Papilio machaon

Famiglia : Papilionidae

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

Il Macaone (Papilio machaon) è molto probabilmente la più bella farfalla italiana © Giuseppe Mazza

Il Macaone (Papilio machaon) è molto probabilmente la più bella farfalla italiana © Giuseppe Mazza

Tra le più belle farfalle del mondo, molte sono ascritte alla grande famiglia dei Papilionidi (Papilionidae) e non di rado questi lepidotteri raggiungono grandi dimensioni.

Uno dei membri di tale famiglia, che spicca per la sua particolare bellezza è il ben noto Macaone (Papilio machaon Linnaeus, 1758).

Questa farfalla, tassonomicamente è afferente alla classe degli Insetti (Insecta), sottoclasse dei Neotteri (Neoptera), coorte dei Pterigoti (Pterygota), superordine degli Endopterigoti (Endopterygota = Olometaboli), ordine dei Lepidotteri (Lepidoptera), sottordine Etero- neuri (Heteroneura) e genere Papilio.

Oltre al comune Macaone, presente sulla nostra penisola, ricordiamo che gli altri papilionidi italiani sono il Papilio hospiton, il Papilio alexanor, l’Iphiclides podalirius, tutti affini alla consorella più famosa, di cui parliamo in questa scheda, a cui si aggiungono le specie dei generi Zerynthia e Apollo.  

Specie tipiche di questi due ultimi generi sono la Zerynthia hypsipyle e la Parnassius apollo, che hanno da sempre deliziato la vista dei biologi entomologi e dei collezionisti.

Zoogeografia

I macaoni sono diffusi in tutta la penisola italiana e nelle isole maggiori, dal piano fin sui monti, oltre i 2.000 m di altezza sopra il livello del mare. Sono presenti anche in Francia e nella penisola Iberica.

Quando è irritato il bruco fa uscire dal torace dei cornini rossi dall'odore nauseabondo © Giuseppe Mazza

Quando è irritato il bruco fa uscire dal torace dei cornini rossi dall’odore nauseabondo © Giuseppe Mazza

Ecologia-Habitat

Queste farfalle, dal volo elegante e incerto, tendono a colonizzare le aree montane sin dalla primavera.

Morfofisiologia

Le zampe dei papilionidi, sono piuttosto corte ma funzionali sia nei maschi che nelle femmine, le antenne risultano assai brevi, non eccessi- vamente esili, inserite vicine l’una all’altra e clavate all’estremità.

Di forma caratteristica, sono le ampie ali, specialmente le posteriori, che sono dotate (come in altre specie del medesimo genere) sul margine posteriore, di un prolungamento anche molto sviluppato, caudiforme.

I colori poi di tutti i membri della famiglia, quindi anche nei macaoni, sono veramente splendidi, forse tra i più belli che si osservano nell’intero ordine dei lepidotteri, specialmente nelle specie esotiche, che peraltro rappresentano la stragrande maggioranza degli esponenti di questa famiglia.

Pochi infatti sono i papilionidi del nostro paese, o più in generale europei, e in verità, tranne un paio di specie che in passato erano più comuni, ma che ancora oggi si rinvengono abbastanza facilmente,
le altre sono rare in tutto il territorio.

Crisalide su uno stelo. Quella autunnale sverna e l'immagine sfarfalla in primavera © Giuseppe Mazza

Crisalide su uno stelo. Quella autunnale sverna e l’immagine sfarfalla in primavera © Giuseppe Mazza

Questi rappresentanti europei (il macaone in Italia, in Francia e in Spagna), hanno sì una livrea colorata, ma meno spettacolare dei rappresentanti dei paesi caldi, tropicali e subtropicali.

Però, almeno per il nostro territorio, il Macaone (Papilio machaon), se non forse la più bella, è certamente fra le più belle che abbiamo.

Il nome “Macaone”, fu dato dal biologo Linneo a tale farfalla, attingendo alla mitologia greca, usando il nome del figlio di Esculapio.

Questa farfalla, è anche uno dei lepidotteri europei di dimensioni maggiori, avendo un’apertura alare di quasi 9 cm.

Peraltro è dotato di un prolungamento alare nelle posteriori smerlate, lungo al massimo un centimetro.

Il colore di fondo del macaone è di un bel giallo zolfo (alcune volte più vicino al bianco sporco), su cui spiccano le nervature scure e una serie di macchie nere; pure neri, inframezzati da “lunule gialle”, sono gli orli delle ali, lungo cui decorre più internamente, una fascia azzurra, marginata di nero.

Nella parte apicale del margine interno delle ali posteriori, inoltre, si trova una bella e vivace macchia rossa, bordata tutt’intorno di scuro.

Un Papilio machaon che ha appena abbandonato la crisalide © Giuseppe Mazza

Un Papilio machaon che ha appena abbandonato la crisalide © Giuseppe Mazza

Etologia-Biologia Riproduttiva

Queste farfalle, una volta raggiunto lo stadio immaginale, non sopravvivono a lungo.

Il più delle volte i maschi, dopo essersi riprodotti, finiscono per lasciarsi morire senza più nutrirsi, mentre le femmine subiscono la stessa sorte solo dopo aver deposto le loro uova, assai piccole e numerose, su un gran numero di piante della famiglia delle Ombrellifere (Umbelliferae), come il finocchio, la carota e l’anice, ecc.

Se le condizioni atmosferiche sono favorevoli, questi germi sferoidali schiudono dopo pochi giorni, dando origine a larve (bruchi), nel complesso di un nero vellutato, che diventa quasi verde dopo un certo numero consecutivo di mute, le quali presentano molte macchie e alcuni anelli colorati, la cui forma e il cui sviluppo variano moltissimo durante le varie fasi di crescita.

Al momento della nascita, peraltro, i bruchi sono brunastri, con una fascia nera verso la metà del corpo e recano numerosi piccoli tubercoli rossicci.

Al massimo delle dimensioni invece, cioè quando hanno raggiunto 5-6 cm di lunghezza, i bruchi divengono verdi e in corrispondenza di ogni segmento, si trova una fascia scura maculata di rosso.

La vita del macaone è breve. Dopo l'accoppiamento e la deposizione si lasciano morire © Giuseppe Mazza

La vita del macaone è breve. Dopo l’accoppiamento e la deposizione si lasciano morire © Giuseppe Mazza

Del tutto privi di peli o setole, questi bruchi si arrampicano faticosamente sulle piante nutrici, alimentandosi incessantemente dei tessuti più teneri. Inoltre, se vengono messi in allarme o se spaventati, ergono un lungo e vistoso prolungamento bifido del protorace, l’osmetrio, emanante un odore nauseabondo e che un tempo era ritenuta una struttura atta ad atterrire i nemici. Oggi invece, si è più propensi a ritenerlo semplicemente un organo escretore, per l’eliminazione dei materiali tossici provenienti dai vegetali di cui la larva si nutre.

Giunto a maturità il bruco si fissa agli steli, con un cinturino sericeo e, operando attivamente, si libera del tegumento che, cadendo, lascia nuda la crisalide, di colore verde-brunastro e di forme spigolose.

L’immagine sfarfallerà durante la primavera stessa, o al più, durante l’estate se si tratta della generazione estiva, mentre se si tratta di quella autunnale, la crisalide svernerà dando l’adulto solo nell’anno seguente.

LA IUCN e CITES, considera questa specie non ancora minacciata, come invece lo sono la Papilio hospiton e la Papilio alexanor.

Sinonimi

Papilio hookeri Gaonkar, 1999; Papilio machaon alpherakyi Bang-Haas, 1933; Papilio machaon chitralensis Bang-Haas, 1934; Papilio machaon forma chrysostoma Schneeur, 1934; Papilio machaon kiyonobu Morita, 1997; Papilio machaon nolico Morita, 1997; Papilio machaon rinpoche Wyatt, 1959; Papilio machaon var. aestivus Eimer, 1895; Papilio machaon var. bajorum Fruhstorfer, 1922; Papilio machaon var. bimaculatus Eimer, 1895; Papilio machaon var. centralis Staudinger, 1886; Papilio machaon var. gorganus Fruhstorfer, 1922; Papilio machaon var. hieromax Hemming, 1934; Papilio machaon var. hispanicus Eller, 1936; Papilio machaon var. impugnatus Fruhstorfer, 1922; Papilio machaon var. melitensis Eller, 1936; Papilio machaon var. pendjabensis Eimer, 1895; Papilio machaon var. schantungensis Eller, 1936; Papilio machaon var. venchuanus Moonen, 1984.

 

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