Juniperus sabina

Famiglia : Cupressaceae

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Testo © Prof. Giorgio Venturini

 

Il Ginepro sabino, Erba sabina, Sabino, Cipresso dei maghi o semplicemente Sabina (Juniperus sabina L 1753) è un arbusto sempreverde, appartenente alla famiglia delle Cupressaceae, a distribuzione circumboreale, presente nelle zone freddo-temperate in Europa e Asia occidentale, meno frequente in nord America.
Ama i pendii soleggiati, i boschi molto radi e gli ambienti rocciosi dai 1000 ai 2500 m di quota.

Il nome del genere Juniperus, quello con cui i Romani indicavano il ginepro, è di origine incerta: forse deriva dal latino “iunix” (giovenca) e “pario”(partorisco), in relazione al fatto che il ginepro sabino veniva somministrato alle vacche per indurre il parto.
Secondo altri deriverebbe dal celtico “gen” (cespuglio) e “prus” (aspro) per le foglie pungenti. I Greci del resto chiamavano i ginepri αρκευθος (arkeuthos), dal verbo αρκεω (arkeo) = allontanare, respingere, in riferimento alle foglie pungenti

Il nome specifico sabina si riferisce alla sua presenza nella Sabina, territorio Laziale tra Roma e Rieti.

Sono riconosciute due varietà che alcuni autori considerano specie diverse:
Juniperus sabina var. sabina e Juniperus sabina var. davurica che si differenziano essenzialmente per la maggiore o minore permanenza delle foglie giovanili nell’adulto.

Juniperus sabina, Cupressaceae

Juniperus sabina è un arbusto sempreverde con portamento molto ramoso e prostrato di 1-1,5 m d’altezza. Con distribuzione circumboreale, ama i pendii soleggiati, i boschi molto radi e gli ambienti rocciosi dai 1000 ai 2500 m di quota. Tutte le parti della pianta sono molto velenose sia per gli animali che per l’uomo © Giuseppe Mazza

In Italia in genere il ginepro sabino non supera i 1-1,5 m d’altezza con portamento molto ramoso e prostrato, più raramente eretto e forte odore di resina. La chioma è di forma irregolare, verde scura. Il fusto si ramifica già in prossimità del suolo producendo rami spesso contorti e striscianti, molto suddivisi, caratterizzati da una corteccia bruna-rossastra che si sfibra o si desquama. I rametti giovani sono rossastri o verdi, sottili e flessibili.

Le foglie giovanili sono aghiformi, molto acute, di 4-6 mm, quelle adulte sono in genere a forma di squama, lunghe 1-3 mm, opposte, molto aderenti al ramo, di colore verde all’esterno e glauche all’interno. Talvolta anche nei rami adulti si presentano foglie con caratteristiche giovanili. Ogni foglia è munita alla base della faccia esterna di una grossa ghiandola e tutte le parti verdi, stropicciate, esalano un odore penetrante e caratteristico.
Le foglie nella parte bassa dei rami sono strettamente embricate, mentre verso l’estremità dei rami sono più distanziate.

Si tratta di una specie in genere dioica, cioè con individui maschili e femminili distinti, anche se più raramente può essere monoica, con la stessa pianta produce ambedue i sessi. In questo caso gli organi riproduttivi maschili e femminili sono portati da rametti diversi.

Juniperus sabina, Cupressaceae

Gli strobili maschili in primavera emettono all’urto o al vento impressionanti nuvole di polline © Giuseppe Mazza

Quelli maschili sono strobili di 2-4 mm, rosso-bruni, ricchi di sacche polliniche; quelli femminili sono ascellari piccolissimi giallo bruni o rossicci, portati da brevi peduncoli. La fecondazione avviene in genere, secondo i climi, tra aprile e giugno.

I frutti sono delle pseudo-bacche (coccole o galbuli). Sono radi, a polpa tenera, dapprima verdi, poi bruni e quindi azzurri e pruinosi con un diametro di 4-6 mm e 2-4 semi giallastri.

Le radici sono robuste e capaci di insinuarsi nelle fessure tra le rocce.

Il ginepro sabino, spesso coltivato in parchi e giardini, può essere facilmente riprodotto per talee e semi.

Il ginepro sabino è ospite di uno degli stadi di sviluppo del fungo microscopico parassita Gymnosporangium fuscum che colpisce il pero, provocando la ruggine del pero. Per questo la sua vicinanza alle colture di pero è considerata un rischio.

Storia, tossicità e usi farmacologici

Tutte le parti della pianta sono molto velenose sia per gli animali che per l’uomo, per la presenza di diverse sostanze ed oli essenziali tossici. Per la sua tossicità la pianta veniva infatti utilizzata in passato per scopi criminosi.
Qualsiasi uso terapeutico deve essere evitato. Le utilizzazioni qui riportate hanno soltanto interesse storico.

Dioscoride (primo secolo dopo Cristo) lo chiama brathu (βραθυ) e ne riporta l’uso esterno per affezioni cutanee, l’azione abortiva e gli effetti dannosi sul rene (bevuto col vino fa urinare sangue).
L’erba sabina è ricordata come una delle piante più importanti negli antichi riti romani. Veniva adoperata nei riti funebri quale simbolo dell’immortalità, al posto dell’incenso. Ovidio nei “Fasti” cita questa usanza (Ovidio, Fasti. I,337): “ara dabat fumos herbis contenta sabinis”
Il nome volgare “cipresso dei maghi” è dovuto all’antico uso come amuleto contro i sortilegi.

Il ginepro sabino veniva in passato utilizzato nelle campagne per favorire nelle pecore l’espulsione della placenta (seconda) dopo il parto (secondazione).

Juniperus sabina, Cupressaceae

Gli organi femminili, piccolissimi e giallastri, attendono il polline con goccioline vischiose per catturarlo al passaggio © Giuseppe Mazza

Uno dei prodotti in passato più utilizzati in terapia era l’olio di sabina, caratterizzato da un odore pungente e sgradevole, che si otteneva per distillazione delle foglie e dei rami giovani della pianta.
Per uso esterno l’olio veniva usato nel trattamento di verruche, ulcere sifilitiche e altre affezioni cutanee. Per uso interno è stato utilizzato come emmenagogo, cioè per indurre il flusso mestruale, e come abortivo, ma spesso con esiti molto dannosi o anche mortali, per la sua elevata tossicità. Veniva anche considerato valido contro la gotta e i reumatismi, come emostatico e vermi- fugo.

Non ostante la riconosciuta tossicità, ancora alla fine del XIX secolo i medici utilizzavano l’olio di sabina con diverse indicazioni. Leggiamo in un trattato medico del 1879 (Materia medica and Therapeutics, di Charles D. F. Phillips) : “ L’olio di Savina è un potente veleno… produce infiammazione gastroenterica ….la sua azione irritante sui reni provoca ematuria …. Si sono verificati numerosi casi di avvelenamento mortale in seguito alla somministrazione dell’olio allo scopo di provocare aborti…..le morti provocate da questa sostanza sono molto più frequenti di quanto in genere si crede…. Gli effetti abortivi sono il risultato di una grave intossicazione che mette a rischio la vita….”
E poi paradossalmente conclude: “Io considero che la savina sia uno dei farmaci piu sicuri ed efficaci, con il vantaggio di potere essere somministrato senza alcun rischio”.

La tossicità del ginepro sabino si esercita anche sul bestiame che lo ingerisce, provocando aborti o gravi danni renali e all’apparato digerente
Lo studio della tossicità di estratti di Juniperus sabina su animali da laboratorio ha dimostrato una particolare sensibilità delle madri durante la gravidanza ed un notevole effetto embriotossico.

Un problema importante è stato riscontrato nella produzione artigianale di liquori a base di ginepro. La produzione del gin prevede la macerazione delle bacche di ginepro (Juniperus communis) in alcool. Si sono verificati in Spagna casi in cui i raccoglitori hanno confuso le bacche del ginepro comune con quelle del ginepro sabino con il risultato di intossicazioni anche gravi.

Juniperus sabina, Cupressaceae

I frutti, con 2-4 semi, sono pseudo-bacche di 4-6 mm, dapprima verdi, poi azzurre e pruinose © Giuseppe Mazza

L’azione tossica del Juniperus sabina è dovuta principalmente a terpeni come il sabinene, il sabinolo, l’acetato di sabinile e alla podofillotossina.
Anche le foglie schiacciate hanno effetti irritanti e vescicanti e, se ingerito, provoca lesioni irreversibili agli apparati digerente ed urinario, che giungono fino alla necrosi renale.

Persino il polline della pianta è tossico: per questo motivo si deve evitare il consumo di miele prodotto da api che lo bottinano. D’altra parte le stesse api possono venire intossicate dal polline.
I sintomi dell’intossicazione a basso dosaggio consistono in irritazione della bocca, diarrea, vomito, coliche. Dosi elevate provocano grave avvelenamento, con tachicardia, difficoltà respiratorie, crampi, paralisi, coma e morte nel 50% dei casi.
Per la elevata tossicità in molti paesi è stata proibita la vendita dell’olio.

Proprietà tossiche e abortive analoghe sono presenti in specie affini, anche queste spesso coltivate nei giardini, come Juniperus virginiana L. e Juniperus thurifera L.

Lo stesso ginepro comune ha proprietà tossiche seppure meno potenti, che si manifestano in animali che brucano i giovani germogli.
In erboristeria la droga (Sabinae ramuli) è costituita dai ramoscelli terminali, raccolti in aprile e maggio e seccati. Essi presentano, in queste condizioni, un colore verde pallido che ingiallisce col tempo, hanno odore di trementina e sapore amaro bruciante.

La droga contiene tutti i principi tossici, anche se in concentrazione minore che non nell’olio. Malgrado che questa droga sia iscritta in parecchie farmacopee, essa è generalmente sconsigliata e di uso pericoloso perché la sua azione emmmenagoga e, a dose più alta, abortiva (e questo è l’uso per il quale viene criminalmente impiegata in special modo nelle campagne) è facilmente accompagnata da pericolose metrorragie, da nefriti emorragiche e da violenta irritazione del tubo digerente con bruciore alla bocca ed alla gola, vomito, dolori addominali, diarrea. che può aggravarsi sino alla perforazione intestinale ed alla peritonite. La prognosi è grave perché, nel cinquanta per cento dei casi sopravviene la morte entro un termine che può variare da alcune ore ad alcuni giorni ed in condizioni di completa incoscienza.
Viene anche utilizzata per uso esterno la polvere per il trattamento di ulcere atoniche, della alopecia seborroica ed anche per la distruzione dei conditomi. È bene tuttavia insistere sui pericoli inerenti l’uso di questa droga.

Le parti legnose essicate di Juniperus sabina sono spesso sofisticate con quelle di Juniperus phoenicea che ha le stesse proprietà.

Sinonimi: Sabina officinalis Garcke; Sabina vulgaris Antoine.

 

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