Famiglia : Passeridae
Testo © Dr. Gianfranco Colombo
Provate a piantare primule gialle in giardino ed in breve saprete se nei dintorni ci sono dei passeri domestici. Non si è ancora capito con precisione il perché ma non appena avvistati da questi uccelletti subito si precipitano a becchettarli e rovinare il lavoro di chi li ha piantati. E poi perché solo quelli gialli e non quelli rossi, viola od arancioni ? Forse per il colore od il loro sapore fatto sta che tutti quelli con quella tinta vengono immancabilmente mangiati o slabbrati. È molto probabile che la diffusione di questo uccelletto nell’antichità sia andata di pari passo con la conquista di nuovi territori da parte dell’uomo e quando questi si dedicò all’agricoltura il passero lo seguì rendendo il rapporto indissolubile.
Nel corso dei secoli questo uccellino ha mantenuto questo legame usufruendo di tutti i benefici che ne derivavano, dalla sicurezza contro predatori naturali, alla disponibilità di cibo in tutte le stagioni.
Purtroppo questa promiscuità ha spesso superato da entrambi le parti i limiti di tolleranza, portando l’uomo da un lato ed il passero dall’altro a due comportamenti di forte contrasto.
Il passero aiutato dalle favorevoli condizioni, ha potuto nel passato raggiungere numeri molto consistenti tali da mettere a repentaglio i raccolti di chi gli prestava ospitalità, provocando danni notevolissimi ai campi di cereali maturi.
Infatti il passero appoggiandosi alle spighe del grano per prelevarne anche un solo chicco provocava la rottura dello stelo che poi veniva abbandonato per appoggiarsi subito ad un altro. Intere aree prossime alle fattorie erano irrimediabilmente danneggiate.
Tanto per ricordare quanto successo in Italia al tempo “dell’Assedio societario” o meglio delle Sanzioni ed Isolamento mondiale impostici nel 1935 dalla Società delle Nazioni per la guerra in Etiopia, per diverso tempo venne autorizzata la caccia al passero anche in periodo di nidificazione in quanto i danni provocati alla nostra agricoltura erano smisurati.
L’uomo però aveva saputo sin dai secoli precedenti rivalersi su di loro in modo ancor più subdolo. Tu passero mangi il mio grano ed io umano mangio le tue carni.
In Lombardia ancora oggi si possono osservare quante numerose fossero le cosiddette passerere od uccellande presenti praticamente in ogni cascina o abitato agricolo.
Una parete del fabbricato, evitando quella posta a nord, appositamente sforacchiata con un numero infinito di buchi tra loro vicini con i quali si invitava il passero a nidificare. I nidi erano controllabili dal lato interno della parete ed al momento giusto veniva prelevata gran parte della covata per mangiarsela. Intere famiglie ed a volte interi paesi rurali si sostentavano in questo modo.
Poi all’improvviso, contestualmente al drastico cambio subito dall’agricoltura, ecco che il passero ha iniziato a perdere posizioni giorno per giorno in modo preoccupante, tanto da ridursi negli ultimi decenni a numeri preoccupanti per la sopravvivenza della specie.
Il Passero domestico o Passero oltremontano o semplicemente Passera (Passer domesticus Linnaeus, 1758) appartiene all’ordine dei Passeriformes ed alla famiglia dei Passeridae ed è stato uno dei primi uccelli ad essere classificato nella moderna tassonomia scientifica.
L’etimologia del nome scientifico è alquanto semplice: Passer dall’omonimo termine latino per il passero e domesticus = di casa. Alcuni nomi comuni sono House Sparrow in inglese, Haussperling in tedesco, Gorrión in spagnolo, Moineau in francese e Pardal-comum in portoghese.
Zoogeografia
La passera è sicuramente uno degli uccelli più diffusi sul nostro pianeta. Anticamente originaria del Medio Oriente e dell’Europa ha saputo conquistarsi nuovi territori seguendo l’essere umano e le sue attività agricole. Dal paleartico che ha estesamente conquistato, ha via via allargato il suo areale a tutti i continenti sia per introduzione diretta da parte dell’uomo sia come accidentale immissione forse anche attraverso mezzi di trasporto in particolare navi sulle quali spesso nidificava. Ora occupa totalmente l’Europa, il centro e nord America, il sud America con esclusione della foresta Amazzonica, l’Africa meridionale ed il corno d’Africa, l’Australia orientale e la Nuova Zelanda e l’Asia con esclusione dell’estremo oriente, della Cina e dell’Indonesia.
Dove è stata introdotta, ha manifestato immediatamente la sua irruenza e capacità a conquistare nuovi territori ed è divenuta da subito un alieno spesso indesiderato. L’audacia nei rapporti con l’essere umano, la versatilità nell’alimentazione, la capacità ad adattarsi ad ogni ambiente e la notevole prolificità, ha facilitato in modo indescrivibile l’insediamento di questo piccolo uccello in qualsiasi luogo venisse a trovarsi.Ha saputo non solo conquistarsi uno spazio in un ambiente modellato da millenni di selezione naturale ma ha anche insidiato le specie presenti usurpando il loro habitat e turbando le loro modalità di vita. Tipico esempio di molte specie aliene introdotte per svariati motivi in luoghi remoti e poi da subito additate come manovre inconsulte e sconsiderate.
Tre tipici esempi: lo Storno triste (Acridotheres tristis) in Australia, la Nutria (Myocastor coypus) in Italia ed il Gambero della Louisiana in Europa (Procambarus clarkii). Il passero domestico è specie stanziale e gran parte delle popolazioni trascorre l’intera vita senza allontanarsi anche di pochi chilometri dal luogo natio.Ecologia-Habitat
Non esiste un ambiente tipico per questo uccello. Essenziale per questa specie è la presenza dell’uomo e delle sue attività, indipendentemente dal luogo dove ci si trova, dalle situazioni ambientali presenti e dalle condizioni metereologiche a cui è sottoposta l’area.
Non abita le tundre più settentrionali, le dense foreste tropicali, i deserti molto estesi e le cime delle montagne, ambienti che d’altra parte non permettono, se non raramente, la presenza degli stessi esseri umani.
Di preferenza frequenta aree agricole coltivate, le cascine e le fattorie con animali, allevamenti intensivi, zone con capannoni industriali, parchi cittadini e giardini pubblici e qualsiasi altra area dove possa trovare un luogo per nidificare e cibo tutto l’anno.
Pur essendo un uccello che non teme l’essere umano, ha allo stesso tempo un comportamento assai prudente e guardingo e questa caratteristica l’ha sicuramente aiutato a proteggersi dalla presenza di quegli animali di casa, amici dell’uomo ma nel contempo suoi acerrimi predatori.
Il gatto domestico figura infatti tra i suoi più temibili nemici, animale al quale ha da sempre pagato un buon tributo.
Morfofisiologia
Il passero domestico non è un uccello molto appariscente avendo una livrea che nella femmina risulta assolutamente insignificante e senza alcuna caratteristica degna di nota.
È praticamente bruna grigiastra sulla parte inferiore del corpo e leggermente più accentuata e striata di marrone, sulla copertura alare. Anche i giovani hanno la medesima livrea.
Il maschio è invece di un marrone nocciola più accentuato sulla parte superiore, segnato da gocce nere e marcata da una striscia bianca che attraversa orizzontalmente le ali sulle copritrici primarie. La testa ha un cappuccio del medesimo colore che partendo dalla linea oculare si congiunge sulla nuca alla copertura alare. Il vertice del capo è invece di color grigio cenere, una caratteristica che, come vedremo, lo distingue dalla sottospecie Passer domesticus italiae, propria del territorio italiano.
Le guance sono biancastre, addirittura candide nel periodo di nidificazione e sulla gola porta una macchia nera più o meno estesa che si allunga sul petto. La coda è discretamente accentuata e di colore brunastro. Le zampe sono di color carnicino ed il becco, conico e robusto, è nero nel maschio e grigio azzurrognolo nella femmina.
Sono state classificate un numero notevole di sottospecie, alcune ormai collocate a livello di specie ma la situazione è in continua evoluzione e si assiste tuttora a continui aggiornamenti tassonomici. In Italia il passero domestico ha tre congeneri molto simili fra loro e due di essi sovrappongono largamente i loro territori.Autoctona del nostro paese è la sottospecie Passer domesticus italiae, caratterizzata dal cappuccio di colore marrone nocciola anziché grigio come nella specie tipica. Questa occupa tutto il territorio nazionale ed ha il punto di contatto con la specie tipica nella estrema parte settentrionale del nostro paese in corrispondenza dello spartiacque delle Alpi, dalla Costa Ligure al Carso triestino.
Nella parte peninsulare ed insulare il passero d’Italia condivide l’area con la Passera sarda (Passer hispaniolensis) che evidenzia una macchia pettorale nera molto accentuata e con striature dello stesso colore molto evidenti sui fianchi. È presente infine la Passera mattugia (Passer montanus), la più piccola delle quattro specie, la meno antropizzata e la più facile da identificare sia per dimensioni che per il comportamento. Il passero ha una lunghezza di circa 17 cm, un’apertura alare di 25 cm ed un peso di oltre 30 g.
Etologia-Biologia riproduttiva
Il nostro passero domestico, nidifica in qualsiasi luogo purché abbia le caratteristiche di un buco più o meno comodo con un riparo sul capo e sufficiente a contenere la numerosa prole.
Ad ogni stagione riproduttiva viene aggiunto un nuovo ed impensabile luogo dove viene ritrovato un nido di questo uccelletto. Si è passati da stranezze del tipo all’interno di un semaforo ad una più normale scelta di un vecchio nido di rondine, dalle profondità di una miniera di carbone, all’interno del fasciame di un nido di cicogna.Tuttavia non manca di costruirlo in un buco scavato su un terrapieno, intrecciato fra i fili dell’energia elettrica, nel tubo di un impianto di aspirazione di una cucina, nei lampioni dell’illuminazione stradale oppure all’interno di una carcassa di automobile.
A parte queste stranezze ormai consuetudinarie, la passera abitualmente pone il nido sotto le tegole di casa, negli anfratti dei muri, nei fienili, nelle cassette nido, negli interstizi delle grondaie, nei capannoni industriali e raramente nei tronchi degli alberi.
Con questo spirito di adattamento è chiaro che risulta vincente in ogni ambiente si trovi.
Il passero è monogamo per l’intera stagione di nidificazione e seppure territoriale, si limita a difendere una ridottissima porzione del suo territorio in quanto specie molto sociale che convive con i suoi simili anche durante il periodo di nidificazione. Lo è ancor più al difuori di questo periodo, quando si raduna in stormi una volta molto numerosi, alla ricerca del cibo ma anche durante la notte nei rumorosissimi dormitori.
Il nido è costruito con erbe secche e paglia, a forma di uovo con apertura laterale e reso soffice all’interno con piume di altri uccelli, lana e peli animali. Vi depone mediamente 5-6 uova di colore bianco grigiastro fortemente punteggiate di nero che vengono covate da entrambi i partner per un brevissimo periodo che va dagli 11 ai 15 giorni.
I piccoli che nascono ciechi ed implumi, rimarranno nel nido per altre 2/3 settimane e resteranno dipendenti dai genitori per un’altra decina di giorni. In determinate stagioni e quando la disponibilità di cibo è abbondante, il passero è molto prolifico e può arrivare a deporre anche più di tre volte l’anno. Granivoro per gran parte dell’anno diventa insettivoro nel periodo di allevamento della prole ed anche frugivoro durante la cattiva stagione.È nota poi la sua abitudine a zampettare sulla soglia di casa o tra i tavolini di un bar, alla ricerca di briciole ed avanzi che cerca di guadagnarsi lottando con gli immancabili ed invasivi piccioni domestici (Columba livia).
La specie ha subito negli ultimi decenni un drastico e generalizzato calo per motivi non ancora ben chiari ma certamente legati anche alle modifiche dell’agricoltura ed all’uso diffuso di pesticidi.
La sparizione di prati stabili con le loro essenze e della microfauna ad esse collegata, può certamente aver influito negativamente sulle popolazioni esistenti che avevano raggiunto negli anni 70 il loro apice. La specie è tuttora sofferente in tutte le popolazioni paleartiche tuttavia per la vastità dei territori occupati ed il numero complessivo ancora elevato, non viene considerata specie a rischio. Ultimamente si sta riscontrando una sensibile ripresa in tutte le popolazioni europee. Si è notato che nelle campagne della val Padana, il ripristino di vecchie uccellande rese in precedenza impraticabili, ha portato in breve tempo alla creazione di nuovi nuclei di popolazione che si stanno consolidando nel tempo.
Risulta comunque determinante e spesso essenziale che la collocazione di queste passerere sia situata in luogo abitato a dimostrazione dell’indissolubilità del legame con l’essere umano. Una curiosità. Il passero è un uccello che dedica molto tempo alla pulizia del suo corpo e tra i pochi che sfrutta diversi modi per mantenere alla massima efficienza il suo piumaggio. Lo si vede spesso razzolare e spolverarsi al suolo tra nuvole di polvere nei famosi “bagni di terra” tipici dei galliformi ma al tempo stesso fare dei veri tuffi in acqua nelle pozzanghere e nelle fontane cittadine. Non manca infine di fare i “bagni di sole” per disinfettarsi le piume. Un vero cultore della pulizia memore del fatto che uno dei suoi più temibili nemici sono gli acari, le pulci ed in generale insetti mallofagi che spesso attaccano e distruggono le sue nidiate.
Un aneddoto che riguarda l’impossibilità dimostrata dal passero nel camminare quando a terra. Tutto ha inizio dalla crocifissione del Cristo, già oggetto di leggende che in Spagna motivano la macchia rossa sul petto della rondine (Hirundo rustica) ed in Inghilterra su quello del pettirosso (Erithacus rubecula) per aver strappato una spina dalla corona posta sul capo del condannato, macchiandosi con il suo sangue. In Russia si dice che un uccellino per dispetto, appunto il passero, le abbia rimesse al suo posto. Per punizione gli vennero legate insieme le zampe per cui il passero quando a terra, non può far altro che saltellare a piè pari per spostarsi.
Sinonimi
Fringilla domestica Linnaeus, 1758.
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