Famiglia : Arecaceae
Testo © Alessandro Marini
Pinanga malaiana (Mart.) Scheff. è distribuita in Malesia, Borneo, Sumatra e Tailandia. Si trova nel sottobosco delle foreste umide di pianura e di montagna, fino a 800 m di altitudine.
Il nome del genere Pinanga deriva dalla latinizzazione del nome malese pinang che viene dato a questo genere di palme, con oltre 170 specie riconosciute. Il nome della specie malaiana deriva dalla zona di origine.
Nomi comuni: kurdoo, legong, pinang, pinang boreng, pinang dampong, pinang hutan, pinang kambong, pinang legong, pinang limau, pinang puteri, pinang sembawa, (malese); pinang keho, pinang kera, uraiurai (tailandese); mak bala, mak nga chang yak (indonesiano).
Pinanga malaiana è una specie monoica, cespitosa, raramente monocaule, che produce cespugli di medie dimensioni, fino a 7 m d’altezza e 5 m di larghezza. I fusti sottili, simili a canne di bambù, sono alti 4-5 m, con diametro di 7 cm, di colore verde scuro, segnati da anelli grigi o marroni, cicatrici delle foglie cadute, distanziati tra loro anche più di 10 cm. Alla base dei fusti si trova spesso il cono di corte radici aeree che hanno la funzione di stabilizzare la pianta.
La corona è composta da 5-8 foglie pennate e arcuate, lunghe fino a 2 m, composte da 18-20 pinnule piatte, simmetricamente disposte rispetto al rachide in un unico piano.
Le pinnule verde chiaro hanno forma lanceolata, con venature in rilievo sulla superfice superiore. Sono lunghe circa 70 cm nella parte mediana del rachide e diminuiscono in lunghezza verso la parte apicale. Quelle nella parte mediana del rachide hanno apice acuminato mentre quelle della parte apicale hanno l’apice con il margine troncato.
I piccioli lisci di forma tubolare sono lunghi 35-45 cm e presentano colore variabile dal bruno al verde fino al giallo/arancio. Terminano in una guaina che avvolge completamente il fusto, di colore variabile dal blu/verde al giallo/arancio, largamente suffusa di sfumature bruno/violacee.
Le infiorescenze sono interfogliari, inizialmente protette da una brattea caduca, ed emergono in corrispondenza degli anelli sul fusto, rivolte verso il basso. Sono lunghe 18-22 cm e ramificate in 3-5 rachille di colore inizialmente verde, poi giallo ed infine rosso brillante alla maturazione dei frutti. I fiori sono disposti nelle caratteristiche triadi composte da 2 fiori maschili e un fiore femminile, di colore giallo/crema.
I frutti sono disposti regolarmente sulle rachille in due file, molto ravvicinati tra loro. Hanno forma ovoidale con estremità appuntite, e sono inizialmente di colore verde, poi rosso e infine nero a maturazione. Sono lunghi fino a 2,5 cm e larghi fino a 1,2 cm, con superfice satinata. Il frutto contiene un solo seme. Può essere riprodotta per divisione dei cespi, ma più facilmente per seme che germina in 1/3 mesi posto in terriccio ricco di sostanza organica in ambiente caldo a 26/28 °C.
Pinanga malaiana è una specie molto ornamentale sia per il portamento elegante che per il colore acceso dei piccioli, della guaina e delle infiorescenze. Può costituire un punto focale nella progettazione di giardini che riproducano il sottobosco tropicale. Per queste caratteristiche è molto ricercata dai collezionisti, ma in realtà non è ancora molto diffusa in coltivazione e può essere ammirata soprattutto negli orti botanici del Sud-Est asiatico. È una specie essenzialmente tropicale e può essere coltivata nei climi dove la temperatura non arriva a 0 °C se non raramente e per un brevissimo periodo. In quanto specie originaria del sottobosco delle foreste pluviali Pinanga malaiana necessita di molta umidità atmosferica e non sopporta i venti, in particolar modo quelli secchi che possono portare le piante alla disidratazione e alla morte. Predilige le posizioni ombrose e non gradisce i raggi diretti del sole, che possono bruciare le foglie. Il terreno deve essere ricco e mantenuto sempre umido perché le piante non sopportano la siccità, ma deve essere anche perfettamente drenante per evitare i ristagni di acqua e il marciume radicale. A questo scopo si può aggiungere sabbia e agriperlite per renderlo più poroso.
Nei luoghi di origine gli indigeni sono soliti utilizzare i frutti come antisettico.
Sinonimi: Areca haematocarpon Griff.; Areca malaiana (Mart.) Griff.; Ptychosperma malaianum (Mart.) Miq.; Seaforthia malaiana Mart.