Lagunaria patersonia

Famiglia : Malvaceae


Testo © Prof. Pietro Pavone

 

Lagunaria patersonia è un sempreverde australiano a crescita rapida che può raggiungere i 15 m d’altezza.

Lagunaria patersonia è un sempreverde australiano che può raggiungere i 15 m d’altezza © John T. Jennings

Lagunaria patersonia (Andrews) G.Don è una specie della famiglia Malvaceae, sottofamiglia Malvoideae, originaria delle aree costiere dell’Australia (Queensland e Nuovo Galles del Sud), dell’isola  Lord Howe e dell’isola di Norfolk, propria del bioma tropicale umido.

Il nome Lagunaria è stato attribuito, per la prima volta, dal colonnello William Paterson (1755-1810), vice governatore nel Nuovo Galles del Sud (Australia) che inviò in Inghilterra i semi da lui raccolti sull’isola di Norfolk nel 1792.

Questo nome non fu tenuto in conto da Augustin Pyrame de Candolle (1806-1893) che invece ritenne che la pianta a lui pervenuta fosse da includere al genere Hibiscus.

Ma nel 1828, Heinrich Gottlieb Ludwig Reichenbach (1793-1879), professore di storia naturale nell’Università di Dresda e autore di opere sistematiche botaniche di fondamentale importanza, ritenne che la pianta non potesse appartenere al genere Hibiscus ma a un genere separato e a tale motivo riassegnò il nome Lagunaria (DC.) Rchb. nella sua pubblicazione Conspect. Reg. Veg. 202 (1828).

La specie fu descritta da George Don (1798-1856) in Gen. Hist. 1: 485 (1831) con il nome di Lagunaria patersonii che ritenne suoi sinonimi Hibiscus patersonius Andrews e Lagunaea patersonia Sims.

Tuttavia, in base al Codice di nomenclatura internazionale per alghe, funghi e piante (ICN), entrato in vigore nel 2012, il nome corretto è Lagunaria patersonia (Andrews) G.Don.

Il nome del genere Lagunaria è per onorare Andrés de Laguna (1499-1559), naturalista, botanico, medico e umanista. Celebre è la sua traduzione in castigliano del testo originale “De materia medica” di Pedanio Dioscoride (40 circa – 90 circa) con osservazioni e integrazioni.

Infatti, verificò personalmente tutte le prescrizioni di Dioscoride raccogliendo le stesse piante in molte parti d’Europa e in modo da aggiungere alla traduzione la sua esperienza di botanico e di farmacologo.

L’epiteto specifico è in onore di William Paterson che, da appassionato cultore di botanica, raccolse i semi e segnalò la pianta com’è riportato nel suo manoscritto durante la permanenza sull’isola di Norfolk tra il 4 novembre 1791 e il 9 marzo 1793.

Originario delle coste del Queensland, Nuovo Galles del Sud, isola di Lord Howe e Norfolk Lagunaria patersonia cresce bene anche nei climi mediterranei.

Originario delle coste del Queensland, Nuovo Galles del Sud, isola di Lord Howe e Norfolk cresce bene anche nei climi mediterranei © Giuseppe Mazza

Volgarmente questa specie è chiamata albero di Pica‐pica, ibisco del Norfolk, quercia bianca del Queensland, albero piramidale, albero confetto, albero della strega, albero primula e, per i peli urticanti, in inglese: “Itchy bomb tree”, “Cow itch tree”.

Lagunaria patersonia è un albero sempreverde, a rapida crescita, alto fino a 15 m, con chioma piramidale e giovani rami tomentosi.

Le foglie, a disposizione alterna, sono picciolate, da oblunghe a largamente lanceolate, 5-10 x 2-5 cm, con la base da ottusa ad acuta e con margine intero e apice normalmente ottuso o arrotondato. Sono ruvide, di colore verde-scuro sulla pagina superiore, peloso-tomentose, da bianco-argentee a grigiastre, su quella inferiore inizialmente, ma poi divengono glabre e verde chiaro su entrambi i lati.

I fiori ermafroditi di Lagunaria patersonia, rosa malva ma talora anche giallastri o bianchi, misurano 3-5 cm di diametro e spuntano d’estate all’ascella delle foglie superiori.

I fiori ermafroditi, rosa malva ma talora anche giallastri o bianchi, misurano 3-5 cm di diametro e spuntano d’estate all’ascella delle foglie superiori © Alison Klein

I fiori spuntano all’ascella delle foglie superiori e sono ermafroditi, solitari, campanulati, 3-5 cm di diametro, simili a quelli dell’ibisco, su pedicelli corti e spessi, con epicalice, formato da brattee precocemente caduche, che ha funzione protettiva sul fiore quando ancora chiuso.

Il calice ha la forma a campana-cupuliforme ed è lungo 1,2-1,5 cm, tomentoso, con 5 lobi largamente triangolari di 2-3 mm. La corolla è formata da 5 petali ellittico-lanceolati, ricurvi, di colore rosa o malva, talvolta giallastri o bianchi a maturità, lunghi 4-4,5 cm, pubescenti all’esterno e glabri all’interno. L’androceo è formato da numerosi stami saldati per i filamenti a forma di tubo, con le antere gialle o arancioni. Il gineceo è composto da 5 carpelli che formano un ovario supero con stilo bianco o crema, diviso in 5 lobi stigmatici all’estremità della colonna staminale.

Ricordano, in piccolo, quelli dell’ibisco che appartiene infatti alla stessa famiglia delle Malvaceae

Ricordano, in piccolo, quelli dell’ibisco che appartiene infatti alla stessa famiglia delle Malvaceae © Boeckli

La fioritura avviene in estate. Nei luoghi d’origine tra i mesi di ottobre e febbraio.

Il frutto è una capsula globosa di 2-3 cm di diametro, legnificata, esternamente tomentosa, che persiste sulla pianta per diversi mesi. A maturità si apre in 5 valve, con dentro peli rigidi, bianchi e irritanti. I semi sono reniformi, 5-6 mm, rossi e lisci.

Gli aborigeni utilizzavano questa pianta come fonte di fibre per fare lenze e reti da pesca, borse, cestini, spaghi e corde.

Si moltiplica per seme in primavera oppure per talea di legno semi-maturo in estate.

In entrambi i filamenti degli stami formano, saldati fra loro, una colonna ricca d’antere dorate che termina con uno stilo bianco o crema diviso in 5 lobi.

In entrambi i filamenti degli stami formano, saldati fra loro, una colonna ricca d’antere dorate che termina con uno stilo bianco o crema diviso in 5 lobi © Giuseppe Mazza

In passato si credeva che il genere Lagunaria fosse monospecifico con due sottospecie una proveniente dall’isola di Norfolk (Lagunaria patersonia (Andrews) G.Don subsp. patersonia) e l’altra (Lagunaria patersonia subsp. bracteata (Benth.) P.S.Green) del Queensland.

Nel 2006 il botanico Lyndley Alan Craven (1945-2014), ricercatore dell’Australian National Herbarium, riconobbe distinte le due sottospecie elevandole al rango specifico, rispettivamente con i nomi di Lagunaria patersonia e Lagunaria queenslandica Craven (Blumea 51: 352, 2006). Le due specie differiscono per le foglie che in Lagunaria patersonia sono più carnose e con la pagina inferiore tomentosa bianchiccia, e anche per la lunghezza dello stilo che è maggiore in Lagunaria queenslandica perché i petali sono più corti.

Qui un lorichetto del Nuovo Galles del Sud (Glossopsitta concinna) attratto dal nettare di Lagunaria patersonia, presente anche sulla parte inferiore ghiandolosa dei piccioli nelle giovani foglie.

Qui un lorichetto del Nuovo Galles del Sud (Glossopsitta concinna) attratto dal nettare, presente anche sulla parte inferiore ghiandolosa dei piccioli nelle giovani foglie © Adam S. Kraska

Inoltre quest’ultima specie si riscontra solo nel Queensland nella foresta pluviale, lungo le coste e i fiumi, con una stagione secca durante i mesi invernali. La foresta paludosa a Lagunaria dell’isola di Lord Howe è stata ritenuta una comunità ecologica in grave pericolo (Critically endangered) dal governo del Nuovo Galles del Sud (NSW) che amministra anche l’isola, ai sensi del Threatened Species Conservation Act (1995).

Per la bellezza della fioritura, l’elegante portamento e per le sue capacità di resistere alla salinità, Lagunaria patersonia è una pianta ornamentale diffusa nei giardini pubblici e nei filari stradali, in numerose aree costiere del mondo, perlopiù caratterizzate da climi temperato-caldi e subtropicali umidi.

Anche gli insetti si occupano naturalmente dell’impollinazione, e nei giardini mediterranei le api entrano ed escono dalle corolle di Lagunaria patersonia.

Anche gli insetti si occupano naturalmente dell’impollinazione, e nei giardini mediterranei le api entrano ed escono dalle corolle © Giuseppe Mazza

È presente in Australia occidentale, in Africa meridionale, in America centrale, nelle isole Hawaii e in alcune aree costiere del Mediterraneo. La pianta predilige terreno fertile, ben drenato, ed esposizioni soleggiate, preferibilmente, dove le temperature minime non scendano sotto i 7-10 °C. Tuttavia può sopportare terreni poveri, nebbia salina e per brevi periodi, temperature leggermente inferiori allo zero (fino a -4 ºC).

La presenza nei frutti dei sottilissimi peli urticanti, che possono provocare allergie, ne frena l’utilizzo negli spazi riservati ai bambini.

È una pianta abbastanza resistente a parassiti e malattie, ma può essere attaccata dall’insetto Tectocoris diophthalmus, diffuso in Australia orientale, in Nuova Guinea e in diverse isole del Pacifico. L’insetto si nutre delle foglie, dei frutti e dei semi e succhia la linfa dagli steli.

Il frutto è una capsula globosa legnificata di 2-3 cm di diametro. Si apre a maturità in 5 valve, liberando semi reniformi rossi lisci di 5-6 mm e peli rigidi, bianchi e urticanti.

Il frutto è una capsula globosa legnificata di 2-3 cm di diametro. Si apre a maturità in 5 valve, liberando semi reniformi rossi lisci di 5-6 mm e peli rigidi, bianchi e urticanti © Spelio Flickr

Le femmine depositano le uova attorno alla base degli steli, ma raramente causano danni seri alla sopravvivenza della pianta.

In Nuova Zelanda Lagunaria patersonia è attaccata dal fungo basidiomicete Puccinia plagianthi e anche dalla cocciniglia dell’olivo Saissetia oleae. In Italia meridionale, su alcune piante, è stata riscontrata la malattia dell’avvizzimento causata dal fungo ascomicete Verticillium dahliae.

La specie figura oggi come “NT, Near Threatened“, cioé “Quasi Minacciata” nella Lista Rossa IUCN delle specie in pericolo.

Sinonimi: Hibiscus patersonius Andrews; Hibiscus patersonii R.Br.; Laguna patersonia (Andrews) Sims; Laguna squamea Vent.; Lagunaria patersonia var. typica Domin; Solandra squamea Poir.

 

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