Nepenthes rafflesiana

Famiglia : Nepenthaceae


Testo © Prof. Pietro Pavone

 

Ascidio inferiore di Nepenthes rafflesiana. Trappola larga circa 5 cm per ragni e formiche, contiene un liquido digestivo. Il coperchio limita gli eccessi d’acqua piovana

Ascidio inferiore di Nepenthes rafflesiana. Trappola larga circa 5 cm per ragni e formiche, contiene un liquido digestivo. Il coperchio limita gli eccessi d’acqua piovana © Bernard Dupont

Nepenthes rafflesiana Jack (1835) è una pianta carnivora della famiglia Nepenthaceae diffusa in Borneo, Sumatra, Malesia Peninsulare e Singapore. Più dettagliatamente è comune nel Borneo e nell’arcipelago Riau, ma ha una distribuzione limitata nella Malesia peninsulare e a Sumatra dove è stata trovata solo tra Indrapura e Barus. Oltre a Singapore e stata riscontrata su un certo numero di isole minori, tra cui Bangka, Labuan, Natuna, e le isole Lingga.

Nepenthes rafflesiana si trova generalmente in zone aperte, sabbiose e umide.

È presente nella foresta di brughiera di Sundaland, nota anche come foresta di Kerangas, nelle formazioni secondarie, nei margini della foresta di paludi di torba e sulle scogliere marine. Cresce ad altitudini che vanno dal livello del mare a 1200 m, talora fino a 1500 m di altitudine.

Nepenthes rafflesiana è molto variabile con numerose forme e varietà riscontrate e descritte anche se non tutte sono ritenute valide. In località isolate della costa nord-occidentale e occidentale del Borneo, si trovano esemplari significativamente più grandi che altrove.

L’ascidio superiore, stretto alla base, è alto anche 30 cm e largo 9, preda in genere ditteri, scarafaggi, coleotteri, cavallette, grosse formiche e lepidotteri. Quando la pianta è a corto d’azoto si colorano di rosso © Robert Combes

Esistono in natura molte specie ibride ottenute dall’incrocio di questa specie con altre affini (es. N. albomarginata × N. rafflesiana; N. bicalcarata × N. rafflesiana; N. clipeata × N. rafflesiana; N. gracilis × N. rafflesiana; N. hemsleyana × N. rafflesiana, ecc.).

Nel 2014 è stata elencata dall’Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN) come specie a rischio minimo (Least Concern, LC) di estinzione.

È catalogata nell’Appendice II della CITES (Convention on the International Trade of Endangered Species) per il commercio internazionale di specie animali e vegetali selvatiche come non necessariamente minacciata di estinzione, ma a rischio di esserlo se commercializzata in modo eccessivo.

Il nome del genere Nepenthes deriva dall’aggettivo del greco antico νηπενθής, nipenthos, formato dal prefisso negativo νη, “nê, non”, e il nome πένθος, penthos “tristezza, dolore”. Aggettivo usato da Omero per indicare la bevanda “Nepenthes pharmakon” che Elena, di nascosto, l’ha versata nel vino che Telemaco, figlio di Ulisse, e Menelao, principe di Micene e suo sposo, stavano bevendo al fine di lenire, grazie al suo effetto di cancellare i ricordi, il dolore e la nostalgia per la lontananza dal loro paese natale.

Linneo nella sua opera “Species Plantarum, 1753” chiamò Nepenthes distillatoria L. una pianta proveniente dallo Sri Lanka immaginando che la vista di questa meraviglia della Natura, dopo un lungo viaggio, avrebbe fatto dimenticare le fatiche per trovarla.

La specie, scoperta a Singapore dallo scozzese William Jack (1795-1822), botanico e medico presso la Compagnia delle Indie Orientali, volle dedicarla a Sir Thomas Stamford Raffles (1781-1826), militare e amministratore coloniale, fondatore della città di Singapore, che nel corso del suo lunghissimo soggiorno in Asia, sviluppò una forte passione per la flora e la fauna di quei luoghi tanto da promuovere, al suo rientro in patria, la fondazione nel 1826 della Società zoologica di Londra giusto in  tempo prima della sua morte.

In natura, Nepenthes rafflesiana può raggiungere un’altezza fino a 4 m, talora 9 m o più. Le giovani piante sono interamente ricoperte da peli lunghi, caduchi, bianchi oppure marrone. Le piante mature possono essere completamente glabre o con una peluria di corti peli marrone.

Il fusto è spesso, lungo e ramificato, da giovane ricoperto di delicata peluria decidua verde chiaro. Gli internodi sono di circa 20 cm e i viticci possono essere più di 110 cm. Le foglie (7-40 cm) sono alterne, lanceolate, con picciolo amplessicaule, allungate, con un bordo ondulato, e con la nervatura mediana che sorregge le trappole (ascidi) per la cattura degli insetti.

Gli ascidi, di solito, sono di due tipi. Gli inferiori crescono vicino alla superficie del terreno, talora raggruppati in rosetta, simili ad ampolle, pubescenti, lunghi 12-20 cm e larghi 5 cm. Nelle forme più grandi arrivano a raggiungere i 40 cm di lunghezza.

Nepenthes rafflesiana in fiore. Diffusa in Borneo, Sumatra, Malesia Peninsulare e Singapore può arrampicarsi fino ad oltre 9 m d’altezza. Cresce generalmente in zone aperte, sabbiose e umide, dal livello del mare fino a 1200-1500 m

Nepenthes rafflesiana in fiore. Diffusa in Borneo, Sumatra, Malesia Peninsulare e Singapore può arrampicarsi fino ad oltre 9 m d’altezza. Cresce generalmente in zone aperte, sabbiose e umide, dal livello del mare fino a 1200-1500 m © Reuben C. J. Lim

Hanno ali sfrangiate, ben sviluppate, e ventre generalmente color verde-giallastro con macchie di grandezza variabile color porpora e apertura obliqua leggermente contratta.

Il collo, internamente liscio, è allungato e l’apertura (peristoma) presenta spine rivolte in basso.

Il coperchio impedisce l’ingresso dell’acqua piovana all’interno dell’ascidio.

Gli ascidi superiori, più stretti alla base, hanno forma conica a imbuto, raggiungendo una lunghezza di 30 cm e 9 cm di larghezza, spesso attaccati a viticci. Sono verdi o color crema o quasi completamente bianchi, con macchie color marrone rossiccio.

Il liquido digestivo è molto vischioso ed elastico e impedisce alle prede di svincolarsi finché non annegano.

Si è visto che se la pianta è in mancanza di azoto e fosforo produce ascidi sempre più piccoli ma più colorati per una maggiore produzione di antociani.

Colorando artificialmente gli ascidi di rosso e di verde si è visto che i tassi di cattura degli ascidi rossi, che si formano, dunque, in condizione di stress, sono maggiori di quelli dei verdi perché la colorazione rossa è un segnale visivo che meglio attira gli insetti.

Da ciò si desume che la colorazione rossa è un tratto adattativo per le piante carnivore poiché aumenta i tassi complessivi di cattura delle prede.

Questo studio ha reso evidente che ascidi rossi sono più efficaci perché rappresentano, oltre ai segnali olfattivi dei nettari, uno stimolo visivo che aiuta a dirigere gli insetti, e in particolare i ditteri, verso la trappola.

L’attrazione, oltre al colore e agli odori delle ghiandole del nettare extra-floreale, è anche esercitata dal peristoma che contrasta con il corpo dell’ascidio e diventa attrattivo. Ciò si evince se si osserva nelle bande della luce ultravioletta, blu e verde (rispettivamente 350–370, 430–470 e 490–540 nm).

Dall’analisi del contenuto degli ascidi superiori e inferiori si è visto che le prede sono differenti, ciò suggerisce che avere due ascidi funzionalmente diversi potrebbe essere un vantaggio evolutivo per catturare una più ampia diversità di specie.

Da un’indagine in campo si è visto che gli ascidi inferiori intrappolano significativamente più ragni (Araneae) o opilionidi (Opiliones) e formiche di piccole dimensioni (Pheidole spp., Carebara spp., Crematogaster spp., Tetramorium spp.) o medie dimensioni (Nylanderia spp.). Gli ascidi superiori intrappolano scarafaggi (Blattodea), coleotteri (Coleoptera), grilli o cavallette (Orthoptera), falene o farfalle (Lepidoptera), formiche (Polyrhachis spp.) e formiche giganti (Dinomyrmex gigas).

Si evince, quindi, che negli ascidi superiori le prede sono spesso di dimensioni corporee maggiori e quindi con maggior contenuto nutrizionale.

Particolare di un’infiorescenza maschile. I filamenti degli stami sono saldati fra loro a colonna. Questa specie è dioica, vi sono cioè piante maschio e piante femmina

Particolare di un’infiorescenza maschile. I filamenti degli stami sono saldati fra loro a colonna. Questa specie è dioica, vi sono cioè piante maschio e piante femmina © Reuben C. J. Lim

Nepenthes rafflesiana è dioica, con fiori maschili e femminili che si trovano su piante separate.

I fiori sono raggruppati in infiorescenze a racemo lunghe tra 15 e 50 cm che nelle piante giganti raggiungono il metro di lunghezza.

I fiori sono regolari, fino a 1,5 cm di diametro, con il perianzio formato da 4 tepali a coppa, per contenere il nettare, uniti alla base, rossastri. I fiori maschili hanno gli stami con i filamenti saldati a colonna prima gialli poi rossastri. Le antere sono gialle. I fiori femminili hanno ovario supero, tetragono, stilo non ramificato e stigma peltato. La superficie dello stigma è color verde chiaro per circa due settimane e poi diventa scura. Nell’ovario gli ovuli sono numerosi.

L’impollinazione è operata da mosche e da falene notturne. Il frutto è una capsula coriacea loculicida deiscente con quattro valve contenenti molti semi filiformi che sono dispersi dal vento.

In Malesia, le radici bollite di Nepenthes rafflesiana in passato erano trasformate in cataplasma per curare il mal di stomaco e la dissenteria. Mentre il decotto del fusto serviva per alleviare la febbre e la tosse.

Infiorescenza femminile. L’impollinazione è affidata a mosche e farfalle notturne. Usata per cordami e recipienti, Nepenthes rafflesiana mostra anche virtù medicinali

Infiorescenza femminile. L’impollinazione è affidata a mosche e farfalle notturne. Usata per cordami e recipienti, Nepenthes rafflesiana mostra anche virtù medicinali © Reuben C. J. Lim

Nel Borneo si utilizza il liquido degli ascidi ancora chiusi per idratare la pelle, lenire le ustioni, trattare le infiammazioni degli occhi. Dagli steli si ottengono corde e tessuti artigianali.

Nelle Filippine gli ascidi sono utilizzati come recipienti per bere, cucinare e trasportare l’acqua.

In passato, nella comunità malese, si faceva ricorso a sciamani, detti Bomoh, praticanti la medicina tradizionale con poteri soprannaturali. Gli ascidi di Nepenthes rafflesiana erano usati per guarire, per esorcizzare e anche per propiziare la pioggia.

Nepenthes rafflesiana è una pianta molto diffusa in coltivazione.

Si può riprodurre per seme e per talea. È una pianta poco esigente e di facile coltivazione. È una specie lowland e richiede un terrario che dovrà ricreare le condizioni delle zone della pianura tropicale con umidità molto elevate (tra il 70 % e l’80%) e temperature costanti sia di giorno sia di notte, in genere 25 -28 °C. La pianta deve essere esposta alla luce, anche con un po’ di sole diretto, ma di mattina o del pomeriggio.

Frutti in maturazione e aperti. Sono capsule coriacee deiscenti con quattro valve contenenti molti semi filiformi che vengono dispersi dal vento

Frutti in maturazione e aperti. Sono capsule coriacee deiscenti con quattro valve contenenti molti semi filiformi che vengono dispersi dal vento © L. Neo (sinistra) © Reuben C. J. Lim (destra)

Si coltiva su terreni leggeri, poveri e aerati, come torba e vermiculite o sabbia silicea e un po’ di terra di orchidea ottenuta da corteccia di pino. Si consiglia di usare l’acqua piovana o demineralizzata per innaffiare e solo dopo che la superficie del substrato appare asciutta. L’acqua in eccesso non deve restare nel vaso perché si possono avere attacchi fungini. Come tutte le carnivore generalmente non è necessaria la concimazione, ma al massimo si può usare, saltuariamente, una piccola dose di concime a base di sangue di bue. Il rinvaso può essere fatto anche annualmente, ma attenzione a non rovinare le radici e gli ascidi basali.

Sinonimi: Nepenthes rafflesiana Jack; Nepenthes hemsleyana Macfarl.;  Nepenthes hookeriana H.Low ex Becc.; Nepenthes kookeriana H.Low; Nepenthes kookeriana H.Low ex Becc.; Nepenthes nigropurpurea (Mast.) Mast.; Nepenthes nigropurpurea Anon.; Nepenthes rafflesiana var. alata J.H.Adam & Wilcock; Nepenthes rafflesiana var. ambigua Beck; Nepenthes rafflesiana var. elongata Hort.; Nepenthes rafflesiana var. glaberrima Hook.f.; Nepenthes rafflesiana var. insignis Mast.; Nepenthes rafflesiana var. longicirrhosa Tamin & M.Hotta; Nepenthes rafflesiana var. minor Becc.; Nepenthes rafflesiana var. nigro-purpurea Mast.; Nepenthes rafflesiana var. nivea Hook.f.; Nepenthes rafflesiana var. subglandulosa J.H.Adam & Hafiza; Nepenthes sanderiana Burbidge.

 

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