Osteolaemus tetraspis

Famiglia : Crocodylidae

Sottofamiglia : Crocodylinae

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Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

 

Il Coccodrillo nano africano o Osteolemo (Osteolaemus tetraspis Cope, 1861) è un loricato di piccole dimensioni afferente all’ordine dei Coccodrilli (Crocodylia), famiglia Coccodrillidi (Crocodylidae), sottofamiglia Coccodrillini (Crocodylinae) e genere Osteolemo (Osteolaemus).

Il termine “Osteolaemus” significa letteralmente “gola ossea”, parola composta che deriva dal greco antico “osteon” per “osso” e “laimos” sempre in greco antico per “gola”, in riferimento ai robusti osteodermi (piastre ossee) che ricoprono estensi- vamente la gola e le scaglie ventrali. Il lemma “tetraspis” è una parola composta che letteralmente significa “quattro gusci”, deriva dalla fusione di “tetra” ovvero “quattro” e “aspis” ovvero “guscio”, entrambi parole dal greco antico, in riferimento a un gruppo di quattro piastre ossee (dette scaglie nucali), presenti sulla schiena e sul collo.

Vengono riconosciute da alcuni biologi due sottospecie: una è la Osteolaemus tetraspis osborni, ove “osborni” significa “di Osborn” dal cognome del biologo che l’ha scoperta, questo loricato è localizzato in Congo, tale razza viene anche chiamata Osteoblepharon osborni; l’altra è l’ Osteolaemus tetraspis tetraspis. Secondo i biologi sistematici dell’International Commission for Zoological Nomenclature (ICZN), questa suddivisione in sottospecie risulta non del tutto convincente, suggerendo che in realtà queste sottospecie potrebbero benissimo essere classificate come specie o come un complesso molto diversificato/politipo di specie.

In inglese i nomi comuni con cui viene chiamato sono Broad snouted crocodile, Black crocodile, West African dwarf crocodile, African caiman, Bony crocodile, African broad-nosed crocodile, Rough backed crocodile, in spagnolo sono Cocodrilo chico africano, in francese sono Crocodile nain africain, Crocodile à fronte large, Crocodile à nuque cuirassé, in tedesco Stumpf krokodil e Bamba fiman.

La CITES lo colloca nell’Appendice I, la IUCN ne identifica uno status come “vulnerabile”, ovvero A2cd (vulnerable). I biologi stimano una popolazione di 25.000-100.000 esemplari. In definitiva, la popolazione in alcune aree è stata pesantemente sfruttata, dati di sopravvivenza per i vari nuclei residui sono molto scarsi, comunque l’ampia e variegata distribuzione geografica ne rallenta il decremento.

Zoogeografia

Il Coccodrillo nano africano (Osteolaemus tetraspis) si sovrappone, in alcune aree, alle popolazioni del Coccodrillo dal muso stretto (Crocodylus cataphractus). È localizzato in Africa occidentale e centro-occidentale, in particolare in: Camerun, Repubblica Centrale Africana, Congo, Burkina Faso, Angola, Benin, Costa d’Avorio, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Gambia, Guinea equatoriale, Ghana, Guinea, Guinea Bissau, Mali, Nigeria, Liberia, Togo, Sierra Leone, Senegal.

Il Coccodrillo nano africano (Osteolaemus tetraspis) non supera i 2 m di lunghezza © Giuseppe Mazza

Il Coccodrillo nano africano (Osteolaemus tetraspis) non supera i 2 m di lunghezza © Giuseppe Mazza

Le due razze o sottospecie presentano queste localizzazioni:

L’Osteolaemus tetraspis tetraspis si trova più verso le aree di ponente (verso occidente).

L’Osteolaemus tetraspis osborni è presente principalmente nella Repubblica Democratica del Congo, che ufficialmente oggi è lo Zaire o meglio la Repubblica dello Zaire.

Ecologia-Habitat

L’osteolemo è principalmente un loricato d’acqua dolce. Vive per lo più in pozze d’acqua, paludi dolci e corsi d’acqua dolce lenti, all’interno della foresta pluviale.

Raramente s’incontrano esemplari isolati che vivono all’interno di pozze d’acqua nella savana. Qui, vi scavano dei cunicoli, dove passano tutto il giorno, essendo attivi la notte.

Alcune volte, durante la stagione delle piogge, questi cunicoli vengono sommersi, quindi l’ingresso si trova sott’acqua. Quindi giunto il tramonto, emerge da queste pozze o cunicoli immersi per andare a foraggiarsi, mantenendosi però sempre dentro o vicino l’acqua, pronto a tuffarsi appena percepisce un pericolo, per esempio un leone o un leopardo.

Alcuni individui vivono in laghetti nell’inoltro della foresta pluviale e passano parte della giornata sotto le radici degli alberi. L’ecologia di questo coccodrillo africano, è simile a quella della specie di coccodrillo (che in realtà è un caimano) più piccola del mondo, una specie del Nuovo Mondo: il Caimano nano (Paleosuchus palpebrosus).

Come prima detto, la CITES inserisce da tempo addietro sino ad oggi, nell’Appendice I questa specie, sebbene in Congo alla fine del 1980 è stata inserita nell’Appendice II. Comunque, i biologi ci dicono che non è una specie ad immediato pericolo data l’ampia distribuzione geografica che la caratterizza; infatti in alcuni stati presenterebbe anche un’alta densità, mentre in altri come in Liberia e in Gambia, si ipotizza si sia ormai verificato il fenomeno dello svuotamento.

I dati disponibili sull’effettiva densità di popolazione, sono ancora incerti e scarsi, per cui la CITES preferisce mantenerlo nell’Appendice I e malgrado l’ambiguità di questi dati, la IUCN ne identifica uno status di “vulnerabile” all’interno del red book, dal 1996 a oggi, basandosi però più che su numeri certi, sulla loro ampia distribuzione geografica, quasi una forma di speranza!

Il problema nell’ottenere dati, dipende dalla difficoltà nel raggiungere i posti dove sono localizzati questi rettili. La nascita di parchi naturali, per la protezione di questi animali nell’Africa occidentale, è stata nel tempo molto lenta. Il basso valore economico della pelle di questo coccodrillo, per la presenza di numerosi osteodermi, ha infatti scoraggiato la costruzione di crocodile farms per la riproduzione e l’allevamento secondo principi di gestione e conservazione ecosostenibili.

Questa specie viene cacciata principalmente per le carni. Attualmente è questa la pressione maggiore che subisce, ma a lungo termine, si potrebbe aggiungere purtroppo l’inquinamento ambientale e la distruzione degli habitat in cui vive. Si nutre principalmente di crostacei, anfibi e pesci e qualche micromammifero terrestre.

In Congo, i biologi hanno osservato su campo che il coccodrillo nano africano cambia il tipo di prede secondo la stagione: durante il periodo delle piogge, quando i pesci sono abbondanti nei corsi d’acqua o piccoli laghi in cui si trova, si nutre principalmente di essi, ma durante la stagione secca, quando i pesci sono ridotti in numero, ripiega sui crostacei, diminuendo l’apporto nutritivo.

Robusta armatura e muso corto, rivolto all'insù, nella razza più diffusa © Giuseppe Mazza

Robusta armatura e muso corto, rivolto all’insù, nella razza più diffusa © Giuseppe Mazza

Morfofisiologia

Questo coccodrillo presenta una pesante e robusta armatura, sia sul collo che sulla schiena e lungo la coda, ove sono presenti scaglie ossificate.

Le scaglie nucali si organizzano secondo uno schema di questo tipo: tre serie trasversali, di cui la prima serie è costituita di due grandi scaglie, la seconda anche, mentre la terza di due scaglie piccole.

L’adulto ha una livrea scura ed omogenea, sia sulla schiena che lungo i fianchi. Nei piccoli si osservano delle bande marroni lucenti sul corpo e lungo la coda, mentre la testa presenta un motivo giallo. Il colore del ventre è di fondo giallo con numerose macchie nere.

Il muso è corto e robusto, simile a quello di un caimano; probabilmente ciò è dovuto al fatto che ha un’ecologia simile a quella del caimano nano.

Gli esemplari adulti, non superano 1,9-2,0 m. Le due sottospecie presentano dei caratteri generali e alcuni propri. Ad esempio l’ Osteolaemus tetraspis tetraspis ha una colorazione più leggera e maculata della buona specie; il muso è rivolto con la punta all’insù e le scaglie dell’armatura, sopratutto sul dorso, sono molto più robuste. Quest’ultima caratteristica gli ha valso il nome volgare di coccodrillo nano rozzo-ruvido.

L’ Osteolaemus tetraspis osborni è sinceramente poco conosciuto. I biologi parlano della presenza di un muso rivolto verso il basso e di un’armatura più leggera. La colorazione scura negli esemplari adulti della buona specie è un adattamento ecoevolutivo, funzione degli habitat in cui vive, come le piccole pozze d’acqua presenti nelle foreste a volta pluviali, ove la luce che penetra è scarsa; lo stesso vale per le macchie e le bande dei subadulti, presenti spesso tra le radici degli alberi che crescono in prossimità dell’acqua.

Lo stesso vale per gli occhi, grossi rispetto alla testa. In questo caso però l’adattamento ecoevolutivo si basa più sul fatto che hanno un’attività notturna.

Quando si osserva un coccodrillo nano africano in acqua, si nota che è completamente immerso, mentre la testa è flottante nell’acqua, con gli occhi posti all’esterno; questo coccodrillo è più elusivo di altre specie e passa la maggior parte del giorno immerso in acqua o nei cunicoli che si scava, per uscire poi la notte.

Etologia-Biologia Riproduttiva

Questa specie fa per lo più vita solitaria, tranne durante la stagione degli accoppiamenti, che coincide con l’inizio della stagione delle piogge (maggio-giugno). In questo periodo la femmina depone poche uova bianche, mediamente 10, più raramente 20, all’interno di nidi-buca che vengono poi tumulati. Il periodo d’incubazione dura 85-105 giorni, i piccoli nati misurano circa 28 cm.

Durante il periodo d’incubazione la madre monta la guardia al nido, occupandosi anche dopo la nascita dei piccoli per un periodo di cui i biologi ignorano ancora la durata.

 

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