Famiglia : Urticaceae
Testo © Eugenio Zanotti
L’areale originario della Parietaria (Parietaria officinalis L. 1753), detta anche erba murajola o vetriola comune si espande dall’Europa temperata fino all’Ucraina. Il nome del genere, al quale sono assegnate secondo vari Autori dal 20 a 30 specie, deriva dal latino “paries”, parete, muro, per l’habitat caratteristico di gran parte delle specie che accoglie; officinalis deriva dal sostantivo latino “officina”, usato per gran parte delle piante che hanno proprietà medicinali impiegate nelle “officine” com’erano chiamate le farmacie di un tempo.
Pianta erbacea perenne, fornita di lunghi rizomi, ricoperta di minuti peli ricurvi che la rendono aderente agli abiti, con fusti cilindrici eretti, alti 20-70 (100) cm, poco ramificati, generalmente rossastri, succulenti, poco tenaci, con foglie alterne, intere, lungamente spicciolate, ovali-ellittiche o lanceolate, acuminate, (2-4 x 5-10 cm), con nervature translucide.
Fiori in cime geminate, bianco-verdastre, sessili, glomeruliformi, multiflore. I fiori ermafroditi, con tre brattee, sono portati all’apice dei rametti, mentre i fiori maschili e quelli femminili, forniti di una sola brattea, sono raccolti alle biforcazioni dei rami. Le brattee sono ovate od oblunghe, libere alla loro base. La fioritura avviene da maggio a ottobre. I frutti sono minuscoli acheni di 1-2 mm a forma di oliva, compressi, ricoperti dal perianzio persistente.
È specie assai comune sia in ambiente naturale (suoli boschivi ricchi di nutrienti, terreni abbandonati) sia come infestante nei luoghi coltivati e abitati (bordi dei fossi, terreni incolti e ricchi di nitrati, ai piedi dei muri, giardini, siepi, cortili, ecc., dal piano fino a 900 m slm.). La parietaria si diffonde per seme affidandone la dispersione, principalmente zoofila, alla capacità della pianta di aderire al pelo degli animali e alle vesti, ai macchinari. così che anche solo un pezzetto di fusto trasportato veicola i semi durante il suo percorso. Chi cura il verde sfalciando la parietaria o levandola dai muri non pensa che sarà proprio lui a riseminarla nell’ambiente …
Tra l’altro la capacità di ricaccio di questa specie dai fusti, molto fragili e facili da strappare, è impressionante data la notevole quantità di gemme poste sui rizomi e alla base della pianta, pronte ad emettere sempre nuovi vigorosi germogli.
Una specie molto simile è Parietaria judaica L. (= P. diffusa M.& K.; P. ramiflora Moench.), che si incontra spesso su vecchi muri, rupi, macerie, ed è distinguibile perché ha fusti molto ramificati, spesso più o meno lignificati in basso e con portamento compatto, prostrato-ascendente, foglie ovali lunghe al massimo 5 cm con nervature non trasparenti come quelle di P. officinalis, brattee fiorali saldate alla base (in P. officinalis le brattee sono libere). La pianta fiorisce tutto l’anno ed il polline viene trasportato dal vento (impollinazione anemòfila); alla fruttificazione il perigonio che avvolge l’achenio è lungo quasi il doppio dell’achenio mentre in P. officinalis lo supera di poco. In Europa sono presenti, oltre alle due specie già citate, Parietaria lusitanica, P. cretica, P. mauritanica, P. debilis e l’aliena P. pensylvanica di origine Nordamericana, naturalizzata in Germania e probabilmente altrove.
Le bambine un tempo, soprattutto nelle campagne, si divertivano facendo collane con le foglie di parietaria che aderivano alle magliette, mentre le loro mamme inserivano le piante spezzettate nei fiaschi e nelle damigiane con acqua e sabbia come abrasivo per pulirle dalle incrostazioni di tartaro e vino, da qui il nome di “erba vetriola.” I ragazzi che giocavano nei campi e pescavano nei fossi sapevano che se venivano a contatto con le ortiche potevano trovare sollievo pestando foglie e fusti di parietaria e applicare la poltiglia ottenuta sui ponfi causati dalla fastidiose punture.
Per gli scopi medicinali (proprietà diuretiche, depurative, antidotiche, cicatrizzanti, costipanti-astringenti, ed antiemorragiche) si raccoglie l’intera pianta durante il periodo della fioritura, privata delle radici e della parte bassa dei fusti. L’erba contiene soprattutto nitrato di potassio (salnìtro) e di calcio, zolfo, mucillagine, tannini, flavonoidi ed un eteroside, ed è impiegata, per mezzo di infuso o decotto, come diuretico. Nella medicina popolare si consigliano i cataplasmi della pianta fresca triturata per curare le dermatiti croniche. Ricordo che il polline della parietaria è fra quelli che causano in moltissime persone forti allergie (“raffreddore da fieno”) e queste devono astenersi dalla raccolta e dalla manipolazione della pianta o frequentare zone dove questa è abbondante ed è in fioritura. Indico qui di seguito due semplici preparazioni a base di parietaria fresca:
Infuso utile nel catarro bronchiale, nell’idropisia, nelle calcolosi renali e vescicali
Due cucchiaini di pianta triturata in una tazza di acqua bollente, per un quarto d’ora; filtrare, aggiungere un poco di limone e di miele e consumare dopo i pasti.
Pasta dolce diuretica
Mezzo cucchiaino di pianta triturata in due cucchiai di miele. Consumare frazionando in quattro-cinque dosi nell’arco della giornata.
Sinonimi: Parietaria erecta Mert. & W.D.J. Koch (1823).
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