Nepenthes aristolochioides

Famiglia : Nepenthaceae


Testo © Prof. Pietro Pavone

 

Nepenthes aristolochioides Jebb & Cheek (1997) è una pianta carnivora della famiglia Nepenthaceae endemica dell’isola di Sumatra (Indonesia), ove si riscontra sul monte Kerinci e sul monte Tujuh, ad altitudini comprese tra 2.000 e 2.400 m sul livello del mare.

La pianta si arrampica su arbusti e piccoli alberi e si rinviene nei luoghi coperti da muschio.

Questa specie fu raccolta il 5 agosto 1956 dal botanico e collezionista olandese Willem Meijer (1923–2003) sul monte Tujuh (Jambi) a un’altitudine di 2000 m e conservata nell’Erbario Nazionale dei Paesi Bassi dell’Università di Leida come campione di riferimento, detto olotipo.

Tuttavia, la posizione dell’apertura dell’ascidio e del relativo anello che circonda l’ingresso (peristoma) per lungo tempo fu ritenuta un artefatto del processo di essiccazione fino a quando due botanici tedeschi Joachim Nerz e Katrin Hinderhofer, per sincerarsi, nel 1996, sono andati a Sumatra per visionare la pianta in natura confermando la particolare apertura dell’ascidio.

Il nome Nepenthes aristolochioides era utilizzato in maniera informale sin dal 1994 ma fu ufficializzato nel mondo scientifico da Matthew Jebb e Martin Cheek nella loro monografia, “A skeletal revision of Nepenthes (Nepenthaceae)”, pubblicata nel 1997 dalla rivista botanica Blumea.

Il nome Nepenthes deriva dal greco antico “νηπενθής” (nipenthos), formato dal prefisso negativo “νη”, (nê), non, e il nome “πένθος” (penthos) che significa tristezza, dolore.

Questo termine fu usato da Omero, nel quarto libro dell’Odissea, per indicare la bevanda “Nepenthes pharmakon” che Elena di nascosto, ha versato nel vino che Telemaco, figlio di Ulisse, e Menelao, principe di Micene e suo sposo, stavano bevendo al fine di lenire, grazie al suo effetto di cancellare i ricordi, il dolore e la nostalgia per la lontananza dal loro paese natale.

Linneo nella sua opera “Species Plantarum, 1753” chiamò Nepenthes distillatoria L. una pianta proveniente dello Sri Lanka immaginando che la vista di questa meraviglia della Natura, dopo un lungo viaggio, avrebbe fatto dimenticare le fatiche per trovarla.

Specie molto vulnerabile, a rischio estinzione, Nepenthes aristolochioides è una pianta carnivora endemica dell’isola di Sumatra

Specie molto vulnerabile, a rischio estinzione, Nepenthes aristolochioides è una pianta carnivora endemica dell’isola di Sumatra © Jeremy Holden

Il nome dell’epiteto specifico aristolochioides deriva da “oides” dal lat. “simile” al fiore di Aristolochia, un genere di piante che comprende oltre 500 specie distribuite in tutto il mondo, alcune molto ornamentali per i loro fiori.

Nepenthes aristolochioides è una pianta rampicante, terricola, che può raggiungere gli 8 m di altezza.  Il fusto è a sezione circolare, affusolato verso l’apice, 0,2-0,5 cm di diametro e internodi lunghi 5,5-13 cm, con numerose gemme ascellari che si trovano a 1,5-7 mm sopra il nodo.

Le foglie sono coriacee e sessili. Quelle degli steli basali possono arrivare a 15 x 2,5 cm e variano da strettamente lanceolate a lanceolato-spatolate con apice generalmente acuto e base fogliare con ali arrotondate.

Le foglie di fusti rampicanti (7,5-15 x 1-3 cm) sono simili alle inferiori ma prive di ali e con la base che di norma stringe il fusto per 1/3-1/2 della sua circonferenza.

La pianta ha peli bianchi corti, irregolarmente ramificati oppure semplici, lunghi fino a 0,2 mm. Si trovano all’ascella delle foglie, sulla nervatura centrale, sull’ascidio intorno al peristoma e sul coperchio.

Gli ascidi si originano dall’estremità dei viticci. Gli inferiori si formano prima che la pianta inizi a salire. Sono grandi (7 cm x 3 cm, talora di più) e a forma di vescica con apertura laterale e non apicale. Portano un paio di ali (<9 mm di larghezza) che scendono lungo la parte anteriore. Le ali portano elementi frangiati lunghi fino a 10 mm. L’apertura è da orbicolare a ovata fino a 4 cm di diametro. La superficie interna dell’ascidio è provvista di ghiandole digestive (0,2–0,3 mm) e può esserne priva nelle parti più alte. In questa specie manca la zona cerosa.

Il peristoma è esternamente arrotondato, largo fino a 1,5 mm, internamente appiattito, con nervature distanziate fino a 0,5 mm, con margine interno formato da piccoli denti e con ghiandole nettarifere tra le costole per attirare le prede.

Gli ascidi superiori, simili agli inferiori, hanno forma di otre (utricolati), infundibuliforme alla base, obovoide in alto, generalmente misurano 9 x 3,5 cm e mancano di ali.

Ascidio inferiore con aperura laterale ovata e un paio di vistose ali frangiate. Peristoma esternamente arrotondato, ricco di ghiandole nettarifere tra le costole per attirare le prede. Il margine interno dentato ne impedisce l’uscita

Ascidio inferiore con apertura laterale ovata e un paio di vistose ali frangiate. Peristoma esternamente arrotondato, ricco di ghiandole nettarifere tra le costole per attirare le prede. Il margine interno dentato ne impedisce l’uscita © Zongyi Yang

Il colore degli ascidi è verde con screziature rosso-brune, più dense verso l’apertura compreso il peristoma. Lo sperone è semplice, circa 9-10 mm di lunghezza, e con l’apice con 2-4 punte acute. Il coperchio è ellittico o sub-orbicolare, con apice generalmente arrotondato e con base leggermente cordata lunga fino a 4 cm e larga 3 e priva di appendice. Il coperchio è orientato in modo da impedire alla luce di giungere sull’apertura e ha il lato inferiore di colore rosso scuro quasi marrone in modo da oscurare l’apertura.

I peli sulla parete esterna dell’apertura forniscono un punto d’appoggio alle prede che grazie alla trasparenza interna nella parte alta (cupola) dell’ascidio, a causa della parete sottile (circa il 30% in meno della parete anteriore) e per l’assenza di pigmentazione sono invogliate a entrare all’interno piuttosto che dirigersi verso l’apertura.

Gli insetti con ali colpiscono questa parte interna dell’ascidio che, per la sua curvatura, sono spinti verso il basso annegando nel liquido digestivo. Gli insetti striscianti entrano nell’apertura e nel tentativo di raggiungere il dorso luminoso cadono dal peristoma e anch’essi annegano nel liquido.

Nepenthes aristolochioides ha un’infiorescenza racemosa quella maschile lunga fino a 30 cm mentre quella femminile, in genere, è più corta. I peduncoli fiorali portano solo un fiore e sono lunghi fino a 12 mm i basali, più corti (circa 6 mm) quelli più in alto. I tepali sono ovali, lunghi fino a 4 mm. I frutti misurano, in genere, 20 mm x 4 mm. I semi sono filiformi.

Nepenthes aristolochioides è una specie molto vulnerabile, ritenuta dalla lista rossa IUCN specie in pericolo critico di estinzione (Critically Endangered). La causa della sua possibile estinzione è dovuta al bracconaggio dilagante, anche se la specie si rinviene esclusivamente all’interno del Parco Nazionale Kerinci Seblat.

È pertanto opportuno proteggere l’habitat dagli incendi e prevenirne il saccheggio illegale al fine di garantire la sopravvivenza futura di questa straordinaria pianta. Allo stato attuale tutte le specie di Nepenthes in Indonesia sono protette dalla legge n. 5 del 1990, PP n. 7 del 1999 e PP n. 8 del 1999.

Di questa specie è noto solo un ibrido naturale Nepenthes aristolochioides x Nepenthes singalana rinvenuto nella fitta foresta muschiosa su due creste del monte Tujuh. Questo ibrido ha ascidi che raramente superano i 5 cm di altezza. Quelli superiori sono infundibolari nella parte inferiore, ovoidali al centro e cilindriche nelle parti superiori. Si distingue da N. aristolochioides per il peristoma cilindrico e stretto e per l’apertura che è obliqua, e non verticale. Le pareti interne dell’ascidio mancando di zona cerosa sono cosparse di liquido denso e sciropposo che funge da trappola tipo carta moschicida.

La specie è molto ornamentale per l’insolita forma dell’ascidio con apertura laterale che la rende particolarmente popolare. Mentre se ne sconsiglia la raccolta in natura, è possibile riprodurla con meccanismi sostenibili come da semi o talee di piante coltivate.

Per la sua coltivazione bisogna tener presente che è una specie di montagna (highland). Necessita, quindi, di condizioni che si hanno nelle montagne tropicali, temperature non oltre i 30 °C di giorno e un salto termico di circa 15 °C di notte. Preferisce luce molto brillante, ma non sole diretto. È opportuno, inoltre, che l’umidità sia sempre alta, in genere 70% – 90% o più, ma evitare di impregnare il terreno di acqua poiché ciò causerebbe marciume radicale.

Il terriccio può essere una combinazione di muschio, fibra di felce e di cocco, sabbia, perlite e roccia pomice. L’acqua da usare è quella piovana, oppure distillata o demineralizzata per scambio ionico.

 

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