problemi respiratori e per curare localmente le punture d’insetti.
I greci ne parlano nei loro testi del III secolo a.C. mentre gli scrittori romani (100 d.C.) ne hanno descritte diverse varietà: rotonde, lunghe, dolci, pungenti, ecc.
In Inghilterra i ravanelli erano comuni già nel 1586. In America, dopo l’arrivo di Colombo, le prime colture introdotte furono proprio i ravanelli tanto che dopo pochi anni l’arrivo degli europei erano già presenti in Messico, nel 1500 circa, e a Haiti nel 1565.
In Europa, nel Medioevo, si consumava una varietà di ravanelli detti ravanelli neri (Raphanus sativus L. var. niger J. Kern), oggi ritenuta una cultivar (‘Black Spanish’) di Raphanus sativus var. sativus. Il ravanello nero era molto utilizzato per la sua tolleranza al freddo e per le sue capacità di essere una fonte di cibo nel periodo invernale. Nei secoli XIX e XX, con l’introduzione di nuove cultivar, questa varietà fibrosa, a crescita lenta, è stata sostituita con ravanelli più lisci, colorati e facili da commercializzare.
Raphanus sativus è una pianta annuale o biennale con l’asse ipocotile di norma ingrossato che si continua anche nella radice, che appare tuberizzata (napiforme), cioè molto ispessita nella quale si accumulano sostanze di riserva. Da essa si formano le radici secondarie con molti peli assorbenti. La radice è, quindi, fittonante e il suo ingrossamento inizia nell’asse ipocotile. Si hanno radici lunghe, semi-lunghe, globoso-allungate, rotonde, ecc. Il colore interno può essere bianco, rosa, rosso, mentre l’esterno è bianco, giallo, rosa, rosso, violetto, nero e talora bicolore.
Il fusto è alto 20-100 cm, poco ramificato, glabro o ispido alla base. Le foglie basali sono lunghe fino a 30 cm, picciolate, lirato-pennatosette, con 2-3 paia di segmenti laterali e uno terminale più grande. Le foglie superiori sono ovali, oblungo-lanceolate.
I fiori sono riuniti in infiorescenze racemose terminali, erette, lunghe, con 10-50 fiori con diametro di 1,5 cm, profumati, da bianchi a lilla, sorretti da un peduncolo lungo fino a 2,5 cm. I sepali sono 4, oblungo-lineari, lunghi 6-10 mm; i petali anch’essi in numero di 4, sono spatolati, artigliati, lunghi 15-20 mm. Gli stami sono 6, tetradinami e l’ovario è supero con lo stilo lungo 3-4 mm.
Il frutto è una siliqua cilindrica, 30-50 (60) × 8-12 mm, costituita generalmente da due valve sovrapposte, quella inferiore rudimentale, generalmente priva di semi e la superiore ± cilindrica, indeiscente, allungata, torulosa o moniliforme, spugnosa e divisa in 2-12 compartimenti monospermi, con un lungo becco conico di 10-15 mm privo di semi. I semi, di colore bruno giallastro, sono in numero di 2-10, lunghi 3-4 mm, di forma ovoidale o subsferica, con cotiledoni conduplicati.
Il numero cromosomico somatico è 2n = 18. Grazie agli studi delle sequenze del DNA mitocondriale e del DNA dei cloroplasti il genoma di Raphanus sativus è noto al 76% con circa 61.500 geni, numero sufficiente per l’inizio della costruzione della mappa genetica di riferimento.
Raphanus sativus cresce ad altitudini comprese tra 200 e 1200 m. Talora, sfugge alla coltivazione e si può trovare lungo gli argini di corsi d’acqua, nei bordi stradali, nei fossati, nelle terre abbandonate.
Nelle medicine tradizionali europee e asiatiche i ravanelli da molto tempo sono utilizzati per curare malattie del fegato, delle vie respiratorie e come rimedio naturale per la febbre.
Ippocrate (460 a.C. circa – 377 a.C.) ne consigliava l’uso contro gli edemi. Plinio il Vecchio (23 –79) riferisce che il medico greco Androcide (IV secolo a.C. – III secolo a.C.) ordinava ai suoi pazienti di mangiare ravanelli per prevenire le intossicazioni causate dall’uso eccessivo del vino. Lo consigliava anche al re di Macedonia, Alessandro Magno (356 – 323 a.C.), anche lui un grande bevitore.
Dioscoride Pedanio (40 circa – 90 circa) in “De materia medica” consigliava il ravanello perché calorico, buono da mangiare, diuretico con il vino, capace di favorire la peristalsi dell’intestino e provocare le mestruazioni.
Anche la scuola Salernitana riteneva il ravanello ottimo diuretico.
Nell’antichità era usato, anche, come rimedio naturale per la febbre. Infatti, è stato dimostrato che le foglie triturate in acqua hanno un’azione contro il virus dell’influenza.
Inoltre è stato provato che Raphanus sativus ha proprietà diuretiche e depurative. Ha la capacità di potenziare il meccanismo antiossidante e ridurre lo stress ossidativo. È anche utile ai diabetici per il basso indice glicemico.
Le analisi di laboratorio dell’intera pianta hanno rilevato diverse sostanze come: alcaloidi, cumarine, enzimi, gibberelline, glucosinolati.
Il ravanello può essere raccomandato per il trattamento e la prevenzione di malattie come quelle cardiovascolari e il cancro e per ritardare l’invecchiamento.
Il ravanello fresco stimola la secrezione di succhi gastrici e biliari e ha proprietà antiscorbutiche.
Per la presenza di vitamine e sostanze antielmintiche è in grado di eliminare diversi tipi di vermi.
I semi del ravanello contengono un’alta percentuale di olio e si comportano da leggero lassativo. L’analisi cromatografica di questi oli ha mostrato la loro completa somiglianza con l’olio di semi di cotone.
I ravanelli contribuiscono a rilassare il sistema nervoso e muscolare favorendo il sonno. Inoltre, se sorseggiati in decotti, attenuano le difficoltà respiratorie e la tosse.
L’estratto della radice ha attività antimicrobica contro Bacillus subtilis, Pseudomonas aeruginosa, Micrococcus luteus, Staphylococcus epidermidis e Salmonella enterica, quest’ultima responsabile della febbre tifoide. Si è visto, anche, che l’estratto acquoso della radice ha attività contro lo Streptococcus mutans, uno dei responsabili della carie dentaria, e contro Candida albicans, fungo saprofita, che, in particolari condizioni, può comportarsi da patogeno.
Nelle radici tuberiformi del ravanello sono presenti quattro principali acidi organici: ossalico, malico, malonico ed eritorbico. Contiene anche rafanolo e glucobrassicina che forniscono un’azione medicamentosa, come dimostrato da alcuni studi che hanno rilevato le loro proprietà colecistocinetiche e antilitiàsiche, utili nel trattamento dei disturbi biliari.
Nei semi è presente la rafanina, un composto solforato dotato di proprietà antibatteriche, e il β-sitosterolo che si ritiene abbia effetti antidiabetici, ipolipemizzanti, neuroprotettivi e antitumorali.
La parte esterna (buccia) della radice di ravanello nero, di norma scartata e non consumata, in base ad un recente studio, presenta fitocomposti medicinali come tannini, saponine, flavonoidi, antrachinoni, carboidrati, zuccheri, steroidi, fitosterolo, alcaloidi, aminoacidi, terpenoidi, glicosidi e calconi. È evidente, quindi, che anche la buccia del ravanello nero ha un elevato potenziale curativo.
Raphanus sativus si coltiva principalmente per le sue radici carnose che si consumano crudi o cotti e generalmente accompagnano i piatti a base di carne perché ne facilitano la digestione. Freschi si possono mescolare con altre verdure e anche con i pomodori ma non sono consigliabili per soggetti che soffrono di gastrite, reflusso gastroesofageo e colon irritabile perché possono causare diarrea. Anche le giovani foglie sono commestibili e si cucinano allo stesso modo degli spinaci. Si consumano anche piantine intere appena germogliate.
Raphanus sativus cresce meglio in pieno sole, in terreno sabbioso con un pH tra 6.5 e 7. È anche una pianta molto importante nell’industria delle sementi in tutto il mondo, soprattutto in Asia.
Esistono solo due varietà di Raphanus sativus oggi ritenute valide dalla sistematica qui adottata.
Raphanus sativus var. caudatus (L.) Hook.f. & T. Anderson., che include Raphanus caudatus L., è volgarmente noto come ravanello a coda di topo. Questa varietà probabilmente si è originata nell’Isola di Giava a causa d’incroci spontanei durante la sua coltivazione. A differenza della specie non produce una grossa radice ma la pianta è utilizzata per i suoi frutti eduli, lunghi fino a 60 cm.
Per questa caratteristica ben presto si è diffusa in India e in Cina e nell’Ottocento in Europa, dove fu chiamata “ravanello serpente”. È una pianta annua, alta fino a 50 cm, che produce abbondanti fiori color rosa chiaro o azzurro. Oltre ai frutti, si utilizzano le foglie giovani, crude o cotte, dal sapore delicatamente piccante e anche i fiori. I frutti si consumano, quando immaturi, crudi in insalate o saltati in padella, ma anche in agrodolce, in pinzimonio e sott’aceto.
Raphanus sativus var. sativus comprende moltissime cultivar e ibridi F1 facilmente reperibili in commercio.
Il ciclo biologico del ravanello è molto breve varia da 30-40 giorni (cultivar precoci) a 60-70 giorni, (cultivar tardive). La raccolta, generalmente, si compie manualmente e consiste nell’estirpazione della pianta, quindi lavaggio della radice, e confezionamento.
Le numerose forme orticole in commercio generalmente si classificano in base alla precocità, alla forma e al colore della radice.
Comunemente si hanno: ravanelli di tutti i mesi, ravanelli d’estate o d’autunno e ravanelli d’inverno.
Inoltre, i ravanelli occidentali sono in genere di piccole dimensioni, con tempo di maturazione relativamente breve, da tre a quattro settimane, mentre i ravanelli orientali sono molto grandi e richiedono più tempo per crescere.
Quelli occidentali hanno sapori pungenti e si utilizzano prevalentemente come condimento o antipasto e per abbellire, con il loro colore, i piatti. I ravanelli orientali, chiamati Daikon (大根 , da 大, grande e 根, radice), sono croccanti e hanno sapore molto delicato. Sono detti ravanelli invernali bianchi o giapponesi o cinesi.
Il ravanello daikon è molto popolare nella cucina giapponese, cinese e asiatica in genere. La pianta assomiglia a una grande carota bianca ed è comunemente consumata cruda, cotta o in salamoia.
Daikon non è solo gustoso e rinfrescante ma ha basso contenuto calorico ed è anche ricco di vitamina C, necessaria per la produzione di collagene, proteina che entra nella composizione dei tessuti connettivi, come pelle, tendini, ossa e cornea.
Poiché questa vitamina è termolabile, è bene adoperare daikon crudo. Se grattugiato, in Giappone, è chiamato “daikon oroshi” e si utilizza, in genere, alla fine di pasti pesanti, come le fritture, poiché i suoi enzimi facilitano la digestione.
Simile al daikon è il ravanello coreano, detto Mu (무), che ha la forma di una patata e anch’esso è un ravanello invernale molto utilizzato per le zuppe di ravanelli e manzo (Soegogi Muguk).
In Giappone dalle radici del daikon si prepara il takuan, sottaceto tradizionale servito alla fine del pasto per aiutare la digestione. Le radici cotte servono per le zuppe di miso che sono a base di semi di soia gialla (Hatcho Miso). Alla soia si può aggiungere orzo (Mugi Miso), riso (Kome Miso), segale, grano saraceno o miglio.
Si stima che in Giappone si utilizzano circa 500.000 tonnellate di daikon annualmente.
In Europa e in Giappone il ravanello si trova nei mercati quasi tutto l’anno, grazie alle molteplici cultivar coltivate, anche se la stagione di produzione è da aprile a giugno e da ottobre a gennaio.
In estate maturano più rapidamente, e molte cultivar germogliano in 3-7 giorni e raggiungono la piena maturità dopo tre o quattro settimane. I periodi di raccolta possono essere estesi con semine ripetute, alternate di una o due settimane.
Molte sono le cultivar di Raphanus sativus presenti sul mercato mondiale. Quelle con radici allungate e bianche sono le più antiche mentre oggi le più richieste sono quelle con radici rotonde e di colore generalmente rosso.
‘Sakurajima’ è una cultivar che si coltiva in Giappone su ceneri vulcaniche così chiamata perché selezionata sull’isola vulcanica di Sakurajima (Prefettura di Kagoshima). È la più grande cultivar di ravanello al mondo, volgarmente conosciuta come Daikon di Sakurajima o Daikon gigante.
È una pianta annua eretta e ramosa, foglie divise in segmenti lunghe circa 10 cm alla base, progressivamente più corte verso l’apice e radice che può raggiungere 50 cm di diametro e 27 kg di peso. La fioritura avviene a fine inverno, con fiori color rosa chiaro raggruppati in infiorescenze racemose. I frutti sono silique rigonfie al centro che maturano numerosi semi. È una cultivar dolce e si utilizza cruda o cotta come contorno dei piatti a base di pesce perché ne facilita la digestione.
‘Miyashige’ è un ravanello daikon autunnale, giapponese, di altissima qualità. Le radici bianche cilindriche sono di colore verde chiaro in prossimità della corona delle foglie e misurano da 40 a 45 cm di lunghezza e 5-6 di larghezza. La polpa è croccante e tenera, adatta alla conservazione. La semina si compie a luglio o inizio agosto, infatti, è un ravanello invernale che richiede una riduzione della durata del giorno e temperature fresche per formarsi in circa 60 giorni. Si utilizza per zuppe, insalate, in salamoia oppure fresco.
‘Purple Daikon’ ha radici medio-grandi, lunghe da 15 a 25 centimetri, e di forma cilindrica con le estremità smussate e curve. La buccia è semi-liscia, ruvida e soda, con sfumature da viola chiaro a viola più scuro. La polpa è densa, croccante e bicolore con strisce viola su una base bianca, e, talora, con un anello viola scuro appena sotto la buccia. Questi ravanelli contengono meno acqua e polpa croccante rispetto alle cultivar daikon bianche. Hanno anche un sapore delicato, leggermente dolce e pepato. Le temperature calde favoriscono la formazione di radici pungenti e speziate, mentre quelle più fredde creano ravanelli poco pepati. Se cotti presentano la polpa di consistenza simile a quella delle patate con sapore neutro. Le foglie, di colore verde scuro, sono commestibili con leggero sapore pepato.
‘April Cross’ è un gigantesco ibrido di ravanello bianco “daikon”. Produce radici grandi e allungate fino a 40 cm di lunghezza, 6 cm di diametro e 800 grammi di peso. La buccia e la polpa sono di colore bianco e la polpa ha un sapore delicato con una consistenza croccante e succosa. ‘April Cross’ è ottimo per insalate, cottura e salamoia. La raccolta consigliata va dalla tarda primavera all’inizio dell’estate.
‘Red Meat’ è una cultivar di daikon con radice rotonda, bianca esternamente, con polpa dolce e succosa di colore rosso rosato. È ottima per insalata, marinatura e cottura.
‘Watermelon’ simile alla precedente e talora con essa confusa. Ha una radice ingrossata rotonda da 5 a 10 cm, a seconda della data di raccolta. È chiamata ‘anguria’ per il colore rosso rosato della sua polpa dolce e succosa. È un tipo di ravanello daikon che richiede un tempo di maturazione di 70-100 giorni. In genere è servito affettato, sottile e crudo, per preservarne il colore, ma si presta anche per la marinatura e la fermentazione.
‘Rover’ è un ravanello precoce F1 con radice liscia, di colore rosso scuro, e polpa bianca croccante.
‘Sora’ produce radici di forma rotonda di colore rosso con foglie grandi verdi. È adatta per colture primaverili, estive o autunnali.
‘French Breakfast’ questa cultivar di ravanello è pronta per l’uso in sei settimane dopo la semina. Fu creata nel 1879 e divenne un ravanello popolare nei mercati di prodotti ortofrutticoli di Parigi. Ha radice cilindrica di media grandezza, allungata, di colore rosso con punta bianca e foglie che si possono utilizzare anche per insalate. Il ravanello francese è spesso consumato crudo per il sapore leggermente pepato e consistenza croccante ma può essere anche cotto. Sebbene questa cultivar sia chiamata “colazione francese”, i francesi non mangiano questi ravanelli la mattina ma come spuntino, a volte intinti nel sale, a volte leggermente imburrati e serviti su baguette tostate.
‘Riesenbutter’ ha radici rosse famose per il loro gusto aromatico che si presta bene per le insalate. La pianta ha una crescita a rosetta da 15 a 20 cm di altezza e da 15 a 20 cm di larghezza. Si coltiva in pieno sole, con terreno ben drenato e fertile, e la raccolta si compie da giugno a ottobre.
‘Eiszapfen’ è una cultivar nota come ‘ravanello ghiacciolo’ per le radici bianche e allungate e dal gusto aromatico. Si utilizza principalmente per insalate.
‘Cherry Belle’ è un ravanello molto diffuso nei supermercati nordamericani ma anche in Francia. È una cultivar da stagione calda, con radici piccole, rotonde, lisce, scarlatte e con polpa piccante e bianca. Sono ottime se arrostite e mescolate con limone e burro marrone che sa di nocciola. Si prestano per antipasti a base di verdure crude (crudité) e, anche, per le zuppe.
‘Champion’ è una cultivar simile a ‘Cherry Belle’, con radice scarlatta, ma più grande, fino a 5 cm, e con carne croccante e dal sapore più delicato. La radice si può consumare intera o affettata in insalate.
‘Sicily Giant’, simile a ‘Cherry Belle’, è una cultivar siciliana rustica a ciclo colturale breve che raggiunge le dimensioni di 6 cm di diametro. È un ravanello estivo con radice rotonda di colore rosso brillante. La polpa è bianca, il sapore è gradevole e dolce è, quindi, un ravanello molto delicato. In Sardegna si coltiva una cultivar simile ‘Sardinian Giant’ ma con ciclo vegetativo medio-tardivo e con radice rotonda di diametro di 5 cm, di colore rosso scarlatto e polpa soda e croccante.
‘Bunny Tail’ è una cultivar italiana, primaverile-estiva, che ha forma leggermente oblunga, di colore rosso brillante con punta bianca, piacevolmente croccante e con sapore delicato.
‘White Icicle’ è una cultivar bianca a forma di carota, lunga circa 10–12 cm che risale al XVI secolo. Si affetta facilmente e ha una consistenza migliore della media delle altre cultivar.
‘Plum Purple’ ha radice viola-fucsia, con polpa bianca croccante e un sapore delicato e pepato. Ha radice globosa e a maturazione rapida che tende a rimanere croccante per lungo tempo.
‘Black Spanish’ è una cultivar invernale, molto diffusa anche in passato. Il ravanello nero spagnolo era presente in Inghilterra e in Francia all’inizio del XIX secolo e nel 1824 fu introdotto nel Nuovo Mondo. È un ravanello invernale che si conserva per lunghi periodi. La radice è rotonda (Black Spanish Round) con diametro di circa 10 cm o allungata (Long Black Spanish) con lunghezza di 17-20 cm. La buccia è ruvida, nera, e la polpa è bianca croccante dal sapore piccante e speziata. Si può arrostire, brasare o friggere in padella. Dopo cottura si può schiacciare e mescolare a formaggio e panna acida da spalmare sulle carni arrostite. In salamoia si utilizza come elemento piccante nel piatto tradizionale coreano kimchi, fatto di verdure fermentate. I ravanelli neri sono reperibili tutto l’anno, con un’alta stagione dall’autunno all’inizio della primavera.
‘Flamboyant 3’ è una cultivar che produce una radice cilindrica medio-lunga (circa 5 cm), di un bel colore rosso brillante, con punta bianca e polpa soda dal sapore lievemente piccante. Il suo ciclo vegetativo è medio-precoce. La semina va fatta da marzo a settembre e la raccolta dopo 3-4 settimane dalla semina.
‘Long of Naples’ questa cultivar conosciuta come ‘Lungo di Napoli’ è molto rustica, precoce e adatta per la coltura in pieno campo. Ha foglie corte e radice lunga, di forma cilindrica, di colore rosso brillante con punta bianca e con polpa soda e croccante.
‘De dix-huit jours’ è una cultivar con un breve periodo di crescita, circa diciotto giorni, che si può raccogliere per tutta la primavera e l’autunno. Le radici sono cilindriche, lunghe 4-5,5 cm, di colore rosso vivo e con punta bianca. La sua polpa è bianca, croccante e dal sapore tenero adatta per essere aggiunta alle insalate.
Sinonimi di Raphanus sativus L.
Raphanistrum gayanum Fisch. & C.A. Mey., Raphanus acanthiformis Morel ex Sasaki, Raphanus candidus Vorosch., Raphanus gayanus (Fisch. & C.A. Mey.) G. Don ex Sweet, Raphanus sativus var. longipinnatus L.H. Bailey, Raphanus sativus var. radicula Pers., Raphanus taquetii H. Lév.
Sinonimi di Raphanus sativus var. sativus L.
Raphanus acanthiformis var. gigantissimus Nakai, Raphanus chinensis Mill., Raphanus macropodus H. Lév., Raphanus niger Mill., Raphanus raphanistroides (Makino) Sinskaya, Raphanus rotundus Mill., Raphanus sativus f. raphanistroides Makino, Raphanus sativus var. hortensis Backer, Raphanus sativus var. niger (Mill.) J. Kern., Raphanus sativus var. raphanistroides (Makino) Makino.
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