Metrosideros excelsa

Famiglia : Myrtaceae


Testo © Prof. Pietro Pavone

 

Localmente noto come Albero di Natale, Metrosideros excelsa è in piena fioritura in Nuova Zelanda durante questa festività.

Localmente noto come Albero di Natale, Metrosideros excelsa è in piena fioritura in Nuova Zelanda durante questa festività © Tony Foster

Metrosideros excelsa Sol. ex Gaertn. è una specie della famiglia Myrtaceae nativa delle regioni costiere dell’Isola del Nord della Nuova Zelanda, introdotta, dalla popolazione locale, nell’Isola del Sud, fino a Dunedin.

Metrosideros excelsa nel suo ambiente naturale si rinviene sia con piante solitarie sia integrate con la foresta costiera e dell’entroterra.

Nell’estremo nord dell’isola, la specie è associata alla foresta di Kauri (Agathis australis (D. Don) Lindl.), ma, in alcune località, forma una foresta pura.

Metrosideros excelsa cresce sulle sponde dell'isola di Wairaupo o Milford, splendido scenario nel nord della Nuova Zelanda.

Qui cresce sulle sponde dell’isola di Wairaupo o Milford, splendido scenario nel nord della Nuova Zelanda © Tony Foster

Per la sua capacità di attecchire sui substrati vulcanici, è riuscita a colonizzare l’isola vulcanica Whakaari/White Island (baia dell’Abbondanza) anche se continuamente disturbata dalle colate laviche e dai fumi tossici.

Si trova anche sulla piccola isola disabitata di Moutohorā (Whale Island) sotto forma di piccoli arbusti che crescono in prossimità di fumarole.

Metrosideros excelsa non teme la salsedine delle coste, tant’è che i Maori la chiamano “Pōhutukawa” che significa “bagnata dagli spruzzi”.

Metrosideros excelsa non teme la salsedine delle coste, tant’è che i Maori la chiamano “Pōhutukawa” che significa “bagnata dagli spruzzi” © Tony Foster

Nell’entroterra dell’isola del nord, sono presenti popolamenti di Metrosideros excelsa sull’altopiano vulcanico centrale, sulle sponde dei laghi di Rotorua, Ōkataina e Taupo e lungo il fiume Tarawera che scorre lungo il fianco nord dall’omonimo vulcano. In passato era presente anche sulle scogliere del lago Waikaremoana (Te Urewera).

È probabile che i popolamenti interni provengano da piantagioni Maori e che poi si siano ampliati spontaneamente, anche se non tutti gli studiosi concordano.

Metrosideros excelsa fiorisce anche accanto alle formazioni di mangrovie dove il Cormorano bianconero maggiore (Phalacrocorax varius) e gli aironi spesso nidificano.

Fiorisce anche accanto alle formazioni di mangrovie dove il Cormorano bianconero maggiore (Phalacrocorax varius) e gli aironi spesso nidificano © Tony Foster

Infatti, è probabile che le foreste interne siano frammenti della colonizzazione delle superfici laviche formate dal vulcano Ōkataina nel tardo Pleistocene e primo Olocene. In Tasmania sono stati trovati i primi fossili ascrivibili al genere Metrosideros e questa presenza indica che le specie di questo genere fossero in quei luoghi circa 30 milioni di anni fa.

In Australia non sono presenti Metrosideros, molto probabilmente perché in questo continente mancavano habitat favorevoli e le possibili specie presenti si sono estinte.

Metrosideros excelsa è una pianta che vive anche a strapiombo su un roccione. I fiori contrastano qui con la pagina inferiore tomentosa bianca delle foglie in crescita.

È una pianta che vive anche a strapiombo su un roccione. I fiori contrastano qui con la pagina inferiore tomentosa bianca delle foglie in crescita © Michael Schwab

Al contrario, la Nuova Zelanda si ritiene possa essersi meglio prestata per il loro sviluppo, almeno per le specie del sottogenere Metrosideros. Inoltre, in base alla lunga documentazione fossile rinvenuta sull’isola (polline risalente al tardo Paleocene/inizio dell’Eocene e legno fossile del Miocene inferiore) e grazie a studi di filogenetica, è possibile ipotizzare che specie appartenenti a questo sottogenere da questo territorio si siano diffuse ad altre isole dell’Oceania fino alla remota Polinesia.

L’agente della dispersione sicuramente sarà stato il vento e le lunghe distanze sono state superate per la capacità dei semi di mantenere la loro vitalità alle basse temperature che si ebbero durante le glaciazioni pleistoceniche. Il numero cromosomico è 2n=22.

Se c’è terra fertile Metrosideros excelsa cresce nel tempo a dismisura, come qui. I rami che toccano il suolo radicano e risalgono con vigore.

Se c’è terra fertile cresce nel tempo a dismisura, come qui. I rami che toccano il suolo radicano e risalgono con vigore creando anche una chioma estesa di 10-50 m © Kathrin & Stefan Marks

Il nome del genere Metrosideros deriva dal greco antico μήτρα (mḗtra) “grembo” e σίδηρος (sideron) “ferro” con riferimento alla durezza del legno. Il termine excelsa significa alto, elevato o eccezionale, probabilmente per le dimensioni della pianta e per la sua massiccia fioritura.

Il nome comune è Albero di Natale della Nuova Zelanda, poiché fiorisce nel periodo natalizio nei suoi luoghi di origine. In lingua Maori si chiama Pōhutukawa che significa “bagnato dagli spruzzi”, per indicare l’ambiente costiero nel quale questa specie si è ben adattata.

La sopravvivenza di questo sempreverde, alto fino a 20 m, è affidata anche a vistose radici aeree che scendono dai rami in cerca d’acqua e nutrimento.

La sopravvivenza di questo sempreverde, alto fino a 20 m, è affidata anche a vistose radici aeree che scendono dai rami in cerca d’acqua e nutrimento © Kyle Wicomb

Joseph Banks (1743-1820) e Daniel Carl Solander (1733-1782) raccolsero campioni di questa pianta durante il primo viaggio (1769) di James Cook (1728-1779) in Nuova Zelanda, ma fu Joseph Gaertner (1732-1791) a pubblicare validamente, in De Fructibus et Seminibus Plantarum (Fruct. Sem. Pl. i. 172. t. 34. f. 8, 1788), il nome della specie assieme a una breve descrizione.

È un albero sempreverde che può raggiungere i 20 m di altezza, con una chioma estesa di 10-50 m. Tipicamente è caratterizzato da diversi tronchi alla base, fino a 2 m di diametro, con rami espansi e arcuati, talvolta appoggiati sul terreno e/o con radici avventizie.

Per proteggersi dai raggi ultravioletti dannosi queste radici presentano pigmenti rosso arancio

Per proteggersi dai raggi ultravioletti dannosi queste radici presentano pigmenti rosso-arancio © Eric Hunt

I rami sono numerosi e da giovani ricoperti da una peluria decidua color bianco-grigiastro.

La corteccia è robusta, alquanto sugherosa, persistente e difficile da staccare, spesso fortemente solcata, di colore variabile da grigio a grigio-marrone.

Le foglie sono coriacee, 25-120 x 25-60 mm, ellittiche, oblunghe, talora lanceolate con apice acuto oppure ottuso, color verde oliva, con la pagina inferiore ricoperta di tomento bianco e la superiore inizialmente tomentosa ma glabra quando matura.

Le infiorescenze sono composte perché sull’asse principale sono inserite altre infiorescenze che portano tre fiori con peduncoli robusti e tomentosi. Una singola infiorescenza è composta in media da 14-15 fiori.

I fiori sono ermafroditi con involucro fiorale conico (ipanzio) cui sono attaccati il perianzio e gli stami e con l’ovario al centro. Gli stami sono numerosi (circa 27) con filamenti lunghi (20) 30-37 (40) mm, color rosso scarlatto, ma in alcune cultivar il colore può essere arancione, rosa, giallo o bianco.

Infatti, nelle popolazioni isolate, la deriva genetica ha portato a variazioni del colore dei fiori. Molte piante che crescono intorno al lago Rotorua producono fiori sfumati di rosa. La cultivar “Aurea” dai fiori gialli ha tratto origine da piante rinvenute, per la prima volta, nel 1940 sull’isola di Mōtītī nella Baia di Plenty.

La fioritura nei luoghi di origine avviene nei mesi di novembre-dicembre, le piante coltivate nell’emisfero settentrionale fioriscono fra maggio e agosto.

In base alla posizione dei singoli alberi, in ombra o alla luce, i tempi di fioritura possono variare.

Il calice è formato da cinque sepali verdi, 5-dentati, la corolla da 5 petali rossi, oblunghi e persistenti. Sia i sepali sia i petali presentano piccoli peli sui margini. L’antesi dura circa quindici giorni e i singoli fiori sono fertili per circa 7 giorni secondo la seguente successione. La fase femminile inizia con la maturazione del pistillo e dura un giorno e mezzo circa, segue la fase ermafrodita che, in media, dura quattro giorni, talora più, nella quale avviene la liberazione del polline dalle antere. Segue una successiva fase femminile nella quale gli stimmi rimangono ricettivi per un minimo di nove giorni, ma l’impollinazione è piuttosto rara perché mancano i pronubi che non trovano più nettare, essendo già esaurito.

Le foglie di Metrosideros excelsa sono coriacee, verde oliva sulla pagina superiore. La corteccia è robusta e sugherosa.

Le foglie sono coriacee, verde oliva sulla pagina superiore. La corteccia è robusta e sugherosa © Giuseppe Mazza

In queste condizioni è possibile sia l’impollinazione con il polline dello stesso fiore (autoimpollinazione autogama), sia l’impollinazione con polline di altro fiore dello stesso individuo (geitonogamia).

Tutti gli ovuli all’interno dell’ovario sono potenzialmente fertili ma il loro numero per formare semi fertili è basso (circa 10,2%), indipendentemente dalla disponibilità di polline. Tuttavia nonostante la bassa vitalità dei semi, la produzione complessiva per albero è sufficientemente elevata.

Nelle piante coltivate nell’emisfero settentrionale la fioritura avviene fra maggio e agosto.

Nelle piante coltivate nell’emisfero settentrionale la fioritura avviene fra maggio e agosto © Giuseppe Mazza

I fiori producono abbondanti quantità di nettare per attrarre gli impollinatori.

Il fiore rosso notoriamente attira gli uccelli che sono più adatti a indurre la formazione dei semi fertili perché promuovono la variabilità genetica per la loro capacità di spostarsi tra le diverse piante. Con l’introduzione negli ambienti neozelandesi delle api mellifere si è visto che esse sono più efficaci, rispetto alle api autoctone, per le loro maggiori dimensioni corporee che favoriscono il contatto con lo stigma.

Sono state segnalate anche visite notturne da parte dei gechi propri della Nuova Zelanda e di pipistrelli dalla coda corta (Mystacina tuberculata Gray, 1843).

Anche il ratto nero o ratto comune (Rattus rattus Linnaeus, 1758), una specie invasiva tra le più dannose al mondo, e l’uccello passeriforme Occhialino dorsogrigio [Zosterops lateralis (Latham, 1801)] contribuiscono parzialmente al processo dell’impollinazione specialmente per gli esemplari dell’entroterra.

Nei luoghi di origine i frutti maturano nei mesi di (Gennaio)-Marzo-Aprile-(Maggio) .

Circa il 60% dei semi prodotti sono autoimpollinati e sono dispersi dal vento. I semi sono sprovvisti di endosperma (tessuto vegetale con riserve utile alla crescita dell’embrione) e il loro rivestimento è sottile ciò li rende vulnerabili all’essiccazione. Pertanto i semi possono persistere nel terreno solo per un breve periodo e devono trovare condizioni idonee di umidità per germinare subito.

Oltre a fornire una fonte di nettare Metrosideros excelsa fornisce ospitalità alla fauna selvatica.

Il cormorano bianconero maggiore (Phalacrocorax varius J. F. Gmelin, 1789) e gli aironi (Egretta spp.) spesso si appollaiano e nidificano su queste piante. I bruchi che forano i tronchi creano siti di nidificazione per uccelli come il passeriforme sellarossa (Philesturnus carunculatus (Gmelin, 1789).

Nei fiori sono stati identificati sette antociani distinti, responsabili del loro colore. Questi sono delfinidina-3-glucoside, malvidina-3-glucoside, cianidina-3-glucoside, petunidina-3-glucoside, peonidina-3-glucoside, cianidina-3,5-diglucoside e malvidina-3,5-diglucoside.

Le infiorescenze di Metrosideros excelsa, che recano in media 14-15 fiori, sono composte da più infiorescenze inserite sull’asse principale con peduncoli robusti e tomentosi.

Le infiorescenze composte, formate da più infiorescenze inserite sull’asse principale con peduncoli robusti e tomentosi, recano in media 14-15 fiori © Giuseppe Mazza

Anche le radici avventizie presentano pigmenti a base di cianidina e delfinidina che si trovano solo nei tessuti più esterni. È probabile che la luce possa stimolare la produzione di questi pigmenti al fine di proteggerle dalle forti radiazioni ultraviolette del periodo estivo (UVB).

Metrosideros excelsa e Metrosideros umbellata Cav. (rātā) occupano un posto di rilievo nella mitologia Maori. Esiste una leggenda che il giovane guerriero Maori Tawhaki abbia tentato di trovare aiuto in paradiso per vendicare la morte di suo padre, ma cadde a terra e i fiori cremisi rappresentano il suo sangue.

I fiori sono ermafroditi con involucro fiorale conico, detto ipanzio. Fra gli impollinatori, introdotti in Nuova Zelanda per l’ottimo miele, ci sono spesso le api.

I fiori sono ermafroditi con involucro fiorale conico, detto ipanzio. Fra gli impollinatori, introdotti in Nuova Zelanda per l’ottimo miele, ci sono spesso le api © Giuseppe Mazza

Nella mitologia Maori la pianta più famosa è un piccolo albero di 800 anni, aggrappato alla parete rocciosa vicino a Capo Reinga, a nord-ovest della penisola di Aupouri, che si ritiene custodisca l’ingresso alla grotta sacra attraverso la quale gli spiriti disincarnati migrano verso l’aldilà.

Metrosideros excelsa ha subito un grave declino, prima a causa degli incendi da parte dei Maori, poi per il disboscamento del territorio del XIX secolo da parte degli immigrati europei, seguito dall’espansione della pastorizia.

Anche le formiche attratte dalle sostane zuccherine dell’ipanzio, con al centro l’ovario e intorno gli stami, contribuiscono all’impollinazione.

Anche le formiche attratte dalle sostane zuccherine dell’ipanzio, con al centro l’ovario e intorno gli stami, contribuiscono all’impollinazione © Tony Foster

La pressione degli erbivori introdotti, continua a rappresentare una seria minaccia per le popolazioni che adesso si sono ridotte a circa il 10% della loro estensione originaria.

Inoltre, per la propensione all’autofecondazione che porta a un aumento dell’omozigosi, a una diminuzione della variabilità genetica e a un deterioramento del vigore (depressione da inbreeding) è possibile che nel tempo si possa avere l’estinzione di questa specie.

Ad aggravare la situazione, nel 1840, in Nuova Zelanda è stato introdotto il Tricosuro volpino [Trichosurus vulpecula (Kerr, 1792)], un opossum che rappresenta una vera e propria calamità per i suoi molteplici impatti.

E non mancano fra gli impollinatori gli uccelli come questo Occhialino dorsogrigio (Zosterops lateralis) e papagallini come Trichoglossus haematodus.

E non mancano fra gli impollinatori gli uccelli come questo Occhialino dorsogrigio (Zosterops lateralis) e papagallini tipo Trichoglossus haematodus © Rebecca Bowater

Nel 1989 il Forest Research Institute ha fatto un’indagine sulle popolazioni di Metrosideros excelsa nella costa occidentale del Northland ed è risultato che il 90% di queste è scomparso. Pertanto Metrosideros excelsa, in Nuova Zelanda, è ritenuta vulnerabile con alto rischio di estinzione nel medio termine.

Per arginare questo fenomeno il Dipartimento di Conservazione regionale del Northland ha creato un progetto per il ripopolamento di questa specie e dell’affine Metrosideros umbellata.

Oltre ai fiori tipicamente rossi, Metrosideros excelsa conta anche una varietà gialla non meno attraente.

Oltre ai fiori rossi, Metrosideros excelsa conta anche una varietà gialla non meno attraente © Eric Hunt

Così, nel 1990, ha preso il via il Project Crimson Trust, un’organizzazione senza scopo di lucro, per promuovere il ripopolamento e la protezione delle specie arboree di Metrosideros minacciate dalla voracità dell’opossum che oltre ad essere predatore di uccelli e piccoli mammiferi, si nutre di foglie e scava i tronchi degli alberi con il possibile collasso della chioma.

L’opossum è anche vettore della tubercolosi bovina e di conseguenza rappresenta una minaccia rilevante per le industrie del bestiame, dei cervi e dei latticini di quel paese.

Inizialmente nato per la protezione e il rinnovamento delle due specie di Metrosideros, nel 2016, con il programma Trees That Count, sono state incluse tutte le specie di alberi autoctoni.

Tuttavia, nonostante gli sforzi della popolazione locale per contenere i danni degli opossum, un altro rischio sta per colpire i Metrosideros endemici della Nuova Zelanda. Si tratta della ruggine del mirto [Austropuccinia psidii (G. Winter) Beenken (2017] una malattia fungina originaria dell’America meridionale che colpisce le specie della famiglia Myrtaceae.

Infatti, nel 2017 è stata rilevata la sua presenza su piante del genere Lophomyrtus nel territorio di Aotearoa (Isola del Nord). Prove sperimentali hanno evidenziato che questa ruggine potrebbe essere dannosa anche per le specie di Metrosideros endemici.

Questa presenza rappresenta, quindi, un problema serio per la sua capacità di diffondersi grazie alla produzione di numerosissime spore che sono disperse dal vento e da altri vettori come opossum, uccelli, pipistrelli e insetti.

Nella medicina erboristica tradizionale Metrosideros excelsa ha molteplici usi. I Maori usavano le foglie di questa pianta localmente per ferite e abrasioni ed estratti per il trattamento della diarrea, dissenteria, mal di gola.

È stato provato che la corteccia contiene acido ellagico, un antiossidante naturale che ha anche proprietà antinfiammatorie.

L’estratto dei fiori è idratante, ricco di antiossidanti e antisettico. I fiori sono apprezzati anche per la produzione di miele.

Qui è nel massimo del suo splendore e sono nati cultivar ed ibridi che hanno trovato i favori di appassionati e collezionisti.

Qui è nel massimo del suo splendore e sono nati cultivar ed ibridi che hanno trovato i favori di appassionati e collezionisti © Steve Attwood

Il legno è denso, forte, e in passato molto utilizzato per le costruzioni di navi anche per le sue forme naturali sinuose.

La Nuova Zelanda è famosa in tutto il mondo per gli eccezionali risultati che ha ottenuto nell’orticoltura sia alimentare sia ornamentale.

Sono stati così ottenuti cultivar e ibridi di Metrosideros che hanno trovato i favori degli appassionati e collezionisti attratti dai fiori che contrastano con il colore grigio-argento delle foglie.

Questo è il trionfo del rosa, spesso con infiorescenze molto dense, ed è stata isolata anche una varietà arancio.

Questo è il trionfo del rosa, spesso con infiorescenze molto dense, ed è stata isolata anche una varietà arancio © Peter Hunziker

In coltura la riproduzione si fa per germinazione dei semi che devono essere freschi, al massimo di qualche settimana, e cioè prima che perdano la loro vitalità, soprattutto se sono lasciati seccare.

La riproduzione per talea è difficile, solo i germogli d’acqua di legno tenero riescono a radicare.

La germinazione si ha di norma da quattro a otto settimane dopo.

Come per molti fiori si è infine isolato il bianco. Ma oltre ad essere una indubbia pianta decorativa, Metrosideros excelsa mostra anche virtù medicinali.

Come per molti fiori si è infine isolato il bianco. Ma oltre ad essere una indubbia pianta decorativa, Metrosideros excelsa mostra anche virtù medicinali © Peter Hunziker

La pianta crescerà bene con un buon terriccio, mischiato con abbondante argilla espansa.

Il terreno deve essere mantenuto alla giusta umidità senza ristagno idrico. La concimazione con fertilizzante liquido con microelementi può essere fatta ogni due settimane. In inverno si possono cimare i lunghi getti.

Nei climi più freddi vanno riparate dal vento e messe all’esterno solo nei mesi estivi.

I frutti di Metrosideros excelsa liberano semi senza riserve nutritive dal rivestimento sottile che li rende vulnerabili all’essiccazione. Devono quindi trovare subito l’umidità necessaria per germinare.

I frutti liberano semi senza riserve nutritive dal rivestimento sottile che li rende vulnerabili all’essiccazione. Devono quindi trovare subito l’umidità necessaria per germinare © Hein van Winkel

L’induzione alla fioritura avviene nei mesi più freddi, come risposta alla riduzione della durata del giorno, tuttavia le temperature troppo basse hanno un effetto inibitorio sulla successiva apertura dei fiori. Infatti, per avere una fioritura rigogliosa, le piante vanno collocate in ambienti luminosi e freschi a una temperatura compresa fra i 5 e i 12 °C. Dopo si consiglia di trasferirle in luogo caldo ed esposto al sole.

Sinonimi: Metrosideros florida var. aurata J.R.Duncan & V.C.Davies; Metrosideros tomentosa A.Rich.; Nania tomentosa (A.Rich.) Kuntze.

 

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