Famiglia : Macropodidae

Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo

Il Canguro rosso (Macropus rufus ) è il più grande marsupiale esistente © G. Mazza
L’altra grande peculiarità che caratterizza tutti i marsupiali, è la modalità riproduttiva.
Le femmine delle specie afferenti alle varie famiglie di quest’ordine, si sono infatti dotate, evolutivamente, ad un certo punto della loro Storia Naturale, di una tasca incubatrice, dove (come discuteremo successivamente) avviene gran parte dello sviluppo embrio-fetale; tasca dal ben noto nome di “marsupio”.
Questa curiosità anatomica, ha reso le femmine di quest’ordine svincolate totalmente, o quasi, dalla necessità di avere un annesso o membrana materno-embrionale interna, essenziale invece negli euteri, la “placenta”, che origina dalla collaborazione tra l’endometrio uterino materno ed il trofoectoderma della blastocisti embrionale impiantata.
Nei mammiferi moderni, detti appunto euteri, questa serve per la nutrizione e l’ossigenazione del feto all’interno della camera gestazionale uterina, ove lo sviluppo si protrae fino alla nascita; mentre nei rari casi di marsupiali in cui c’è una placenta rudimentale, questa si forma dal sacco vitellino, tranne nel genere Perameles, in cui esiste una semplice “allantoplacenta”.
Per tale ragione, i biologi definiscono gli Euteri (Eutheria) mammiferi vivipari placentali o placentati, mentre chiamano invece i Marsupiali (Marsupialia) mammiferi vivipari aplacentali o aplacentati.
Ovviamente sia i marsupiali che i monotremi (Vedi Monotremata ) sono organismi amnioti, come lo sono tutti i mammiferi, tutti gli uccelli, tutti i rettili, mentre anfibi e pesci essendo privi del relativo sacco amniotico, sono definiti anamni o anamnioti.
L’ordine dei mammiferi marsupiali (Marsupialia), si suddivide in otto famiglie, che si localizzano biogeograficamente in Oceania, nello specifico in Australia, Tasmania, Nuova Guinea e isole circostanti, come anche in Sudamerica e con una singola specie, negli Stati Uniti meridionali.

È endemico dell'Australia, dalla sua costa occidentale fino all'inland © Giuseppe Mazza

Con balzi di 3-4 m, può raggiungere la velocità di 30-50 km orari © Giuseppe Mazza
Zoogeografia
Il Macropus rufus è endemico dell’Australia, dalla sua costa occidentale fino all’inland.
Ecologia-Habitat
Questi splendidi saltatori, tendono a preferire le zone aride (ove si verificano precipitazioni inferiori ai 500 mm di pioggia atmosferica all’anno), il bush e la boscaglia arbustiva, le ampie praterie, le zone a macchia Mediterranea e a savana, che gli consentono appunto di spostarsi a salti (modalità deambulatoria, comune a tutte le specie di canguri, con cui possono raggiungere i 3 m d’altezza ed i 4 m di lunghezza), preferendo quindi evitare l’inoltro della foresta pluviale, come anche i boschi d’eucalipto.
Si nutrono tendenzialmente di varie specie di graminacee, ma, in condizioni d’estrema siccità, possono nutrirsi di piante che normalmente vengono scartate dalla maggioranza degli erbivori.
Questa capacità d’adattamento alimentare, cui si aggiunge una scarsa richiesta d’acqua, poiché bevono pochissimo, evitando la disidratazione grazie ad una orina molto concentrata, gli permettono di vivere bene anche in queste aree piuttosto estreme. La IUCN, stabilisce uno status di “localmente comune” per questa specie.
Morfofisiologia
Esistono tre specie di grossi canguri, afferenti al genere Macropus, che significa dai piedi grandi, ma l’elevato numero di sottospecie geografiche, ha dato origine a una grande confusione sia nella nomenclatura scientifica, come la International Code for Zoological Nomenclature (ICZN) sottolinea, sia in quella popolare. Il canguro rosso, come accennato, è la specie di marsupiale in assoluto più grande del nostro pianeta.
È alto quanto un uomo, forse anche qualche cosa di più, poggia in posizione eretta sui due arti posteriori robusti e possenti, per mezzo dei quali compie i suoi poderosi salti (sfrutta per mantenersi in tale posizione anche la robusta coda, che funge anche da timone durante i salti), con cui può raggiungere i 30-50 km/h di velocità; da seduto, sfrutta la coda a mo’ di seggiola, riposandosi. Gli arti superiori, sono piccoli e vengono utilizzati nei combattimenti tra maschi, o dalle femmine per difendersi.

La coda fà da bilancere, serve per sedersi e tirar calci, in lotta, da questa posizione © Giuseppe Mazza
Caratteri di dimorfismo somatico sessuale, che si evidenziano anche nelle dimensioni a favore del maschio che può raggiungere i 100 kg di peso, per lunghezze di 1,40-1,70 m, a cui devono essere aggiunti 1,20-1,30 m di coda, mentre la femmina, ha una lunghezza di 0,85-1,00 m, con una coda di 70-90 cm, per un peso di 60-70 kg.
La confusione nel riconoscere la specie, aumenta ulteriormente, proprio perché la femmina del canguro rosso ha pelo grigio, mentre molti wallaroo, nome comune con il quale s’identificano delle specie di canguri dalle dimensioni intermedie a quelle dei wallaby e quelle dei canguri giganti, un esempio è il Wallaroo robusto dell’Australia nordoccidentale (Macropus robustus), hanno manto rosso.
Le tre specie di canguri: Wallaroo robusto (Macropus robustus), Canguro grigio gigante (Macropus giganteus) e Canguro rosso (Macropus rufus), possono distinguersi più facilmente in base al muso: glabro in Macropus robustus, peloso in Macropus giganteus, e con una limitata area priva di pelo nel Macropus rufus.
La femmina del canguro rosso cessa la sua crescita al quarto anno d’età, sopraggiunta la maturità sessuale, mentre il maschio cresce fino al decimo anno. In natura la longevità tocca i 23 anni, in cattività arrivano anche a 30.
Le linee morfologiche comuni a tale ordine, ci dicono che le pelvi sostengono le ossa epipubiche, come quelle dei monotremi e di molti rettili: un tempo, i biologi zoologi chiamavano queste ossa “marsupiali”, un nome che in realtà genera confusione poiché esse non sostengono affatto il marsupio e sono presenti in entrambi i sessi.

Preferisce alla foresta i luoghi aperti e le femmine sono blu-grigiastre © Giuseppe Mazza
Presentano anche tre incisivi superiori e uno inferiore per parte, separati dai molari mediante uno spazio “diastema”.
L’encefalo è piuttosto piccolo, rispetto le dimensioni dell’animale e, come nei monotremi, manca del corpo calloso.
Un carattere comune a tutte le specie afferenti alle otto famiglie di marsupiali, è che l’estremità posteriore si rastrema gradatamente nella coda: un modo che ricorda quello delle lucertole e che contrasta con l’attacco della coda dei mammiferi euteri. Anche nel canguro rosso, come nelle altre specie di canguri, è presente una ghiandola sternale, ghiandola che nei marsupiali arboricoli serve, mediante il secreto che emette, a marcare il territorio, mentre nei canguri ha significato ancora ignoto.
Il canguro rosso, come tutti i marsupiali è afono (contrariamente agli euteri), emette solo qualche fischio o brontolio quando è in allarme; solo i marsupiali falangeridi volanti, in realtà, emettono in volo grida percepibili anche a distanza. Sebbene siano animali endotermi-stenotermi e possano regolare la temperatura corporea meglio dei monotremi, s’intorpidiscono però durante la stagione fredda.
I canguri rossi, come le altre specie, vivono in genere in piccoli gruppi di un decina d’elementi, che posso aumentare nelle aree di ristoro, mentre sono intenti al pasto.

Quando si mettono in piedi, più alti di un uomo, possono scappare o aggredire © Mazza
Il quarto dito delle zampe posteriori è lunghissimo, il secondo e il terzo sono “sindattili” cioè fusi
insieme, il primo dito è assente; i corti arti anteriori hanno cinque dita, la coda è robustissima.
Per molto tempo si è creduto che i canguri, compreso quindi il rosso, fossero in grado di divaricare i denti incisivi inferiori sporgenti in avanti e quindi, utilizzarli come forbici per tagliare l’erba.
Negli anni ’70 del secolo scorso, studi più specifici hanno dimostrato che questa ipotesi è errata: le due metà della mandibola non sono unite e pertanto i denti possono distanziarsi, ma non per essere usati come forbici.
Quando l’animale bruca l’erba e l’afferra con la bocca, gli incisivi inferiori si allontanano in modo da potersi avvicinare maggiormente a quelli superiori, per afferrare il cibo, che quindi viene tirato su a mo di pinza e non tagliato.
Quando il cibo è in bocca, gli incisivi inferiori si avvicinano in modo che i molari lo mastichino, con un movimento rotatorio delle mascelle, senza che gli incisivi inferiori vadano a urtare con quelli superiori.
Buona parte del cibo viene poi rigurgitato, per essere ulteriormente masticato grazie ad una specie di solco a spirale presente nello stomaco. In alcune parti dell’Australia i canguri rossi, come le altre specie più grandi, sono ancora oggi considerati animali infestanti dai proprietari di allevamenti di ovini. Negli anni ’50 e ’60 del XX secolo, questi animali venivano cacciati per venderne le pelli e la carne: nel 1966, una sola fabbrica del Queensland, riuscì a lavorare ben 2.000 carcasse di canguro rosso a settimana!
La caccia a questi animali venne inizialmente stimolata da una leggenda, secondo cui questi erbivori mangiano quanto otto pecore, in realtà, in rapporto alle loro dimensioni, mangiano quanto una pecora.
Tuttavia sono in competizione con questi ovini per alcune tra le erbe più nutrienti, anche se, normalmente, non brucano i germogli di piante che sono appetibili per gli ovini. Durante gli anni ’80 del secolo scorso, il governo australiano ha reso illegale la caccia ai canguri, delimitando il loro effetto negativo, sui pascoli per gli ovini, con un apposito recinto, lungo ben 5.000 km, che taglia gran parte dell’Australia, isolandoli in estese aree a loro disposizione.

Dentro o fuori il marsupio, le femmine feconde hanno sempre un piccolo a cui pensare © Giuseppe Mazza
Etologia-Biologia Riproduttiva
L’utero e la vagina dei marsupiali, sono duplici e sbucano in una cloaca; da questa situazione deriva il nome di una famiglia, i Didelfidi (Didelphidae), cioè a utero doppio, da non confondere con l’utero bicorne o bipartito della cavalla.
Nel maschio, il pene è biforcuto all’estremità ed è situato posteriormente allo scroto.
Nei marsupiali, quindi anche nel canguro rosso, la prole viene alla luce in uno stadio molto precoce di sviluppo e rimane attaccata ai capezzoli della madre (che sono in numero di quattro nei canguri), generalmente, ma non sempre, in una tasca addominale; nei canguri comunque, il marsupio è sempre addominale.
Il canguro rosso, come le altre specie di Macropodidae, partorisce un piccolo alla volta. In questi mammiferi esiste il fenomeno della “diapausa”, molto comune negli insetti come i Coleoptera e i Lepidoptera, ecc., nei rettili, presente in diverse specie d’uccelli, mentre nei mammiferi si verifica nei marsupiali, nei pinnipedi, nei cervidi, nei lagomorfi, nell’Orso bruno (Ursus arctos), come in quello Polare (Ursus maritimus) e in qualche specie di mustelide.
In tutti questi animali il rallentamento dei processi biologici è una strategia ecofisiologica per la sopravvivenza dei nascituri. Nelle varie specie di canguro, la diapausa nello sviluppo fetale è collegata con la lattazione, col corpo luteo, con la presenza di un “joey” (cucciolo non svezzato) e con le condizioni ambientali, ad esempio la siccità. Prima di addentrarci nei complessi meccanismi riproduttivi, passiamo al vaglio l’etologia di questo animale.

Un figlio, ormai cresciuto cerca ancora il latte nel marsupio. L'indipendenza arriva a 3-4 anni © G. Mazza
Anche se i più grossi macropodidi vanno in giro in gruppo, mostrano ben poco di quel comportamento sociale che si osserva nei mammiferi euteri gregari; gli animali di un gruppo si scambiano continuamente con quelli degli altri e non mostrano alcun segno di “legami di gruppo” permanenti.
Quando le condizioni climatiche sono buone, i canguri occupano uno spazio ristretto e non sembra che difendano un territorio, ma quando il tempo è avverso come nei periodi di siccità migrano per grandi distanze.
L’immagine dei canguri all’abbeverata ai margini di una pozza d’acqua, indica proprio come ciascun
individuo mantenga una certa distanza dai vicini, circa 60 cm in questo esempio, in contrasto con il gomito a gomito, tipico di molti erbivori africani.
Il grande biologo svizzero H. Hediger, padre della zoobiologia, ha sottolineato grazie a studi compiuti negli anni ’50 del secolo scorso, sia in natura che in cattività, che un canguro in allarme, si mette in posizione eretta per ottenere una buona visuale dei dintorni e scoprire se vi è la minaccia di qualche pericolo: la posizione eretta è pertanto la caratteristica della difesa, come dell’aggressione.
Se in un giardino zoologico un uomo cammina in un recinto, ove sono confinati dei canguri rossi, questi percepiscono la stazione eretta della persona come espressione di aggressività, reagendo di conseguenza.

Se la vegetazione è scarsa o il marsupio è occupato l'embrione ferma il suo sviluppo e va in diapausa © G. Mazza
Se l’uomo, all’interno del recinto, si rannicchia in un atteggiamento che imita quello di un canguro tranquillo, gli animali, in nove casi su dieci, si rilassano, la loro aggressività si dilegua e si disinteressano dell’estraneo.
Parliamo ora, del ciclo riproduttivo del canguro rosso, equivalente a quello degli altri macropodidi.
Il Canguro rosso (Macropus rufus), come il Wallaroo robusto o dell’Australia nordoccidentale (Macropus robustus), non ha una stagione riproduttiva regolare; in qualsiasi momento, alcune femmine possono essere gravide, altre in estro e altre ancora, portano i piccoli joeys, nel marsupio.
Dopo che la femmina, in posizione accucciata, ha dato alla luce un piccolo e questo è a uno stadio precocissimo di sviluppo, si verifica sempre un altro estro post-parto; il nuovo uovo fecondato però, non progredisce oltre lo stadio di blastocisti e rimane quiescente nell’utero. Non si tratta tuttavia, rigorosamente parlando, di un annidamento ritardato in quanto nei metateri, non si verifica un annidamento vero e proprio come negli euteri.
Quando la vegetazione si accresce di nuovo, rigogliosamente, le blastocisti, che sono presenti in diapausa nelle femmine con piccoli joeys quasi maturi nei loro marsupi, cominciano a svilupparsi. I joeys più vecchi lasceranno allora il marsupio per far posto ai successori, mentre quelli non così progrediti nello sviluppo, completeranno rapidamente la loro crescita per lasciarlo anch’essi, quando i nuovi ospiti avranno completato la breve gestazione in utero.

Un raro Macropus rufus albino © Giuseppe Mazza
La diapausa è controllata dalla lattazione o dall’allattamento, cosicché, non appena un joey è svezzato o muore incidentalmente, essa cessa, e la blastocisti riprende la sua attività, uscendo dall’animazione sospesa in cui si trovava. L’embrione di un joey, durante il parto, esce dalla vagina prima con la testa, avvolto dall’amnio che si romperà, contrariamente ai bovini e agli equini euteri, ove i piccoli escono dapprima con le zampe.
Cerca poi subito il marsupio, strisciando sul ventre, e si attacca al capezzolo. Questo percorso corrisponde a circa 13-16 cm.
Il piccolo appena partorito, misura pochi millimetri e pesa circa 2 g.
La gestazione intrauterina è di solo 30-34 giorni, mentre nel marsupio permane 7-8 mesi. L’indipendenza dalla madre, per entrambi i sessi, avviene intorno al 3°-4° anno di vita.
→ Per nozioni generali sui marsupiali vedere qui