Famiglia : Cercopithecidae
Testo © Prof. Angelo Messina
Comunemente conosciuto come Nasica, Scimmia dalla proboscide o Scimmia nasona, Nasalis larvatus (Wurmb, 1787) e chiamato con tono denigratorio dalle popolazioni locali “Monyet Belanda” (= Scimmia olandese) per la sua somiglianza nell’aspetto con i colonizzatori olandesi, in particolare per il naso lungo e rosso.
È attualmente considerata l’unica specie di Nasalis, genere di Scimmie Catarrine della famiglia dei Cercopitecidi.
In verità, al genere Nasalis in passato sono state attribuite altre specie, come Nasalis capistratus (Kerr, 1792), Nasalis nasica (Lacépède, 1799) e Nasalis recurvus (Vigors & Horsfield, 1828); oggi queste sono ritenute da tanti specialisti tutte sinonimi dell’unica specie del genere, Nasalis larvatus, dal latino “nasus larvatus” che significa naso grosso.
Morfofisiologia
Una delle scimmie più grandi diffuse in Asia, la Nasica ha dimensioni che nei maschi raggiungono mediamente 70 cm di lunghezza per un peso compreso tra i 16 ed i 22 kg. Le femmine sono più piccole.
La coda è ben sviluppata, lunga quanto il resto del corpo, e priva di ciuffo all’estremità.
Di aspetto molto singolare, i rappresentanti del genere Nasalis vengono così chiamati per la presenza di un vistoso naso penzolante e mobile, slargato verso la sua metà e percorso longitudinalmente da un profondo solco.
Questo organo è particolarmente sviluppato nei maschi adulti nei quali assume l’aspetto di una piccola proboscide, lunga 10 cm ed anche più, capace di dilatazione e che arriva a coprire la bocca.
Nelle femmine il naso è decisamente più piccolo e rivolto all’insù, anche se più grande rispetto a quello di altre specie di primati simili. Le narici si aprono inferiormente.
La particolare conformazione del naso, coadiuvata dalla presenza di un piccolo sacco laringeo, funziona come una cassa di risonanza, conferendo ai vocalizzi dei maschi di Nasica una profonda intonazione nasale molto caratteristica, simile a quella di un basso.
Sulla funzione di un naso così singolare nei maschi, che comunque indubbiamente rappresenta un carattere sessuale secondario, non c’è unità di vedute tra i vari specialisti; secondo alcuni svolge la funzione di richiamo sessuale, secondo altri è una struttura di dispersione del calore.
Trattandosi di una caratteristica esclusiva del sesso maschile, e quindi di un chiaro elemento distintivo dei due sessi, a noi appare evidente che la particolare configurazione del naso negli individui di sesso maschile sia primariamente finalizzata ad operare nell’ambito dei rapporti riproduttivi.
Invece, l’ipotesi che i maschi siano dotati di un strumento di dispersione del calore che le femmine non hanno ci sembra perlomeno poco sostenibile.
La Nasica ha il capo più o meno tondeggiante e dotato di lunghi capelli, con fronte molto bassa, occhi discretamente distanziati e orecchie piccole. La faccia è ornata da una barba ben sviluppata che forma una gorgiera giallastra attorno al collo.
Le palme delle mani sono prive di peli, come le callosità ischiatiche, ben sviluppate e solitamente di colore biancastro.
Oltre al grande naso dei maschi, altro elemento morfologico distintivo della Nasica è la pancia pronunciata a seguito del notevole accumulo di grasso; tale caratteristica fa sì che questa scimmia possa galleggiare molto bene e sia anche un’ottima nuotatrice.
Il corpo è ricoperto da un mantello folto e morbido, maggiormente sviluppato nella parte posteriore rispetto a quella inferiore; sul capo e sulle spalle i peli hanno una colorazione rosso-marrone, mentre sul petto e sul ventre assumono una tinta giallo-rossiccia chiara, con una macchia bianco-grigiastra ben delimitata nella regione sacrale; il dorso e i fianchi sono di colore giallo-pallido.
Gli arti superiori sono rosso-giallastri, quelli inferiori grigio-cenere. La lunga coda è di colore bianco con l’estremità nera. I maschi hanno lo scroto nero ed il pene rosso.
Un’altra caratteristica, che rende questa scimmia diversa dagli altri primati e chiaramente legata alla sua alimentazione a base di vegetali, è la ripartizione del suo stomaco in più camere come quello dei ruminanti; ciò, unitamente alla particolare flora batterica del suo apparato digerente, conferisce alla Nasica la capacità di digerire la cellulosa di cui è ricco il suo alimento.
Zoogeografia
Nasalis larvatus è una specie endemica del Borneo, ove è confinata in un habitat molto ristretto rappresentato dalle foreste pluviali dei bassopiani in prossimità di acque interne, dalle mangrovie costiere e dalle paludi.
Ecologia-Habitat
Essenzialmente arboricola, predilige le cime più elevate dei giganteschi alberi che popolano la foresta vergine del Borneo, in particolare le foreste di mangrovie in prossimità dei corsi di acqua e sui quali al crepuscolo si rifugia per dormire.
Di abitudini diurne, è maggiormente attiva dal tardo pomeriggio fino alla sera.
L’alimentazione è rappresentata principalmente di foglie e frutta, compresa quella meno matura, anche se occasionalmente la Nasica può mangiare invertebrati, quali bruchi e larve di insetti.
Ottima arrampicatrice e saltatrice, è una scimmia particolarmente prudente che al minimo segno di pericolo scappa via per rifugiarsi nel fitto delle chiome degli alberi, balzando velocemente di ramo in ramo con salti che possono arrivare anche ad 8 m di lunghezza. Si tuffa spesso anche nell’acqua per fuggire.
Protette dall’intricato e difficile ambiente delle mangrovie, le Nasiche prediligono gli ambienti paludosi e in prossimità dei corsi d’acqua ove si muovono con sicurezza nuotando abilmente tanto alla superficie, quanto alla profondità.
È stato osservato che riescono ad immergersi fino a 20 m di profondità e percorrere lunghe distanze nuotando; nonostante la grossa pancia anche i maschi riescono a nuotare sott’acqua senza difficoltà.
Le Nasiche hanno tra i loro più pericolosi predatori la pantera e il coccodrillo d’acqua dolce dai quali vengono di solito attaccate quando si immergono in specchi e corsi d’acqua o si trovano in prossimità delle loro rive.
Al fine di ridurre al minimo il pericolo dei predatori, queste scimmie cambiano spesso il posto di riposo, preferendo l’estremità dei rami che pendono sull’acqua.
Tale scelta è motivata dal fatto che, avvertendo le vibrazioni provocate dall’arrampicarsi di eventuali predatori, le Nasiche hanno il tempo per tuffarsi direttamente in acqua e scappare portando attaccato all’addome il proprio cucciolo.
Questi ed altri comportamenti a cui si aggiungono anche espressioni del viso alquanto simili a quelle umane denotano il fatto che le Nasiche siano dotate di un buon quoziente di intelligenza.
Vivono solitamente riunite in gruppi familiari costituiti da un singolo maschio con 2-7 femmine adulte con i piccoli.
Si costituiscono anche gruppi composti unicamente da individui di sesso maschile scartati dalle femmine.
Etologia-Biologia Riproduttiva
La stagione riproduttiva della Nasica va dall’inizio della primavera sino all’autunno inoltrato.
Al riguardo, alcuni studiosi hanno rilevato significative correlazioni tra le dimensioni del naso dei maschi e quelle dei testicoli e del corpo in generale, aspetti che conferiscono una attrattiva fisica notata dalle femmine che aumentano la loro possibilità di trovare un partner.
Queste osservazioni suggeriscono l’esistenza di una relazione tra le dimensioni del naso e alcune capacità sessuali e riproduttive.
Oltre al naso-proboscide, i maschi della Nasica si distinguono anche per altre peculiarità, come le vocalizzazioni potenti e le manifestazioni legate alla prestanza fisica e alla competitività che consentono loro di conquistare in seno al gruppo un alto rango sociale.
Ciò può determinare una certa monopolizzazione delle femmine da parte di alcuni maschi e la formazione di colonie composte unicamente da maschi che risultano meno attraenti alle femmine.
Durante il corteggiamento i maschi cercano di guadagnarsi le attenzioni delle femmine esibendosi in prove di forza e agilità ed aiutandosi con vocalizzi caratteristici, amplificati dal caratteristico naso pendulo: saltano sul fogliame e sui rami secchi, cercando di dare un’immagine di potenza.
Dopo una gestazione di circa 160 giorni, preferibilmente nel corso delle ore notturne o mattutine, le femmine danno alla luce solitamente un solo cucciolo che ha il naso piccolo, la faccia di colore blu scuro e la pelliccia nera.
Subito dopo il parto le femmine mangiano la propria placenta. Questa pratica (placentofagia) è diffusa in buona parte dei Mammiferi, uomo compreso, ma poco si sa di preciso sul suo significato biologico.
Di certo c’è Il fatto che la placenta è particolarmente ricca di sostanze nutritive, quale organo comune tra madre e nascituro, deputato alla sua protezione e nutrizione nel corso della sua vita fetale; si sa anche che la placenta contiene sostanze ormonali, quali ossitocina e prostaglandine, che svolgono un’azione fondamentale nel corso del parto e della successiva cura del neonato.
Ciò spiega le tante ipotesi esistenti sui motivi, probabilmente tutti validi anche se in diversa misura, che inducono la madre a mangiare la propria placenta dopo il parto: per eliminare una traccia facilmente individuabile dai predatori dei quali il neonato sarebbe facile preda, per passare al cucciolo, attraverso l’allattamento, l’alto contenuto energetico di quest’organo; ed ancora perché la placenta contiene sostanze che alleviano il dolore del parto, che inducono madre e cucciolo a stabilire tra loro uno stretto rapporto.
Con la crescita il naso dei piccoli si sviluppa in diversa misura nei maschi e nelle femmine, mentre la faccia e il pelo assumono i colori tipici degli adulti.
Alla nascita, il piccolo è abbastanza indifeso e la madre lo porta con sé sino a quando non è in grado di camminare da solo. Provvede al suo allattamento fino all’età di circa 7 mesi e lo mantiene pulito con la toelettatura. Anche il padre contribuisce alla cura del cucciolo e talora lo porta attaccato al proprio addome.
Il cucciolo viene svezzato a circa 7 mesi di età e può essere accudito anche dagli altri membri del gruppo. Il giovane rimane con la madre fino a quando questa non ha un altro figlio o fino a quando non compie un anno di età.
La maturità sessuale dei giovani viene raggiunta tra i quattro e i cinque anni e le femmine diventano in grado di riprodursi già all’età di 5 anni. In passato rappresentata da popolazioni numericamente numerose, oggi la specie è fortemente ridotta.
L’uomo ha ampiamente contribuito a ridurre la popolazione totale di questi animali, attualmente costituita da poche migliaia di individui, e a metterne fortemente a rischio la sopravvivenza sottoponendoli ad una caccia spietata per mangiarne le carni particolarmente apprezzate ed anche per ricavane dall’apparato digerente il cosiddetto bezoario, un ammasso di concrezioni di materiale indigesto o non commestibile, ritenuto dalla medicina orientale e medievale un efficace antidoto contro qualsiasi veleno e un potente amuleto contro il male.
In passato, le cosiddette pietre bezoarie erano indossate anche da re e regine come amuleti oppure venivano macinate e utilizzate come medicinali; spesso si mettevano in una coppa nell’eventualità che in questa ci fosse dell’arsenico e nella speranza che potessero neutralizzarlo.
In epoca più recente, la Nasica, soprattutto a seguito dell’intensificarsi delle attività antropiche, in particolare della deforestazione e della pratica della maricoltura dei gamberi, ha visto drasticamente ridursi il proprio habitat ed attualmente è a serio rischio di scomparsa.
Sinonimi
Nasalis capistratus (Kerr, 1792); Nasalis nasica (Lacépède, 1799); Nasalis recurvus (Vigors & Horsfield, 1828).