Famiglia : Octopodidae
Testo © Dr. Domenico Pacifici
Sin dall’alba dei tempi la mente umana ha fantasticato su animali marini di incredibili dimensioni, inarrestabili predatori e mostruosi esseri a guardia di un mondo ancora oscuro e pieno di risorse che, da sempre, affascina e terrorizza l’uomo. Non è facile quindi parlare del polpo senza che la nostra mente faccia riferimento a libri per ragazzi o film marinareschi, dove un animale colossale chiamato Kraken aggredisce e distrugge velieri e barche, inghiottendo l’intero equipaggio.
Nonostante le leggende seicentesche, o forse proprio grazie a queste, il Polpo comune (Octopus vulgaris Cuvier, 1797) è il mollusco più conosciuto e studiato al mondo.
Appartiene all’ordine degli Octopoda che contiene 13 famiglie con oltre 200 specie tutte molto diverse tra loro che hanno colonizzato praticamente tutto il mondo marino, ed alla famiglia degli Octopodidae, cefalopodi con conchiglia assente o rudimentale, corpo sacciforme ed otto braccia attaccate ad esso tutte uguali e munite di ventose.
Il genere Octopus deriva dall’unione di due parole greche: “ὀκτώ” (okto), che significa otto, e “ποῦς” (poûs), piede. È quindi un animale con otto piedi, anche se poi vengono dette “braccia”.
Il nome specifico vulgaris, volgare in latino, è un epiteto introdotto nella nomenclatura binomiale da Linneo per denominare la specie più diffusa e nota di un particolare genere.
Durante lo studio tassonomico di questa specie molti sono stati gli autori che hanno attribuito il nome Octopus vulgaris ad esemplari successivamente classificati in altro modo.
Ciò sia per studi basati esclusivamente su dati morfologici, sia per le innumerevoli attività commerciali culinarie o divulgative che elencavano tutte queste specie di polpi come Octopus vulgaris.
Comune nella zoologia sistematica è anche il problema inverso: animali classificati con i più diversi nomi che si riveleranno in seguito essere la medesima specie. Anche il polpo non è esente da questo fenomeno, come mostrano gli innumerevoli sinonimi ad esso associati.
Zoogeografia
Il Polpo comune è presente nel Mar Mediterraneo, e nelle acque tropicali, subtropicali e temperate dell’Oceano Atliantico, dell’Indiano e del Pacifico.
Ecologia-Habitat
Octopus vulgaris è un animale che non si spinge mai sotto i 200 m di profondità. Freddoloso com’è, non sopportando temperature inferiori ai 17 °C, compie migrazioni stagionali, seppur limitate, muovendosi verso la costa durante i mesi primaverili quando dell’acqua superficiale è più calda.
È comune trovarlo nascosto tra le rocce, i coralli o insabbiato durante le ore del giorno per sfuggire alla vista dei predatori. Utilizza fessure naturali, grandi conchiglie abbandonate e persino, taglia permettendo, bottiglie, per ripararsi in una tana. Da questa con le braccia, esplora poi spesso l’ambiente circostante alla ricerca di cibo.
Il Polpo comune ha una dieta molto varia che comprende crostacei, piccoli pesci, molluschi gasteropodi, bivalvi e policheti. Nelle acque tropicali si ciba prevalentemente di granchi del genere Mithrax e bivalvi del genere Lima e Ctenoides. In acque europee i molluschi rappresentano circa l’80% della sua dieta. Le prede preferite sono Pilaria chione, Venus verrucosa e Haliotis tuberculata.
Come molti cefalopodi, anche il polpo possiede nella saliva particolari cefalotossine e neurotossine utilizzate per immobilizzare la preda dopo la cattura.
Si ciba in modo simile ai ragni. Trascina la preda nella tana. Se è un bivalve forza l’apertura della conchiglia con le braccia, grazie alle ventose che possono esercitare una forza tale da lasciare spesso lesioni anche sulla pelle umana. Inietta col morso delle mascelle, nel corpo molle della vittima, enzimi digestivi e poi ne aspira i tessuti resi così più assimilabili lasciando intatti i residui più duri.
I predatori naturali di Octopus vulgaris sono i pesci di grossa taglia come squali, cernie, murene e gronghi.
Alcuni utilizzano speciali organi di senso, come le ampolle di Lorenzini degli squali che riescono ad individuare i campi magnetici prodotti dalle prede; altri sono i vicini di casa della porta accanto, come murene e gronghi, o cacciano, come il polpo, nascosti tra le rocce in attesa di un’ignara vittima di passaggio.
Nessuno di questi suoi grandi nemici può però competere con l’uomo che, com’è facile intuire, è il principale predatore di questo mollusco. Basti pensare che si pescano per l’alimentazione umana più di 100.000 tonnellate di polpi all’anno, usando palangari, uncini e nasse.
Morfofisiologia
Octopus vulgaris è spesso confuso con un altro cefalopode, il Moscardino (Eledone moschata) anche lui spesso presente nelle cucine mediterranee. Si tratta però di un animale più piccolo, che non supera i 74 cm di lunghezza, con una sola linea di ventose su ogni braccio.
Octopus vulgaris, ha invece due linee di ventose e può raggiungere i 3 m di taglia, con un peso di 10 kg, anche se la maggior parte del pescato nella zona mediterranea si aggira sui 3 kg e 1 m.
Il Polpo comune presenta un corpo arrotondato e compatto con solo una traccia della conchiglia tipica dei molluschi che, nel tempo, si è assottigliata a tal punto da diventare flessibile e assumere durante il nuoto una forma idrodinamica
Il corpo presenta una pelle viscida e molle con più strati e tipi di cellule: ghiandolari, sensitive, pigmentate, connettivali e muscolari.
Le innumerevoli cellule pigmentate vengono controllate dal sistema nervoso e forse in questo processo intervengono anche gli ormoni.
Servono a modificare il colore della livrea come il mitologico Proteo, dio del mare e delle acque, figlio di Poseidone, in grado di cambiare forma e aspetto a suo piacere.
Gli organi responsabili della variazione cromatica comprendono cromatofori, iridociti e fotofori.
I cromatofori sono cellule con granuli pigmentati di diverso colore (nero, arancione, rosso, giallo, blu) che contraendosi o distendendosi grazie ai muscoli periferici ricreano i colori ambientali.
Gli iridociti, al contrario, non contengono pigmenti, ma servono a migliorare il camuffamento rifrangendo la luce alla necessaria lunghezza d’onda quando gli iridociti si contraggono.
Infine, i fotofori sono particolari organi bioluminescenti utilizzati nell’oscurità.
La superficie del corpo può essere modificata attraverso l’azione di muscoli sottocutanei creando variazioni nella tessitura del tegumento che con quelle del colore, del tono e particolari posture o movimenti, producono un incredibile e variegato pattern corporeo.
Octopus vulgaris possiede 19 componenti cromatiche, 6 tessiture, 14 posture e 4 componenti locomotorie che riescono a generare 12 pattern corporei.
Dalla parte dorsale del corpo del mollusco si diparte una ripiegatura cutanea, chiamata mantello o pallio, che avvolge completamente il corpo e, ventralmente, delimita una cavità interna, detta palleale, dove sono situate le branchie per la respirazione.
Il mantello ricopre anche un altro importante organo muscoloso situato ventralmente che prende il nome di sifone, molto importante per la respirazione, in quanto espelle l’acqua presente nella cavità palleale dopo l’ossigenazione delle branchie e per la locomozione “jet swimming”.
La compressione e l’espulsione con forza dell’acqua permettono infatti al polpo rapidi spostamenti.
Questo non rappresenta tuttavia il suo principale mezzo di locomozione, perché l’aumento di pressione all’interno della cavità del mantello prodotto dall’acqua immagazzinata, ostacola il ritorno del sangue venoso attraverso i tre cuori di cui il polpo è munito, causandone l’arresto temporaneo.
Una sorta, insomma, d’apnea cardiaca.
Il “jet swimming” viene quindi utilizzato solo per la caccia o la fuga, spesso associata al rilascio di una particolare secrezione di colore nero, frequente nei cefalopodi, composta da melanina.
Le otto braccia recano fino a 240 ventose muscolari per braccio, che servono a catturare e trattenere le prede, spostarsi, e ancorarsi ai fondali.
Nel maschio hanno un’ulteriore funzione legata alla riproduzione e contano milioni di sofisticati recettori tattili e chimici per esplorare l’ambiente circostante.
Alla base della testa, tra le braccia, l’apertura boccale è caratterizzata da un becco corneo chiamato rostro con cui il polpo rompe i solidi gusci delle conchiglie e le corazze dei crostacei.
In una tasca della cavità boccale si trova la radula, una lingua nastriforme presente nella maggior parte dei molluschi costituita da una serie parallela di denti, che serve a raschiare il cibo e a inviarlo verso lo stomaco.
Molto evoluto è il sistema nervoso, considerato tra i più specializzati e complessi di tutto il phylum, e insieme alla Seppia (Sepia officinalis) possiede uno dei rapporti massa-cervello più alti nel mondo degli invertebrati.
Il cervello è protetto da un robusto cranio cartilagineo, situato tra gli occhi, da cui si diramano i gangli periferici delle braccia. Due terzi delle cellule nervose sono infatti localizzate nelle corde neuronali delle braccia, dimostrando ancora una volta come queste estensioni corporee non siano meri arti adibiti allo spostamento, ma complessi ingranaggi di un meccanismo che si muove all’unisono.
Anche gli altri organi di senso sono ben sviluppati, in particolare gli occhi, che raggiungono un notevole grado evolutivo, rappresentando una delle caratteristiche peculiari dei polpi e dei cefalopodi in generale.
Non solo sono un utile strumento di caccia, ma percepiscono la polarizzazione della luce per variare il colore della livrea.
Questo non significa però che sappiano distinguere i colori: i polpi sono infatti daltonici ma questi particolari fotorecettori permettono di ricreare alla perfezione forme e colori dell’ambiente circostante.
L’apparato uditivo è un altro organo d’eccellenza di questi straordinari animali: le vescicole dell’audito sono aderenti alla cartilagine cefalica e vengono paragonate per complessità al labirinto acustico dei vertebrati. Sebbene manchino particolari strutture interne necessarie ad amplificare il suono, un organo formato da una struttura a sacco contenente una massa mineralizzata, detto statocisti, sembra sopperire a questo problema ed è anche un fondamentale recettore sensoriale per il bilanciamento.
Etologia-Biologia riproduttiva
Octopus vulgaris ha un ciclo di vita relativamente breve che dura all’incirca uno o due anni anche se, secondo alcuni autori, varia a seconda della zona geografica.
Anche la stagione riproduttiva dipende da questa, e così vi sono due picchi nella riproduzione annuale: da marzo a maggio nel Mediterraneo e nell’Atlantico adiacente, e settembre-ottobre nelle acque tropicali.
I maschi differiscono dalle femmine per la presenza di speciali ventose di dimensioni molto maggiori rispetto a tutte le altre, situate alla base del 2° e 3° paio di braccia.
Queste ventose sono utilizzate dal maschio durante il corteggiamento come credenziali per mostrare alle femmine di taglia maggiore la raggiunta maturità sessuale e le loro buone intenzioni.
Sebbene il polpo sia in grado di cambiare colore, questa caratteristica non è utilizzata durante il corteggiamento come avviene per la Sepia officinalis che si esibisce in straordinarie danze. L’esposizione delle ventose rimane quindi l’unica forma di corteggiamento del maschio.
L’accoppiamento inizia a distanza con il maschio che accarezza la femmina estendendo il terzo braccio di destra strutturalmente modificato, detto ectocotile, che cerca d’introdurre all’interno del mantello femminile.
Inizialmente questo atto viene rifiutato e contrastato attivamente dalla femmina, ma dopo vari tentativi, viene accettato e la copula si svolge in un modo particolare.
L’ectocotile dei cefalopodi cambia da specie a specie, ed è uno dei principali caratteri tassonomici. È formato dalla ligula ed il calamo, che costituiscono la parte finale, con solchi spermatici ventrali. Inserito nel mantello femminile, si orienta raggiungendo l’ovario dove rilascia i suoi gameti, iniettati con contrazioni muscolari.
La femmina può deporre una quantità incredibile di uova, da 150.000 a 500.000, e per questo Octopus vulgaris è considerato a giusto titolo il più prolifico degli ottopodi.
Quando è pronta a deporre, la femmina cerca un anfratto fra le rocce dove potrà ripararsi ed attaccare le uova con un collante gelatinoso.
Le uova, minuscole, misurano 1-2 mm e vengono appese singolarmente o riunite a centinaia in numerosi grappoli.
Deposte le uova, la femmina le cura per circa 6 settimane cibandosi pochissimo o affatto, per non lasciar tracce di residui alimentari che attirano spesso i predatori, con rischi per lei e la prole.
Durante tutto questo tempo la madre pulisce le uova, le difende e le ossigena fino alla schiusa e quando avviene, muore poco dopo per l’enorme sforzo.
Alla schiusa i piccoli sono paralarvae pelagiche. Lunghi appena 3 mm, si direbbero adulti in miniatura, ma con appena 3 arti poco sviluppati, poche ventose, cromatofori semplici e muscolatura trasparente.
A differenza delle comuni larve non effettuano metamorfosi durante la crescita. Sono planctoniche ma capaci di nuoto attivo e manifestano subito la loro natura predatoria cibandosi di anfipodi e ostracodi.
Verso i 65-75 giorni dalla schiusa, passano da un comportamento pelagico ad uno bentonico, con importanti modifiche morfologiche che completano il numero di braccia e le ventose, con lo sviluppo dei componenti strutturali della pelle.
Durante la colonizzazione del fondale i giovani polpi sono ancora minuti, con un peso di circa 50-70 g ed una lunghezza di pochi centimetri.
La loro dieta cambia completamente, e si nutrono ora di molluschi, granchi, ricci di mare e pesci, raddoppiando quasi in pochi mesi le loro dimensioni.
Maschi e femmine raggiungono la maturità sessuale a taglie differenti: i primi possono già accoppiarsi verso i 300 g di peso, mentre le femmine per essere in grado di deporre e proteggere le uova devono attendere i 500-600 g.
Il polpo è considerato da sempre un animale intelligente, furbo, capace di utilizzare strumenti a proprio vantaggio, imitare e ingannare. Secondo alcuni, possiede anche uno spiccato senso dell’umorismo.
La loro intelligenza è oggi oggetto di discussione, difficile da valutare perché molto diversa dalla nostra. Alcuni, forse non a torto, li hanno definiti come i veri ed unici alieni presenti sulla Terra.
Un polpo possiede mezzo miliardo di neuroni e, come già accennato, ha un elevato rapporto tra volume cerebrale e massa corporea.
Questi fattori, seppur approssimativi per stabilire l’intelligenza, sono comunque un segno di quanto questo animale investa nelle proprie capacità cognitive.
Come se non bastasse a valutarle correttamente, anche la struttura del cervello è molto diversa dalla nostra. Uccelli e persino i pesci hanno un cervello che corrisponde perfettamente in alcune parti a quello umano. Nel polpo è completamente diverso.
Ciò porta ad alcune considerazioni. La più affascinante è quella di Peter Godfrey-Smith che scrisse “se riusciamo a stabilire un contatto intelligente con i polpi (a capire e a farci capire da loro) non è per via di una storia in comune o di una qualche parentela, ma perché l’evoluzione ha costruito delle menti due volte”.
Visto che il confronto con il cervello umano non è molto indicativo, si è cercato di valutare il potere cognitivo del polpo partendo dal suo comportamento.
Un esempio delle loro elevate facoltà mentali è l’esperimento che ha dimostrato l’apprendimento di un compito mediante la sola osservazione di un conspecifico precedentemente allenato a un certo compito.
Doveva scegliere una pallina di un determinato colore a cui faceva seguito una ricompensa.
Se un secondo polpo, non allenato, veniva posto accanto nell’acquario separato da un vetro ma in grado d’osservare il conspecifico all’opera, poi isolato in un’altra vasca era in grado di ripetere lo stesso comportamento in un tempo molto più breve di quanto l’avrebbe fatto spontaneamente.
Questo esperimento è stato uno delle prime dimostrazioni di apprendimento per gli invertebrati in generale, che ha messo questi animali sotto una nuova luce.
Un’altra prova della loro incredibile capacità cognitiva deriva da un esperimento molto recente (marzo 2021) che ha mostrato la capacità del polpo nel ricordare le esperienze dolorose.
Se, infatti, è generalmente accettato che gli animali vertebrati provino dolore, questo, finora, non era mai stato documentato negli invertebrati, sollevando nuove questioni etiche e fornendo una nuova origine evolutiva per l’esperienza del dolore nel regno animale.
Anche in tempi moderni questo animale a lungo studiato non smette di regalarci sorprese e ad insegnarci qualcosa, facendoci riflettere su come la visione del mondo, che ormai diamo per certa e scontata, sia in realtà qualcosa di più complesso, sempre nuovo ed in continua evoluzione.
Sinonimi
Octopus bitentaculatus Risso, 1854; Octopus brevitentaculatus Blainville, 1826; Octopus cassiopea Gray, 1849; Octopus coerulescentes Fra Piero, 1895; Octopus heteropus Rafinesque, 1814; Octopus moschatus Rafinesque, 1814; Octopus maculatus Rafinesque, 1814; Octopus tuberculatus Targioni-Tozzetti, 1869; Sepia octopus Gmain, 1791; Sepia polypus Oken, 1815; Sepia rugosa Bosc, 1792.
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