Famiglia : Syngnathidae
Testo © Giuseppe Mazza
Detto Drago marino comune, Phyllopteryx taeniolatus (Lacepède, 1804) non è un mostro oceanico ma una innocua e insolita specie appartenente alla classe degli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, all’ordine dei Syngnathiformes ed alla famiglia dei Syngnathidae, quella dei pesci ago e dei cavallucci marini, che raggruppa oltre 300 specie presenti spesso anche nelle acque salmastre degli estuari con qualche rappresentante nelle acque dolci.
Il genere Phyllopteryx nasce dal greco antico “φύλλον” (phyllon), foglia, e “πτέρυξ” (pteryx), che significa piuma, ala, per le appendici mimetiche, simili a foglie, che reca sul corpo.
Il termine specifico taeniolatus deriva dal latino “taenia”, nastro, e cioè quindi “con piccoli nastri”, evocando le barre verticali violacee della livrea.
Zoogeografia
Phyllopteryx taeniolatus è endemico del sud dell’Australia: da Geraldton, nell’Australia Occidentale, alla Tasmania e Port Stephens nel Nuovo Galles del Sud.
Ecologia-Habitat
Si trova per lo più fra 8 e 20 m di profondità, ma è spesso presente in acque bassissime ed è stato avvistato anche 50 m. Non vive in acque tropicali ma temperate, in climi simili a quello mediterraneo con temperature comprese fra 12 e 23 °C.
Frequenta le praterie sommerse del genere Posidonia e Amphibolis, e varie specie d’alghe, con una predilezione per i cespi di Ecklonia ovalis e Ecklonia radiata, le distese del genere Amphibolis e le suggestive strutture colonnari di Macrocystis pyrifera e Macrocystis angustifolia. Tutte con fronde ricche dei microscopici crostacei di cui si nutre, appartenenti per lo più all’ordine Mysida.
Quando è associato ad alghe galleggianti come i sargassi può trovarsi al largo o finire spiaggiato e le mareggiate fanno spesso stragi di quelli che navigano in superficie gettandoli sulle coste. Il Drago marino comune è infatti un pessimo nuotatore e non può ancorarsi al fondo come i cavallucci marini perché non ha la coda prensile.
Morfofisiologia
Phyllopteryx taeniolatus non supera i 46 cm di lunghezza, con una taglia media di 30-32 cm.
Come gli ippocampi è privo di squame ma è corazzato sottopelle da placche ossee e presenta piccole spine difensive lungo il corpo con due, più vistose, poste a protezione degli occhi.
Il muso è lungo e cilindrico, nato dalle mascelle saldate fra loro come accade con tutti i Syngnathiformes, a parte gli adulti del genere Bulbonaricus che, come Bulbonaricus brauni, lo perdono durante la crescita.
Ma rispetto agli ippocampi è un muso lunghissimo, tanto che guardandolo di profilo insieme al capo evoca la forma di una pipa.
È presente, anche qui, un meccanismo d’aspirazione perché la bocca non ha denti e le piccole prede vengono ingoiate intere.
La locomozione è affidata alla modesta pinna dorsale, più lunga dei cavallucci marini ma ugualmente bassa. Trasparente e quasi invisibile è posta all’inizio della coda in posizione molto arretrata, mentre le piccole pinne pettorali, situate accanto al capo, servono a mantenere l’equilibrio e nelle manovre. Mancano la pinna caudale e le pelviche, ma sul lato ventrale si notano due vistose appendici simmetriche simili a foglie, come quelle poste a mo’ di un manubrio all’apice del dorso, dove ci aspetteremmo di trovare una pinna.
Un’altra pala isolata è presente sul capo ed una sul collo, mentre le altre, a coppia, sempre più piccole, si susseguono verso l’estremità della coda.
La forma del corpo non è meno sorprendente come la fantasiosa livrea mimetica. Il colore di fondo, in genere marrone rossastro o con tonalità arancio, è tempestato da piccole macchie gialle che proseguono sul muso e verso il capo si notano le 7 caratteristiche fasce verticali violacee che hanno dato il nome alla specie.
Quando si muove i predatori lo prendono per un ciuffo d’alghe vaganti e al tempo stesso sorprende, senza farsi scorgere, i minuscoli crostacei e le larve dei pesci che fanno parte del suo regime alimentare.
I maschi, più scuri e molto più snelli delle femmine, recano nel periodo riproduttivo una struttura vascolarizzata sotto la coda con cellette separate per l’incubazione delle uova, come accade in posizione ventrale fra i pesci ago, per esempio Dunckerocampus dactyliophorus.
Phyllopteryx taeniolatus non ha sottospecie, ma nello stesso areale circola un suo parente stretto, il Drago marino frondoso (Phycodurus eques), molto simile e talora confuso, con appendici fogliari più abbondanti e sviluppate.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Il Drago marino comune vive solitario o in coppia nutrendosi quasi senza sosta, perché come i cavallucci marini non ha stomaco e la sua rapida digestione intestinale è poco efficiente.
Raggiunge la maturità sessuale verso i 30-32 cm di lunghezza e il periodo riproduttivo, che inizia quando la temperatura dell’acqua supera i 14 °C, va dalla primavera a fine estate.
I corteggiamenti, lunghissimi, durano 2-4 settimane.
I partner nuotano insieme in una sorta di danza e quando il maschio è pronto per l’accoppiamento lo segnala arricciando la coda.
La femmina vi depone allora anche 250 ovuli, subito fecondati, ricoperti da una sostanza appiccicosa che li tiene incollati alla pelle stimolando la formazione delle cellette.
Gli embrioni crescono così nutriti dal tuorlo e dal sangue paterno che fornisce anche l’ossigenazione necessaria al loro sviluppo.
La gestazione dura in genere 30-38 giorni e appena nati i piccoli predano copepodi e rotiferi. Sono minacciati a loro volta degli anemoni di mare, che ne divorano quasi la metà, ma la resilienza della specie è buona con un possibile raddoppio delle popolazioni in meno di 15 mesi e un indice di vulnerabilità legato alla pesca che segna oggi appena 24 su una scala di 100.
Non è infatti una specie minacciata come Hippocampus kuda da credenze medicinali e dalla pesca a strascico perché non vive ancorata al fondo.
Non è in più richiesta dal mercato dei pesci d’acquario, perché oltre alle difficoltà alimentari ed alla necessità di grandi vasche ha bisogno d’acqua refrigerata.
Solo pochi acquari pubblici sono riusciti a esibire come gioielli qualche esemplare di Phyllopteryx taeniolatus e far cresce i piccoli portati dai maschi.
Questa specie appare dal 2017 nella Lista Rossa IUCN delle specie in pericolo come “LC, Least Concern”, cioè non a rischio.
Va tuttavia tenuto presente che il degrado ambientale legato alle attività umane, col rimaneggiamento delle coste e l’incessante inquinamento provocato dai fertilizzanti che si accumulano in mare, non può continuare senza danni alle acque basse in cui vivono.
Sinonimi
Syngnatus taeniolatus Lacepède, 1804; Syngnathus foliatus Shaw, 1804; Phyllopteryx foliates (Shaw, 1804).