Famiglia : Viperidae
Testo © Dr. Luca Tringali
La Vipera levantina o Vipera dal naso smussato, Macrovipera lebetinus (Linnaeus, 1758) è un serpente appartenente alla famiglia dei Viperidae ed alla sottofamiglia Viperinae che comprende circa 100 specie velenose appartenenti a 12 generi. I fossili più antichi risalgono al Miocene inferiore, 23,3-16,3 milioni di anni fa, tuttavia recenti indagini suggeriscono un’origine risalente a circa 50 milioni di anni. Oggi i viperidi della regione paleartica sono presenti in una grande varietà di habitat, dal Nord Africa al Circolo Polare Artico, e dalla Gran Bretagna alle coste pacifiche dell’Asia dove occupano diverse nicchie ecologiche.
Il nome generico Macrovipera deriva dalla fusione del termine greco “μακρός” (macrós), lungo, esteso, e della parola vipera, contrazione di vivipara, che partorisce piccoli completamente formati, dal latino “vivus”, vivo, e “parere”, partorire. Esistono, invece, due differenti interpretazioni dell’epiteto specifico lebetinus: la più immediata si riferisce alla sua distribuzione geografica, e deriva da levantino, orientale; la seconda etimologia deriva dal greco “λέβης” (lébes), vaso utilizzato nelle cerimonie di purificazione come sacrifici e funerali, alludendo alla pericolosità di questo serpente.
Zoogeografia
Specie paleartica irano-turanica, ha un vasto areale di distribuzione che va dalla Turchia e Cipro, attraverso il Medio Oriente e l’Asia Centrale, fino al confine tajiko-cinese, il Pakistan occidentale e l’India (Kashmir).
Se tassonomia e distribuzione nell’areale centro occidentale sono abbastanza ben conosciute, altrettanto non si può affermare della parte orientale dell’areale di distribuzione, anche per quanto concerne lo status sottospecifico di quelle popolazioni.
Le più recenti analisi filogenetiche confermano la validità di quattro sottospecie:
Macrovipera lebetinus lebetinus (Linnaeus, 1758): sottospecie nominale endemica di Cipro;
Macrovipera lebetinus cernovi (Chikin & Szczerbak, 1992): presente in Turkmenistan, Iran, Uzbekistan, Kyrgyzstan, Afghanistan, India (Kashmir), Pakistan;
Macrovipera lebetinus obtusa (Dwigubsky, 1832): diffusa in Turchia, Georgia, Armenia, Azerbaigian, Iraq, Afghanistan, Siria, Libano, Giordania, Iran, Pakistan;
Macrovipera lebetinus turanica (Chernov, 1939): presente in Tajikistan, Uzbekistan, Kyrgyzstan.
Ecologia-habitat
Macrovipera lebetinus è una specie con ottima capacità di adattamento e in grado di sopportare ampie variazioni ambientali. Frequenta una grande varietà di ambienti che includono aree naturali rocciose, semiaride, foreste, prati e aree antropizzate come frutteti, vigneti, coltivazioni, pascoli, giardini, ruderi, discariche, dal livello del mare a 2500 m di altezza, preferibilmente in prossimità dell’acqua dove aspetta ben mimetizzata le prede potenziali che si recano a bere.
Morfofisiologia
Di immediata identificazione nel suo areale di distribuzione a causa delle dimensioni, la sottospecie nominale Macrovipera lebetinus lebetinus presenta 126-158 squame ventrali, 39-46 subcaudali, 25 file di squame.
Questa grande e robusta specie, che può raggiungere 230 cm di lunghezza e 2700 g di peso, ha una testa di forma triangolare che appare arrotondata se vista dall’alto.
Due prominenti creste sopraoculari conferiscono alla Vipera levantina un aspetto piuttosto minaccioso, mentre i due rigonfiamenti subito dietro gli occhi corrispondono alle ghiandole velenifere che possono contenere fino a 15 ml di veleno.
Ha un corpo pesante e tozzo con una coda che si assottiglia bruscamente e che, essendo alquanto più lunga nelle femmine, si rivela un carattere affidabile per distinguere i due sessi.
Il colore di fondo va dal grigio, al beige, al ruggine, ed è soggetto a variazioni nel corso dell’anno essendo in genere più chiaro in estate.
Come tutti i viperidi è un serpente solenoglifo, dal latino “solen”, tubo, e dal verbo greco “γλύϕω” (glifo), incidere, con riferimento ai denti tubolari, scanalati posti nella porzione anteriore dell’osso mascellare.
Il suo veleno è formato essenzialmente da emotossine che disgregano il sangue e i tessuti muscolari, e da citotossine che causano la necrosi delle cellule.
Se la dose letale del veleno di questa specie è di 0,64 mg di sostanza secca per kg di peso della vittima, è facile capire quanto sia pericoloso questo rettile in grado di produrre 12-150 mg di sostanza tossica.
La quantità di veleno iniettata, combinata con la sua tossicità, rendono il morso della vipera levantina altamente pericoloso, sebbene i casi di decessi umani accertati siano pochi, anche in considerazione della lenta efficacia del veleno, che consente alla vittima di ricorrere alle cure mediche.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Specie un tempo ritenuta ovovipara, come del resto gli altri viperidi, dopo alcune osservazioni di esemplari in cattività Macrovipera lebetinus si è rivelato oviparo.
Nella sottospecie nominale l’accoppiamento avviene tra metà Aprile e metà Giugno, e la femmina depone in media 14 uova bianche e ovali, che si schiudono dopo circa 30 giorni dando alla luce giovani perfettamente formati ed autonomi, con un veleno potente come quello degli adulti.
Diurna nei mesi più freschi, in estate ha abitudini crepuscolari e notturne, mentre i freddi mesi invernali vengono trascorsi in ibernazione. Gli adulti cacciano preferibilmente mammiferi dei generi Rattus, Mus, Lepus, uccelli quali Passer, Carduelis, Saxicola, Egretta, Alectoris ed altri serpenti. I giovani hanno una dieta composta da insetti, piccoli roditori e lacertidi.
Serpente pesante e relativamente lento, quando deve infliggere un morso per catturare la preda scatta in maniera sorprendentemente rapida, circa 73 millesecondi tra l’inizio dell’attacco ed il morso.
Le prede terrestri vengono rilasciate appena dopo il morso, seguite e rintracciate attraverso l’olfatto per essere ingoiate dalla testa una volta morte. Con gli uccelli questa vipera adotta una strategia di attacco diversa: colpisce ripetutamente la preda per evitare che questa voli e muoia fuori dalla sua portata.
Il veleno iniettato, oltre ad immobilizzare e uccidere la preda, svolge anche un’importante funzione digestiva.
Rettile piuttosto timido, non è mai aggressivo nei confronti dell’uomo. Proprio questa sua caratteristica di nascondersi e di essere particolarmente criptico, difficilmente individuabile anche per un occhio addestrato, è la causa degli incidenti che avvengono ogni anno.
In prossimità di un essere umano in genere rimane immobile e non mostra nessuna reazione, a meno che non venga avvicinato troppo o, peggio, inavvertitamente calpestato. La possibilità di incontri pericolosi per l’uomo, inoltre, è favorita dall’abitudine di Macrovipera lebetinus di frequentare aree antropizzate dove cerca prede o acqua durante i periodi più caldi.
Le popolazioni di Macrovipera lebetinus, recentemente classificata “LC, Least Concern” nella Lista Rossa IUCN, stanno registrando una tendenza alla diminuzione nel numero di individui, soprattutto a causa delle sempre più numerose uccisioni dovute sia al traffico automobilistico che da parte di pastori e contadini.
Sinonimi
Coluber lebetinus Linnaeus, 1758; Vipera lebetina Daudin, 1803; Vipera euphratica Martin, 1838; Daboia lebetina Engelmann et al, 1993; Daboia euphratica Gray, 1849 Macrovipera lebetina McDiarmid, Campbell & Touré, 1999.