Famiglia : Opistognathidae
Testo © Giuseppe Mazza
Per la sopravvivenza della specie la maggior parte dei pesci marini puntano sulla quantità, affidando migliaia di uova alle correnti.
Al limite una sola femmina di Molva molva, pesce dal corpo lungo circa 1 m che ricorda le anguille, può deporre anche 20-60 milioni di uova.
Altri come le sardine si muovono e si riproducono in banchi rilasciano nuvole di uova planctoniche e varie specie si radunano per accoppiamenti di massa con più maschi che fecondano insieme le uova fluttuanti.
I pesci che depongono sui fondali sorvegliano spesso le uova fino alla schiusa, scacciando i predatori.
I cavallucci marini se le portano appresso in una tasca ventrale, ed è poi il maschio a partorire come Hippocampus kuda, altri se le incollano sotto la coda, come fanno Phyllopteryx taeniolatus e Solegnathus spinosissimus o sotto il ventre come in Dunckerocampus dactyliophorus.
Infine c’è chi decide di digiunare fino alla schiusa proteggendo le uova fecondate in bocca.
È il caso nelle acque dolci di vari pesci incubatori appartenenti alla famiglia dei Cichlidae, dove in certe specie la bocca spalancata della mamma offre in più un rifugio sicuro ai pesciolini, finché ci stanno, anche dopo la nascita.
Lo stesso fanno i maschi di alcuni Siluriformes africani, tenendo poi anche i piccoli per due settimane.
Nel Mediterraneo e l’Atlantico orientale, dal Golfo di Biscaglia al Golfo di Guinea, i maschi di Apogon imberbis tengono fino alla schiusa le uova in bocca e sulla sponda caraibica Opistognathus aurifrons fa lo stesso, riparandosi in più quando c’è bisogno sotto terra, in un rifugio che scava e gli ha valso il nome italiano di Pesce minatore.
Appartiene agli Actinopterygii, i pesci con le pinne raggiate, all’ordine dei Perciformes, ed alla famiglia Opistognathidae che conta 4 generi e 84 specie, per lo più pesciolini con testa e bocca allargate ed un corpo stretto e affusolato, che si riparano spesso in tane scavate nella sabbia dove entrano a marcia indietro, dalla coda.
Il genere Opistognathus deriva come la famiglia dal greco “ὄπῐσθεν” (opisthen), dietro, e “γνάθος” (gnathos), mascella, con riferimento alla vistosa mascella superiore che usano per scavare, mentre il termine specifico aurifrons aggiunge in latino che è un pesce dalla fronte dorata, caratteristica ripresa anche dall’appellativo inglese di “Yellowhead jawfish”, cioè Pesce mascella dalla testa gialla.
I francesi lo chiamano “Marionnette tête d’or”, vale a dire Burattino dalla testa dorata, riferendosi, senza scordare il capo, alla sua caratteristica postura verticale accanto alla tana, dove si muove su e giù, come tirato da un filo invisibile, per acchiappare al volo lo zooplancton di passaggio.
Zoogeografia
Opistognathus aurifrons ha un areale molto vasto nell’Atlantico occidentale dalla Carolina del sud e le Bermude al Messico, Belize e poi verso Est le Isole Cayman, Jamaica, Cuba, Bahamas, le Isole Turks Caicos, Haiti, Repubblica Dominicana, Porto Rico, Isole Vergini, Antigua, Guadalupa, Martinica ed isole adiacenti fino alle Barbados, Grenada, Trinidad Tobago, Aruba, Curacao e infine le coste del Venezuela e del Brasile raggiungendo anche l’arcipelago di Trindade e Martim Vaz ad oltre 1000 km dalle coste di Spirito Santo.
Ecologia-Habitat
Il Pesce minatore è una specie bentonica che vive in genere 3-40 m di profondità, spesso in piccole colonie, su fondali sabbiosi ricchi di detriti corallini, pietruzze e gusci di conchiglie.
Non si cerca una tana, ma la crea. Per costruirla scava anzitutto con la bocca una buca profonda circa 10 cm, leggermente più larga, in un va e vieni continuo sputando sabbia intorno. Poi, partendo dal basso, costruisce una sorta di piramide a gradini interrata, usando come mattoni frammenti di madrepore, rocce e conchiglie.
Tanti muretti a secco, consolidati all’esterno dalla sabbia, che sopra alla camera da letto formano avvicinandosi, in alto, un corridoio che si apre sul mondo esterno.
Di giorno, pronto a far marcia indietro al primo segno di pericolo, il Pesce minatore emerge alla verticale sopra al pertugio, per nutrirsi.
Si allontana al massimo un metro e mezzo dalla tana, e alla sera, quando va a dormire, si chiude prudentemente in casa usando spesso come porta il guscio di un bivalvo.
Morfofisiologia
Opistognathus aurifrons può raggiungere i 10 cm di lunghezza. Ha una livrea molto elegante con le tonalità gialle del capo in raffinato contrasto con l’azzurro delle pinne. Gli occhi, anche loro con tratti celesti, sono sporgenti.
Il capo è senza scaglie mentre quelle del corpo, grigio perlaceo, sono cicloidi. La linea laterale, presente solo nella metà anteriore del corpo, è posta molto in alto, poco sotto la lunga pinna dorsale. Questa è unica con 11 raggi spinosi e 15-16 molli. L’anale reca 3 spine seguite da 14-15 raggi inermi e le pettorali contano 18-20 raggi molli.
Decisamente spostate in avanti, accanto al capo, le pinne pelviche mostrano 1 raggio spinoso e 5 inermi. Sono lunghe e sottili, spesso protese in avanti come due braccia. Aiutano a stabilizzare il pesce e durante il corteggiamento lanciano precisi segnali amorosi alla compagna.
Prima del periodo riproduttivo i maschi possono talora presentare macchie nere sulla nuca e secondo la località, alcuni esemplari mostrano due tratti scuri sulla gola e linee blu sul capo.
Difficile dire se ciò entra nella variabilità della specie. Per il Brasile c’è infatti chi parla di una nuova specie o sottospecie da descrivere.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Opistognathus aurifrons si nutre di piccoli invertebrati bentonici e planctonici, comprese le microscopiche meduse che passano accanto alla sua dimora.
Quando si avvicina un pesce con cattive intenzioni si rintana immediatamente, altrimenti, se la taglia dell’intruso lo consente, come nel caso dei piccoli ghiozzi che vogliono rubargli la tana, difende con estrema energia la sua abitazione sputandogli violentemente in faccia sabbia e rocce.
Opistognathus aurifrons viene talora predato da Epinephelus striatus, un cernia caraibica che agitando a ventaglio la pinna caudale ricopre la sua tana di sabbia per costringerlo ad uscire.
Ma il Pesce minatore non si scompone e può aspettare tranquillo anche 10 ore nella sua dimora nell’attesa che questa cernia ostinata venga distolta d’altre prede.
Per la riproduzione il maschio corteggia la femmina con la bocca spalancata nuotando in posizione arcuata con le pinne distese verso la compagna.
Le uova fecondate vengono subito raccolte dal maschio e l’incubazione orale dura circa una settimana.
Appiccicate fra loro, formano una palla che il maschio sputa, raccoglie al volo e scuote regolarmente per una buona ossigenazione. All’inizio sono gialle, poi diventano arancione scuro, quasi nere, e nell’ultima fase, quando si vedono bene gli occhi dei nascituri, brillano trasparenti e argentee annunciando il lieto evento.
Opistognathus aurifrons può riprodursi anche in acquario, nutrito con larve di Artemia salina e gamberetti del genere Mysis surgelati.
Non è nota la resilienza della specie, ma la vulnerabilità alla pesca è bassissima, segnando appena 10 su una scala di 100.
Figura così come “Least Concern“, cioè a “Minima Preoccupazione” nella Lista Rossa IUCN delle specie in pericolo.
Sinonimi
Gnathypops aurifrons Jordan & Thompson, 1905.