Famiglia : Nepenthaceae
Testo © Prof. Pietro Pavone
Nepenthes khasiana Hook.f. (1873) è una pianta carnivora, appartenente alla famiglia Nepenthaceae, presente in tutto lo Stato di Meghalaya (India nord-orientale).
Questa specie ha una distribuzione molto localizzata ed è rara in natura.
Si rinviene nelle zone subtropicali umide e subumide degli altopiani, da 1000 a circa 1500 m di altitudine, dei monti Khasi, Jaintia e Garo, della catena montuosa Patkai, uno dei contrafforti sud-orientali dell’Himalaya. In queste località la pianta cresce rigogliosa sul suolo forestale, in luoghi aperti e sui pendii collinari coprendo un’area stimata in 250 km².
Nepenthes khasiana cresce in associazione a diverse specie di palme, come Licuala peltata Roxb. ex Buch.-Ham., Calamus erectus Roxb., Lithocarpus dealbatus (Hook.f. & Thomson ex Miq.) Rehder, di felci, come Alsophila gigantea Wall. ex Hook., Dicranopteris lanigera (D.Don) Fraser-Jenk., Thelypteris lakhimpurensis (Rosenst.) K. Iwats. Palhinhaea cernua (L.) Vasc. & Franco e Dicranopteris pedata (Houtt.) Nakaike.
Allo stato attuale, le diverse attività umane, come la costruzione di strade, l’agricoltura, la deforestazione, gli incendi, l’estrazione del carbone e il pascolo di bovini e capre, sono fra le cause della distruzione degli habitat naturali di questo importante endemismo.
Negli ultimi decenni, molte popolazioni sono state distrutte anche per la raccolta indiscriminata, sia per usi medicinali sia per collezionismo.
La Lista Rossa IUCN ha classificato questa specie come a elevato rischio di estinzione in natura (Endangered, EN).
È stata anche inserita nell’Appendice I della CITES e nell’elenco che vieta le esportazioni del governo indiano. Per arginare in parte questo scempio, Nepenthes khasiana è coltivata, mantenuta e conservata nel National Orchidarium and Experimental Garden Botanical Survey of India, Yercaud, Tamil Nadu.
Il nome Nepenthes deriva dal greco antico νηπενθής, nipenthos, formato dal prefisso negativo νη, nê, “non”, e il nome πένθος, penthos “tristezza, dolore”. Questo termine fu usato da Omero, nel quarto libro dell’Odissea, per indicare la bevanda “Nepenthes pharmakon” che Elena di nascosto, ha versato nel vino che Telemaco, figlio di Ulisse, e Menelao, principe di Micene e suo sposo, stavano bevendo al fine di lenire, grazie al suo effetto di cancellare i ricordi, il dolore e la nostalgia per la lontananza dal loro paese natale.
Linneo nella sua opera “Species Plantarum, 1753” chiamò Nepenthes distillatoria L. una pianta proveniente dello Sri Lanka immaginando che la vista di questa meraviglia della Natura, dopo un lungo viaggio, avrebbe fatto dimenticare le fatiche per trovarla.
L’epiteto specifico khasiana fa riferimento ai monti Khasi dove è stata scoperta.
Le piante di Nepenthes comunemente sono conosciute come piante brocche o tazze di scimmia ma Nepenthes khasiana è chiamata localmente “Ksete-phare” dagli Jaintias, “Memang koksi” (cesto del fantasma o del diavolo) dai Garos, “Tiew-rakot” (pianta divoratrice) dai Khasi e “Gatapatri” in lingua bengalese.
È una pianta arbustiva, dioica, eretta, prostrata o ascendente, alta fino a 4-(12) m, rampicante. Le foglie sono alterne, formate da una lamina basale con nervatura mediana che forma all’apice un ascidio a forma di brocca. La lamina, sessile o con peduncolo sub-amplessicaule, è ellittico-lanceolata, 20-50 x 3-10 cm, e si restringe alle due estremità.
La superficie superiore della foglia è spesso verde scuro, mentre la superficie inferiore è chiara. Lo stelo, la nervatura mediana e i viticci possono essere verdi, gialli, arancioni o rossi, specialmente se esposti alla luce diretta del sole. Corti peli si trovano principalmente sulla nervatura mediana, su quelle della pagina inferiore, sui viticci e sugli ascidi in via di formazione. Anche sulle parti più vecchie della pianta si possono trovare peli da semplici a fortemente ramificati.
Gli ascidi inferiori sono alti 12 (15-29) cm e larghi 4, 5 (7) cm. La parte inferiore dell’ascidio è ovata e leggermente rigonfia mentre sopra, l’ascidio si restringe e assume una forma cilindrica.
Le ali decorrono lungo la porzione anteriore dell’ascidio, sono larghe fino a 1,2 cm e possono essere rivestite da stretti filamenti lunghi fino a 5 mm.
Il peristoma, l’anello di tessuto che circonda l’entrata dell’ascidio, è cilindrico, largo fino a 5 mm e di larghezza costante attorno all’apertura. Di norma è lucido, rivestito da sottili nervature alte fino a 0,5 mm, distanziate fino a 0,5 mm l’una dall’altra, talora appena distinguibili.
Il coperchio è ellittico o sub-orbicolare, spesso a base cordata, lungo fino a 4,5 cm e largo 5 cm. Lo sperone non è ramificato e misura fino a 6 mm.
Gli ascidi inferiori si presentano all’esterno color verde giallastro, occasionalmente rosa arancio, talora sono screziati con deboli macchie rosse o arancioni. L’interno è giallo, arancione o rosa e il peristoma può essere giallo, verde, arancione, rosa o rosso. Il coperchio, con contorno pressoché circolare (ovato-suborbicolare), è dello stesso colore dell’ascidio, ma può essere rosso nella porzione inferiore.
Gli ascidi superiori sono lunghi fino a 21 cm e larghi 5 cm. La porzione basale, infundibolare e rigonfia, si restringe sotto il peristoma. Le ali sono ridotte a creste strette che scendono lungo la faccia anteriore appiattita degli ascidi e talora difficilmente si notano. All’esterno, sotto il peristoma, talora è visibile una fascia rossastra larga pochi millimetri coperta di corti peli. La colorazione degli ascidi superiori è simile a quella degli inferiori.
Gli insetti sono attratti dagli ascidi molto colorati e dall’odore del nettare che è secreto dalle ghiandole all’ingresso dell’ascidio e dalla superficie inferiore del coperchio. Si è scoperto anche che il peristoma, per meglio attirare le prede, emette fluorescenza blu.
Gli ascidi contengono una quantità abbondante di liquido e le loro pareti interne sono molto scivolose. Una volta dentro, l’insetto non riesce a risalire per la presenza di cera sulla superficie interna che si stacca mentre l’insetto cerca di salire finché non cade dentro. Il movimento dell’insetto nel liquido stimola le ghiandole a rilasciare fluidi acidi ed enzimi proteolitici affinché avvenga la sua digestione con la riduzione delle proteine in frammenti molecolari sufficientemente piccoli per essere assorbiti.
È questo il modo con cui la pianta trae l’azoto per la sua crescita.
Le infiorescenze sono pannocchie (racemi composti), lunghe 15-60 cm, terminali o subterminali con peduncoli lunghi 10-25 cm.
Le infiorescenze hanno peli lunghi fino a 0,3 mm e di solito sono ramificati.
I fiori sono attinomorfi, rosso-verdastri, circa 8 mm di diametro. I tepali, nettariferi, sono 3-4, pubescenti all’esterno, glabri all’interno.
I fiori maschili hanno gli stami con 2-24 filamenti saldati in colonna e antere biloculari.
I fiori femminili hanno 3-4 carpelli, ovario pubescente, supero, con numerosi ovuli e stilo con stigma discoidale.
La fioritura inizia a giugno e con la maturazione dei frutti si protrae fino a ottobre.
Il frutto è una capsula ovoidale, 2-3 x 0,5-0,8 cm che contiene numerosi semi, piccoli. L’embrione è dritto. Il numero cromosomico è 2n=80.
Nepenthes khasiana è una pianta rara e per tale motivo è di grande interesse per i collezionisti.
Inoltre, la variazione di colore degli ascidi e le eleganti infiorescenze, la rendono molto ornamentale con alto potenziale commerciale.
Essendo una pianta carnivora, per la crescita richiede terreni poveri di nutrienti e di conseguenza acidi. Si può impiegare, infatti, solo in speciali giardini all’aperto come paludi e terreni soggetti a ruscellamento. Mentre come pianta da vaso è più diffusa, in cesti appesi o in terrari che sono ottimi contenitori a temperatura controllata.
Nepenthes khasiana si può propagare mediante germinazione dei semi o vegetativamente per talea dello stelo. Per generare un numero enorme di piante si adotta la moltiplicazione in vitro utilizzando i tessuti nodali dello stelo.
Gli abitanti delle tribù Garo, Khasi e Jaintia sfruttano Nepenthes khasiana come pianta medicinale che diventa fonte di reddito per i loro bisogni primari. Le tribù Khasi e Garo utilizzano il liquido dell’ascidio chiuso come collirio per la cataratta e la cecità notturna, ma anche nel trattamento di problemi di stomaco, diabete, mal d’orecchie e malattie dell’apparato genitale femminile. La pianta è anche usata per curare il diabete. Radici e ascidi in polvere si applicano sulla pelle per curarne le disfunzioni. Gli ascidi, con i liquidi interni e gli insetti, schiacciati sono somministrati ai pazienti per curare il colera. In passato la pasta di ascidi, assieme al suo contenuto, si usava per curare la lebbra.
Sinonimi: Nepenthes distillatoria Graham; Nepenthes phyllamphora Hook.f. & Thomson ex Hook. f.; Nepenthes phyllamphora Regel; Nepenthes phyllamphora Sims; Nepenthes rubra hort.; Nepenthes rubra hort. ex Rafarin.
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