Famiglia : Orchidaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria dell’Arcipelago Bismarck, Molucche e Nuova Guinea dove cresce sugli alberi delle foreste umide, meno frequentemente su rocce calcaree ricoperte di muschio, dal livello del mare fino a circa 1100 m di altitudine.
Il nome del genere è la combinazione dei sostantivi greci “πούς, ποδός” (pús, podόs) = piede e “χεῖλος” (cheilos) = labbro, con riferimento alla forma del labello; il nome specifico è l’aggettivo latino “scalpelliformis, is”, formato dalla combinazione dei sostantivi “scalpellum, i” = lancetta, bisturi, e “forma, ae” = aspetto, forma, quindi a forma di bisturi, con riferimento alle foglie.
Il Podochilus scalpelliformis Blume (1849) è una specie epifita cespitosa con corto rizoma e fusti sottili, eretti o ascendenti, non ramificati, lunghi 10-20 cm, interamente ricoperti da foglie alterne, distiche, imbricate, lateralmente compresse, lineari con apice ottuso o acuto, di circa 1,4 cm di lunghezza e 0,3 cm di larghezza, leggermente decrescenti verso l’apice, di colore verde intenso. Infiorescenze terminali o ascellari racemose, lunghe fino a 3 cm, con minuscoli fiori a forma di urna, di circa 2 mm di diametro, di colore bianco tendente al giallo con l’età, che si aprono in successione 1-3 alla volta per un lungo periodo di tempo. Sepalo dorsale ovato con apice ottuso, lungo circa 1,5 mm e largo 1 mm, fuso alla base ai sepali laterali oblunghi, di circa 2 mm di lunghezza e 1 mm di larghezza. Petali ovati, di circa 1 mm di lunghezza e larghezza, con macchie porpora all’apice, labello oblungo-ovato con apice ottuso, lungo circa 2 mm e largo 1 mm, con macchia porpora all’apice, e colonna lunga 1 mm.
Si riproduce per seme, in vitro, ma solitamente per divisione con ciascuna sezione provvista di almeno 3-4 fusti.
Orchidea miniatura diffusa nei luoghi di origine, ma rara in coltivazione, presente solo in collezioni specializzate, coltivabile in serra intermedia o calda in posizione ombreggiata, con umidità elevata, 70-80 %, e aria in continuo movimento. Può essere montata su rami, pezzi di corteccia o zattere di sughero o di radici di felci arborescenti, con sfagno alla base per mantenere l’umidità alle radici, oppure coltivata in vaso con composto drenante che può essere costituito da frammenti di corteccia (bark) di fine pezzatura e carbone vegetale con aggiunta di sfagno. Le innaffiature devono essere regolari, non avendo un preciso periodo di riposo, in modo da mantenere costantemente umido il substrato, ma senza ristagni, che possono provocare marciumi, utilizzando acqua piovana, da osmosi inversa o demineralizzata.
La specie è iscritta nell’appendice II della CITES (specie per la quale il commercio è regolamentato a livello internazionale).