Famiglia : Triozidae
Testo © Prof. Santi Longo
Nell’ambito della superfamiglia Psylloidea, nel 1879 l’entomologo Low, istituì la famiglia Triozidae inserendovi le specie le cui ali anteriori hanno la nervatura basale triforcata, a differenza di quelle della famiglia Psyllidae Latreille 1807 la cui nervatura basale è biforcata.
Gli adulti degli Omotteri Psilloidei sono insetti di piccole dimensioni la cui lunghezza varia da 1,5 a 4,5 mm.
Nel capo sono spesso presenti due processi geno-frontali, denominati “coni frontali”, e tre occhi. Le antenne sono costituite da 10 articoli. Nell’apparato boccale, di tipo pungente succhiatore, il labbro inferiore, detto rostro, è trimero, cioè costituito da tre articoli.
Nel meso- e nel meta-torace sono sempre presenti le ali membranacee che, allo stato di riposo, vengono tenute a tetto e hanno nervature semplici.
Le zampe presentano tarsi di due articoli; le anteriori e le medie sono deambulatorie mentre le posteriori sono più sviluppate e atte al salto. Il nono urite addominale è ampio e reca dorsalmente il decimo urite dove si trova l’apertura anale.
Nelle femmine l’apparato genito-anale è costituito da due elementi sclerificati variamente allungati: uno dorsale e uno ventrale, scavati a doccia che racchiudono l’ovopositore morfologico.
Nell’addome del maschio l’apparato genitale è connesso all’ano ed è costituito dal proctiger (formato dai segmenti 10° e 11°); dalla lamina sottogenitale; da due parameri e dall’organo copulatore o edeago.
Il colore della livrea degli adulti è variabile: di norma è chiara in quelli delle generazioni primaverili, mentre è più scura in quelli delle generazioni invernali.
Le uova sono dotate di un peduncolo.
Lo sviluppo postembrionale avviene attraverso due stadi di neanide, prive di abbozzi alari, e tre di ninfa; ovvero tre di neanide e due di ninfa. Il loro corpo è molto appiattito e durante il riposo tengono le appendici boccali all’esterno. Caratteristica morfologica peculiare è il pigidio, formato dalla fusione degli ultimi segmenti dell’addome.
Tutti gli stadi giovanili producono abbondante melata e cera che ricopre e protegge il corpo. Inoltre, con la saliva, provocano la deformazione delle foglie che inducono i tessuti della pianta a formare galle, mentre la melata e le secrezioni cerose imbrattano la vegetazione.
Il genere Lauritrioza, istituito da Conci e Tamanini nel 1986, oltre a Lauritrioza alacris (Flor, 1861) comprende anche Lauritrioza laurisilvae (Hodkinson, 1990).
Il nome del genere fa riferimento sia alla pianta ospite che alla famiglia di afferenza; mentre il nome specifico deriva da “alacris” che in latino può significare: vivace, allegro, abile, irruento o focoso.
Zoogeografia
Lauritrioza alacris, originario del Bacino mediterraneo, è stato introdotto in Medio Oriente (Giordania, Israele, Siria); in Nord Europa (Belgio, Ungheria, Gran Bretagna, Svezia, e Finlandia) nonché in Nord e Sud America (USA, Canada, Cile, Argentina e Brasile); in quest’ultimo Paese dove la specie è stata segnalata nel 1949, sono stati registrati gravi attacchi in vivai di Alloro.
Ecologia-Habitat
La Psilla che vive soprattutto su Laurus nobilis, è stata segnalata su Laurus novocanariensis e su Persea indica. L’habitat ideale sono le piante giovani e rigogliose e soprattutto le siepi che vengono frequentemente potate per mantenerne la forma e abbondantemente concimate, il che determina l’emissione di nuova vegetazione che, a sua volta, favorisce l’esplosione demografica della Trioza.
Le piante di alloro in vivaio e quelle coltivate a scopo ornamentale subiscono i danni maggiori per la deformazione degli apici vegetativi, per il rallentato sviluppo e soprattutto per le fumaggini che sviluppano sulla melata e imbrattano la chioma che assume una antiestetica colorazione nera.
Morfofisiologia
Il corpo degli adulti di Lauritrioza alacris misura da 3,5 a 4 mm; il colore varia notevolmente con il periodo in cui nascono e con l’età; dorsalmente il tegumento dapprima giallo, tende a scurirsi fino a diventare nero con linee longitudinali e trasversali più chiare.
Gli ultimi due segmenti dell’antenna sono scuri. Le ali sono lunghe e appuntite con la nervatura esterna corta e curva.
Il colore del corpo degli stadi giovanili varia dal rosa giallastro al verde giallastro; essi vivono all’interno delle galle, spesso immersi nella melata da loro prodotta e protetti dalle dense secrezioni cerose.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Gli adulti superano la stagione più fredda rifugiandosi soprattutto sulla chioma delle piante di Alloro.
Con la ripresa vegetativa degli ospiti si trasferiscono sui germogli e, con l’apparato boccale pungente-succhiatore si nutrono e iniettano nei teneri tessuti la saliva che determina il ripiegamento del margine fogliare verso la pagina inferiore e la formazione di una cavità nel cui interno depongono le uova.
La parte ripiegata assume aspetto bolloso e colorazione bianco-giallastra.
Ogni femmina depone in media un centinaio di uova sotto i margini arricciati della foglia.
Dopo un’incubazione di qualche giorno, che varia in base alla temperatura ambientale, nascono le neanidi che iniziano ad alimentarsi pungendo le pareti della galla nelle quali iniettano altra saliva ricca di sostanze auxiniche, che accelerano i fenomeni iperplastici delle cellule.
Si forma così la caratteristica galla bollosa.
All’interno vivono le neanidi e le ninfe ricoperte dalle secrezioni cerose di colore bianco. Gli ultimi stadi ninfali abbandonano la galla e compiono l’ultima muta sulle foglie. Le galle abbandonate assumono nel tempo una tipica colorazione marrone, prima della caduta delle foglie.
Fattori di limitazione naturali
Tutti gli stadi biologici della Psilla dell’alloro vengono attivamente predati da Mantodei, da Coleotteri e da varie specie di Rincoti Eterotteri la più attiva delle quali è l’Antocoride, Anthocoris nemoralis (Fabricius, 1794) che viene anche allevato in insettari commerciali e utilizzato nei pereti per il controllo biologico con il metodo “inondativo” ovvero con quello “aumentativo” e della dannosa Psilla del pero Cacopsylla pyri (Linnaeus, 1761).
Sinonimi
La specie nota come “Laurel psyllid” in inglese. “Laurbaerbladloppe” in danese, “Laurierbladvlo” in tedesco e “Lagerbladoppa” in svedese, è stata descritta come Trioza alacris dall’entomologo tedesco Gustav Flor nel 1861, ed è stata trasferita nel 1986 nel genere Lauritrioza.
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