Quercus robur

Famiglia : Fagaceae


Testo © Prof. Paolo Grossoni

 

Quercus robur

Esemplare adulto isolato di Quercus robur. Ha potuto così espandere omogeneamente la sua chioma che è folta ma mai densa perché di tratta di una specie eliofila © Giuseppe Mazza

Quercus robur (farnia in italiano; chêne pédonculé in francese; English oak, common oak e pedunculate oak in inglese; Stieleiche e Deutsche Eiche in tedesco e roble común in spagnolo) appartiene alle ‘querce bianche europee’ (sez. Quercus del sottogenere Quercus) insieme a rovere (Quecus petraea (Matt.) Liebl.), roverella (Quercus pubescens Willd.), farnetto (Quercus frainetto Ten.) e quercia dei Pirenei (Quercus pyrenaica Willd.).

L’epiteto ‘robur’ è termine latino in origine usato per caratterizzare i legni particolarmente duri e robusti poi passato ad indicare gli alberi con questi legni e quindi, per antonomasia, le querce caducifoglie che fornivano legname da opera e infine, in senso figurato, ha acquisito il significato di ‘robustezza’, ‘forza’ e altri sinonimi.

La farnia è un albero deciduo molto longevo (si conoscono esemplari che hanno superato i dieci secoli di vita. Ne ‘Il Flauto magico’ (Die Zauberflöte) di Wolfgang Amadeus Mozart, Pamina svela che il flauto «[…] Es schnitt in einer Zauberstunde / Mein Vater sie aus tiefstem Grunde / Der tausenj ähr’gen Eiche aus, / Bei Blitz und Donner – Sturm und Braus.» ([…] Lo intagliò in un’ora magica / Mio padre dalla radice più profonda / Della quercia millenaria, / Fra lampi e tuoni, tempesta e scrosci).

Ha dimensione e portamento molto simili a quelli del rovere ma è meno ramificato con grossi rami inizialmente ad andamento più o meno irregolare inseriti su un tronco massiccio e cilindrico.

Quercus robur

Una farnia decisamente vetusta all’interno di Hatfield Park (nell’Hertfordshire, poco a nord di Londra). L’ingrossamento esagerato del tronco è dovuto, oltre che all’età, alla pratica di capitozzare l’albero, di recidere cioè i rami che crescono poco al disopra dei primi grossi per ottenere una chioma contenuta ma molto densa © Claude Lacourarie

Il ritidoma, grigio e liscio fino a circa 20 anni, si fessura poi in solchi longitudinali lunghi e profondi attraversati da solchi trasversali più superficiali che delimitano placche con sezione da triangolare a trapezoidale. La chioma è ampia, irregolare e mai densa; negli esemplari cresciuti in bosco essa è limitata alla parte superiore del tronco; i rami dell’anno sono diritti, più o meno cilindrici o anche costoluti, glabri e con gemme pluriperulate che, nella parte distale del rametto, sono molto ravvicinate fra di loro.

Le foglie sono caduche e hanno dimensioni comprese fra (5) 10-12 (14) cm di lunghezza e 3-5 cm di larghezza con il picciolo brevissimo (3-5 mm); sono ovate o ovato-oblunghe con 5-7 paia di ampi lobi separati da seni arrotondati, strette alla base che è più o meno asimmetrica per l’ineguale sviluppo dei due piccoli lobi basali (le cosiddette ‘orecchiette’) e più larghe nella parte distale; hanno inizialmente una consistenza erbacea divenendo poi moderatamente coriacee. Sono totalmente glabre, lucide e di colore verde chiaro sulla pagina superiore e appena più chiare su quella inferiore. Essendo specie decisamente eliofila, a differenza del rovere ha esclusivamente foglie di luce.

Dopo la germinazione la radichetta si accresce formando un lungo fittone che rapidamente sviluppa numerose radici laterali che nel tempo si espandono diventando predominanti verso i 70 anni, anche perché nel frattempo il fittone rallenta il suo accrescimento fino ad arrestarsi, formando così, nel loro insieme, un apparato radicale abbastanza superficiale ma espanso, molto robusto e quindi alquanto vantaggioso per un albero che vive su suoli sempre più o meno umidi e non particolarmente tenaci.

Quercus robur

Nelle querce, le gemme subapicali non solo sono molto ravvicinate fra loro ma appaiono anche collocate immediatamente al di sotto di quella apicale. In questo modo all’apice del rametto le foglie formano come una sorta di piccolo ciuffo. Anche nei ciliegi le foglie dei rami lunghi mostrano la stessa disposizione © Will George

Il precoce sviluppo delle radici secondarie e il rallentamento della crescita del fittone permettono, durante le operazioni di trapianto in vivaio, di tagliare il fittone senza alterarne la stabilità.

Il legno è a porosità anulare e discolore con alburno bianco-gialliccio e duramen marrone chiaro che, con l’età, si scurisce. Come nelle altre querce decidue i raggi parenchimatici sono in maggioranza uniseriati ma vi sono anche diversi raggi pluriseriati (circa il 5% del totale) larghi e agevolmente visibili.

Quercus robur, come tutte le querce, è specie monoica e la sua fioritura è relativamente tardiva, ad aprile-maggio e contemporanea al germogliamento, con i fiori maschili riuniti in amenti gracili e penduli (2-5 cm) portati nella parte basale del ramo dell’anno mentre quelli femminili sono per lo più inseriti in gruppi di 2-5 su brevi spighe erette, inserite invece nella parte apicale all’ascella delle foglie, e caratterizzate da un sottile peduncolo glabro, lungo 3-5 cm. I fiori maschili hanno perianzio giallo verdastro e (4) 6-8 (12) stami; come in tutte le querce quello femminile è avvolto in brattee più lunghe del fiore stesso ed ha, come nella maggior parte delle fagacee, 3 stili ciascuno con uno stigma rosso scuro. La maturità sessuale è raggiunta verso i 30 anni negli individui isolati mentre occorre almeno il doppio degli anni nelle piante in bosco.

Quercus robur

Spighetta con tre fiori femminili su un ramo di Quercus robur. Si vedono bene gli stimmi rossi © Nikolai Vladimirov

La ghianda matura nell’autunno dello stesso anno e a quel momento il peduncolo dell’infruttescenza, sempre sottile, lucido e glabro, raggiunge 5-9 (12) cm di lunghezza e costituisce uno degli elementi morfologici principali di questa specie (sinonimo è Quercus pedunculata Ehrh.). La ghianda è di dimensioni variabili (2-4 (5) cm), ovato-oblunga con il tegumento liscio, bruno olivastro con striature longitudinali scure e, una volta disseccata, diventa fulva e perde le striature; la cupola copre da 1/4 a 1/3 della ghianda e ha squame ben saldate (solo l’apice è libero) che formano una superficie liscia. Esse hanno forma rombica o triangolare, quelle più vicine al peduncolo sono molto più grandi (3 mm di lunghezza per 3-4 mm di larghezza) di quelle distali.

Come in tutte le querce la germinazione è ipogea e il seme non è dormiente e muore rapidamente se non germina. Le prime foglie sono appena picciolate e pressoché uguali alle definitive ma restano verdi per tutto l’inverno.

La farnia è la quercia con l’areale più vasto fra tutte le querce europee e, con la sola eccezione dell’Islanda, è presente, sia pure con differente densità e distribuzione, in tutti gli stati europei: a nord arriva al 60 °di latitudine (ma, per effetto della Corrente del Golfo, fino al 63° lungo la penisola scandinava), mentre a sud penetra nel bacino del Mediterraneo attraverso le tre grandi penisole (iberica, italiana e balcanica), mancando però nelle grandi isole centro-settentrionali (Sicilia, Sardegna, Corsica e Baleari); dalle coste atlantiche della penisola iberica e delle isole britanniche arriva fino alla catena degli Urali e, in Asia, l’areale prosegue lungo l’Anatolia e, attraverso il Caucaso, arrivando alle vallate pedemontane del Caucaso.

Quercus robur

Ramo con numerosi amenti maschili. Fioritura e germogliazione sono contemporanei e quando la fioritura è abbondante per qualche giorno la pianta diventa giallastra © John Tomsett

Anche se il momento della germogliazione di una gemma è condizionato dalle temperature e dalla disponibilità di acqua, a parità di condizioni ambientali Quercus robur germoglia qualche giorno dopo Quercus petraea ma altrettanti prima di Quercus pubescens; è specie microterma che tollera inverni anche molto freddi e molto lunghi ma che esige luce e intenso calore estivo, ambienti con aria mediamente umida e soprattutto suoli con acque superficiali e/o con falda freatica libera e disponibile per tutto l’anno. Predilige terreni profondi, freschi, ricchi in nutrienti e in queste condizioni può tollerare periodi di sommersione delle radici anche per 2-3 mesi consecutivi.

L’ampiezza dell’areale ha determinato due grandi classi di ecotipi: quelli più occidentali (decisamente oceanici) che tollerano limiti termici non eccessivamente bassi (intorno a -15/-20 °C) e che possono superare l’aridità estiva solamente se l’acqua è sempre disponibile e quelli più orientali (continentali) che tollerano inverni più freddi e più lunghi potendo, in diverse popolazioni, superare anche le gelate tardive perché entrano in vegetazione molto tardi.

A questo proposito, i francesi distinguono un ecotipo a germogliazione molto tardiva (Quercus robur var. tardiva Mathieu & Fliche) chiamata ‘chêne de juin’ che, germogliando con uno-due mesi circa di ritardo, di solito supera indenne non solo le gelate tardive ma anche le fasi da fillofago delle larve di diversi lepidotteri.

Quercus robur

Rametto dell’anno di Quercus robur. Sono ben visibili le foglie inserite a spirale in modo da intercettare la maggiore quantità possibile di luce. Un importante carattere delle foglie di farnia è l’estrema brevità del picciolo unita alla forma a ventaglio della lamina. Le ghiande nella foto sono lungamente peduncolate e sono ormai vicine alla maturità © Giuseppe Mazza

L’esigenza di ambienti perennemente umidi e la possibilità di tollerare allagamenti per lunghi periodi vincola questa quercia soprattutto alle pianure alluvionali e lungo valli e vallecole umide in formazioni boscate, cedui o fustaie più o meno miste, alternate con zone umide, prati e campi a loro volta delimitati da siepi di arbusti o filari di alberi da frutto.

Soprattutto nelle regioni mediterranee la maggior parte di questi ambienti sono stati ormai bonificati dall’uomo e trasformati in terreni agricoli; solo in alcuni casi le foreste che erano riserve di caccia e quelle, più in generale, lungo i corsi d’acqua e nelle zone umide si sono conservate e in cui, ora, la farnia si associa con Alnus glutinosa, Fraxinus angustifolia, Populus nigra e Populus alba, Ulmus minor, Carpinus betulus, Salix alba, ecc.

Più a nord, nell’Europa centrale ed orientale, si trova spesso consociata con Carpinus betulus, Prunus avium e Prunus padus, Fraxinus excelsior, Acer campestre, Betula pendula, Populus tremula, Salix fragilis e, dove i suoli non sono molto umidi, con Quercus petraea e Fagus sylvatica e altri alberi e arbusti mesofili o meso-igrofili in cui, però, le specie economicamente più utili vengono spesso favorite e valorizzate dall’uomo.

Quercus robur

Ghianda matura di farnia. È diventata bruno rossiccia e il tegumento è segnato da una striatura più scura che poi, disidratandosi, sparisce © Thomas Palmer

Le sue esigenze in umidità la rendono particolarmente suscettibile, nelle annate siccitose, agli stress ambientali che si manifestano con disseccamenti ed alterazioni della ramificazione soprattutto nella parte alta della chioma.

Sono già state anticipate alcune delle esigenze ecologiche della farnia; più specificatamente questa quercia è molto eliofila, tollera bene le basse temperature (anche per lunghi periodi nelle provenienze più continentali) ma ha bisogno di estati, anche brevi, ma calde. In ogni caso la disponibilità di acqua non deve venire a mancare per cui privilegia sempre le zone umide, i boschi ripari o i suoli in cui la falda sia superficiale e continua per tutto l’anno. Richiede terreni freschi, ricchi in elementi minerali, fertili e profondi, non troppo compatti. Su suoli del genere non viene limitata ulteriormente dal tipo di substrato potendo crescere agevolmente sia su suoli acidi che alcalini, purché non troppo calcarei, accettando anche terreni argillosi se costantemente riforniti d’acqua. Tollera molto bene lunghi periodi di sommersione dell’apparato radicale. In condizioni edafiche e climatiche ottimali non è infrequente un secondo flusso di germogliazione.

La farnia ha spiccate attitudini di pionierismo: è eliofila, piuttosto indifferente al tipo di suolo, tollera le basse temperature ed è decisamente igrofila. Con queste capacità, all’innalzarsi delle temperature dopo l’ultima glaciazione è stata una delle specie arboree che ha partecipato alla ricolonizzazione dell’Europa centrale e di quella settentrionale soprattutto risalendo i grandi fiumi e affermandosi nelle zone paludose.

Quercus robur

La cupola delle ghiande delle farnie è formata da squamette decorrenti molto appressate e solo l’apice rimane libero e riflesso © John Penberthy ARPS

In questa sua espansione è stata marcatamente coadiuvata dalla ghiandaia (Garrulus glandarius) e da diversi roditori che hanno disseminato le ghiande a distanze anche molto superiori a quelle altrimenti possibili. Successivamente sono penetrate specie meno igrofile e, soprattutto, meno eliofile che in molte zone hanno poi sostituito le farnie nelle aree meno umide.

Il legno è di colore bruno più o meno chiaro ma che con la stagionatura diviene più scuro. Benché a volte valutato di qualità leggermente inferiore a quello di Quercus petraea, è tuttavia un legno duro, resistente e durevole nel tempo ma anche facile a lavorarsi. È un legno molto ricercato per numerosi usi: serve per costruzioni navali e edili, per travature, per mobili, per doghe per botti, per liste di pavimento; viene anche usato per compensati, impiallacciature e per la produzione di cellulosa. Fornisce un ottimo combustibile sia come legna sia come carbone. Il legno della ‘rovere di Slavonia’, con cui si producono le doghe per le botti destinate all’invecchiamento di vini e distillati di pregio, è (o dovrebbe essere) legno di farnia e non di rovere.

Come tutte le querce, anche la farnia ha una grande importanza nel mantenere alto il livello della biodiversità delle cenosi ospitando numerose specie animali, soprattutto artropodi e uccelli, e fornendo a diversi mammiferi (dai roditori agli artiodattili) nutrimento soprattutto durante la stagione fredda.

Quercus robur

La conservazione delle ghiande delle querce dura pochissimo perché non sono dormienti e devono germinare in autunno appena a terra tanto che, dopo una pioggia, a volte alcune ghiande delle farnie germinano ancora sull’albero. La maturità sessuale è raggiunta verso i 30 anni negli individui isolati mentre occorre almeno il doppio nei boschi © Detlef Karbe

I boschi di farnia, o con partecipazione della farnia, sono importanti per l’allevamento zootecnico, soprattutto quello suinicolo, ma questa quercia viene impiegata anche per fini ornamentali sia con esemplari della specie, piantati per l‘aspetto e per le dimensioni a cui possono giungere nel tempo, sia con le numerose varietà selezionate dall’uomo in funzione del portamento dell’albero (‘Alpha’, ‘Beta’, ‘Compacta’, ‘Fastigiata’(con numerose variazioni della forma della chioma), ‘Pendula’, ‘Tortuosa’, ecc.) o per la forma delle foglie (‘Cristata’, ‘Cocullata’, ‘Doumetii’, ‘Fennessy’, ‘Filicifolia’, ‘Salicifolia’, ecc.) o per il loro colore (‘Argenteomarginata’, ‘Atropurpurea’, ‘Aureomarginata’, ‘Concordia’, ‘Purpurea’, ‘Timuki’, ‘Variegata’, ecc.). Fra tutte queste la varietà ‘Fastigiata’ (spesso riportata anche come forma naturale: Quercus robur var. fastigiata) è sicuramente la più coltivata. Nel 1985 Alice McArdle e Frank Santamour Jr., escludendo le sinonimie, hanno censito 119 forme e varietà nella sola Gran Bretagna.

Questa ampia varietà di forme, e di ecotipi, ha portato spesso ad identificarne alcuni come specie a sé (Quercus brutia Ten., Quercus estremadurensis O. Schwarz, Quercus haas Kotschy, Quercus pedunculiflora K.Koch), ma le più recenti ricerche hanno portato a considerare questi taxa come sinonimi di Quercus robur. In tutto il suo areale la farnia presenta forme che hanno caratteri intermedi con altre specie del sottogenere Quercus; come già accennato per il rovere, anche in questi casi in molti esemplari questi caratteri si “diluiscono” per effetto delle probabili introgressioni (reincroci).

Quercus robur

Ghianda in germinazione. La radichetta è penetrata nel suolo ed è già comparso l’asse epicotilare su cui spunteranno le prime foglioline per svolgere la fotosintesi. Essendo a germinazione ipogea, i suoi cotiledoni restano racchiusi nei tegumenti e nutrono l’embrione esclusivamente tramite le riserve accumulate nella ghianda © Kevin Bailey

Ibridi naturali con la farnia sono soprattutto con querce della stessa sezione come Quercus ×andegavensis (con Quercus pyrenaica), Quercus ×coutinhoi (con Quercus faginea), Quercus ×haynaldiana (con Quercus frainetto), Quercus ×kerneri (con Quercus pubescens) e Quercus ×rosacea (con Quercus petraea) ma sono stati ottenuti ibridi anche con specie di altre sezioni (per es. Quercus ×turneri con il leccio e Quercus ×hickelii con la caucasica Quercus pontica K.Koch); l’uomo è riuscito anche ad ottenere ibridi intercontinentali come Quercus ×sargentii, ibrido con Quercus michauxii Nutt. degli USA orientali.

Le più importanti fitopatie che possono colpire le farnie sono all’incirca le stesse che interessano le altre querce caducifoglie europee: mal bianco (Erysiphe alphitoides), carie del legno e, soprattutto, marciume radicale (Daedalea quercina, Armillaria mellea, Inonotus dryadeus, Ganoderma sp.pl., Fomitoporia sp.pl., ecc.,) e agenti di cancro (Biscogniauxia mediterranea). Danni gravissimi sono da imputarsi all’oomicete Phytophthora ramorum , l’agente primario di entrambe le sindromi dette SOD («morte improvvisa delle querce») e COD («decadimento delle querce»).

È da tenere presente che vivendo in ambienti ad elevata umidità atmosferica, le foglie della farnia sono frequentemente infettate dal mal bianco.

Quercus robur 'Filicifolia'

A scopo ornamentale, l’uomo ha selezionate diverse varietà di Quercus robur. Fra queste, la più utilizzata è la var. fastigiata perché ha una chioma stretta e, quindi, non ingombrante ma interessante è la varietà ‘Filicifolia’ che, come alcune altre più o meno simili, ha foglie profondamente laciniate tali da sembrare fronde di felci © Mazza

Viene fatta particolare attenzione a che non arrivi in Europa l’agente dell’avvizzimento delle querce (Ceratocystis fagacearum) una tracheomicosi che negli Usa centrali e orientali costituisce per le querce la fitopatia più pericolosa perché porta rapidamente alla morte dell’albero.

Rametti giovani, gemme, foglie e organi riproduttori sono spesso la meta della deposizione delle uova da parte di diverse vespule della famiglia Cynipidae con conseguente sviluppo di galle anche di grandi dimensioni (fino a 40-50 mm di diametro) con forme e colori i più diversi. Dimensioni e forma della galla sono specifiche della specie di vespa che vi depone l’uovo. La presenza di galle, anche quando numerose sulla singola foglia, non ha ripercussioni sulla pianta a meno che nella galla rimasta dopo lo sfarfallamento non vi penetrino spore di funghi agenti di fitopatie.

In particolare sulle farnie di parchi e giardini in ambienti urbani, negli ultimi decenni si sta invece assistendo al deperimento e alla successiva scomparsa di sempre più numerosi esemplari in conseguenza dell’inquinamento atmosferico e, soprattutto, della sempre più accentuata siccità estiva e del conseguente eccessivo abbassamento delle falde idriche più superficiali. Questo deperimento favorisce l’affermarsi o l’aggravarsi di carie del legno e di marciumi radicali con l’ovvio esito catastrofico non solo della morte dell’albero ma anche del frequente distacco di grossi rami o del crollo dell’albero stesso.

Neuroterus tricolor

Come le altre querce anche la farnia è parassitata da diverse specie di imenotteri cinipidi che depongono le uova nelle foglie, nei rametti o negli organi riproduttivi quando sono in sviluppo. I tessuti vegetali, poi, reagiscono a questo attacco producendo nuove cellule che formano un rigonfiamento (galla) che ha forma e colore altamente specifico in funzione sia della specie animale sia di quella vegetale. In questa immagine le galle, simili a dei minuscoli ricci di mare, sono dovute a Neuroterus tricolor © Brian Eversham

Otto K.A. Schwarz nel 1993 aveva proposto la ripartizione della specie nelle due sottospecie Quercus robur subsp. robur e Quercus robur. subsp. brutia ma la critica attuale non ritiene valida questa distinzione così come valuta non sufficientemente differenziati i taxa correlati (Quercus estremadurensis, Quercus haas e Quercus pedunculiflora).

La farnia si distingue dalle altre querce caducifoglie europee per il picciolo brevissimo, per la foglia completamente glabra e allargata nella parte distale e, soprattutto, perché l’infruttescenza è lungamente peduncolata; inoltre si distingue dalla roverella e dalla quercia dei Pirenei anche perché foglie e rametto dell’anno sono glabri e non pubescenti.

Oltre a Quercus pedunculata Ehrh. (1790) e, con lo stesso nome, Quercus pedunculata Hoffm. (1791), sono circa un centinaio i sinonimi di questa specie fra cui Quercus femina Mill. (1768), Quercus fastigiata Lam. (1785), Quercus racemosa Lam. (1785), Quercus longaeva Salisb. (1796), Quercus viminalis Bosc (1807), Quercus auzin Secondat ex Bosc (1807), Quercus pyramidalis C.C.Gmel. (1808), Quercus microcarpa Lapeyr. (1813), Quercus brutia Ten. (1825), Quercus pedunculiflora K.Koch (1849), Quercus hyemalis Steven (1857), Quercus haas Kotschy (1858), Quercus lucorum Vuk. (1883), Quercus welandii Simonk. (1883), Quercus robustissima Simonk. (1890), Quercus vulgaris Bubani (1897), Quercus longiglans Debeaux (1898), Quercus estremadurensis O.Schwarz (1935).

 

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