Famiglia : Camelidae
Testo © DrSc Giuliano Russini – Biologo Zoologo
Importante genere sudamericano di Camelidi (Camelidae), comprendente due specie, strettamente imparentate fra di loro, e due sottospecie domestiche, che sono il Lama (Lama guanicoe glama) e l’Alpaca (Lama vicugna pacos), derivate, secondo i biologi, in epoche recenti, dal Guanaco (Lama guanicoe Müller, 1776) e dalla Vigogna (Lama vicugna Molina, 1782).
Animali tutti afferenti all’ordine degli Artiodattili (Artiodactyla), al sottordine dei Tilopodi (Tylopoda) ed alla famiglia dei Camelidi (Camelidae).
Prima dell’arrivo degli europei, gli Inca cacciavano i Guanaco con l’arco, e solo in circostanze eccezionali davano la caccia alla Vigogna.
In seguito, anche grazie all’introduzione dei cavalli ad opera dei coloni spagnoli, la caccia a questi camelidi, resa più agevole, si intensificò e fu ideato uno strumento apposito, le “bolas”, costituito da due palle di pietra unite fra loro per mezzo di una corda. Nonostante la semplicità di questa arma da caccia, quando venivano lanciate sulle zampe o sul collo dell’animale vi si attorcigliavano provocandone la caduta e spesso la frattura di uno o più arti. Le bolas vengono ancora oggi impiegate nella caccia ai nandù in Sudamerica.
La sottospecie domestica più nota, zootecnicamente più importante e oggetto di questa scheda, è il Lama (Lama guanicoe glama), che storicamente, per gli Inca, assolveva al tempo stesso le funzioni attribuite nel nostro continente ai buoi, ai cavalli ed alle pecore. Un animale, insomma, che possiede contemporaneamente le attitudini di ben tre diverse specie domestiche. Animale docile, anche se spesso cocciuto come tutti i camelidi, il lama è in grado di trasportare carichi pesanti, percorrendo una quarantina di chilometri al giorno anche lungo percorsi più accidentati. Oltre a ciò, forniva alle popolazioni sudamericane, prima dell’arrivo degli occidentali, anche lana, carne e latte.
In seguito alla colonizzazione degli spagnoli, ed alla conseguente introduzione degli animali domestici e d’allevamento, provenienti dal Vecchio Mondo, è andata diminuendo dal punto di vista zootecnico l’importanza di questa specie, le cui mandrie hanno anche subito, nel corso dei secoli, una considerevole contrazione numerica, tant’è che la IUCN e il Wwf sono oggi costretti a controllarne la densità demografica.
Il suo impiego, comunque, è largamente attuato anche oggi in Sudamerica, specialmente nelle regioni montuose, dove qualsiasi altro animale da soma si dimostra inadeguato. La lana dell’alpaca è la più pregiata, sebbene in assoluto, quella che ha il maggior valore, è la lana ricavata dagli animali nati da incroci (cosa molto frequente e possibile, data la vicinanza filogenetica) tra l’alpaca e il lama, detti “Huarizos”, se figli di un maschio di lama e femmina di alpaca, o “Mistis”, nel caso inverso.
Zoogeografia
Sebbene oggi sia allevato anche in Europa, compresa l’Italia, per la lana, ed abbia quindi una distribuzione geografica amplificata, il lama, con l’alpaca, il guanaco e la vigogna, è originario del Sudamerica.
Habitat-Ecologia
Vivono ed hanno il loro nucleo originario di specie sulla Cordigliera delle Ande, anche ad altitudini superiori ai 4.000 m, dove riescono a svolgere a pieno ritmo tutte le loro attività, grazie alla loro eccezionale capacità di assumere ossigeno dall’aria rarefatta. Nel loro sangue, infatti, si contano circa 12 milioni di globuli rossi/cm3 di sangue, contro i circa 5 milioni di globuli rossi/cm3 presenti nel medesimo volume di sangue umano. Alcune specie comunque vivono anche in permanenza nelle Pampas argentine, e tutti gli esemplari abbandonano le alte quote durante i mesi freddi, per il clima e la carenza di cibo.
Morfofisiologia
Pur essendo strettamente imparentati con i Camelidae, quali il Cammello (Camelus bactrianus) e il Dromedario (Camelus dromedarius), e anche se si suppone che abbiano avuto origine da un comune progenitore originario del Nordamerica (vedi scheda dromedario e cammello), i lama si riconoscono molto facilmente per una serie di caratteri assai vistosi.
Innanzi tutto sono privi delle caratteristiche gobbe del cammello e del dromedario, e poi posseggono orecchie lunghe ed erette (nei cammelli sono piccole), coda notevolmente più accorciata, collo più eretto e piedi meno dilatati, sempre con il caratteristico cuscinetto dei Tilopodi (Tylopoda).
Assai minori sono poi le dimensioni, dato che i lama non superano per mole un Cervo europeo (Cervus elaphus), arrivando a 1,30 m al garrese, mentre il cammello e il dromedario sono fra i più grandi artiodattili conosciuti. I lama hanno una struttura alquanto robusta anche se relativamente snella: il profilo del dorso è rettilineo e leggermente rialzato in addietro. Le zampe sono snelle, ed i piedi, pur essendo dotati dei cuscinetti tipici del sottordine, sono muniti di zoccoletti appuntiti. Anche il muso, pur ricordando superficialmente quello di una pecora, è strutturalmente analogo a quello dei cammelli: il naso, privo di “rinario” tipico nei Felidae (la parte ricoperta da pelle nuda), è dotato di lunghe narici oblique, ed il labbro superiore è diviso fino la base.
Grazie a quest’ultima particolarità, tutte le specie di lama hanno sviluppato l’abitudine molto antipatica, dal punto di vista umano, di centrare con poderosi sputi chiunque li importuni.
Il pelame, di color beige o pezzato di bianco, è sempre molto soffice e abbondante, tenendo però presente che tra le specie domestiche è l’alpaca ad avere quello più pregiato, o i nati dall’incrocio tra queste due specie.
Etologia-Biologia Riproduttiva
Nelle specie viventi allo stato selvatico, il periodo degli amori coincide con la tarda primavera.
I piccoli, partoriti in numero di uno o due (parti singoli o doppi), nascono in novembre e vengono accuditi dalla coppia parentale per un anno circa.
I lama (anche i gruppi ferali) vivono in branchi di media entità, capeggiati da un unico maschio dominante, e composti da femmine e piccoli.
I giovani maschi, scacciati dal padre capo-branco, si riuniscono in gruppi di scapoli, in attesa di formare un proprio harem. Gli individui anziani, una volta scacciati dal proprio branco, conducono invece vita solitaria.
Nei branchi ogni attività di sorveglianza e protezione è affidata al maschio, tanto che quando questo viene ucciso, le femmine sono spesso persino incapaci di darsi alla fuga davanti un lupo o un puma. Rimangono in balia dei loro assalitori e non sanno proteggere i propri piccoli. Fra i nemici naturali il più terribile è il Puma (Puma concolor), che comunque, preferisce attaccare gli esemplari giovani, più facili da cacciare. Altro predatore è il lupo. Più insidiosa ancora è comunque la caccia dell’uomo, che mira a impadronirsi dell’intero branco, uccidendo il maschio del gruppo.
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