Python regius

Famiglia : Pythonidae

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Testo © Dr. Gianni Olivo

 

Python regius, Pitone palla, Pitone reale, Pythonidae

Di buon diametro, ma corto, il Python regius supera raramente i 110 cm © Giuseppe Mazza

Il Pitone palla o Pitone reale (Python regius Shaw, 1802, famiglia Pythonidae), deve questi nomi comuni all’abitudine di nascondere la testa tra o sotto le spire, quando è impaurito, sì da assomigliare ad una palla colorata e all’eleganza della sua livrea. Tant’è che leggenda che narra come la regina Cleopatra usasse indossarne uno, a mo’ di braccialetto, grazie alla sua indole mansueta e per nulla incline a mordere.

Si tratta di un serpente di buon diametro ma di dimensioni modeste, in media 120 cm (con record, per una femmina, di 180-190 cm), diffuso in Africa centrale ed occidentale, dal Senegal attraverso la fascia dei paesi che bordano il Golfo di Guinea: Mali, Sierra Leone, Costa d’Avorio, Niger e Nigeria, Camerun, Repubblica centroafricana, fino alla parte meridionale del Sudan e, a Sud, fino all’Uganda. La femmina tende ad essere più grande del maschio, che raramente supera il metro e dieci di lunghezza.

La testa è triangolare, o meglio, a forma di un allungato trapezio, in quanto l’apice del muso è largo e smusso, ed il collo è snello, cosicché la testa è ben distinguibile dal corpo. L’occhio presenta pupilla ellittica verticale, che ne tradisce le abitudini notturne o crepuscolari, ma la vista di questo serpente sembra essere abbastanza scarsa, probabilmente più di quella di altre specie di pitoni. Osservando meglio la testa, noteremo come, a livello degli occhi, posteriormente si allarghi notevolmente, mentre in avanti, il muso è quasi tubulare, e come la parte superiore mostri una grande macchia scura ad apice anteriore. Lateralmente, invece, la testa è chiara o color crema, con una linea scura orizzontale che passa per l’occhio. Anteriormente all’occhio, sopra le squame labiali superiori, possiamo vedere una serie di “fossette” che altro non sono se non organi termo recettori, che avvisano il rettile della vicinanza di una preda a sangue caldo.

Il pitone palla, quindi, non si affida tanto alla vista, per tracciare una potenziale preda, quanto ai suoi organi più sensibili, che sono, appunto, le fossette termo-recettrici e l’organo di Jacobson, un organo doppio, posto sul palato, cui le due punte della lingua bifida, che viene ritmicamente fatta dardeggiare fuori della bocca, tramite un’apposita apertura, portano le particelle odorose captate. Tuttavia, più che un cacciatore attivo e mobile, il pitone reale è un paziente cultore dell’agguato, in grado di rimanere immobile per giorni in un luogo d’abituale passaggio delle prede.

Il colore di fondo è castano scuro o quasi nero, su cui risaltano larghe macchie dorsali e laterali color crema, oro o marrone chiaro, e l’elegante livrea è resa ancora più attraente dalle squame lisce che gli conferiscono un aspetto levigato, ma, nella parte ventrale, vi sono squame più sporgenti che agiscono da “cingolo”, per aiutarlo nella locomozione. Il sistema più utilizzato di locomozione, quando non sia pressato dalla paura o da altri motivi, è quello “a bruco” o “a cingolo”, che gli anglosassoni chiamano, appunto, caterpillar-like: movimenti alternati dei muscoli ventrali, trasmessi alle squame ventrali, lo spingono in avanti senza il tipico serpeggiamento, si che la traccia rettilinea che lascia assomiglia molto a quella di una grossa Vipera soffiante (Bitis arietans) o di una Vipera del Gabon (Bitis gabonica).

Python regius, Pitone palla, Pitone reale, Pythonidae

Morde di rado. Se minacciato, s’arrotola su se stesso a mo’ di palla, col capo protetto dalle spire © Mazza

Presso l’apertura della cloaca, sono presenti le vestigia di rudimentali arti posteriori, perduti nel corso del lungo cammino lungo la strada dell’evoluzione, due specie di corti speroni che, attualmente, non hanno altra funzione se non quella di aiutare il maschio a trattenere la femmina durante l’accoppiamento.

L’habitat tipico è la savana erbosa, con sparsi fitti di alberi e le zone di transizione tra savana e foresta, preferibilmente umide, ma anche zone di foresta relativamente poco fitta, dove può cacciare le sue prede abituali, rappresentate per lo più da mammiferi di modeste dimensioni: ratti di savana, conigli selvatici, ratti delle canne, toporagni, eccetera.

Gli esemplari giovani predano a volte nidiacei, soprattutto quelli di specie che nidificano a terra, in quanto si tratta di un rettile prevalentemente di abitudini terricole, e a volte batraci.

Rettile non dotato di apparato velenifero, uccide la preda per costrizione (vedi scheda del Python sebae), dopo averla attesa al varco o, in alcuni casi, avvicinata lentamente e cautamente.

I denti, come in altri pitoni, sono uncinati e rivolti all’indietro, atti ad afferrare la preda con uno scatto della testa, spinta dal robusto corpo, ed a trattenerla, dopo di che, il rettile avvolge velocemente le sue spire intorno alla vittima ed inizia il processo di “costrizione”, che ha lo scopo non già di fratturare ossa, ma semplicemente di impedire l’espansione dei polmoni e quindi la respirazione.

Trattandosi di animale di indole placida e non aggressiva, la sua tecnica di difesa consiste, come abbiamo visto, nell’avvolgersi a palla, con la testa ben nascosta tra le spire, che vengono tenute così serrate che lo si può facilmente spostare e fare rotolare come un pallone. Talvolta, tuttavia, può assumere un aspetto più minaccioso, sibilando sonoramente, ma è poco incline a mordere e si adatta molto bene alla cattività, tanto da essere uno dei serpenti più amati dai terrariofili. Animale longevo, pare viva in media 20 anni, in natura, ma sono riportati casi di esemplari che, in cattività, sono vissuti 28 anni (Giardino zoologico di Oakland) e addirittura 50 (Zoo di Filadelfia).

La riproduzione è ovipara. La femmina depone le grosse uova in numero modesto, in media da 4 a 10, con estremi di 2 o 14, di aspetto quasi vellutato o, per meglio dire, “scamosciato”. Le uova vengono deposte in un avvallamento o in altro luogo riparato e nascosto ed incubate dalla femmina per quasi due mesi, tuttavia, dopo la schiusa, la femmina abbandona la prole al suo destino. Le cure parentali si limitano dunque alla “cova”.

I nuovi nati misurano da 25 a 45 cm e la mortalità post-natale è abbastanza elevata, poiché rappresentano una facile preda per un gran numero di animali: uccelli, manguste, varani, altri serpenti, eccetera.

Nomi comuni. Inglese: Royal python, Ball python; tedesco: Konigspython; francese: Python royal; spagnolo e portoghese: Pitòn real.

 

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