Famiglia : Myrtaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria dell’Africa (Algeria, Eritrea, Etiopia, Isole Azzorre, Isole Canarie, Isole Madera, Libia, Marocco e Tunisia), Asia (Afghanistan, Cipro, Giordania, Iran, Iraq, Israele, Libano, Pakistan, Siria e Turchia) ed Europa (Albania, Bosnia-Erzegovina, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Macedonia, Malta, Montenegro, Portogallo, Serbia, Slovenia e Spagna), dove cresce prevalentemente ai bordi dei boschi e nelle macchie lungo le coste.
Il nome del genere deriva da quello greco “myrtos” del mirto comune; il nome specifico è il termine latino “communis” = comune.
Nomi comuni: bridal myrtle, myrtle (inglese); myrte, myrte commun (francese); myrtos (greco); mirto, mortella (italiano); mirta, murta, murteira (portoghese); arrayán, mirta, mirto, mortera, murta, murtera (spagnolo); brautmyrte, myrte (tedesco); rihan, mersin (arabo); tarihant, chilmoun (berbero); morta, mortula (corso); nertha, nerthe, nerto (occitano).
Il Myrtus communis L. (1753) è un arbusto o piccolo albero sempreverde molto variabile, ramificato, alto fino a circa 3 m, anche se esemplari in natura possono raggiungere 5 m, con rami ascendenti dalla corteccia rossiccia che col tempo tende al grigio e chioma folta. Le foglie sono semplici, intere, opposte, generalmente sessili (prive di picciolo), ovato-lanceolate con apice appuntito, lunghe 2,5-5 cm, coriacee, di colore verde intenso lucido superiormente, verde chiaro opaco inferiormente, punteggiate superficialmente da glandole oleifere, visibili in trasparenza, che le rendono particolarmente aromatiche quando stropicciate.
I fiori, in estate, su un lungo peduncolo, sono ascellari, solitari, ermafroditi, di 2-3 cm di diametro, fragranti, con 5 sepali triangolari lunghi 1-2 mm, 5 petali obovati lunghi 6-15 mm, bianchi o rosati, e numerosi stami bianchi poco più lunghi dei petali. I frutti sono bacche carnose ellissoidi di 1,2-1,4 cm di lunghezza e circa 0,7 cm di diametro, di colore blu-porpora nerastro a maturità, contenenti semi reniformi di colore biancastro lunghi 2,5-3 mm; esiste anche una varietà a frutti bianchi.
Si riproduce per seme, margotta e talea semilegnosa in estate. Specie a crescita piuttosto lenta, tipica dell’area mediterranea, è coltivabile in pieno sole o leggera ombra su suoli di varia natura, anche se preferisce quelli piuttosto sabbiosi, neutri o alcalini, ben drenati; sopporta la salsedine, le elevate temperature e, ben radicata, periodi di siccità. È relativamente resistente alle basse temperature, resistendo fino a circa -6 °C e, se ben protetta, fino a -9 °C, ma con danneggiamento del fogliame.
Di notevole effetto ornamentale, per il lucido fogliame e la fioritura, è particolarmente adatta per bordure miste, siepi informali e formali, essendo facilmente sagomata mediante potature in varie forme, e per questo adatta anche per l’arte topiaria; le varietà a portamento nano e compatto possono essere utilizzate come copri suolo e bordure basse al posto del bosso (Buxus sempervirens), cui somiglia, ma con il vantaggio di una crescita relativamente più veloce. Coltivabile anche in vaso, per la decorazione di terrazze e patii, in terriccio sabbioso ricco di sostanza organica, con regolari innaffiature in estate, specie nei periodi più caldi.Le bacche sono eduli e in Sardegna, dove la pianta è particolarmente diffusa allo stato spontaneo, vengono impiegate per preparare un famoso liquore, “Mirto”; le foglie, sia fresche che essiccate, sono utilizzate come spezie nella cucina mediterranea ed il legno per aromatizzare, mediante affumicatura, molte specialità locali, in particolare in Italia. Il legno, di buona qualità, duro, compatto e a grana fine, si usa per utensili, bastoni e mobili, è anche ottimo da ardere.
Foglie e bacche sono impiegate nella medicina tradizionale per le proprietà antiossidanti, astringenti, antisettiche ed espettoranti, contengono tannini (14%) e olio essenziale (0,3-06%), costituito principalmente da mirtenolo, cineolo, alfa-pinene, mirtenilacetato e geraniolo. L’olio essenziale estratto dalle foglie è anche utilizzato nell’industria alimentare, per aromatizzare salse e bevande, in quella farmaceutica e cosmetica. Il mirto ha avuto un ruolo importante nella cultura e tradizioni dei paesi dell’area mediterranea, in particolare Grecia e Italia.
Sono riconosciute due sottospecie: Myrtus communis subsp. communis, sopra descritta, e Myrtus communis subsp. tarentina (L.) Nyman (1879), che si differenzia per l’altezza contenuta, inferiore a 2 m, le foglie ravvicinate di lunghezza non superiore a 2 cm ed i frutti globosi, particolarmente adatta per bordure basse, come copri suolo e nell’arte topiaria.
Sinonimi Myrtus communis subsp. communis: Myrtus major Garsault (1764); Myrtus minor Garsault (1764); Myrtus acuta Mill. (1768); Myrtus baetica (L.) Mill. (1768); Myrtus belgica (L.) Mill. (1768); Myrtus italica Mill. (1768); Myrtus minima Mill. (1768); Myrtus littoralis Salisb. (1796); Myrtus macrophylla J.St.-Hil. (1803); Myrtus microphylla J.St.-Hil. (1803); Myrtus romanifolia J.St.-Hil. (1803); Myrtus romana (L.) Hoffmanns. (1824); Myrtus buxifolia Raf. (1838); Myrtus lanceolata Raf. (1838); Myrtus latifolia Raf. (1838); Myrtus borbonis Sennen (1923); Myrtus media Hoffmanns. (1824); Myrtus angustifolia Raf. (1838); Myrtus oerstedeana O.Berg (1856); Myrtus sparsifolia O.Berg (1856); Myrtus veneris Bubani (1899); Myrtus acutifolia (L.) Sennen & Teodoro (1929); Myrtus augustinii Sennen & Teodoro (1929); Myrtus baui Sennen & Teodoro (1929); Myrtus briquetii (Sennen & Teodoro) Sennen & Teodoro (1929); Myrtus christinae (Sennen & Teodoro) Sennen & Teodoro (1929); Myrtus eusebii (Sennen & Teodoro) Sennen & Teodoro (1929); Myrtus gervasii (Sennen & Teodoro) Sennen & Teodoro (1929); Myrtus josephi Sennen & Teodoro (1929); Myrtus mirifolia Sennen & Teodoro (1929); Myrtus petri-ludovici (Sennen & Teodoro) Sennen & Teodoro (1929); Myrtus rodesi Sennen & Teodoro (1929); Myrtus theodori Sennen (1929); Myrtus vidalii (Sennen & Teodoro) Sennen & Teodoro (1929).
Sinonimi Myrtus communis subsp. tarentina: Myrtus communis var. tarentina L. (1753); Myrtus tarentina (L.) Mill. (1768).
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