Famiglia : Nepenthaceae
Testo © Prof. Pietro Pavone
Nepenthes ampullaria Jack è una pianta carnivora, appartenente alla famiglia Nepenthaceae, originaria del Borneo, Malesia, Isole Molucche, Nuova Guinea, Sumatra, Tailandia.
Il nome Nepenthes deriva dal greco antico νηπενθής, nipenthos, formato dal prefisso negativo νη, nê, “non”, e il nome πένθος, penthos “tristezza, dolore”. Questo termine fu usato da Omero, nel quarto libro dell’Odissea, per indicare la bevanda “nepenthes pharmakon” che Elena di nascosto, ha versato nel vino che Telemaco, figlio di Ulisse, e Menelao, principe di Micene e suo sposo, stavano bevendo al fine di lenire, grazie al suo effetto di cancellare i ricordi, il dolore e la nostalgia per la lontananza dal loro paese natale.
Linneo nella sua opera “Species Plantarum, 1753” chiamò Nepenthes distillatoria L. una pianta proveniente dallo Sri Lanka immaginando che la vista di questa meraviglia della Natura, dopo un lungo viaggio, avrebbe fatto dimenticare le fatiche per trovarla.
L’epiteto specifico deriva dal latino “ampulla”, fiasco, e fa riferimento alla forma urceolata dell’ascidio.
È una pianta rampicante terricola con fusto di colore marrone chiaro, cilindrico (1-1,5 cm), con lunghi internodi (1,5-7 cm) e che può allungarsi fino a 15 m di altezza.
Nepenthes ampullaria, per il suo particolare portamento, è una specie che non può essere confusa con altre. È caratterizzata, infatti, da numerosi ascidi disposti in rosette basali, fra le foglie della lettiera o nel muschio del suolo, e da fusti rampicanti, generalmente con pochi ascidi in alto, talora, raggruppati in rosette fino a circa 2 m da terra.
È una pianta semi-detritivora che vive nelle giungle umide e ombrose a un’altitudine, compresa dal livello del mare a 2100 m di quota.
Le foglie sono di color verde chiaro e, se sotto la lettiera, giallo-rosa pallido.
Sono sessili o con corto picciolo, lunghe fino a 25 cm e larghe circa 6 cm, ridotte, nella rosetta basale, a nanofille (2-5 cm per 0,5 cm). La lamina è intera, coriacea, da lanceolata a spatolata, con apice acuto e con la base attenuata che abbraccia lo stelo per 1/2 la circonferenza. Le nervature, quasi al margine, sono in numero di 3-5 per lato.
Gli ascidi sono generalmente verdi screziati di marrone, a volte gialli con macchie rosa, talora rossi nel Borneo e in Nuova Guinea, molto ambiti commercialmente.
Gli ascidi inferiori (10 x 9 cm) hanno la disposizione a tappeto per facilitare la cattura dei detriti (foglie e altro) che cadono dalla chioma degli alberi. La loro forma è urceolata, somiglia cioè a un piccolo orcio, semicircolare sul lato dorsale, piatta ventralmente con due ali sfrangiate larghe fino a 1,5 cm e con viticci lunghi quanto gli ascidi. L’apertura è ovale con peristoma prevalentemente monocolore, raramente macchiato o striato, appiattito, largo fino a 1,5 cm e fortemente inclinato verso l’interno.
Mancano le aree di produzione delle sostanze cerose, che servono a far scivolare le prede, per consentire alle regioni delle ghiandole digestive di estendersi quasi fino al peristoma. Il coperchio è ridotto, oblanceolato, con apice arrotondato e base cuneata, e con ghiandole nettarifere sparse, talora assenti. Lo sperone è semplice o ramificato, lungo fino a circa 10 mm.
Gli ascidi superiori sono generalmente poco sviluppati, rudimentali, largamente infundibuliformi (2 x 2 cm) con viticci più lunghi di quelli delle rosette basali.
Gli ascidi di Nepenthes ampullaria sono longevi, durano oltre otto mesi, perché adattati al lento assorbimento di ammonio (NH4+) ottenuto dalla lenta degradazione di materiali vegetali operata da insetti (larve di zanzare) e da microbi commensali (batteri).
Si tratta quindi di una pianta parzialmente detritivora con ascidi meno acidi per ospitare questi organismi, alcuni in rapporto di mutualismo. L’infauna (larve di zanzara e batteri) riceve, infatti, protezione e cibo dalla pianta, mentre questa beneficia dei prodotti della loro digestione.
Gli ascidi, pieni d’acqua, possono ospitare girini di età diverse della rana Microhyla borneensis Parker (1928) che vi trascorre gran parte del suo ciclo vitale. Quest’ambiente è condiviso anche dal ragno granchio Misumenops nepenthicola (Pocock, 1898) che vive all’interno degli ascidi su una sottile maglia di seta, per non scivolare all’interno, e intrappolare mosche e altri insetti. Dopo aver reso liquide, con vari enzimi, le parti interne delle prede, rilascia le carcasse che cadono in fondo all’ascidio per essere completamente decomposte e assorbite.
I fiori di Nepenthes ampullaria, unisessuali su piante diverse, sono raggruppati in infiorescenze ramificate a pannocchia con tepali da verdi a gialli.
L’infiorescenza maschile è piuttosto densa, cilindrica o quasi conica, lunga da 6 a 30 (40) cm e larga da (2) 4 a 5 (6) mm, su un peduncolo lungo 2,5 cm con brattee fogliose, spatolate. I fiori sono portati da peduncoli secondari.
L’infiorescenza ha i peduncoli inferiori fascicolati all’apice, lunghi 8-12 (-50) cm, con 3-6 (-10)-fiori che gradualmente si riducono nella porzione superiore. I fiori maschili hanno tepali ovali, lunghi da 4 a 6 mm e stami con i filamenti saldati, rossicci, e con le antere color marrone (2 per 1,5 mm) che superano il perigonio. I fiori femminili hanno tepali verdastri, oblungo-ellittici, stigma color verde chiaro e ovario sessile, talora rossastro. L’infiorescenza femminile è simile a quella maschile, ma generalmente più corta, con meno fiori e poco ramificata.
Il frutto è lungo 18-30 mm, con valve strettamente lanceolate, larghe da 2 a 3,5 mm al centro, e riducendosi gradualmente verso le due estremità.
I semi sono filiformi, lunghi circa 10-15 mm, leggermente rugosi.
La pianta, nelle parti giovani, è pubescente per peli stellati mescolati ad altri più lunghi, in parte ramificati, di colore rosso o marrone. Sui tessuti adulti i peli, spesso, sono decidui, escluse le infiorescenze che li mantengono. I peli, stellati e biancastri, decidui, sono presenti sulle pagine inferiori delle foglie e anche sulla superficie interna del fiore.
La Lista rossa IUCN (2018) classifica Nepenthes ampullaria come specie a rischio minimo (LC).
Nepenthes ampullaria fiorisce una o due volte l’anno e poiché i fiori persistono per molte settimane, la loro presenza spesso coincidere con quella di altre specie di Nepenthes e di conseguenza possono formarsi ibridi naturali.
Un ibrido naturale, diffuso in Malesia, Sumatra e Borneo, è Nepenthes × hookeriana Lindl. che si è originato da Nepenthes ampullaria con Nepenthes rafflesiana Jack. La forma dei suoi ascidi assomiglia a quella di Nepenthes ampullaria, mentre il color viola a chiazze e l’abitudine alimentare carnivora sono tipici di Nepenthes rafflesiana.
Nepenthes × trichocarpa Miq. è un altro ibrido che vive nelle pianure della Malesia peninsulare, Borneo, Singapore e Sumatra, generalmente assieme alle sue specie progenitrici: Nepenthes ampullaria e Nepenthes gracilis Korth.
Nepenthes ampullaria è molto utilizzata nella medicina tradizionale del sud-est asiatico per il liquido contenuto negli ascidi che si somministra per regolare il ciclo mestruale, facilitare il parto, alleviare l’asma, trattare le infiammazioni degli occhi. In Malesia, in passato, si usava il decotto dei fusti per curare la malaria. Le popolazioni indigene utilizzano gli steli flessibili di Nepenthes ampullaria come funi e i suoi ascidi basali per cuocere il riso al quale conferiscono un particolare sapore molto appetitoso.
Nepenthes ampullaria è una pianta molto popolare in coltivazione. Essendo una specie abituata a temperature calde e molto umide, sia di notte sia di giorno (specie lowland) richiede un terrario che dovrà ricreare le condizioni delle zone della pianura tropicale con umidità molto elevate (70% – 80%) e temperature costanti sia di giorno sia di notte, in genere 25 -28 °C.
Per la crescita la pianta richiede torba sempre umida che va innaffiata dall’alto e senza sottovasi per evitare ristagni d’acqua. Come tutte le carnivore generalmente non richiede concimazione al massimo si può usare, saltuariamente, una piccola dose di concime a base di sangue di bue. Gradisce la luce intensa ma non i raggi diretti del sole se non per poche ore. Si può riprodurre per seme e, in primavera, per talea. Il rinvaso, essendo la pianta in vegetazione continua, può essere fatto solo se strettamente necessario, purché non siano rovinati l’apparato radicale e gli ascidi basali. Come substrato si può usare torba, corteccia di pino, sabbia e perlite con copertura di muschio oppure fibre di cocco, corteccia di pino e torba acida di sfagno. Lo sfagno vivo è opportuno per aumentare l’umidità attorno alla pianta.
La cultivar Nepenthes ‘Bloody Mary’ può crescere fino a diventare una pianta molto cespugliosa. È un bellissimo ibrido con piccoli ascidi rossi, tozzi su foglie verdi, brillanti, ottenuto tra Nepenthes ventricosa e Nepenthes ampullaria.
Sinonimi: Nepenthes ampullaria var. guttata Moore; Nepenthes ampullaria var. vittata major Mast.; Nepenthes ampullaria var. vittata André; Nepenthes ampullaria var. microsepala Macfad.; Nepenthes ampullaria var. racemosa J.H.Adam & Wilcock
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