Famiglia : Hypoxidaceae
Testo © Pietro Puccio
La specie è originaria dell’Australia (Queensland), Bhutan, Cina (Fujian, Guangdong, Guangxi, Guizhou, Sichuan, Xizang e Yunnan), Filippine, Giappone, Giava, India nordorientale, Isole Nicobare, Isole Salomone, Laos, Malaysia, Myanmar, Molucche, Nepal, Nuova Guinea, Piccole Isole della Sonda, Sri Lanka, Sulawesi, Sumatra, Taiwan, Thailandia e Vietnam dove cresce nel sottobosco delle foreste umide a basse altitudini.
Il genere è dedicato al botanico italiano Ignazio Bernardo Molineri (1741-1818); il nome specifico è l’aggettivo latino “capitulatus, a, um” = che ha una piccola testa, con riferimento alle infiorescenze globose e compatte.
Nomi comuni: palm-grass, weevil-lily, whale back (inglese); wa leng (Bangladesh); capim-palmeira, curculigo, falsa-palmera (Brasile); chuán zǐ cǎo, da ye xian mao (Cina); san ba sare u (Giappone); bedur (Giava); wagapul (Sri Lanka); kor, phaiphek, sage, togojuni (India); tsûn á chháu (Taiwan).
La Molineria capitulata (Lour.) Herb. (1837) è una specie erbacea perenne, acaule, sempreverde, alta fino a 1 m, con rizoma tuberoso e stoloni striscianti che forma densi cespi.
Le foglie, su un picciolo scanalato lungo 30-70 cm, sono basali, semplici, ricurve, plicate, oblungo-lanceolate con apice acuminato, margine intero e venature parallele, di colore verde intenso e glabre superiormente, con una sparsa peluria lungo le venature inferiormente, di 40-90 cm di lunghezza e 5-20 cm di larghezza.
Infiorescenze ascellari, su un peduncolo pubescente lungo 10-30 cm ricurvo all’apice, racemose, dense, globose, portanti numerosi fiori bisessuali, su un pedicello lungo 6-8 mm, sottesi da brattee lanceolate villose di colore verde, che si aprono in successione. Corolla costituita da 6 tepali oblungo-ovati con apice ottuso di colore giallo, lunghi circa 8 mm e larghi 4 mm, 6 stami, lunghi circa 5 mm, ovario sub globoso villoso e stilo più lungo degli stami. I frutti sono bacche subglobose, di 5-7 mm di diametro, bianche, contenenti numerosi semi subglobosi neri di 1-2 mm di diametro.
Si propaga per seme in terriccio organico drenante mantenuto costantemente umido alla temperatura di 24-26 °C, ma solitamente e facilmente per divisione in primavera. Specie altamente decorativa da tempo introdotta in molti paesi tropicali e subtropicali umidi dove in qualche caso è sfuggita alla coltivazione naturalizzandosi.
Può essere utilizzata in massa, per bordure, come copri suolo e alla base di grandi alberi, potendo crescere indifferentemente sia in pieno sole che in ombra, richiede poche cure e può sopportare temperature di qualche grado inferiori a 0 °C per breve periodo con perdita della parte aerea, ma rivegetando in primavera. Richiede suoli ben drenati, ricchi di sostanza organica, da leggermente acidi a neutri, mantenuti pressoché costantemente umidi, ma senza ristagni.
Frequentemente coltivata in vaso per la decorazione di interni utilizzando un terriccio organico con aggiunta di 30 % di sabbia silicea grossolana o agriperlite per migliorare il drenaggio. Innaffiature frequenti durante il periodo vegetativo, più diradate in inverno, lasciando asciugare lo strato superiore del terriccio, e concimazioni mensili, in primavera-estate, con prodotti idrosolubili bilanciati con microelementi a 1/3 della dose riportata sulla confezione.
I frutti sono eduli, dal sapore dolce, e le foglie sono utilizzate da alcune popolazioni locali per avvolgere cibi e per ricavarne le fibre con cui vengono realizzate corde e reti da pesca. I rizomi sono variamente utilizzati nella medicina tradizionale per varie patologie, in particolare infezioni oculari e disturbi gastrici.
Sinonimi: Leucojum capitulatum Lour. (1790); Curculigo recurvata W.T.Aiton (1811); Molineria plicata Colla (1826); Molineria recurvata (W.T.Aiton) Herb. (1837); Molineria sulcata Kurz (1869); Curculigo capitulata (Lour.) Kuntze (1891); Tupistra esquirolii H.Lév. & Vaniot (1906); Curculigo glabra Merr. (1907); Veratrum mairei H.Lév. (1915); Molineria hortensis Britton (1924); Curculigo fuziwarae Yamam. (1934); Curculigo strobiliformis D.Fang & D.H.Qin (1996).
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