Famiglia : Mobulidae
Testo © Giuseppe Mazza
Per una strana coincidenza i giganti del mare, come la Balenottera azzurra (Balaenoptera musculus) di oltre 30 m, o fra i pesci lo Squalo balena (Rhincodon typus) che raggiunge i 20 m e lo Squalo elefante (Cetorhinus maximus) con i suoi 15 m, si nutrono prevalentemente delle specie marine più piccole, quelle planctoniche. È anche il caso della Mobula birostris (Walbaum, 1792), nota come Manta gigante, che può superare con le grandi pinne pettorali distese i 9 m di larghezza.
Appartiene alla classe dei Chondrichthyes, i pesci cartilaginei, alla sottoclasse Elasmobranchia, che raggruppa razze e squali, all’ordine Myliobatiformes, dedicato alle razze, ed alla famiglia dei Mobulidae che conta oggi, nel 2022, solo il genere Mobula, nato dal nome locale di una razza caraibica, ed 11 specie.
Il termine specifico birostris, in latino con due rostri, fa riferimento alle due estensioni delle pinne pettorali, poste in cima al capo che possono distendersi ad imbuto per convogliare il cibo alla bocca o arrotolarsi a mo’ di corna.
Zoogeografia
Assente nel Mediterraneo, la Manta gigante circola in quasi tutti i mari tropicali, ma anche in quelli temperati caldi come, per esempio a Madera ed alle Canarie, o sull’altra sponda dell’Atlantico alle Isole Bermuda, lungo le coste americane della Carolina o quelle meridionali del Canada e nell’emisfero sud l’Uruguay.
Nel Mar Rosso risale le coste della Penisola del Sinai. La troviamo poi in Sudafrica, Nuova Zelanda, Giappone e procedendo nel Pacifico alle Havaii, California e Perù meridionale.
Ecologia-Habitat
Specie decisamente pelagica e migratrice, Mobula birostris si trova spesso lungo le coste continentali, isole e isolotti, talora appena affioranti, nei primi 40 m d’acqua, e contrariamente a quello che si credeva, non naviga solo in superficie, ma si nutre anche in profondità fin verso i 1000 m.
Morfofisiologia
Il corpo, appiattito dorso-ventralmente può vantare un record di 9,1 m di larghezza e 3 t, anche se la taglia corrente si aggira sui 4,5 m e 1,4 t, con punte massime a 7 m e 2 t. Le gigantesche pinne pettorali gli consentono una velocità di 9-12 km/h con un movimento elegante paragonabile al battito d’ala degli uccelli.
La parte superiore del pesce, zigrinata come gli squali, è quasi nera col disegno simmetrico di due grandi ganci bianchi sulle spalle che non si toccano in basso sul dorso, anche se in qualche raro esemplare può essere completamente nero con una macchia bianca al centro.
Vi è poi un disegno bianco, a forma di V, che parte alla base della piccola pinna dorsale in direzione del capo, e le punte delle pinne possono essere leggermente più chiare sul lato superiore.
La pagina ventrale è bianca con una vasta fascia grigia, più o meno scura lungo il margine basso, e la parte intorno alla bocca è nera.
Sotto l’ultima delle cinque fessure branchiali, si nota su ogni lato una vistosa macchia nera semilunare seguita da altre macchie diverse da individuo a individuo, ed è questa la principale differenza, oltre al disegno dorsale a gancio, che la distingue rapidamente, a vista, dall’analoga Mobula alfredi, che mostra invece numerose macchie nere sul petto fra le fessure branchiali.
Quest’ultima è inoltre di taglia nettamente inferiore, con al massimo 5,5 m fra gli apici delle pettorali, ma non è facile misurare una manta in nuoto e gli esemplari che i sub incontrano lungo le coste non raggiungono quasi mai dimensioni estreme.
Accanto all’ampia bocca, sul capo vi sono due pinne cefaliche, lunghe il doppio della larghezza, nate da un’estensione delle pettorali.
Quando sono arrotolate per meglio fendere l’acqua negli spostamenti, sembrano proprio due corna, donde anche il nome volgare in più lingue di Diavolo di mare.
Alla loro base, sui due lati si trovano gli occhi seguiti dallo spiracolo.
I denti, disposti a fascia su 18 file, sono decisamente modesti e presenti solo al centro della mascella inferiore.
Servono per trattenere piccoli pesci e bloccare la femmina durante l’accoppiamento, perché l’alimentazione è affidata alle solide piastre branchiali filtranti che raccolgono il plancton e il cibo viene ingoiato intero. Manca la pinna anale, e la piccola pinna caudale che precede la lunga coda a frusta, termina con una minuscola massa calcificata che reca in genere una corta spina, assente in Mobula alfredi.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Oltre allo zooplancton, principalmente copepodi, Mobula birostris si nutre anche di pesci di piccola taglia nuotando sola o in aggregazioni temporanee.
Nelle così dette “stazioni di servizio” si fa tranquillamente ripulire le fessure branchiali da pesciolini come il Labroides dimidiatus mentre è spesso infastidita da due specie di remore (Remorina albescens e Echeneis naucrates) che la seguono e di cui sembra si sbarazzi ogni tanto con vistosi salti fuor d’acqua, come fanno spesso i maschi durante il corteggiamento per sbalordire con la loro forza le femmine o segnalare la loro presenza con un tonfo caratteristico che si sente a chilometri di distanza.
La manta gigante è sessualmente matura verso i cinque anni. I maschi devono superare i 4 m e le femmine 5.
Quando una di queste diventa ricettiva, si notano talora più maschi che la rincorrono formando un “treno”.
Per la fecondazione, il prescelto pizzica coi denti e poi afferra la pinna pettorale della femmina per fissarsi ventre a ventre un paio di minuti, il tempo necessario per introdurre, come gli squali, nella cloaca della compagna uno dei suoi due pterigopodi e trasferire lo sperma.
Le femmine sono ovovivipare con embrioni che, esaurite le riserve del sacco vitellino, si nutrono assorbendo un muco secreto dalla madre ricco di proteine e grassi.
Dopo una gravidanza di circa 13 mesi, i parti avvengono in acque basse. Si tratta per lo più di un piccolo, eccezionalmente due, largo 1,1-1,3 m, con un peso di circa 10 kg.
A parte l’Orca (Orcinus orca) e grossi squali come Carcharodon carcharias o Galeocerdo cuvier, la Manta gigante non ha nemici naturali, ma anche se può vivere 50 anni, figura oggi purtroppo a rischio estinzione nella Lista Rossa IUCN come “Endangered”.
I giovani che crescono lungo le coste incappano infatti spesso nelle reti e negli ultimi decenni la popolazione è stata troppo pescata per la carne, il fegato ricco d’olio e la pelle usata come abrasivo.
Nella cultura cinese i rastrelli branchiali vengono ancora oggi venduti a prezzi astronomici per le loro presunte virtù medicinali, tant’è che l’indice di vulnerabilità alla pesca segna 64 su una scala di 100.
Ma soprattutto, la resilienza di questa specie è bassissima con un tempo minimo per il raddoppio delle popolazioni superiore ai 14 anni.
Sinonimi
Raja birostris Walbaum, 1792; Manta birostris (Walbaum, 1792); Raja manatia Bloch & Schneider, 1801; Cephalopterus vampyrus Mitchill, 1824; Cephalopterus manta Bancroft, 1829; Manta americana Bancroft, 1829; Ceratoptera ehrenbergii Müller & Henle, 1841; Manta ehrenbergii (Müller & Henle, 1841); Ceratoptera johnii Müller & Henle, 1841; Brachioptilon hamiltoni Hamilton & Newman, 1849; Manta hamiltoni (Hamilton & Newman, 1849); Cephaloptera stelligera Günther, 1870.
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