Nepenthes madagascariensis

Famiglia : Nepenthaceae


Testo © Prof. Pietro Pavone

 

Nepenthes madagascariensis Poir, appartenente alla famiglia Nepenthaceae, è una pianta carnivora tropicale endemica del Madagascar presente sulla costa orientale da Toamasina (Tamatave) a Fort-Dauphin. Le popolazioni più numerose si trovano nel Distretto di Manakara (Regione di Vatovavy-Fitovinany) e nella Riserva di Sainte-Luce (Fort-Dauphin). Il Madagascar ha molte specie endemiche che differiscono notevolmente da quelle continentali africane, in conseguenza dell’isolamento dell’isola che si è staccata dal Supercontinente Gondwana circa 140 milioni di anni fa.

Nepenthes madagascariensis vive in formazioni vegetali paludose con scarso drenaggio, formate da torbiere in parte allagate. In queste formazioni, a bassa quota, si riscontra un fitto tappeto di sfagno (Sphagnum sp.) associato alla palma del viaggiatore (Ravenala madagascariensis Sonn.), a specie di Pandanus, di Utricularia, felci (Gleichenia) e varie Poaceae e Cyperaceae.

La parte meridionale dell’isola è piuttosto arida e la stagione delle piogge inizia a dicembre e termina ad aprile con un periodo secco da maggio a novembre, la temperatura è mite tutto l’anno.

Legata spesso a corsi d’acqua paludosi e torbiere, Nepenthes madagascariensis è endemica del Madagascar orientale. Gli ambienti in cui vive sono poveri d’azoto e se lo procura catturando piccoli animali con foglie trasformate in pozzetti aerei e basali, detti ascidi, che contengono il liquido digestivo secreto dalla pianta.

Legata spesso a corsi d’acqua paludosi e torbiere, Nepenthes madagascariensis è endemica del Madagascar orientale. Gli ambienti in cui vive sono poveri d’azoto e se lo procura catturando piccoli animali con foglie trasformate in pozzetti aerei e basali, detti ascidi, che contengono il liquido digestivo secreto dalla pianta © Frank Deschandol

In prossimità della città di Fort Dauphin, le popolazioni di Nepenthes madagascariensis vivono in aree, dove le foreste sono state disboscate dai pastori di bestiame delle tribù Mahafaly che portano a pascolo le loro mandrie di zebù sulle erbe sparse che quasi annualmente sono incendiate.

Queste popolazioni si salvano perché crescono su crinali esposti a Nord, così sono risparmiate dal sole diretto e dai conseguenti effetti di essiccazione.

Tuttavia, la principale minaccia per questa specie è rappresentata dall’attività mineraria nel territorio del Taolagnaro, anche se altrove le popolazioni non sembrano, adesso, minacciate.

Per non diluirlo troppo quando piove, gli ascidi hanno un coperchio. In quelli aerei di Nepenthes madagascariensis è rosso e ricco di ghiandole nettarifere sul lato inferiore per attirare l’attenzione di insetti in volo.

Per non diluirlo troppo quando piove, gli ascidi hanno un coperchio. In quelli aerei di Nepenthes madagascariensis è rosso e ricco di ghiandole nettarifere sul lato inferiore per attirare l’attenzione di insetti in volo © Frank Deschandol

Di conseguenza, questa specie è elencata nella lista rossa IUCN (International Union for the Conservation of Nature) con grado minimo (LC, Least Concern) ma è necessario il continuo monitoraggio sulle popolazioni, poiché la completa perdita potrebbe portare a un rapido cambiamento di questo suo stato di conservazione.

In ogni caso Nepenthes madagascariensis è iscritta nell’Appendice II della Convenzione di Washington (CITES) che ha lo scopo di tutelare le specie animali e vegetali dal rischio di estinzione, impedendone la loro esportazione e detenzione.

Uno studio cariologico ha evidenziato che questa specie ha numero cromosomico 2n=80. È probabile che questo numero di cromosomi così elevato, presente in tutte le specie di Nepenthes studiate, possa essere il risultato di un processo di duplicazione del genoma (paleoploidia) avvenuto diversi milioni di anni fa con numero base 8x o 16x.

Il nome del genere Nepenthes deriva dall’aggettivo del greco antico “νηπενθής”, (nipenthos), formato dal prefisso negativo νη, “nê, non”, e il nome “πένθος”, (penthos) “tristezza, dolore”.

Aggettivo usato da Omero per indicare la bevanda “nepenthes pharmakon” che Elena, di nascosto, l’ha versata nel vino che Telemaco, figlio di Ulisse, e Menelao, principe di Micene e suo sposo, stavano bevendo al fine di lenire, grazie al suo effetto di cancellare i ricordi, il dolore e la nostalgia per la lontananza dal loro paese natale. L’epiteto specifico fa riferimento alla sua area di origine.

Nepenthes madagascariensis è stata la prima specie di Nepenthes a essere descritta in un’opera a stampa. A farlo fu il governatore francese del Madagascar, Étienne de Flacourt (1607-1660) nell’opera Histoire de la Grande Isle de Madagascar, edita nel 1658, nella quale espose le caratteristiche botaniche della pianta assegnandole il nome di Anramitaco, come localmente era chiamata.

Nel capitolo XXXVI di quest’opera, infatti, si legge: “Anramitaco è una pianta che cresce alta due cubiti (90 cm circa) e che porta all’estremità delle sue foglie lunghe un palmo (18 cm circa), un fiore senza frutto cavo, simile a un vasetto, che ha il suo coperchio, ciò è molto ammirevole da vedere, ce ne sono di rossi e di gialli, quelli gialli sono i più grandi, gli abitanti di questo paese hanno la regola di raccogliere i fiori dicendo che chi li coglie passando non mancherà di piovere nello stesso giorno, cosa che io ho fatto e lo hanno fatto tutti i francesi e per questo non ha piovuto. Quando piove questi fiori sono pieni d’acqua e ciascuno ne contiene mezzo bicchiere”.

Più di un secolo dopo, questa specie fu formalmente descritta come Nepenthes madagascariensis da Jean Louis Marie Poiret (1755-1834), sacerdote, botanico ed esploratore francese.

Gli ascidi basali di Nepenthes madagascariensis, con la metà inferiore ovale rigonfia, catturano invece quelli che camminano, per lo più formiche. Per facilitarne la salita recano formazioni frangiate, dette ali, che percorrono l’ascidio nella sua parte anteriore. Complessivamente il 94,3% delle prede sono formiche (80,2%), ditteri (9,7%) e coleotteri (4,4%).

Gli ascidi basali, con la metà inferiore ovale rigonfia, catturano invece quelli che camminano, per lo più formiche. Per facilitarne la salita recano formazioni frangiate, dette ali, che percorrono l’ascidio nella sua parte anteriore. Complessivamente il 94,3% delle prede sono formiche (80,2%), ditteri (9,7%) e coleotteri (4,4%) © Tom Ballinger

La descrizione fu pubblicata in J. B. Lamarck Encyclopedie Methodique Botanique – Paris  4(2): 459 1798. Poiret, nella sua accurata descrizione, aggiunge che fu il naturalista Philibert Commerson (1727-1773) a raccogliere la pianta in Madagascar e a introdurla in Francia tanto che esemplari maschili e femminili sono presenti nell’erbario di Jean-Baptiste Lamarck (1744 -1829) curatore dell’Encyclopedie. Poiret riporta anche il nome che Flacourt diede a questa pianta (Anramitaco) cambiandolo, per errore, in Amramatico. Ciò ha determinato, nelle citazioni successive, non poca confusione perché il nome cambiava a seconda da quale pubblicazione veniva rilevato. Altri nomi vernacolari sono: Ponga, Andrahamitakona e Ampongandrano.

Nepenthes madagascariensis è una specie dioica, rampicante, terricola, con fusto alto fino a 1,5 m, oppure se rampicante, fino a 9 m. Le foglie hanno la base attenuata e la lamina è lineare o ellittica, lunga fino a 28 cm (raramente fino a 40 cm), larga 8 cm, con 4-7 nervature parallele. Il picciolo è alato, lungo fino a 5 cm (raramente fino a 12 cm), largo 1,5 cm, e avvolge il fusto completamente o parzialmente.

Spettacolare fioritura di Nepenthes madagascariensis. La specie è dioica, i fiori maschili e femminili si formano cioè su piante separate.

Spettacolare fioritura. La specie è dioica, i fiori maschili e femminili si formano cioè su piante separate © Frank Deschandol

La lamina è verde, mentre la nervatura centrale e il fusto sono giallastri oppure verde chiaro. I fusti generalmente sono ricoperti da corti peli. Il picciolo e la pagina superiore della foglia sono glabri mentre la pagina inferiore, i viticci e gli ascidi superiori immaturi sono rivestiti di peli pluricellulari non ramificati. Peli si possono trovare sul margine inferiore del coperchio dell’ascidio molto probabilmente per sigillare l’apertura durante l’accrescimento. Peli rosso-bruno molto densi sono presenti sulle parti più giovani dell’infiorescenza ad esclusione la colonna degli stami che è completamente glabra.

I fiori sono attinomorfi e si formano su piante separate. I maschili, portati su corti peduncoli, sono disposti su una lunga infiorescenza a pannocchia ramificata e terminale. Hanno quattro tepali carnosi di forma ovale, rossicci, con peli ricoprenti la parte esterna. Gli stami, saldati in colonna per i filamenti, formano, con le antere, una sorta di piccola sfera bianco-giallastra. I fiori femminili, anch’essi su una lunga infiorescenza a pannocchia, sono portati da peduncoli semplici e uniflori. I tepali sono quattro e color marrone esternamente.

Infiorescenza maschile. I fiori hanno 4 petali e gli stami, saldati in colonna, formano con le antere una piccola sfera.

Infiorescenza maschile. I fiori hanno 4 petali e gli stami, saldati in colonna, formano con le antere una piccola sfera © Olivier Reilhes

L’ovario è supero formato da 4 carpelli saldati, con numerosi ovuli. Gli stimmi sono disposti in modo da formare un disco quadrilobato. La fioritura avviene in primavera. I frutti sono capsule con quattro valve che si aprono dall’alto verso il basso liberando numerosissimi piccoli semi, allungati, color marrone. La nervatura mediana delle foglie si prolunga in un viticcio che si allarga all’apice per assumere una forma a coppa, il cosiddetto ascidio (dal gr. ἀσκίδιον, “piccolo otre”), al cui interno si forma una cavità che rappresenta la trappola con cui queste piante catturano le prede. Si tratta di un adattamento alla scarsità di risorse nutritive, in particolare per recuperare azoto che la pianta non trova in nessun modo negli ambienti che colonizza.

In Nepenthes madagascariensis sono presenti ascidi basali o inferiori e ascidi superiori. Gli ascidi basali, alti fino a 14 cm e larghi 5,5 cm, hanno la metà inferiore ovale, variamente rigonfia, per poi stringersi e allargarsi in corrispondenza dell’apertura. Per facilitare la salita delle prede, gli ascidi basali hanno delle formazioni, dette ali, che percorrono l’ascidio nella sua parte anteriore, larghe fino a 1 cm, frangiate con filamenti lunghi fino a 5 mm.

Il peristoma è largo fino a 6 mm ed è rivestito da nervature sottili alte fino a 0,4 mm, distanziate fino a 0,5 mm. Il peristoma ha forma orbicolare, ellittica od ovata e ha una larghezza costante attorno al margine dell’apertura, ma nella parte posteriore si espande formando due brevi escrescenze triangolari lunghe fino a 8 mm. Il coperchio, nella sua parte inferiore, è cosparso di numerose ghiandole nettarifere circolari fino a 3 mm di diametro. Queste ghiandole secernono abbondante nettare al fine di attirare gli insetti che se ne nutrono. Lo sperone è lungo fino a 6 mm e non è ramificato. L’esterno dell’ascidio inferiore è rossastro o viola. L’interno va dal rosa chiaro al quasi bianco e il peristoma può essere giallo, verde, arancione o rosso. Entrambi i lati del coperchio hanno lo stesso colore dell’ascidio.

Sugli steli rampicanti si formano gli ascidi superiori che solitamente sono di colore giallo puro e luminoso. Sono strettamente infundibolari, alti fino a 18 cm (raramente fino a 25 cm) e larghi 7 cm. La metà inferiore dell’ascidio è tipicamente stretta. Le ali sono ridotte a piccole creste, talora non distinguibili. Il peristoma è largo fino a 9 mm ed è rivestito da nervature sottili alte fino a 0,6 mm, distanziate fino a 0,5 mm l’una dall’altra.

Nepenthes madagascariensis ha un fusto di 1,5 m, ma trovando un sostegno diventa rampicante e raggiunge i 9 m.

Nepenthes madagascariensis ha un fusto di 1,5 m, ma trovando un sostegno diventa rampicante e raggiunge i 9 m © Tore Berg

L’apertura dell’ascidio è rivolta verso l’esterno mentre il prolungamento della foglia forma una spirale per fungere da ammortizzatore o anche per arrotolarsi attorno ai rami dando stabilità all’ascidio stesso. Il peristoma, grazie a colori e a odori attrattivi, riesce a far avvicinare le prede che a contatto con la zona cerosa scivolano all’interno.

La parte interna superiore degli ascidi è formata da piccolissime squame che impediscono alle prede la risalita verso l’esterno, anzi li fanno scivolare nella parte bassa dove si trova il liquido digestivo.

La zona interna è ricoperta da piccole ghiandole che secernono il liquido digestivo con il quale la pianta potrà liquefare le vittime. Le stesse ghiandole hanno la funzione di riassorbire le prede disciolte.

È stato osservato che gli ascidi inferiori catturano formiche e le superiori, in genere, insetti volanti che visitano i fiori.

Gli insetti sono attratti dal colore dell’ascidio, dal nettare secreto attorno alla sua apertura e dall’odore del fluido. Negli ascidi inferiori sono stati rinvenuti coleotteri, ditteri e lepidotteri. Il nettare secreto, soprattutto nel peristoma e sotto il coperchio, per molte di queste prede è l’attrazione principale che appena raggiunto, con molta probabilità, cadono dentro gli ascidi. Si è visto, anche, che alcune specie carnivore di coleotteri non sono attratte dal nettare, ma da altri insetti che di esso si nutrono.

Uno studio specifico ha rilevato che complessivamente il 94,3% degli animali predati appartiene a tre taxa: Formicidae (80,2%), Diptera (9,7%) e Coleoptera (4,4%).

Gli ascidi, per circa tre mesi, sono anche un habitat temporaneo funzionale per diversi artropodi tra cui larve di zanzara (Uranotaenia bosseri Grjebine, 1979, Uranotaenia belkini Grjebine, 1979), acari (Creutzeria ) e larve di mosche dell’erba (Chloropidae). È stato visto che le specie di Creutzeria che abitano Nepenthes madagascariensis, grazie alla loro ventosa sul ventre, fuoriescono tramite le larve di mosche cloropidi che utilizzano lo stesso habitat.

I volumi degli ascidi variano tra 17 e 493 cm3, i cui valori medi sono di 152 cm3 in quelli inferiori e 73 cm3 in quelli superiori, ma è stato dimostrato che il diverso volume non ha significativa influenza sul successo della cattura, anzi gli ascidi superiori, specie durante la fioritura, catturano molte più prede appartenenti a taxa diversi rispetto a quelli inferiori. Alcuni ricercatori hanno osservato che nella parete interna degli ascidi di Nepenthes madagascariensis si può trovare il piccolo ragno granchio Synema obscuripes Dahl 1907, che sigilla gli ascidi per costruirsi il nido. Se minacciato, questo ragno si tuffa nel liquido dell’ascidio per nascondersi tra le prede della pianta. Dopo diversi minuti riemerge illeso dal liquido digestivo risalendo le pareti dell’ascidio per continuare la costruzione della sua ragnatela.

Un gruppo d’ascidi che mostrano in trasparenza il liquido digestivo.

Un gruppo d’ascidi che mostrano in trasparenza il liquido digestivo © Tom Ballinger

Uno studio di etnobotanica sulle piante utilizzate dalla comunità Mahabo-Mananivo della regione Atsimo-Atsinanana ha evidenziato che questa pianta è utilizzata per favorire il parto e per il trattamento della malaria, della filariasi, delle infezioni dell’orecchio, della sifilide e della gonorrea.

Nepenthes madagascariensis è coltivata dagli amanti di piante carnivore di tutto il mondo. Si può riprodurre per seme, per talea o, da personale esperto, per meristema. È facile da coltivare come specie di pianura talora può sopportare temperature fresche, anche se queste ne rallentano la crescita. I risultati migliori si ottengono quando di giorno la temperatura si aggira fra 21 e 32 °C e di notte non al di sotto dei 18 °C.

Questa specie predilige i terreni acidi, sabbiosi e molto umidi, accettando anche la presenza dello sfagno adagiato sulla superficie del substrato. Per una buona crescita è bene utilizzare vasi forati sul fondo contenenti terricci come torba o miscela di torba e corteccia. Il terriccio deve mantenersi sempre umido e pertanto le piante vanno innaffiate dall’alto senza utilizzare sottovasi per evitare ristagni d’acqua che possono causare malattie fungine.

L’ambiente di crescita deve avere un alto tasso di umidità (70% – 90%) e con buona luminosità diffusa, mai luce solare diretta. Se la pianta in coltivazione non riesce a catturare insetti, si possono dare, saltuariamente, piccole dosi di concime a base di sangue di bue o a rilascio controllato tipo osmocote. Nel vaso è bene inserire dei tutori per facilitare la crescita dei rami rampicanti. Oltre alle malattie fungine le piante in sofferenza possono essere attaccate da animali nocivi come cocciniglie, afidi e tripidi. Il rinvaso va fatto solo se strettamente necessario.

Nel Madagascar oltre a Nepenthes madagascariensis esiste, di questo genere, solo la specie: Nepenthes masoalensis R.Schmid (1977) che è diffusa nella parte orientale dell’isola, in particolare nella penisola di Masoala e nella regione del monte Ambato. Osservando le popolazioni delle due specie nell’unico areale ove s’incontrano (Capo Masoala) non sono mai stati osservati ibridi naturali. Tuttavia, per una coltivazione più adatta ai climi freddi, sono stati creati ibridi artificiali fra Nepenthes madagascariensis che è di pianura (lowland) e Nepenthes alata Blanco che cresce in quota medio-alta (highland) e, quindi, più resistente al freddo in modo che l’ibrido abbia questa caratteristica. Un altro ibrido artificiale, con le stesse caratteristiche di resistenza alle basse temperature, è stato ottenuto per incrocio fra Nepenthes ventricosa × Nepenthes madagascariensis.

Sinonimi: Nepenthes cristata Brongn. (1824); Nepenthes madagascariensis var. cylindrica Dubard (1906); Nepenthes madagascariensis var. macrocarpa Scott Elliot (1891).

 

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